Emisfero destro o sinistro?

Cari lettori,

Oggi mi cimenterò in un argomento piuttosto complicato, oggetto di lunghi dibattiti e diversi studi neurolinguistici… sto parlando del modo in cui il cervello riceve ed elabora le informazioni linguistiche in relazione ai sue due emisferi (dx e sx). Ma prima, una breve introduzione all’anatomia dell’emisfericità del nostro cervello…

Tutti sappiamo che i due emisferi possiedono quattro lobi ciascuno (frontale, parietale, occipitale e temporale), sono responsabili di funzioni completamente diverse e comunicano attraverso un fascio di fibre nervose, chiamato corpo calloso. In ognuno di noi prevale un emisfero… proprio così. Il destro, o mente irrazionale, è quello che ci permette di sviluppare una visione olistica di ciò che ci circonda, nonché l’emisfero che si occupa della musica, dei colori, dei sentimenti, della fantasia e persino dell’intuito. Il sinistro invece, o mente razionale, è quello che ci permette di avere una visione spazio-temporale, ci fornisce la logica, il ragionamento, l’analisi e ultimo, ma non per importanza… il linguaggio!

Detto così però, potrebbe sembrare che il solo emisfero sinistro ci permetta di comprendere e articolare il linguaggio e per anni questa teoria, detta di “dominanza”, è stata comunemente accettata. A suo sostegno infatti, nel 1861, il chirurgo e antropologo francese Paul Broca scoprì che la causa dell’incapacità di articolare il linguaggio , o afasia, di un paziente derivava proprio da lesioni distruttive su una piccola area dell’emisfero sinistro, che poi avrebbe chiamato Area di Broca. Come lui, dieci anni dopo, il neurologo tedesco Carl Wernicke, trovò un’altra area dell’emisfero sinistro, poi conosciuta come Area di Wernicke, le cui lesioni portavano all’incapacità di comprendere il linguaggio.

Fu solo negli anni ’60 che le teorie dette localizzatrici in quanto incentrate solo sul ‘dove’ furono messe in discussione dagli esperimenti dello psicologo americano Roger Sperry che invece cercava di capire il ‘come’ di certi fenomeni linguistici. Sperry e i suoi collaboratori studiarono i casi dei pazienti “Split-brain”, cioè persone a cui era stato reciso il corpo calloso chirurgicamente per combattere i sintomi dell’epilessia farmacoresistente. Così facendo, furono in grado di isolare i due emisferi e studiarli separatamente. Il risultato fu una nuova e inaspettata consapevolezza: tra emisfero sinistro e destro c’è sempre stata COMPARTECIPAZIONE nello svolgimento delle funzioni linguistiche, non divisione… Quest’ultime infatti vengono elaborate in modi diversi ma del tutto complementari!

La scoperta della complementarità emisferica fu a dir poco rivoluzionaria e portò alla nascita della visione bimodale di Marcel Danesi, celebre glottodidatta e Professore di Antropologia linguistica e semiotica presso l’Università di Toronto. Danesi ha dichiarato che l’acquisizione del linguaggio non è altro che un processo neurofunzionale basato sull’azione di entrambi gli emisferi cerebrali: se il sinistro elabora gli aspetti letterali, fonetici e sintattici del messaggio, il destro si occupa degli aspetti emozionali e sensoriali dello stesso. A tal proposito, Danesi ha introdotto il concetto di “direzionalità“, principio secondo cui le nuove informazioni linguistiche vengono prima processate dall’emisfero destro, più idoneo alla ricezione di nuovi stimoli, e poi dal sinistro, riconfermando l’importanza della sottovalutata mente irrazionale.

Un bel tuffo nella scienza, vero?

Spero vi abbia sorpreso com’è successo a me la prima volta che ne ho sentito parlare! Prima di salutarvi, però, vorrei ringraziare la Prof.ssa Masia e la Prof.ssa Pierantonelli che mi hanno fornito molte delle informazioni presenti nell’articolo grazie ai loro corsi, rispettivamente di Linguistica e Glottodidattica, presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Gregorio VII. Ovviamente, ringrazio anche voi, cari lettori, per avermi dedicato il vostro tempo e se vi è piaciuto l’articolo fatemelo sapere lasciando un bel like!

Alla prossima,

Camilla Dori


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