Il peso del mondo

Io mi arrendo. Mi arrendo alla vita che va avanti anche senza di me.
Mi arrendo al vuoto che non posso lasciare perché sono troppo leggera per lasciare un segno.
Mentre le altre persone dentro di me lasciano grossi solchi indelebili.
Mi arrendo a dare tanto ed essere niente, perché il tanto che do io non è mai abbastanza, non in questo mondo.

200Vivo da sempre in un posto a cui non appartengo, incontro persone che prima o poi se ne vanno, sono nata qui solo per sbaglio. Io dovevo nascere su una nuvola e viaggiare leggera, restare a guardare la vita dall’alto, cambiare forma e colore, far giocare i bambini, far sognare i coraggiosi, far impazzire gli studiosi, essere qui e poi inaspettatamente altrove.

Sarebbe stato molto più facile.
Le persone non mi avrebbero lasciato solchi, graffi o ricordi. Solo speranze di tempi migliori.
E io… io non avrei mai lasciato il mio niente qui sulla terra. Forse qualche lacrima, scambiata per pioggia, asciugata poi da un tergicristallo frettoloso di una qualche macchina che corre troppo veloce, ma non abbastanza per questa vita di ritardi perenni.

E tu, per me piccolo passante, avresti aperto il tuo ombrello per ripararti e avresti accelerato il passo. Non ti avrei nemmeno sfiorato per un secondo, non avrei osato sciupare il tuo vestito. Piccola e silenziosa quella parte di me sarebbe andata scivolando giù, agglomerandosi in una dimenticata pozzanghera.

E poi null’altro, io sarei stata trasportata dal vento e tu dal sangue che ti scorre dentro. Nessuna complicazione, nessuno chiederebbe ad una nuvola di ripassare sopra la propria testa.

Invece tutto doveva essere complicato.
Mica facile per una come me sentire il peso delle persone. Non posso lamentarmi del mio di peso, perché come ho detto io peso così poco, anche dentro. Però il peso che lasciano gli altri, quelli che si accostano alla mia vita lo sento cosí forte, ancor di più quando poi se ne vanno via.

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