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storia d’un’anima 121

dovuto occupare la defunta a quel tempo; egli quasi li leggeva tra riga e riga. E come durante l’audizione di una frase musicale si prevede lo svolgimento e la cadenza della melodia, le sue logiche anticipazioni erano confermate dai successivi passaggi delle memorie.

«Non ho avuto coraggio, ma bisogna trovarne. Un’altra volta ebbi paura di scendere in me per compiere l’esame di coscienza, il dovere che mi fu sempre facile e grato. Ma la paura d’allora non ha nulla che possa paragonarsi con la presente.

«Fingo verso me stessa? E come pretendere l’altrui sincerità? La superbia m’impedisce d’ammettere che io abbia potuto ingannarmi? Ma Dio che mi legge nel cuore sa ch’io credetti al bene. Io credo ancora.

«Egli non si conosce. Obbedisce a tante e così varie impulsioni, il suo pensiero è così complesso, la sua esperienza è stata così ricca, che egli non sa qual è la sua vera natura e non la libera dai passeggeri atteggiamenti e si fa diverso da sè stesso. Io speravo d’essere riuscita a rimetterlo sulla via della verità: l’opera è più difficile e richiede più tempo che non pensai. Ma la speranza, la fiducia che m’animarono, mi sostengono ancora.

«Vi sono momenti che dubito. Dubito, più che di lui, di me stessa. Penso che questa spe-