Se il vento cambia   c’è democrazia

Dando per scontato il fatto che, per chi è davvero liberale, l’intero arco parlamentare debba avere pari dignità democratica e ideologica, ci viene da dire: “Meno male che il vento tenda a cambiare”. Innanzitutto, ovunque il vento possa cambiare, testimonia l’esistenza della democrazia, significa che il popolo non ha portato il cervello all’ammasso e giudica liberamente la propria scelta politica, perché solo nelle dittature il vento non cambia mai.

Dunque, mutuando le parole del Santo Padre, giacché il Giubileo è iniziato, diciamo che non dobbiamo avere paura di cambiare e di farlo ogni qualvolta si renda necessario. Infatti, la democrazia vive di alternanza, necessita per sua stessa ragione di pluralismo, si ritiene compiuta solo con il succedersi di governi diversi, culturalmente e politicamente. Per questo motivo apprezziamo la vittoria in Francia al primo turno di madame Marine Le Pen, a dimostrazione che milioni di francesi non sono diventati in un attimo pericolosi eversori, ma hanno semplicemente e democraticamente punito le scelte e le politiche del Presidente François Hollande. Solo gli ipocriti intellettuali di una sinistra che si ritiene per definizione superiore a tutto e a tutti gridano al pericolo fascista in Francia, così come hanno fatto per Matteo Salvini in Italia. Solo l’antico vizio di una sinistra onnivora insiste nel messaggio di paura e di pericolo verso ciò che non condivide.

Meno male, dunque, che si possa cambiare, e meno male che si possa affermare un altro modo di intendere e progettare il futuro politico e sociale di ogni Paese. Ecco perché anche da noi occorre che Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi si convincano che solo uniti, coesi e determinati possono competere e vincere; che solo offrendo alla gente un progetto alternativo condiviso e preciso, si possa mettere insieme il consenso che serve. Ciò che manca in Italia, infatti, è proprio un “destra pensiero” liberale, autentico, democratico e laico, un “destra pensiero” nobile e giusto, perché, piaccia oppure no alla sinistra, queste caratteristiche non sono esclusività del “sinistra pensiero”.

Occorre che il centrodestra la smetta con l’autolesionismo di maniera legato ai piccoli opportunismi di potere, è necessario che si concentri unito su un progetto chiaro e alternativo per il governo del Paese, a partire dall’economia, dalla fiscalità, dalla sicurezza, dalla giustizia e dal lavoro. Da Mario Monti in giù è proprio questo che è mancato all’Italia: siamo precipitati sempre più in fondo, come un sasso nell’acqua, tasse, debito, disservizi, disagi e paure hanno occupato tutto lo spazio possibile e immaginabile. Da Monti a Matteo Renzi, la mancanza di un centrodestra vero ha consentito al peggior cattocomunismo di sempre di spartirsi l’Italia, ridurla al lumicino e ossessionarla di tasse inginocchiandola all’Europa, alle lobby e alle banche. Del resto, chi non fa il proprio gioco fa quello degli altri e di questo la sinistra da sempre ha approfittato senza scrupoli e senza sconti, perciò siamo ridotti così, altro che pericoli dei venti antagonisti e alternativi.

Madame Le Pen non è una pericolosa tiranna e nemmeno una becera fascista, ma una signora di grande stile e fermezza politica, preparata e culturalmente attrezzata per offrire alla Francia e ai francesi un’opzione politica e democratica diversa da quella attuale e, statene certi, nessun francese voterebbe Le Pen per rinunciare alla sua libertà. Il vento cambia e meno male, così è giusto che sia, così succede ovunque, così speriamo accada anche da noi e magari dalle prossime amministrative.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:26