Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

ArtLine Milano, il museo a cielo aperto di CityLife

citylife milano

Se vivi a Milano non puoi non conoscere CityLife, ma sfido anche chi non è propriamente meneghino a dire di non averne mai sentito parlare. Se sulla conoscenza dello spazio naturale ed urbano, sono sicuro di avere un plebiscito di conferme, forse non tutti conoscono l’ArtLine Milano, una collezione di opere d’arte a cielo aperto che si sviluppa proprio all’interno del parco pubblico di CityLife. Una sorta di museo a cielo aperto, fruibile gratuitamente tutti i giorni della settimana, compatibilmente con gli orari di apertura del parco stesso.

L’intero parco è  articolato in più di 20 opere permanenti: 8 selezionate attraverso un concorso per artisti under40 e le altre di artisti internazionali già affermati, come Judith Hopf e Pascale Marthine Tayou. Le opere sono state installate a partire dal 2016 e costituiscono un’esposizione permanente integrata con le architetture di Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind e con l’evoluzione naturale del parco di CityLife, progettato dallo studio Gustafson Porter.

Gli artisti vincitori under 40 sono: Riccardo Benassi, Rossella Biscotti, Linda Fregni Nagler, Shilpa Gupta, Adelita Husni-Bey, Wilfredo Prieto, Matteo Rubbi e Serena Vestrucci.

ArtLine Milano
Wilfredo Prieto, “Beso”, 2020 Foto di Alberto Fanelli Courtesy ArtLine Milano

Breve storia di CityLife 

L’area di CityLife è stata, nel corso degli anni, oggetto di una profonda trasformazione e riqualificazione. Basti pensare che nei primi anni del Novecento era zona periferica e sede di Piazza delle Armi, dove si svolgevano le esercitazioni militari. Dal 1923, poi, l’area è stata acquistata dall’Ente Autonomo Fiera Internazionale di Milano e ne è diventata la sede fino al 2006. Ingfatti per molti ancora oggi, questa zona è rimasta “La zona fiera” proprio perché era identificata un tempo con Fieramilanocity. Dal 2006 il quartiere fieristico ha avviato il suo spostamento verso Rho-Pero e l’area di circa 240.000 mq è diventata oggetto di una gara internazionale vinta da CityLife con un progetto di riqualificazione urbana che ha trasformato completamente l’area creando un nuovo quartiere che ormai tutti conosciamo. Nel 2014 il Comune di Milano ha deciso di arricchire il parco pubblico con una collezione d’arte contemporanea a cielo aperto affidando la progettazione a Roberto Pinto e Sara Dolfi Agostini.

Dalle ceneri della storica Piazza delle Armi e della fiera di Milano si è dunque passati alla modernità dei grattacieli avveniristici, dello shopping district e di un museo a cielo aperto che ha dato quel quid ad un quartiere innovativo ed esteticamente molto bello. Il progetto di arte pubblica si chiama appunto ArtLine e, promosso dal Comune di Milano, ha trovato la sua realizzazione definitiva pochi anni fa, con la collocazione di opere d’arte nel parco pubblico accanto a Piazza Tre Torri.

ArtLine Milano
Matteo Rubbi, “Cieli di Belloveso”, 2017, courtesy ArtLine Milano. Foto di Alberto Fanelli

ArtLine: le opere 

La particolarità di questo museo a cielo aperto è che le opere d’arte si integrano nello spazio di CityLife in un’armonia unica che rendono il parco ancora più spettacolare. Basta affacciarsi nel grande giardino di fronte a Piazza Tre Torri per capire il perché.

Inziamo con due delle opere che hai sicuramente incontrato tante volte: una mano e un piede giganti in mattoni sagomati lievemente appoggiati sul prato verde collocati a poca distanza tra loro. Questa è “Hand and Foot for Milandella tedesca Judith  Hopf.  Il loro intento è quello di instaurare un ironico dialogo a distanza tra forme umane e contesto architettonico.

ArtLine Milano
Judith Hopf, “Hand and Foot for Milan”, 2017 – 2018

Hai presente quei pali coloratissimi che si stagliano che avrai visto anche tante volte sui social? È “Coloris“, l’opera coloratissima di Pascale Marthine Tayou. Si tratta di pali di altezza tra i 6 e i 12 metri, in cui ognuno sorregge un uovo, così da creare una vera e propria esplosione di colori che si stagliano sul grattacielo di Zaha Hadid.

ArtLine Milano
Pascale Marthine Tayou, Coloris, 2018

Come non citare, poi, le cinque sculture realizzate con elementi naturali con pietra, marmo, argilla, collegate tra loro da tubi di acciaio. Le sculture riflettono sulla relazione tra il materiale grezzo e le possibili trasformazioni cui possono dar vita.

Verso il Mico troviamo l’opera di Riccardo Benassi dal titolo “Daily Desiderio“. Un’opera molto particolare  a cui sicuramente non hai fatto caso: è un intervento pubblico formato da una struttura minimale in alluminio verniciato il cui nucleo pulsante è un display a LED bianchi. All’interno del display LED, Riccardo Benassi si impegna a trasmettere, grazie a un sistema di broadcasting remoto, integrato e autonomo, un nuovo messaggio testuale per ogni giorno della sua vita, dal giorno di inaugurazione dell’opera fino alla morte dell’artista stesso. Quando la morte dell’artista sopraggiungerà, i messaggi ricominceranno da capo, in loop.

