Escalaplano: Sa Trona, la roccia sospesa tra cielo e terra

(…segue dal post precedente)
Risaliti in auto, ci dirigiamo verso il territorio del Comune di Escalaplano (confinante con quello di Perdasdefogu), deviando poi su una strada sterrata, non in ottime condizioni, che si allontana dal piccolo centro abitato.
Dopo aver guadato il Rio Flumineddu, affluente del Flumendosa, risaliamo ancora, sempre in auto, per qualche chilometro, fino a trovare un punto più adatto per parcheggiare, e infine proseguiamo a piedi: la nostra destinazione finale non è troppo lontana e la giornata, che per quanto sia soleggiata è anche abbastanza ventilata, invoglia a camminare. Seguiamo quindi lo stradello, provvisto anche della ben nota segnaletica CAI bianca e rossa, fino a prendere un sentierino più stretto, sulla nostra destra, in corrispondenza di una freccia in legno dipinto di verde, con una scritta bianca, che ci permette di aggirare il costone roccioso e risalire sul pianoro di calcari e arenarie risalenti all’Eocene inferiore.

Ancora pochi passi, ed eccoci finalmente al di sopra della grande piattaforma che sporge sul vuoto: Sa Trona. Tale monumento naturale è piuttosto conosciuto e, come facilmente comprensibile, è una meta piuttosto ambita, grazie alla sua particolare posizione che permette degli scatti davvero spettacolari.
La sporgenza, a dir la verità, è molto più sicura di quanto possa apparire dalle foto. Il vuoto sùbito al di sotto, che nelle immagini potrebbe essere percepito come un abisso profondo centinaia e centinaia di metri, è in realtà molto minore: è pur vero che comunque un’eventuale caduta da quassù sarebbe sicuramente un’esperienza assai dolorosa, per quanto attutita dalla presenza delle fitte siepi che vegetano sul pendio, o addirittura mortale. Lo spessore della lastra, in apparenza sottile, quasi fragile, supera abbndantemente il mezzo metro, mentre la sua larghezza, difficilmente percepibile dalle foto presenti sul web dove la lastra si vede sempre di coltello, è di vari metri, ed ecco il motivo per cui l’abbiamo qui etichettata come piattaforma, invece che sperone (in effetti, per dire, è tre o quattro volte la nostra cucina!): per cui, anche facendo finta di sporgerci (in realtà è la prospettiva fotografica che crea quell’impressione) o, addirittura, sedendoci sul ciglio di essa, o anche accennando un salto nel vuoto, non ci sentiamo affatto terrorizzati e, anzi, possiamo sostare o muoverci al di sopra di essa in tutta tranquillità e in relativa sicurezza. E dobbiamo dire che volgere lo sguardo laggiù in basso, quasi a sorvolare la vallata, o verso le alture che incorniciano il panorama sullo sfondo, appena velate dalla foschia e dai riverberi di questo pomeriggio primaverile, e sentirci anche noi sospesi tra terra e cielo, in un tutt’uno con Sa Trona, è qualcosa di assolutamente speciale e, anzi, è veramente un’emozione unica!
Intanto, mentre ci godiamo la visione di questa magnificente cartolina ogliastrina, Giulio e Paolo possono immortalarci da varie angolazioni: nella photogallery, anche alcune loro foto (quelle senza il nostro marchietto).

Dopo aver apprezzato quest’ennesima meraviglia della nostra bella Isola, riportiamo i nostri passi sulla carrareccia e ci dirigiamo, sgambettando ancora per qualche chilometro, verso il fondovalle: qui troviamo un’allegra cascatella, non troppo alta ma decisamente suggestiva, grazie ai colori verdastri delle microaghe che contrastano il grigiore di queste antiche rocce modellate dalle acque.
Poi ritorniamo all’auto, e riprendiamo nuovamente la via di casa: lungo la strada, abbiamo modo di passare per la Località Pranu de Sànguni, in territorio di San Basilio, ove è ubicato il Sardinian Radio Telescope, il più grande radiotelescopio presente in Italia e uno dei più avanzati a livello europeo.

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