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domenica, Maggio 19, 2024
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Raimondo Piombino, dal by night a Dedicato a mio padre

Vi raccontiamo la storia di Raimondo Piombino di “Dedicato a mio padre”

Dinamico ed intraprendente, Raimondo Piombino è tra i personaggi che hanno fatto la storia di Salerno. Sempre pronto a cogliere le opportunità che la vita gli mette(va) davanti. E a sfidare tempi e mode.

L’ingresso del ristorante di Raimondo Piombino, “Dedicato a mio padre”

È nato al civico 291 di via Posidonia. Precisamente al piano superiore dello stabile che ancora oggi ospita il ristorante di famiglia. Parliamo ovviamente dello storico Tramp Pub (gestito dal fratello Tonino).

Raimondo Piombino, l’infanzia nel centro storico

Raimondo Piombino è cresciuto nel centro storico di Salerno. Durante la sua infanzia andava a trovare Mario Pantaleone. Gustava i suoi mitici dolci di cui era ghiotto.

Di queste origini va più che fiero. E sciorina ricordi e aneddoti che ancora lo emozionano. La sua mente va al locale che c’era al posto del Tramp Pub.

“C’era una vecchia cantina. Nel cortile del palazzo i viandanti legavano cavalli e carrette per rifocillarsi con le pietanze che mia nonna Grazia preparava. La licenza che avevamo era per la vendita di vini, olio e spaccio di cibi cotti”.

Una parte della famiglia Piombino

Raimondo Piombino e la sua Salerno

Salerno aveva un altro aspetto. Ma Raimondo Piombino la ama a prescindere. Siamo a metà degli anni Cinquanta e via Posidonia non era ancora stata asfaltata, era una strada bianca.

“Ho chiara nella mia memoria l’immagine dei fuochi a carbone, oggi sostituiti dalla cucina. Qui mia nonna si impegnava instancabile da mattina a sera. Mi concedeva di stare nel suo regno. L’accordo era che alimentassi la fiamma col ventaglio”.

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Lo spazio esterno del ristorante “Dedicato a mio padre” di Raimondo Piombino

Dal dopoguerra fino agli anni Settanta Salerno non offriva molto ai giovani. Anzi, in tanti eravamo costretti a rincasare presto. Chi aveva qualche soldo in tasca e voleva divertirsi doveva andare a Napoli o a Roma.

“Qualcuno raccontava di essere stato addirittura a Milano – dice Raimondo Piombino – mentre noi a Salerno ci ritiravamo alle 21. Il nostro massimo divertimento era trascorrere la domenica pomeriggio a casa di qualcuno”.

A fare compagnia c’era la musica del giradischi. Non c’era nessun posto che accogliesse i giovani. “Due erano le alternative serali. Si andava al bar Ponte che era aperto tutta la giornata. Oppure in qualche circolo privato a giocare a carte, zicchinetto o biliardo. Chi apparteneva alla Salerno bene, invece, era un habitué del circolo sociale al Teatro Verdi”.

Il Giamaica

Eccoci agli esordi. La vivacità e l’inventiva di Raimondo Piombino non tardano a manifestarsi.

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Alcuni particolari dell’interno dell’osteria “Dedicato a mio padre” di Raimondo Piombino

Nel 1974 inaugura il Giamaica. Un luogo che ha fatto epoca nella movida cittadina e che ha gestito fino all’apertura del Bogart. Sorgeva nei locali che un tempo erano occupati dal panificio di papà Armando.

Ritorniamo quindi nel centro storico, al civico 28 di via Antonio Genovesi (dove oggi c’è un altro storico ristorante, il “Cicirinella”, n.d.r.).

“Mio padre voleva farmi continuare l’attività di panificatore – confessa – ma io avevo altre idee in mente. Negli anni Settanta abbiamo fatto i lavori che sono terminati precisamente nel 1974. Ricordo ancora adesso quando abbiamo tolto il forno in ghisa”.

