Rocchetta Sant’Antonio

“Il paese è collocato in scenografica posizione a dominio di un colle.” Così viene descritto il paese di Rocchetta Sant’Antonio nella Guida Turing della Puglia (Touring Club Italiano, “Puglia”, Milano, 2016, pag.118).

Dal 1940 Rocchetta Sant’Antonio appartiene amministrativamente alla provincia di Foggia, mentre In precedenza era aggregata a quella di Avellino.

Già questo basta ad indicarne la posizione in un’area geografica non ben definita, a cavallo tra la Capitanata e la Campania.

DSCN3888.JPG

Un’area di confine oggetto di scontri e di conflitti. Infatti, già nel “(…) VI secolo, i Bizantini ed i Longobardi lottarono per il dominio sul territorio, ubicato in posizione strategica, che consentiva contemporaneamente il controllo sull’Irpinia orientale, sulla Lucania occidentale ed il Tavoliere delle Puglie.” (http://www.irpinia.info/sito/towns/rocchetta/storia.htm).

“Secondo alcuni, sarebbero stati proprio i Bizantini ad erigere in cima alla collina, a 630 metri sul livello del mare, una Rocca difensiva, nell’ambito di un vasto disegno difensivo realizzato tra il X e l’XI secolo. Per la precisione, Giovanni Gentile, che scrisse la “Cronistoria di Rocchetta”, fa riferimento al 984. Altri, invece, attribuiscono la costruzione della Rocca ai Normanni, che l’avrebbero realizzata nel 1050 (Cuozzo) o nel 1083 (altri studiosi).” (ibidem).

Sintomatico è anche il fatto che queste notizie storiche si ritrovino in un sito dedicato all’Irpinia, un’area abbastanza vasta (ed ortograficamente omogenea) del Sub-Appennino, che comprende un centinaio di comuni ricadenti in diverse provincie: Avellino, Benevento e Foggia.

Per quanto mi riguarda, ho colto l’occasione di una visita guidata organizzata da una dinamica e giovanile associazione, la “Archeologica srl” di Foggia, la quale, oltre ad occuparsi di studi, progettazione e ricerche nel campo dell’ archeologia e dei beni culturali, organizza, meritoriamente, visite sul territorio.

Così, la domenica mattina di una giornata di maggio disturbata purtroppo da una pioggia intensa, abbiamo cominciato il giro di Rocchetta Sant’Antonio in compagnia di una quarantina di persone. Ci guida, competente e attento conoscitore delle cose del suo paese, Pasquale Bonnì.

Il giro comincia dalla Chiesa della Maddalena, una piccola chiesa della fine del ‘600, dagli arredi barocchi. La facciata è assai semplice; l’interno è ad unica navata, con un importante altare maggiore in marmi policromi. Le volte sono a crociera.

Sulla destra, lateralmente all’altare, è una grande tela, un dipinto devozionale che effigia la Madonna del Pozzo. Per questa Madonna è, a Rocchetta, una particolare venerazione. Infatti è a lei dedicata una piccola cappella posta su una delle colline che fronteggiano il paese. In questo posto, secondo la tradizione, un uomo del luogo, assetato, avrebbe trovato, per intercessione miracolosa della Madonna, una fonte di acqua cui dissetarsi.

Nei tempi passati una processione partiva, ogni anno, in agosto, di notte, dal luogo in cui sorgeva la cappella per raggiungere l’abitato del paese; per illuminare la strada venivano bruciate le stoppie accatastate lungo il percorso.

Una processione particolare e alquanto suggestiva, dunque.

Sotto la pioggia battente, raggiungiamo un’altra chiesa: la Madonna delle Grazie. Qui, ci viene spigato, siamo nel quartiere “Pescara”, il cui nome deriverebbe dal termine “pisco” che, in una lingua di derivazione osso-umbra significa pietra; una pietra rossiccia che costituisce la roccia su cui crescono le abitazioni del rione.

