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Presentazione Fossili e territori Roatto
Attualità
Fossili astigiani

Roatto: “Facciamo rivivere il rinoceronte preistorico”

Lo scheletro del grande fossile è custodito nel Museo di Scienze Naturali di Torino, chiuso dal 2013 a causa di un incendio

C’è un filo sottile che lega la memoria al presente ed è fatto di testimonianze, documenti ritrovati casualmente, ricerche sul campo che svelano, altrettanto fortuitamente, tracce di un passato lontanissimo ma connesso indissolubilmente con i luoghi e le persone che li abitano. Quel filo sottile avrebbe potuto spezzarsi e, in effetti più volte si è spezzato nel corso dei millenni, ma la tenacia, la fortuna, forse il destino, hanno aiutato più volte i protagonisti della storia a ritrovare i capi giusti per ricomporlo.

E’ questa in fondo l’avventura dei ritrovamenti dei grandi fossili dell’Astigiano, rimessi insieme nelle ben documentate, e a tratti poetiche, pagine del libro “Fossili e territori”, dato alle stampe dalla giornalista e scrittrice Laura Nosenzo e presentato venerdì 14 luglio a Roatto, nell’ambito delle serate culturali organizzate dall’associazione “La stele di Nettuno”, in collaborazione con l’amministrazione comunale. Nella bellissima cornice di piazza Piemonte che si affaccia su uno degli scenografici belvedere astigiani, Nosenzo ha tracciato la storia del ritrovamento del rinoceronte preistorico di Roatto, avvenuto alla fine degli anni ‘80 in un campo di Cascina Melona, a valle del paese. La particolarità della serata era la presenza dei testimoni del ritrovamento, a cominciare dal professor Alberto Mottura, antropologo, alle cui ricerche sul territorio astigiano si deve il rinvenimento casuale del grande fossile. Agli scavi partecipò anche un giovane Francesco Scalfari, già direttore dell’Uniastiss, fresco di laurea in antropologia. Durante la serata Scalfari ha descritto l’emozione di partecipare agli scavi, come un novello Indiana Jones che però non aveva dovuto raggiungere mete lontane per svolgere le sue ricerche ma si muoveva tra le colline di casa.

Particolarmente emozionante è stata la testimonianza di Secondo Capitolo, 95enne roattese, raccolta da Laura Nosenzo grazie alla segnalazione del sindaco Bruno Colombo. Capitolo ricorda ancora perfettamente i sopralluoghi del professor Mottura. «Lo vedevamo spesso intorno alla Cascina Melona – ha raccontato l’anziano roattese – tanto che pensavamo fosse un cercatore di “sarsèt”. Invece ci spiegò che non era la valeriana che cercava ma le ossa di antiche “bestie”». Capitolo ricorda anche la fase degli scavi e la profondità della buca dalla quale il rinoceronte è stato estratto.

Ora lo scheletro dell’animale preistorico, ritrovato quasi interamente, è custodito nelle casse dei magazzini del museo di scienze naturali torinese, ma il sogno del sindaco Bruno Colombo è di vederlo finalmente esposto al pubblico. «Se non ad Asti – dice il primo cittadino – almeno a Torino. E’ un peccato che questa preziosa testimonianza del passato rimanga inaccessibile al pubblico, anche perché sarebbe un motivo di attrazione per il nostro territorio».

Nella foto, Angelo Porta (presidente della “Stele di Nettuno”), il sindaco Bruno Colombo, Laura Nosenzo, Francesco Scalfari, Alberto Mottura e Secondo Capitolo

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