Quando lei “nun vo’ fa cart'”, ovvero il due di picche

due di picche
due di picche

C’è chi lo chiama “palo”, chi lo chiama “due di picche”, alcuni lo definiscono “friendzone”, fatto sta che – in qualsiasi modo lo si chiami – un rifiuto è un fetente di guaio.
Eh si. Il problema, statisticamente, è quasi esclusivamente maschile: sono convinto che Dio, nel famoso discorso della cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, abbia detto “Uomo, tu lavorerai col sudore della tua fronte e, nel tempo libero, acchiapperai una vrangata di pali”, ma che la frase completa si sia persa nel corso delle trascrizioni. I rifiuti aiutano a crearti una corazza (quando prendi sportivamente la cosa) e ad evitare di ricadere negli stessi errori nei tentativi successivi; un po’ come quando nei videogiochi ti uccidono durante una missione, ma puoi comunque riprovarci fino ad arrivare a sconfiggere il mostro. Si, lo so, il paragone è un po’ forzato, ma questo mi è venuto.
Il vero problema, cari amici, non è tanto il due di picche in sé per sé (che per i più esperti si dimentica al respiro successivo), No! il vero problema sono i modi subdoli in cui ti viene servito. Ci sono frasi che le donne hanno prestampate nel DNA; si va dal “Ho bisogno di tempo, esco da una storia di x anni” al “sto pensando di farmi monaca”. Ognuno ha la sua esperienza in merito. La frase più bella che mi è stata detta è “E’ un momento un po’ particolare, ho deciso di non vedere nessuno, ma stai sicuro che, se cambio idea, sarai il primo a saperlo”. Fortunatamente l’esperienza e un briciolo di lucidità mi hanno fatto capire che era un vero e proprio palo, ma poi ho provato a mettermi nei panni di  un pivellino destinatario di una supercazzola del genere; lui, sicuramente, avrebbe comunque continuato a sperare, invano, in un ripensamento della “donzella”, gettando anni e anni della sua vita nel cesso.
Pochi giorni fa ho sentito in un bar un tizio dire ad un amico: “Ci ho provato ma nun vò fa cart”. Erano anni che non sentivo questa espressione, ma – nella sua semplicità – racchiude tutto il senso del corteggiamento che si conclude con un due di picche: tu la vedi e pensi ad una partita a scopa, le parli, lei non ci sta (nun vo fa carte) e allora ripieghi su una delle tante varianti del solitario.

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