Anche questa chiesa, ricostruita nell’800 dopo un terremoto, ha una facciata assai semplice, un’unica navata sulle pareti della quale si aprono brevi cappelle con arredi barocchi. La confraternita che vi fa capo, tuttavia, vanta origini più antiche ed una attività finalizzata alla organizzazione e alla tutela, materiale e spirituale, degli aderenti; in questo caso si tratta essenzialmente di gente del popolo con attività agricole, pastorali o di piccolo commercio.

Nella canonica sono esposte una serie di pianete e di abiti talari del secolo scorso.

Ci inerpichiamo attraverso strette viuzze ed improbabili stradine, a volte in pietra, a volte coperte di cemento o di asfalto; superiamo varie abitazioni: alcune sono ristrutturate, altre sono abbandonate, altre ancora versano in pericoloso degrado; orgogliosamente qualcuno degli abitanti cerca di preservare il valore e la bellezza di singole costruzioni.

Giungiamo così a quello che è il vero simbolo di Rocchetta Sant’Antonio e cioè il cinquecentesco Castello voluto da Ladislao II D’Aquino. Completata nel 1507, la fortezza che ricorda la prua di una nave è stata realizzata a forma ogivale, molto probabilmente su progetto di Francesco Di Giorgio Martini.

Sorge nella stessa zona nella quale insisteva la primigenia struttura difensiva (infatti più avanti se ne vedono con evidenza i resti). Oltre alla sua forma assai originale, la particolarità di questo castello è che esso non sorse con funzioni di difesa, anche se ne possedeva tutte le caratteristiche, aggiornate all’uso delle bombarde e dei cannoni che all’epoca costituivano l’ultimo ritrovato delle armi da guerra. (http://www.mondimedievali.net/Castelli/Puglia/foggia/rocchetta.htm).

Di fronte al castello, sorge una piccola chiesa, sicuramente la più antica del paese. E’ la Chiesa di San Giuseppe. Ricostruita, essa risale alla costruzione del primo nucleo abitativo del paese, come abbiamo detto tra il X e l’XI secolo.

DSCN3902.JPG

Dopo aver ammirato l’ampio paesaggio dalla parte più alta del paese, ridiscendiamo nell’abitato per raggiungere, tra vicoli e strette stradine, la Chiesa Madre, della quale quest’anno si celebra il 250° anniversario della costruzione.

In conclamato stile barocco, essa sorge di fianco ad una precedente molto piccola chiesa che, nella facciata conserva alcune delle sue pietre originali.

La Chiesa Madre di Rocchetta Sant’Antonio è assai imponente: a tre navate su solidi pilastri, presenta una serie di altari marmorei lungo le pareti delle due navate laterali; un breve braccio, con altare finale, si apre a metà della navata sinistra; l’abside è squadrato e presenta una notevole cupola sulla crociera.

Stucchi alle pareti e ai pilastri, negli angoli della crociera, sotto la cupola, i quattro evangelisti in gesso dipinto. L’altare maggiore è in marmi policromi, dietro un coro ligneo; infine si segnalano tele dello Scogniamiglio, Giaquinto, e Brudaglio.http://rocchettaturismo.it/ciao-mondo/

Di fronte all’entrata della chiesa uno spazio aperto, delimitato da due grandi Marconi sostenuti da pilastri di pietra, costituiscono il Palazzo del Sedile, ed era il luogo deputato alle riunioni dell’ “Università” del paese, e cioè il luogo in cui venivano discussi e deliberati gli atti pubblici quali le concessioni o le autorizzazioni per l’apertura delle diverse attività produttive (forni, strutture commerciali ed altro).

Da alcuni anni Rocchetta S. Antonio “ (…) è balzata agli onori delle cronache culturali per essere stata insignita dell’ambito premio letterario “Strega”, conseguito dalla giovane scrittrice, recentemente scomparsa, Maria Teresa Di Lascia per il romanzo “Passaggio in ombra” (Feltrinelli) nel quale sono rinvenibili alcuni limpidi tratti della vita condotta dagli abitanti di Rocchetta.” (http://www.provincia.foggia.it/page_new.php?Rif=505).

Questa voce è stata pubblicata in racconto. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento