Ricciardi, di quel ricciolo non sono responsabile

diMaurizio de Giovanni

L’elegante signora si avvicina alla fila all’esterno del negozio, una decina di persone in paziente attesa di accedere agli agognati saldi. È una rivendita di abiti maschili, quindi la suddetta non dovrebbe essere direttamente interessata. Invece si ferma a pochi centimetri dal sottoscritto, lo sguardo arcigno che emerge da una vezzosa mascherina a fiori, e dopo un intenso attimo di silente rimprovero dà corso al seguente pensiero: sì, va tutto bene, però quel ricciolo sulla fronte non si può guardare.
Ora, io sono alto e ahimè largo e la signora è piccolina e anche di una certa età, ma il tono è talmente duro che faccio un passo indietro: e mi tocco preoccupato la fronte temendo di avere una pettinatura che in qualche modo sia risultata offensiva. Ricordo subito che in nessun caso, e da tempo immemorabile, la mia capigliatura arriva più a invadere la fronte, e mi chiedo a cosa si riferisca la signora. Mentre sbatto le palpebre preoccupato, prima di poter dire all’interlocutrice che probabilmente mi ha scambiato per qualcun altro, un anziano signore che mi precede nella fila si volta e, con tono dolce, le dice: signo’, ma che c’entra, quella era l’epoca. Così si portavano, i capelli. E un ragazzo alle mie spalle commenta che il ricciolo deve funzionare, se due donne di quella bellezza se lo disputano. Anzi, sta pensando di farselo anche lui.

La donna, senza staccare lo sguardo di rimprovero dalla mia metà faccia non coperta, replica: io ho un sacco di fotografie dei miei genitori e vi assicuro che non ci sono riccioli. Perciò per cortesia, dite al regista di levarlo fin dalla prossima puntata.

Ancorché dall’apparenza surreale, assicuro che la scena sopra raccontata è avvenuta questa stessa mattina nel quartiere dove da sempre risiedo, e nel quale, giuro, ho sempre circolato liberamente senza subire aggressioni da parte di anziane signore. Perché, vedete, la differenza è proprio questa: l’estetica.

La lettura è per pochi fantasiosi, che amano immaginare e sono consapevoli del fatto che i personaggi non appartengono certo a colui che li ha creati, che spesso anzi ne ha una cognizione intima, di sensazioni e sentimenti più che di tratti del volto e massa corporea, ma a se stessi e appunto ai lettori. Allo scrittore, seppure seriale, che porta in giro le proprie storie presentandole nei ristretti circoli delle librerie, vengono fatte domande riguardanti passioni e idee, manifestazioni e affetti. Nessuno chiede come mai il tale personaggio abbia gli occhi azzurri piuttosto che neri, o che sia alto e magro invece che basso e grasso come se l’era immaginato.

Poi però accade che quelle storie attraverso vicissitudini varie approdino a quello che era il piccolo schermo, e che adesso invece campeggia con tutti i suoi moltissimi pollici al centro della parete del salone. L’alta definizione consente a tutti di vedere con dovizia di particolari (anche troppa) e incontrovertibile realismo ogni pixel dell’immaginazione di un sacco di gente che legittimamente esercita la propria creatività all’interno della storia partorita dall’originario scrittore, e tutto diventa oggetto di dibattito. I social alimentano la congiuntura, espandendo la discussione ed elevandola ad argomento di pubblico interesse: e l’autore, che con tutti i libri venduti, il teatro, i fumetti eccetera, era pressoché invisibile diventa all’improvviso riconoscibile e riconosciuto anche con la mascherina e ritenuto colpevole di presunte nefandezze, riccioli inclusi.

Per carità, si tratta di una cosa bella. Bellissima, anzi. È come fare un sogno e la mattina dopo ritrovarsi a incontrare un sacco di gente che è perfettamente al corrente di quel sogno, e ne vuole discutere. Per cui la difesa del ricciolo, con l’aiuto degli altri aspiranti clienti del negozio in saldi, diventa anche divertente, tenuto conto che in una città come la mia la privacy non è mai stato un diritto ma un’eccentrica, inspiegabile aspirazione di soggetti socialmente fobici. Ci si apre perciò al dibattito, godendosi finalmente il sole di metà mattina e cercando di far capire che non si può più intervenire, essendo le puntate ormai tutte registrate.

Alla fine la signora sorride, o almeno credo, sotto la mascherina: e si raccomanda per la prossima serie, rivelando un passato di buona attrice filodrammatica.

Come chiunque peraltro, da queste parti.

La newsletter del Corriere del Mezzogiorno

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui.


Instagram

Siamo anche su Instagram, seguici https://www.instagram.com/corriere.mezzogiorno/

15 febbraio 2021 2021 ( modifica il 17 febbraio 2021 2021 | 18:11)