Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

La Quadreria

Sala dei Cuoi

La stanza successiva alla Sala della Quarantia Criminale ne costituiva l’archivio: si presume perciò che le sue pareti fossero rivestite di scaffalature e armadi, dei quali vuol rendere un’idea quello addossato al muro di fondo, mobile non originario, come del resto i “cuoridoro” cioè i cuoi ricamati in oro sulle altre pareti.

 

OPERE ESPOSTE:

Maerten de Vos (1532-1603)
Maria Maddalena penitente (seconda metà del XVI secolo)
Olio su tavola
Venezia, Fondazione Musei Civici, Palazzo Ducale in prestito a lungo termine da una
collezione privata
© Photo: KIK-IRPA

Il vaso di unguento presente sulla destra, il teschio e i lunghi capelli che le ricadono sul corpo identificano la protagonista con Maria Maddalena. La composizione riprende la celebre Maddalena penitente dipinta da Tiziano tra il 1530 e il 1535.
Il rimando al modello tizianesco fa supporre che de Vos abbia visto l’originale durante il suo soggiorno a Venezia negli anni Cinquanta del Cinquecento. È anche probabile che ne conoscesse le opere a stampa realizzate dall’incisore olandese Cornelis Cort.
Il paragone con Tiziano pone in risalto l’aggiornamento di Maerten de Vos rispetto all’arte italiana del Cinquecento, con particolare riguardo alle opere veneziane.

 

Quentin Metsys (ca. 1465-1530)
Cristo deriso (ca. 1529)
Olio su tavola

L’episodio raffigurato riprende il passo del Vangelo di Giovanni in cui Cristo, dopo la cattura, viene presentato alla folla con le parole “Ecce homo” ossia “Ecco l’uomo!”. Nel dipinto viene colto il momento in cui il corpo di Cristo è offerto, già emaciato e sofferente, dai suoi aguzzini alla folla. Dietro di lui, un uomo dai tratti aggressivi e violenti regge la corda che gli lega le mani. A sinistra di Gesù, riccamente abbigliato, è Ponzio Pilato: con il gesto delle mani intende comunicare la sua estraneità ai fatti, ma il suo sguardo tradisce il dubbio di aver condannato un uomo innocente.
Documentata a Venezia già nel tardo Cinquecento, come testimoniano le numerose derivazioni, tra cui una copia conservata oggi al Museo Correr e un mosaico di Antonio Zuccato datato 1587, quest’opera venne notata nel 1581 da Francesco Sansovino, il quale la ricorda sull’altare della Chiesetta di Palazzo Ducale.

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Jheronimus Bosch (seguace di)
Visione apocalittica (terzo quarto del XVI secolo)
Olio su tavola

La tavola rappresenta una visione apocalittica, generalmente identificata come una raffigurazione dell’inferno. Il tema era molto caro ai seguaci e agli imitatori di Jheronimus Bosch, pittore olandese di grande fama attivo tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.
L’insieme di queste scenette curiose e a tratti crudeli riprendono direttamente alcuni dei modelli impiegati dal maestro fiammingo nelle sue opere. A spiccare è l’attenzione per il dettaglio, carattere tipicamente fiammingo che veniva apprezzato da numerosi collezionisti veneziani dell’epoca interessati a creare delle collezioni enciclopediche universali.

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Maerten de Vos (1532-1603)
San Giovanni a Patmos con un donatore e un santo (seconda metà del XVI secolo)
Olio su tavola
Venezia, Fondazione Musei Civici, Palazzo Ducale in prestito a lungo termine
da una collezione privata
© Photo: KIK-IRPA

L’opera riunisce le due ante di un altare a portelle, di cui manca la porzione centrale. A sinistra compare il donatore in orazione in compagnia di San Giacomo Maggiore, a destra invece è raffigurato San Giovanni Evangelista sull’isola greca di Patmos intento a trascrivere nel suo libro, l’Apocalisse, la visione appena apparsagli in cielo.
Il paesaggio sullo sfondo, che unisce le due scene quasi a suggerire che esse avvengano nello stesso luogo ma in tempi diversi, compendia le tipiche caratteristiche nordiche evidenti nell’attenzione per i dettagli e nell’utilizzo della tecnica dello sfumato.

 

Frans Floris attrib. (1519/20-1570) e Lambert Lombard? (1505/06-1566)
Adorazione dei pastori, Circoncisione, Adorazione dei magi (prima metà del XVI secolo)
Olio su tavola
Venezia, Fondazione Musei Civici, Palazzo Ducale in prestito a lungo termine da una collezione privata
© Photo: KIK-IRPA

Il trittico presenta tre episodi relativi all’infanzia di Gesù: nello scomparto centrale è raffigurata l’Adorazione dei pastori, mentre nei laterali la Circoncisione e l’Adorazione dei Magi.
Lo stile del trittico propone un’impostazione vigorosa, con un accostamento tra l’attenzione al dettaglio, tipicamente fiammingo, e un carattere descrittivo che guarda alle opere rinascimentali romane di Michelangelo e Raffaello.
Allo stato attuale delle ricerche, l’attribuzione oscilla tra due pittori fiamminghi: Lambert Lombard e il suo allievo Frans Floris. Lombard, dopo un viaggio compiuto in Italia nel 1537, istituì a Liegi (Belgio), sua città natale, la prima Accademia d’Arte del nord Europa. Tra gli allievi figurava Frans Floris, il quale nel suo viaggio in Italia sostò a Firenze e a Roma: rientrato in patria, divenne un pittore affermato.

 

Maerten de Vos (1532-1603)
La Calunnia di Apelle (1594-1603)
Olio su tavola
Venezia, Fondazione Musei Civici, Palazzo Ducale in prestito a lungo termine da una collezione privata
© Photo: KIK-IRPA

Dopo la riscoperta di un testo dell’autore greco Luciano di Samosata (120 d.C. – post 180 d.C.), che descrive La calunnia – un dipinto perduto di Apelle, il famoso pittore di corte di Alessandro Magno – gli artisti del Rinascimento, tra i quali Sandro Botticelli e Raffaello, iniziarono a elaborare le loro versioni del tema. Questa descrizione allegorica dei vari aspetti della calunnia offrì a De Vos un’ottima occasione per mettere in mostra la sua abilità artistica, valorizzata dalle dimensioni del dipinto.
Nel dipinto andato perduto, Apelle raffigurava in chiave allegorica un episodio del suo vissuto: alla corte del re Tolomeo era stato ingiustamente accusato di aver partecipato ad una congiura di Palazzo, per poi esserne scagionato.
Nella sua opera, De Vos raffigura il re Tolomeo con le orecchie asinine. Alle sue spalle compaiono l’Ignoranza e il Sospetto come cattivi consiglieri, mentre la Calunnia trascina per i capelli una bambina, rappresentazione dell’Ingenuità, accompagnata dall’Invidia, dall’Inganno e dal Tradimento. A sinistra, con evidente riferimento alla conclusione positiva della vicenda, appaiono il Pentimento e la Verità svelata dal Tempo.