Norcia, due grandi concerti di Omaggio all’Umbria

di Stefano Ragni – Sotto la spettrale impalcatura che sorregge la facciata della basilica di san Benedetto, la pedana allestita per i concerti sembra suonare come un monito: chi vuole fa, e se chi di dovere onorasse il suo impegno le impalcature che sorreggono l’accesso alla piazza potrebbe essere un cantiere fervoroso e in avanzato stato di consolidamento.

Con tutta Italia incollata al Mundial, le bollette domestiche levitate e la benzina che è salita alle stelle è quanto ci meritiamo. Per fortuna c’è ancora qualcuno che crede nella rinascita e lotta per affermare il principio di non perdere la speranza. Con la musica che mai ci abbandona, anche se poi è necessario che qualcuno la organizzi e la renda fruibile.

Di questo si è occupata nella settimana precedente il festival Omaggio all’Umbria che ha portato nella città-martire dell’Umbria due spettacoli che hanno registrato il pieno dei posti disponibili, accettando anche la deambulazione dei molti che, gelato alla mano, passeggiano per la piazza e poi si fermano, ascoltano e filmano a più non posso. Per i politici nursini, sindaco Alemanno e assessore Perla è comunque una situazione da registrare al positivo. Le manifestazioni di Laura Musella hanno sempre privilegiato lo spazio antistante la maestosa Castellina, portando anche un Macbeth verdiano che Riccardo Muti volle dirigere, crediamo, a titolo gratuito.

Ora, dopo la recente nomina a testimonial umbro dell’Unicef, Laura Musella ha risfoderato una delle sue proposte di massima attrazione, riportando in piazza Uto Ughi. Chi lo ricordava protagonista del concerto sui Piani di Castelluccio non poteva certo mancare, ma anche i non pochi accorsi da fuori hanno ritrovato il celebre violinista ancora più assorto nella sua responsabile missione di offrire la bellezza della sua musica. Impugnando il suo Guarnieri e riproponendo i pezzi del suo consolidato repertorio, Uto è sembrato quasi avvolto da un senso di tragica solitudine, consapevole comunque che la gente si aspetta da lui qualcosa che sia consolatorio ed esaltante; ed ecco allora l’arco guizzare su quelle musiche che abbiamo sentito mille volte, sempre le stesse, accompagnato come sempre dai Filarmonici di Roma, che hanno aperto col Boccherini ormai un po’ logoro. Ma tanto serve solo per aprire, perché il pubblico vuole abbracciare questo elegante maestro lombardo che si è fatto amare dovunque abbia suonato. La sua popolarità è tale che non è sfuggito, a chi segue lo sceneggiato televisivo I delitti del bar Lume, il poliziesco versiliese che ha come protagonista il nostro Timi, che nel corso di una inchiesta del commissario Fusco si parla di un anonimo che telefona continuamente in questura dicendo di essere un violinista e di chiamarsi Uto. Il musicista ha negato di saperne qualcosa, forse bisognerebbe parlare con lo sceneggiatore.

Dopo la farandola dei Vivaldi, di Sarasate, sempre stellare, del Dvorak proposto come bis, a richiesta il conclusivo Piazzolla, prima di chiudere un appuntamento che si vorrebbe rinnovare.

Con Piazzolla si è chiuso anche il secondo concerto che Omaggio all’Umbria ha realizzato nel medesimo luogo lo scorso sabato sera. Si trattava ora di ascoltare il brillantissimo Fidelio ensemble, quattro scatenati musicisti capaci di esaltare il pubblico con canzoni e colonne sonore realizzate con una maestria strumentale fuori del comune. Il fisarmonicista orvietano Sandro Paradisi con la sua eccezionale Navini, il chitarrista Paolo Batistini di Follinica, il percussionista perugino Juri Pecci e il violinista Alessandro Golino, in perfetto stile tzigano, hanno suonato di tutto, dal tango di Villoldo e Gardel, al Valse di Amélie, a Bacalov, Sting, Piovani, Paolo Conte, fino alla silloge dei temi di Morricone. Quando hanno chiesto aiuto al pubblico per l’Helleluja di Choen, un po’ di esili voci si sono alzate in coro.

Se appena tenessero i volumi dei microfoni a livelli più bassi, evitando le distorsioni da discoteca, i quattro di Fidelio sarebbero una certezza strumentale di altissima qualità, portando a dignitosa definizione una rendimento esecutivo che merita solo di essere apprezzato. Certamente la piazza deve pur essere occupata coi microfoni, come ha dovuto accettare anche il tenore Davide Sotgiu, ospite di eccezione di Fidelio, che ha dialogato con gli straordinari musicisti in due cicli di canzoni napoletane, sfoderando anche il suo personale tocco di classe con la versione di Core ‘ngrato che gli riconosciamo come una delle cose più belle del suo ricco repertorio.

Anche per questa seconda serata i volontari Unicef erano presenti con la presidente regionale Catarinelli e chiedere ai presenti un fondo di solidarietà.

Il fresco dei Sibillini ce lo siamo riportati a casa, col rammarico che questi appuntamenti nursini, realizzati coi fondi del Cratere della Regione Umbria, non siano più frequenti. Comunque, a breve, appuntamenti a Scheggino, Spoleto e Cascia.

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