Unità 11 LE PIANTE

4 Il ciclo vitale delle piante con fiore

Che cos’è l’impollinazione? 
Che cos'è il seme? 
Come si forma il frutto? 


Il ciclo vitale di una pianta con fiore è complesso: dalla fecondazione, alla formazione del seme e del frutto, alla dispersione dei semi, alla germinazione e alla crescita di una nuova pianta. Molti sono i fattori coinvolti. Cerchiamo di descriverne, in sintesi, i momenti essenziali.


  io studio  

IMPOLLINAZIONE E FECONDAZIONE

Perché la fecondazione abbia luogo è necessario che avvenga l’impollinazione, ossia che i granuli di polline raggiungano il pistillo. L’autofecondazione, ossia la fusione di gameti provenienti dalla stessa pianta, è molto rara, poiché non comporta aumento di diversità biologica (i cromosomi dei due gameti provengono dallo stesso genitore). Le piante, quindi, non potendo spostarsi, devono adottare degli stratagemmi perché il loro polline raggiunga gli ovari di altre piante: per esempio, i granuli di polline possono essere trasportati dal vento, dall’acqua o anche da animali, come insetti, pipistrelli e uccelli.

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Proprio per attirare gli animali impollinatori molte piante hanno evoluto fiori con petali colorati e profumati. Anche il nettare, una sostanza zuccherina e nutriente prodotta dai fiori, serve a richiamare gli impollinatori: per cibarsene questi si coprono inavvertitamente di polline, che poi depositano su altri fiori, e quindi sul loro pistillo, quando si spostano.
Nell’ovario, dove è contenuta la cellula uovo, ha luogo la fecondazione.

Animali impollinatori

Ape

Farfalla

Pipistrello impollinatore

FORMAZIONE DEL SEME E DEL FRUTTO

Dopo la fecondazione, tutto il fiore si trasforma: la cellula uovo fecondata, ossia lo zigote, si trasforma in seme; l’ovario che lo contiene si trasforma in frutto; sepali e petali si staccano e cadono.
Il seme contiene l’embrione della nuova pianta, racchiuso in un involucro, il tegumento, che lo protegge finché, caduto a terra, non inizia a germogliare. L’embrione è dotato di una o due foglioline chiamate cotiledoni, in cui sono immagazzinate le sostanze di riserva che la nuova piantina appena uscita dal seme potrà sfruttare prima di diventare del tutto autosufficiente. In base a come è fatto il seme, le piante con fiore si dividono in monocotiledoni e dicotiledoni.


  io studio  

Le monocotiledoni hanno un’unica foglia embrionale: è il caso dei cereali, come il grano, e di molte delle specie coltivate dall’uomo a scopo alimentare.

Le dicotiledoni hanno due foglie embrionali, come i legumi: se dividiamo a metà un fagiolo, che è il seme della pianta di fagiolo, otteniamo i due cotiledoni.

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Il frutto serve a dare al seme la massima protezione affinché possa diventare una pianta adulta. È costituito da (13):

  • una parte esterna, il pericarpo, ossia la buccia;
  • una parte intermedia più o meno carnosa, il mesocarpo, ossia la polpa;
  • una parte interna legnosa, l’endocarpo, ossia il nocciolo.

I frutti non sono però tutti uguali, poiché alcune parti possono essersi modificate o ridotte, fino anche a scomparire. Per esempio, pesche, ciliegie, albicocche sono tutti frutti carnosi, detti drupe, con una polpa abbondante e un nocciolo duro; le bacche sono invece frutti privi di nocciolo, nei quali la polpa avvolge direttamente uno o più semi.

    SCIENZE +     Falsi frutti

Il frutto è una trasformazione che l’ovario del fiore subisce in seguito alla fecondazione, allo scopo di proteggere il seme e favorirne la dispersione. In alcuni casi, però, non si trasforma solo l’ovario ma anche alcune parti esterne, come i petali, i sepali o il ricettacolo del fiore (la parte terminale del fusto, su cui si inserisce il fiore): in questo caso si parla di falsi frutti.
La mela per esempio, che tutti conosciamo, è un falso frutto e la presenza del picciolo in cima e delle foglioline rinsecchite in basso ne sono la prova: il picciolo è, infatti, il peduncolo che tiene attaccato il fiore alla pianta; le foglioline sono invece ciò che resta di sepali, stami e stimma. Quello che mangiamo della mela non deriva quindi dalla trasformazione dell’ovario, ma dalla trasformazione del ricettacolo. Il vero frutto c’è, ma è il torsolo! Falsi come la mela sono anche la pera e la nespola. 

Diversi, ma altrettanto falsi, sono anche la fragola e il fico. La parte rossa, succosa e gustosissima della fragola è il ricettacolo del fiore ingrossato; i veri frutti sono i piccoli granellini appoggiati sulla polpa (acheni) che scricchiolano sotto i nostri denti.
Per i fichi la questione è più complessa: i veri frutti sono i granellini contenuti al loro interno. Il fico, infatti, non ha un fiore singolo, ma un’infiorescenza detta siconio, costituita da un insieme di tanti fiorellini contenuti all’interno di un ricettacolo grosso, spesso e quasi completamente chiuso; rimane aperta solo una piccola parte, rivolta verso l’alto, per far entrare gli insetti impollinatori. Dopo la fecondazione, i pistilli dei vari fiorellini che compongono l’infiorescenza si trasformano in frutti, mentre il ricettacolo si chiude.

Scienze evviva! - volume 1
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