L’approccio proposto dalla sociologia della conoscenza di stampo fenomenologico ci mostra l’uomo come un animale davvero particolare.

L’uomo non nasce con un apparato istintuale, con armi e difese, che gli permettano la sopravvivenza nel mondo, come qualsiasi altro animale, però a differenza di tutti gli altri animali, l’uomo, riesce ad adattarsi in qualsiasi ambiente e, soprattutto, a creare esso stesso gli strumenti necessari alla sua sopravvivenza. È in questo processo che, sopperendo alle sue mancanze biologiche, egli costruisce un mondo adatto a sé; il risultato di tale costruzione è ciò che chiamiamo cultura. Possiamo definire, secondo questo approccio, la società stessa come un prodotto culturale che si struttura mediante l’interazione tra individui e gruppi di individui in grado di attribuire un senso e un significato intenzionale al proprio agire. È anche vero che il senso e il significato che l’uomo conferisce alle proprie azioni deriva dall’esistenza di una società: non può esistere nessuna società senza la presenza dell’uomo, come non può sopravvivere l’uomo senza una società.

Questo processo è descritto da Peter L. Berger e Thomas Luckmann nella loro opera La realtà come costruzione sociale. Nel loro libro, gli autori, descrivono la costruzione della realtà sociale attraverso un processo dialettico strutturato in tre differenti gradi: esteriorizzazione, oggettivazione interiorizzazione. Attraverso il momento dell’esteriorizzazione, l’uomo, si riversa nel mondo plasmandolo a proprio piacimento, creando strumenti – sia fisici che intellettuali – per la propria sopravvivenza. Questo è il momento della creazione, in cui l’uomo manifesta tutta la sua creatività. Il secondo grado è quello dell’oggettivazione, in cui tutto ciò che che è stato creato si rende autonomo dal suo creatore. La realtà così costruita assume un’esistenza propria, ponendosi come un dato esterno agli individui, praticamente come un fatto “naturale”. L’interiorizzazione è quel momento in cui l’uomo si riappropria del mondo oggettivato, facendolo divenire un fenomeno della propria coscienza, fatto fondamentale per la creazione dell’identità sociale ed individuale. L’intero processo dialettico è analizzato in quest’ordine solo per motivi pratici, ma nella realtà questi tre gradi vanno considerati congiuntamente.

Per concludere, queste teorie, ma in particolare l’opera di Berger e Luckmann, oltre a descrivere l’uomo come un animale unico nel suo genere, mostrano come le tesi Weberiane, secondo cui l’oggetto della sociologia è costituito dall’azione sociale, e Durkheimiane, secondo cui la realtà sociale si presenta come esterna e coercitiva nei confronti dell’individuo, non sono affatto antitetiche. Per i due sociologi tali tesi sono complementari, vanno inquadrate in un processo dialettico e non in una mera visione della realtà come soggettiva o come oggettiva.