gesti

La comunicazione non verbale

di Giovanni Lestini



(9) Metacomunicazione: non verbale



«Il comportamento non ha un suo opposto ...
non esiste un qualcosa che sia un non-comportamento ...
non è possibile non avere un comportamento.
Ora, se si accetta che l'intero comportamento in una situazione
di interazione ha valore di messaggio, vale a dire è
comunicazione, ne consegue che comunque ci si sforzi,
non si può non comunicare».
(Paul WATZLAWICK, Pragmatica della comunicazione umana)

Clint Eastwood La metacomunicazione è l'azione che l'emittente trasferisce dal piano di contenuto al piano di relazione, mediante la trasmissione di messaggi che indicano idee, concetti e contenuti.

Non esiste un fenomeno metacomunicativo più chiaro ed efficace della comunicazione non verbale (CNV), vale a dire del linguaggio del corpo. La metacomunicazione del corpo è un evento talmente incisivo, che risulta di fondamentale importanza per la comprensione e l'interpretazione di ciò che si comunica verbalmente.
Meta vuol dire "al di sopra", pertanto, metacomunicazione assume il significato di comunicazione su una comunicazione. Infatti, nel caso della CNV, la gestualità è molto più efficace ed efficiente della parola.

Come sostiene Paul Watzlawick, nel testo "Pragmatica della comunicazione", in qualsiasi messaggio c'è sempre una comunicazione sulla comunicazione, vale a dire che c'è sempre una metacomunicazione. Quest'ultima fornisce sempre gli elementi per interpretare il messaggio, fino a rinforzare, confermare, modificare, screditare quanto si sta comunicando.
La metacomunicazione (non verbale) riguarda le modalitā espressive non verbali, volute od involontarie, circa il linguaggio del corpo. Esse sono:

Fanno parte integrante della metacomunicazione le inflessioni della voce nel dialogare (tono, cadenza, ritmo, sequenza, ecc.), a prescindere dal messaggio verbale della comunicazione.
A volte, ci capita di ascoltare alcune esclamazioni come: "ha il petto pieno d'orgoglio", oppure, "diventava sempre più minuscolo stringendosi nelle spalle dal terrore". Da queste espressioni, nell'uso corrente, emerge che la struttura del corpo è intimamente collegata a quanto percepiamo.
Il modo di atteggiare il corpo (la testa, il torace, le spalle, la pancia) rappresenta un'immagine speculare della vita interiore di un'altra persona e delle emozioni che prova. Quando proviamo un senso di tristezza, il nostro stato d'animo esprime visibilmente questo sentimento:

Fantozzi Accade anche di non fare uso della comunicazione verbale, né, consapevolmente, di altre modalità comunicative che riguardano il linguaggio del corpo.
A volte, accade che ci costruiamo delle vere e proprie "armature corporee", cioè corpi rigidi, con notevoli contrazioni muscolari. Spesso un gruppo muscolare contratto e teso nasconde un'emozione bloccata e l'armatura muscolare (contrazione muscolare) rappresenta un veicolo di difesa, di fronte a sofferenze, traumi, situazioni spiacevoli, preoccupazioni.
Ad esempio, se, mentre osserviamo una persona, vediamo che la testa è inclinata in avanti, le spalle cadenti in avanti, il torace incavato, l'andatura lenta e grave, possiamo trarre la conseguenza che probabilmente il suo stato d'animo sarà in una situazione di tristezza, di abbandono, di avvilimento, ecc.
Al contrario, una persona che procede con un'andatura decisa e risoluta, con lo sguardo alto, le spalle sostenute ed il torace aperto, evidenzia una fierezza del proprio stato d'animo e un'immagine di sé decisa e determinata.
La tensione muscolare in ogni caso ostacola la manifestazione di un sentimento, in quanto può bloccare la mandibola, lo stomaco, il petto ed il diaframma. Nel caso in cui il blocco stesso dovesse persistere, diventa consolidato (cronico), pertanto la tensione si trasformerà in abitudine, rendendo più difficoltosa l'opzione di comunicare agli altri il proprio imbarazzo, occultando ciò che sta realmente avvenendo e provocando dolorose e patologiche contratture muscolari, le quali rendono ulteriormente difficoltoso l’evento comunicativo.

(fine del capitolo)

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