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Beccaccino, Circo Orfei, Clavicembalo, Dottor Freiss, Fantasia in re minore, Fortepiano, Gallinago gallinago, Glenn Gould, Inghilterra, Italia, KV 397, Mozart, Ornitologia, pianoforte, Psichiatria, recensione, Wilhelm Kempff
DA «IL NUOVO PIANISSIMO – IL MENSILE DEL PIANOFORTE CLASSICO»
È incoraggiante sapere che nella nostra Nazione esistono ancora studenti di pianoforte e soprattutto che alcuni di questi studenti si prodighino nell’introdurre in tale universo nuovi potenziali studenti. Come nel caso di Luca Fialdini, studente di pianoforte classico di circa vent’anni (con una evidente e spiccata predilezione per abiti che meglio si confanno ad un trentacinquenne), che ieri mattina si è esibito in una non troppo breve perorazione sullo strumento. Al termine della citata perorazione – molto toccante in realtà – che ha toccato diversi argomenti dal clavicembalo al fortepiano e in minima parte il pianoforte, ha deciso di concludere il numero con una esecuzione live, come nella migliore tradizione del Circo Orfei. Tale esecuzione aveva per oggetto la fin troppo strimpellata Fantasia in re minore KV 397 di Wolfgang Amadeus Mozart. Nonostante la giovane età, Fialdini se l’è cavata bene, congedandosi con onore. Tuttavia trovo che la sua esecuzione non abbia reso giustizia al capolavoro mozartiano: innanzitutto bisogna osservare che è stato commesso l’errore (tipico dei principianti) di farsi travolgere dalla vena pseudo-romantica del brano, conferendo alle note un peso ed un suono troppo corposo, quando avrebbe dovuto essere più esile, più settecentesco. L’uso del pedale può rappresentare un interessante spunto di riflessione per gli appassionati di filologia musicale poiché sebbene, come ognun sa, il galateo vieterebbe di usarlo in un brano mozartiano, in questo caso è stato utilizzato con criterio. Difatti ho sempre ritenuto poco interessante suonare un pianoforte come se fosse un fortepiano (per quello sarebbe più adatto suonare direttamente un fortepiano), senza naturalmente eccedere, poiché si tratta di due strumenti differenti, quindi qualche lieve tocco di pedale, nella mia opinione, è ben accetto. A patto che non si ecceda come nella ben nota esecuzione di Wilhelm Kempff del 1962 (Deutsche Grammophon GmbH). La seconda parte, ove si modula in re maggiore, è stata eseguita ad un tempo troppo vicino all’imbarazzante lentezza cui l’eseguiva Glenn Gould, senza tuttavia possederne la pulizia e la purezza del suono; anzi, il suono era a tratti incerto e confuso. I punti più ignominiosi sono stati indubbiamente le battute 20 e 35 – in cui l’esecutore ha un po’ ecceduto nella vena pseudo-romantica di cui sopra – per non parlare della battuta 87 che Fialdini (forse a causa di un vuoto di memoria) ha eseguito ben due volte! Come ho già detto in precedenza, si tratta di uno studente ed ha, pertanto, tutto il tempo di migliorare.
M° Giuseppe Marchesi
DALLA RIVISTA INGLESE «BIRDS – DIRECT OBSERVATION & REMARKS»
Nella mattinata di ieri – di gradevole temperatura e piacevolmente allietata da un tepido sole – il gruppo di abbonati vincitore del nostro ben noto concorso Italian Wings (i cui nominativi sono stati pubblicati nel numero del mese scorso) ha potuto incominciare ad esercitare anche in suolo italico: ben preparati dalla nostra più che efficiente organizzazione, costoro ed io ci siamo recati nella prima tappa nel nostro programma, consistente un pubblico parco – invero non troppo distante dal centro cittadino – in cui è possibile osservare svariate specie, essendo il sopracitato luogo adibito a Santuario degli Uccelli. Orbene, debbo dire che il tutto ha seguitato ad andare per il meglio, senonché attorno alle 10:08 A. M., esattamente mentre stavamo osservando un gruppo di gallinago gallinago (Linneus 1758), fummo turbati da un penoso tramestio che, ad un ascolto più accorto da parte del collega J. P. L., si rivelò esser la pretenziosa aspirazione di uno studentucolo che malamente tentava di eseguire la Fantasia in re minore KV 397 di W. A. Mozart (la cui registrazione anagrafica precede di due anni quella del gallinago gallinago). Così come quelle dei minuti volatili, anche le orecchie del mio collega erano quanto mai infastidite dalla troppa inesperienza del giovane esecutore (specie se rapportata ad un brano tanto impegnativo), la cui esecuzione ha raggiunto punte di considerevole riprovevolezza, a causa di una verve fin troppo beethoveniana, per tacer della controparte, ovvero una qualche pavidità dimostrata dall’esecutore che in alcuni punti ha rischiato di minare seriamente l’integrità del brano. Inutile dire che immantinente lasciammo il Santuario, ormai irrimediabilmente profanato dalla pessima qualità dell’esecuzione. L’istesso giorno presentai le mie rimostranze all’amministrazione comunale locale, acciocché nel Santuario degli Uccelli torni il dovuto silenzio.