Che ci fanno due enormi pietre nel parco di Citylife? Ebbene sì anche loro fanno parte del museo di arte contemporanea ArtLine: è “Beso del cubano WilfredoPrieto. Le due pietre sono di forma sferica e si sfiorano in un solo punto simulando l’azione di un bacio. L’ubicazione di quest’opera all’interno di un parco in cui esiste uno spazio pubblico fatto di abitazioni, uffici e centri commerciali, offre un legame con la storia dell’arte e la tradizione del giardinaggio.

Una casa in cemento dove al posto delle persone troviamo le piante è “Rudere” di Adrian Paci, una struttura architettonica a tre pareti aperta sul retro e senza tetto che ricorda molto quella di una chiesa. L’opera si propone non soltanto come un oggetto da guardare, ma come uno spazio da vivere. Gli elementi viventi dell’opera, che sono gli alberi, invitano ad attivare una relazione tra l’uomo, la natura e l’artefatto.

Rosella Biscotti invita ad interagire con la sua installazione “Cosa fare?” che si sviluppa in 5 isole. Si tratta diagglomerati di elementi in mattoni e cemento in relazione tra loro. Le persone possono interagire utilizzando i blocchi come sedute, come tavoli, per arrampicarsi, o cercando semplicemente di capirne la provenienza, la loro relazione. Ciascun visitatore, oltre ad attivare un’esperienza attraverso i singoli elementi, potrà riconoscerne il disegno ricostruendo il processo della composizione, e quindi il metodo dell’associazione delle forme.

Cosa ci fanno tante stelle sulla pavimentazione di Piazza Burri, ti sarai chiesto tante volte? E’ l’opera di Matteo Rubbi. E’ composta da oltre 100 stelle in pietra, di dimensioni, forme, colori e materiali variabili. L’opera ricostruisce il cielo stellato visibile a Milano nella primavera del 600 a.C., data intorno alla quale Tito Livio colloca la leggendaria fondazione di Milano da parte del principe Belloveso, il racconto è ammantato di dati astronomici. Nella zona dello Zenith si trovano incise le coordinate temporali e storiche relative al cielo stellato presentato, una chiave che permette di leggere il disegno e di immaginare la città prima che tutta la sua storia cominciasse. Oggi nella nostra Milano è davvero impossibile ammirare le stelle, dobbiamo accontentarci di vederle qui!

Una delle mie preferite è “Filemone e Baucidi Ornaghi & Prestinari, due colonne in alluminio umanizzate che stazionano una accanto all’altra tenendosi a braccetto mentre osservano i nuovi grattacieli che si stagliano verso l’alto. L’architettura del passato osserva quella del presente. Filemone e Bauci secondo il mito greco invecchiano insieme sopportando le difficoltà grazie alla forza del loro legame.  Un’opera che è un augurio di convivenza e ospitalità per la città. Bellissima!

ArtLineMilano
Ornaghi & Prestinari, Filamone e Bauci, 2017, Milano

Anche sulla facciata del Padiglione 3, un edificio costruito nel 1923 dall’architetto Paolo Vietti Violi che rimane l’unico padiglione superstite della struttura espositiva della sede storica della Fiera di Milano, troviamo un’opera del progetto ArtLine: è l’opera di Maurizio Nannucci New Times for Other Ideas / New Ideas for Other Times una doppia scritta realizzata con tubi al neon blu e rosso che l’artista posizionata proprio sulla facciata. L’artista vuole stimolare una nuova interpretazione del contesto spaziale e invitare a riflettere sull’idea di nuovo, sullo scorrere del tempo e sulle contaminazioniche tali concetti generano. Peer questo ha scelto un edificio simbolico, una delle poche tracce che ci rammentano il passato nel nuovissimo contesto di Citylife.

C’è chi anziché aggiungere nuovi elementi all’interno del parco,ha preferito intervenire su qualcosa che è già stato previsto per questo luogo: le fontanelle pubbliche. Con le loro strutture in ghisa dipinte di verde, le “vedovelle” di Milano sono l’immagine più storica inserita in quest’area completamente rinnovata. Serena Vestrucci, con Vedovelle e Draghi Verdi” ha sostituito il bocchello originariamente in ottone, da cui fuoriesce l’acqua, con una scultura di volta in volta diversa, un esemplare unico, ottenuto attraverso la lavorazione a mano di un modello in cera e la sua conseguente fusione in bronzo. Te ne accorgi solamente se ti avvicini a bere.

Non vedi l’ora di andare a vedere con i tuoi occhi questo spettacolo? Corri, immergiti nel verde del parco e vai a caccia delle opere. Un’occasione anche per scoprire e riscoprire questo quartiere della nuova Milano in continuo progress.

Show CommentsClose Comments

Leave a comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.