La condanna che manca

Personalmente non sono d’accordo con chi scrive: “Non chiederemo agli islamici di dissociarsi dal terrorismo islamista, come non abbiamo mai accettato che nessuno chiedesse a noi, ebrei, di dissociarci dal male commesso da un qualunque ebreo in giro per il mondo”.
Infatti il paragone non è omogeneo (terrorismo islamista/qualunque ebreo in giro per il mondo): se un ebreo si comporta male a livello personale, facendo del male a qualcuno, risulta chiaro che ha trasgredito l’Halachà, ma non possiamo prendere una posizione pubblica contro ogni singola persona che si comporta male, e la presa di posizione deve essere di tipo “generale”.
Ben altra cosa è il terrorismo islamista organizzato: purtroppo esistono persone che divulgano dottrine di morte pretendendo di farlo nel nome di D-O e della religione islamica. Attentati come quelli ai quali assistiamo non sono fatti da singoli, ma da organizzazioni che investono milioni e milioni di euro in armi, propaganda ecc. Se un ebreo o un rabbino facesse del male sostenendo di farlo nel nome di D-O, sarebbe nostro dovere halachico condannarlo pubblicamente e un nostro silenzio costituirebbe un chillul HaShem. Ritengo che ogni islamico debba condannare il terrorismo perpetrato nel nome di D-O per non profanarne il nome e per non fare credere al mondo di voler rimanere in una posizione di ambiguità. Credo infine che una condanna chiara e univoca del terrorismo da parte dei vertici dell’Islam non sia mai arrivata e, se pronunciata, potrebbe salvare molte vite umane e forse il mondo da una catastrofe.

Rav Ariel Finzi, maskil

(4 novembre 2020)