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La città di Istanbul, in Turchia, ha una storia millenaria. La sua posizione sullo stretto del Bosforo l’ha resa un punto di collegamento tra est e ovest. Per questa ragione fu un’importante capitale non solo per l’Impero Bizantino, ma anche per quello Ottomano. L’eredità di queste due differenti culture è ancora ben visibile nella Istanbul odierna.
Uno degli esempi più lampanti di questa fusione si trova nella famosa basilica di Santa Sofia (Hagia Sophia). Santa Sofia venne inaugurata durante il periodo Bizantino, nel 537 d.C. Da allora, è stata prima di tutto una cattedrale Romana e in seguito una moschea.

In questo articolo ti parlerò di questo luogo dalla storia millenaria.

Santa Sofia
Esterno di Santa Sofia – ©CS

SANTA SOFIA: UN PO’ DI STORIA

Sono sempre andata ad Istanbul d’estate e non posso negare che oltre al suo fascino artistico, Santa Sofia ti regala un piacevole momento di refrigerio. La sua atmosfera è resa inimitabile dall’illuminazione. Lungo tutto il perimetro della cupola si apre infatti una serie di finestre, mentre l’abbondante luce è riverberata e diffusa dai preziosi mosaici che ricoprono gli interni.

Il complesso attuale è anche noto come “la terza chiesa”, in quanto ciò che noi ammiriamo oggi è la configurazione voluta da Giustiniano I nel VI secolo. Prima di divenire uno spazio espositivo (dal 1935), essa fu infatti sede del Patriarcato Ecumenico, chiesa cattolica e anche moschea. Fu intitolata alla Divina Sapienza, la prima costruzione dell’edificio sacro si deve a Costantino I, in occasione del trasferimento della capitale dell’Impero a Bisanzio, rinominata poi Costantinopoli.

Moschea di Santa Sofia
Interni della moschea – ©CS

Questa prima struttura sorgeva sul sito di un precedente tempio pagano e veniva chiamata Magna Ecclesia. Su di essa ci sono giunte poche notizie ma quel che sappiamo è che nel 404 a.C. un incendio distrusse l’edificio durante una rivolta promossa dal patriarca di Costantinopoli, Giovanni Crisostomo.

SECONDA EDIFICAZIONE E STORIA RECENTE

La seconda edificazione avvenne nel 415, all’epoca del giovane imperatore Teodosio II. La “nuova” Ayasofya, però, fu nuovamente vittima di un incendio, appiccato durante la rivolta di Nika del 532, sotto il potere di Giustiniano I. Dopo l’incidente, l’imperatore promosse quindi la costruzione della “terza” basilica e in pochissimo tempo riuscì a portare a termine i lavori. La cerimonia di consacrazione avvenne nel dicembre del 537.

Si inaugurò un edificio dalle dimensioni e ricchezza nettamente superiori alla precedente. Gli architetti e scienziati greci Isidoro di Mileto e Antemio di Tralle presero in mano il progetto. I costi furono elevatissimi, parteciparono alla costruzione circa diecimila operai e gran parte dei componenti costruttivi e ornamentali fu modellato ad hoc. Recuperarono però qualche elemento da edifici pagani preesistenti o da province straniere. É il caso delle otto colonne in porfido “prese in prestito” dall’Egitto: esse appaiono differenti l’una dall’altra sia nelle dimensioni che nell’altezza dei piedistalli.

In seguito alla conquista turca del 1453, la Basilica di Santa Sofia divenne la più importante moschea della città. Nel 1935 diventa un museo e rimane tale fino al 2020, quando viene riconvertita a moschea.

LO STILE DI SANTA SOFIA

ARCHITETTURA

In Ayasofya tutti gli elementi costruttivi si raccolgono attorno ad un’area di circa 71 x 75 metri. Lo spazio interno è suddiviso in tre navate e sormontato da un sistema a tre cupole, di cui la principale è una delle più grandi mai realizzate. Essa ha un diametro di 30 metri ed è alta 56 e si innalza quasi a voler toccare il cielo, esprimendo l’ideale di un impero superiore a qualsiasi cosa ci fosse sulla Terra. Crollò in seguito ad un terremoto e il nipote e omonimo di Isidoro la fece ricostruire nella seconda metà del VI secolo. La fascia sottostante la cupola presenta 24 aperture da cui filtra la luce creando un suggestivo cerchio luminoso che sicuramente non ti lascerebbe indifferente.

Appesi alle colonne si possono notare otto giganteschi medaglioni circolari, opera del calligrafo Kazasker Mustafa İzzed Effendi. Essi riportano i nomi di Allah, del profeta Maometto, dei primi quattro califfi (Abū Bakr, Umar, Uthman e Ali) e dei due nipoti di Maometto: Hassan e Hussein.

Santa Sofia
Decorazioni di Santa Sofia – ©CS

DECORAZIONI INTERNE

Un altro nome con cui i contemporanei amavano chiamare Santa Sofia era “la chiesa d’oro”, per via degli effetti luminosi creati dal riflesso dei mosaici interni. Le decorazioni bizantine inaugurarono l’utilizzo di tessere vitree che inglobavano delle sottilissime lamine auree o d’argento. Ciò che rende possibile lo stupefacente effetto brillante, oltre che la superficie riflettente delle tessere stesse per via dell’anima metallica, è la loro particolare disposizione. Le tessere infatti sono inclinate secondo angoli variabili rispetto alla superficie sottostante.