Sir Francis Victor Allen-Prey
Traduzione di Joanne Allen-Prey
nata Giovanna Girotti
DA «BELIEF», PERIODICO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
Secondo gli studi del dottor G. B. Freiss in materia di sviluppo di pulsioni occupazionali, raccolti nell’illuminante saggio Disfunzioni cognitivo-comportamentali, tali pulsioni sono il lapalissiano sintomo di modificazioni di carattere ambizionistico imputabili al sorgere di importanti variazioni nella sfera abitativa di ciascheduno (il dottor Freiss puntualizza che nella fascia medio-alta del nostro Paese il 48% dei casi ha natura prettamente menopausale). Nonostante si sia ben lungi da un unanime parere su queste cause, alcune delle spiegazioni più accreditate presso la comunità medica hanno in comune il «riaffermarsi di associazioni traumatiche derivanti da rancori infantili relativi all’intrusione della disciplina scolastica nel modello di sicurezza parentale» (dott. G. Herbert Gould, The G. Gould Reader, pag. 113).
Ebbene, tramite una paziente del Centro di Igiene Mentale cui fa riferimento il mio ambulatorio, sono riuscito a trovare un soggetto adatto ad uno studio psico-cognitivo-comportamentale, grazie a cui sono giunto a stendere questa analisi. Il soggetto in questione è uno studente di pianoforte (il dottor Freiss osserva che, in base ai riscontri avvenuti nei propri studi, la percentuale di nevrosi è lievemente più bassa che nei violinisti) italiano (il dottor Freiss osserva che vi sono importanti differenze longitudinarie, in futuro approfondirò i miei studi in merito) di circa vent’anni (il dottor Freiss osserva che è proprio al sorgere dei vent’anni che inizia quel caratteristico disorientamento che trova fine solo attorno ai quarant’anni), di sesso maschile (come osserva il dottor Freiss, nelle donne tale disorientamento è assai meno pronunciato, forse presagio di una mai completamente sopita concezione matriarcale). Il soggetto dimostra un normale quoziente di energia fisica (il dottor Freiss osserva che il divario tra ore mattutine e pomeridiane è abissale, in special modo nell’arco post-prandiale), difficoltà del brano: bassa.
Il soggetto innanzitutto mostra l’intenzione di voler comunicare alla platea alcune nozioni di base sul proprio strumento e ogni collega potrà ravvisare in ciò il primordiale desiderio di assumere su di sé il ruolo dell’interlocutore esterno, in modo tale da poter psicologicamente scindere la propria personalità, in cui l’esecutore è visto come “altro”, “esterno”, così da potersi liberare dalla paura di fallare nell’esecuzione, registrando l’eventuale fiasco come evento ricadente sulla sfera soggettiva di un altro individuo. Ad avvalorare questa tesi va il fatto che, una volta seduto di fronte alla tastiera, non solo il soggetto non faccia il minimo commento, ma tenti di estraniarsi ulteriormente chiudendo gli occhi e gesticolando come a voler sottolineare dei momenti di pathos, quasi fosse un attore sul palcoscenico (il dottor Freiss osserva che le psicopatologie siano più difficili da sradicare negli attori di teatro che in quelli di cinema). Terminata l’esecuzione, mediocre in verità, il soggetto si alza e se ne va senza quasi interagire con il pubblico – il pubblico con cui prima aveva amabilmente conversato – limitandosi ad un malcelato accenno di inchino, che, come fa notare il dottor Freiss, implica un morboso legame del soggetto al pubblico di cui tuttavia egli teme il giudizio. Alcuni inservienti hanno notato il soggetto che, mentre si avviava all’uscita dell’edificio dopo la fine dell’esperimento, attendeva pazientemente la fuoriuscita di tutti gli ascoltatori per poi allontanarsi solo dopo esser certo che non vi fosse rimasto alcuno.
Dott. Helmut Gambivecchi