Pietro Magni

Milano 1816 – 1877

La ninfa Aurisina
1858
marmo, inv. 721
legato del fondatore Pasquale Revoltella, 1872

Il monumentale gruppo allegorico della Ninfa Aurisina fu terminato nell’aprile del 1858 a Milano, dove rimase esposto per un mese nello studio dell’artista, «costituendo un polo d’attrattiva nella vita cittadina di quel momento sempre attenta al nascere di opere degne di ammirazione e che potessero dar lustro alla città lombarda». Non stupisce che Pasquale Revoltella, allora impegnato nell’edificazione della sua dimora, per la quale si avvalse di artisti e di artigiani della più varia provenienza, avesse guardato con interesse al Lombardo-Veneto, individuando, come il più adeguato alle sue esigenze di rappresentanza e prestigio personale, lo scultore Pietro Magni.

Ritenuto tra i protagonisti della Scuola di Milano e divenuto celebre con La leggitrice, presentata a Brera nel 1856, Pietro Magni realizzò la “fontana della Nabresina” in occasione dell’attivazione del nuovo acquedotto di Trieste, che subentrava a quello Teresiano (attivo dal 1751), ormai insufficiente alle esigenze della città ottocentesca, particolarmente estesa e popolata.

Revoltella partecipò finanziariamente all’impresa, per la quale si era costituita nel 1855 una Società per l’acquedotto di Aurisina, presieduta da Carl Ludwig von Bruck, amico e socio di Revoltella in diverse iniziative commerciali.

Pertanto ne fu a tal punto orgoglioso che volle ricordare l’evento mediante una prestigiosa opera d’arte, che fu collocata all’entrata della sua ricca dimora dal 26 giugno del 1858 e che ancora oggi è motivo di forte attrazione e stupore per i visitatori del Museo. Il gruppo allegorico, più volte descritto e commentato negli anni, è costituito dalle personificazioni della sorgente (la Ninfa Aurisina) e della città di Trieste, elegantemente adagiata sulle rive del mare, da un genietto alato con la torcia, che affianca la Ninfa all’uscita dalle rocce, e da due fanciulli colti nell’atto di abbeverarsi, che rappresentano il popolo e il ceto marinaro.

L’opera rese celebre Revoltella ben oltre i confini cittadini, procurandogli notevoli consensi soprattutto nell’ambiente artistico milanese, al punto che nel 1858 venne a lui indirizzato il tradizionale Album dell’Esposizione di Belle Arti dell’editore Canadelli, con una lusinghiera dedica introduttiva.

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