In una prima fase, la decorazione a mosaico era realizzata con tessere in oro su ampie campiture. Essa aveva come tema quello della croce e dei motivi floreali. La decorazione aniconica rispecchia le tendenze dell’imperatrice Teodora, e ha forse lo scopo di mantenere buoni contatti con le sette siriache ed egiziane, restie alle rappresentazioni figurative della divinità.

SANTA SOFIA E I SUOI MOSAICI

Durante il periodo che si estende dal 730 all’843, detto epoca iconoclasta, gli imperatori si battono a vicende alterne per eliminare il culto delle immagini. Questo succede perchè le immagini erano considerate retaggio di una fase pagana della religiosità. Inoltre, lo fecero per colpire i grandi monasteri, sempre più potenti grazie ai proventi dei pellegrini in visita proprio alle immagini sacre. Alcuni medaglioni musivi raffiguranti santi, vengono rimaneggiati fino a rappresentare, anche stavolta, delle croci.

Il periodo di splendore dei mosaici di Santa Sofia coincide col periodo post iconoclasta, dall’867 al 1356. I più importanti sono quello del Cristo Pantocratore nella cupola centrale, fino ad arrivare ai magniloquenti angeli e alla maestosa Vergine del catino absidale.

Nelle tre nicchie rimanenti su cui si impostano le campate nord e sud si trovano i patriarchi e i padri della chiesa. Una preziosa testimonianza, però, è costituita dagli acquerelli di Gaspare e Giuseppe Fossati, architetti svizzeri chiamati dal sultano Abdul Mejid I per documentare la decorazione dell’edificio. Bisogna supporre che tutti quei mosaici che compaiono nei disegni dei Fossati ma che non si trovano nella basilica, siano andati perduti.

Prevalgono le rappresentazioni degli imperatori, come nel pannello sopra il nartece, ossia la parte della basilica paleocristiana e bizantina riservata ai catecumeni e ai penitenti. Qui si notano l’imperatore Basilio (867-886) in atteggiamento di proskynesis, prostrazione, che venera le sante icone. Alcuni vedono in questo imperatore Leone VI (886-912), che avendo contravvenuto alla legge sposandosi per quattro volte, tenterebbe così di ripristinare la propria figura.

LA DEESIS

Interessante è il caso del mosaico di Costantino IX (1042-1055) e della moglie Zoe rimaneggiato dopo il 1042. Esso presenta dei volti armonizzati con lo scopo di “cancellare” i tratti di Romano IIIprimo sposo di Zoe, e di sostituirli con quelli del nuovo consorte.Forse posteriore al 1261, quindi in seguito alla ripresa bizantina della città dopo la parentesi latina, è la cosiddetta Deesis della Santa Sofia. Si tratta della rappresentazione del Cristo, affiancato dalla Vergine e da Giovanni Battista, che nel caso di Santa Sofia si trova nella galleria sud. Di dimensioni due volte più grandi del normale, le figure realizzate con grande sapienza tramite tessere piccolissime, presentano una carica umana fortissima. Rimangono, in basso, alcuni frammenti: si tratta forse del basamento del trono su cui siede il Cristo, e verso il quale si prostra un personaggio importante, che alcuni riconoscono come l’imperatore Michele VIII Paleologo.

Quando nel 1453 Mehmet II riconvertì Santa Sofia in moschea, i conquistatori coprirono i mosaici con una mano di calce. Rimasero comunque ammaliati dalla maestosità dell’edificio, tanto che servì come fonte di ispirazione per le moschee che costruirono in seguito.

Santa Sofia
Deesis – ©CS

SANTA SOFIA OGGI

All’inizio di luglio 2020 il presidente turco Erdogan ha annunciato che Santa Sofia sarebbe stata riconvertita a moschea.

Purtroppo, con la recente riconversione in moschea, le immagini religiose sono proibite nel tempio. Sono stati collocati dei teli per coprire gli storici mosaici del secondo piano, così come i grandi medaglioni che decoravano gli interni del tempio.

Tu hai mai visitato Santa Sofia? Lascia un commento e condividi l’articolo con chi vuoi!

Comments:

  • 2 Settembre 2020

    Se c’è una città in cui non sono mai stata e che vorrei veramente visitare, questa è proprio Istanbul. Santa Sofia dev’essere un luogo magico. Speriamo davvero che resti accessibile!

    reply...
  • MARTINA BRESSAN

    2 Settembre 2020

    Ho visto Santa Sofia in diversi film e telefilm e l’ho sempre guardata con grande stupore e ammirazione. Sarebbe un sogno per me visitarla.
    Avevo sentito anch’io della notizia della conversione di S. Sofia in moschea, spero solo che questo non precluda la visita di questo luogo ai turisti, dato che spesso molte moschee sono aperte sono ai fedeli.

    reply...
  • 1 Settembre 2020

    Quanto mi piacerebbe vederla dal vivo, così imponente e magnificamente decorata! Istanbul al momento non è in programma nell’immediato futuro, ma è una capitale che mi ha sempre affascinata.

    reply...

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