Renato Guttuso rende omaggio a Giuseppe Di Vittorio

Renato Guttuso. Non è tra i miei artisti preferiti, quelli che quando li vedo reagisco peggio di un ultrà del Napoli davanti a un santino di Maradona, ma di tanto in tanto capita che una delle sue opere finisca in questo blog : quasi per volere suo, di Guttuso stesso, che non per mia libera decisione. L’anno scorso è accaduto con la scandalosa Crocifissione e con una serie di nature morte in mostra a Pavia, stavolta è invece il turno di un grande dipinto conservato presso il Museo di Arte Moderna di Bologna, un capolavoro esposto accanto al monumentale I funerali di Togliatti e da questo messo ingiustamente in ombra.

Il Comizio – Omaggio a Giuseppe Di Vittorio
Il Comizio – Omaggio a Giuseppe Di Vittorio
Renato Guttuso
1962. Olio su tela

Il Comizio – Omaggio a Giuseppe Di Vittorio è un olio su tela largo quasi tre metri, concepito e realizzato probabilmente già nell’ottica di una futura conservazione museale : sfido, infatti, chi si appenderebbe in casa un tale colosso. Forse uno degli amici comunisti dell’artista siciliano ? Ce ne vuole, di spazio, sulla parete in soggiorno…

Giuseppe Di Vittorio
Giuseppe Di Vittorio

Quando il quadro viene dipinto, nel 1962, Renato Guttuso è già un pittore celebre nonché un intellettuale attivamente coinvolto nella politica dell’epoca. La sua adesione al Partito Comunista Italiano risale agli anni ’40, periodo in cui il partito vive ancora nella clandestinità, e trova il suo momento culminante nel 1976, quando Guttuso viene eletto al Senato della Repubblica per il PCI nella circoscrizione di Sciacca, nella nativa Sicilia.

Un militante di partito, certo, Renato Guttuso, ma anche un artista militante : numerose sue opere trattano temi di stampo sociale quali il lavoro, le atrocità della seconda guerra mondiale, la durezza del dopoguerra e ovviamente l’attività politica. Alla maniera di Guttuso : scene di violenza o di miseria sono spesso illuminate dagli stessi colori accesi da lui utilizzati nei dipinti a soggetto religioso o quotidiano, creando così un allucinato effetto drammatico lontano dallo stile neorealista allora in voga.

Renato Guttuso
Renato Guttuso

Ne Il Comizio, tuttavia, omaggio postumo al segretario generale della CGIL Giuseppe Di Vittorio scomparso nel 1957 all’età di sessantacinque anni, i toni cromatici virano piuttosto al cupo, conferendo a tutta la rappresentazione un carattere austero, un’atmosfera grave. Prima che il dibattito politico fosse invaso da tweet, cip e coccodè, i comunisti erano persone che si prendevano ancora sul serio, convinti militanti che andavano tra la gente a spiegare le proprie ragioni : soggetto del dipinto è infatti uno di quei momenti di riunione e confronto collettivo che vanno ormai scomparendo, confinati semmai alla chiacchiera da bar. Al centro della scena, ritratto di profilo, appare il mitico sindacalista originario di Cerignola, in provincia di Foggia, Giuseppe Di Vittorio intento ad arringare la folla.

Lo scopo del pittore non è tuttavia d’idealizzare la figura del caro estinto, elevare Di Vittorio a eroe passato a miglior vita ; sono gli astanti, la folla, le facce che lo circondano a farsi coprotagonisti del comizio, annullando in tal modo la tradizionale distanza tra chi parla e chi ascolta, chi governa e chi ubbidisce, il potere e il popolo. Il sindacalista si rivolge a un pubblico talvolta appena accennato, un operaio, un bambino, una ragazza dal viso inverosimilmente ovale, un uomo affacciato al balcone : personaggi universali tra i quali pare di distinguere, utilizzando un pizzico di fantasia, il volto di Guttuso stesso. Ancora una volta, quando uno meno se lo aspetta, ecco saltar fuori Renato Guttuso. Persino nei suoi stessi quadri.


2 risposte a "Renato Guttuso rende omaggio a Giuseppe Di Vittorio"

  1. Come sempre ti rinnovo i complimenti per i tuoi post che oltre a fornire parecchie e interessanti informazioni, ha sempre un tono ironico e pungente. Vere sono le parole che usi per descrivere la bassezza della nostra politica attuale
    Comunque, per quanto riguarda la sfida di chi appenderebbe in casa un tale colosso, io la vincerei!
    Parecchi anni fa, troneggiava sul salotto di casa il mio amato pianoforte, anche se il salotto sembrava un vagone di una strana locomotiva
    un caro saluto
    Adriana Pitacco

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