CURIOSITÀ

"Lasciateci le vie coi numeri romani", no alla cancel culture toponomastica

Il sindaco di Borgone di Susa si oppone a una richiesta dell'Agenzia delle Entrate. "Vogliono che trasformi via XX Settembre in via Venti Settembre. La numerazione romana è un patrimonio culturale non solo dell'Italia"

No all’eliminazione dei numeri romani dai nomi dello stradario del paese. Insorge Diego Mele, sindaco di Borgone di Susa, in provincia di Torino, contro una richiesta che, afferma, gli è arrivata dall’Agenzia delle Entrate “in ottemperanza a una normativa nazionale”. Nello specifico, si tratta di trasformare via XX Settembre in via Venti Settembre e via IV Novembre in via Quattro Novembre. “Mi sono rifiutato – scrive sui social – essendo la numerazione romana un patrimonio culturale non solo italiano, ma dell’Europa intera”. Mele contesta quella che chiama una “cancel culture ai danni della lingua latina”. Da qui la sua crociata: “Vi assicuro – conclude – che difenderò la memoria dei nostri antenati, non solo latini, ma anche e soprattutto di tutti quei borgonesi e italiani che hanno caratterizzato le date del IV novembre e del XX settembre”.

A stabilire le nuove regole è una deliberazione dell’Istat, risalente al 6 maggio 2014 e aggiornata il 27 novembre dello stesso anno, nella quale si stabiliscono le modalità di inserimento dei dati toponomastici nell’Archivio nazionale dei numeri civici e delle strade urbane (Anncsu). Si tratta di un registro on-line, gestito dall’Agenzia delle entrate e dall’Istat, aggiornato dai Comuni, pensato come punto di riferimento unico in tutta Italia, con dati standardizzati in materia di indirizzo e stradario. Dall’abolizione dei numeri romani (via Giovanni Paolo II diventerebbe via Giovanni Paolo secondo), alla necessità di indicare sempre nome e cognome del personaggio in questione (da piazza Garibaldi a piazza Giuseppe Garibaldi) sono numerosi i criteri prestabiliti che i Comuni devono rispettare, al fine di avere una chiave di denominazione unica in Italia.

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