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Una parte della cantina di “Dedicato a mio padre” di Raimondo Piombino

Il Giamaica è stato il primo pub di Salerno. “Volevo creare un luogo di ritrovo nuovo e tranquillo per i giovani che potevano trascorrere la serata, davanti ad una birra e qualche stuzzichino. Facevamo 500 persone a sera. Mettevamo su i dischi dei Pink Floyd e dei Rolling Stone e si tirava fino all’alba, seduti ai tavolacci di legno. Occupavo tutti i posti, spesso si trovavano vicino persone che non si conoscevano e qualcuno ha trovato anche l’anima gemella. A fine serata eravamo tutti amici”.

Sulla birra, poi, si apre un altro capitolo. “Per primi abbiamo portato a Salerno la birra alla spina. L’amavo e la amo perché è più scenica. Mi sono rivolto a Giovanni Menichiello che aveva un negozio a Santa Lucia. Era famoso perché aveva sempre disponibilità di tantissimi prodotti tutto l’anno. E riusciva a soddisfare anche le voglie delle ragazze in dolce attesa. Raggiungemmo un accordo. E ogni settimana consegnavano anche a noi finalmente enormi quantitativi di birra cruda. Eravamo tra i primi a bere la Löwenbräu Original”.

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Sempre l’interno di “Dedicato a mio padre” di Raimondo Piombino

Alla ricerca di prodotti sempre particolari

La ricerca di prodotti particolari non si ferma qui.

“Usavamo l’olio extravergine che vendeva papà. La maggior parte delle persone si accontentava della sanza o dell’olio di semi. Studiavamo con entusiasmo cosa preparare. Ricordo il gulash all’ungherese. I fagioli alla messicana. Il risotto al curry. Una miriade di panini. E tantissime salse quali mostarda, senape, wasabi e tabasco. Avevamo un’autentica predilezione per la maionese. La facevamo noi e la usavano specialmente nell’insalata russa o nelle patate alla canadese con uova sode, cipolla e un filo d’aceto”.

E le novità non mancavano mai. Dalle crepes susette con la padella d’argento al salmone affumicato e al cous cous. Una vera delizia era il tacchino intero cotto al forno.

“Veniva servito all’insalata e piaceva tanto. Anche la pasta e fagioli nella terracotta era molto apprezzata. Poi arrivò il momento delle paste in placca. Oltre alla lasagna tradizionale la cucinavamo anche col radicchio. Facevamo vari pasticci, dal sartù napoletano a quello alla bolognese. E finalmente cominciammo con i primi espresso. Il più gettonato era il tagliolino Giamaica. Era fatto con capperi, olio, aglio e prezzemolo, pepe, un po’ di parmigiano o pecorino e panna fresca di giornata. Sperimentammo inoltre i tortelli misti”.

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Un angolo dello spazio esterno di “Dedicato a mio padre” di Raimondo Piombino

“Il pastificio Puppi a Torrione ci preparava tortellini, ravioli e raviolini, panzotti e tortelloni ripieni di ogni bendidio. E realizzò solo per noi un raviolone con una forma apposita che poi arrivò anche in altri ristoranti. Così come pensammo ad una ruota fatta con pasta della lasagna ripiena con ricotta e salame in vari gusti che oggi spopola ancora nei pastifici. Piaceva molto anche la tagliatella al cacao panna e prosciutto. Qualche sera ci dilettavamo col caciocavallo arrostito che ci eravamo procurati da qualche amico. E creammo anche la mantiglia. Anche questa era una semplice pasta sfoglia di lasagna. La condivamo alla siciliana con melanzane, salame e pomodoro. Quindi la cuocevamo al forno ed aveva una forma simile alla sfogliatella”.

Il Bogart

Anno 1989. Nasce il Bogart. Era un club dove ci si riuniva per mangiare e ascoltare musica con spettacoli di vario genere.

“Era meraviglioso vedere i ragazzi salernitani ballare col dj. Portammo a Salerno Claudio Baglioni, Gloria Gaynor e i nomi più noti del jazz e del blues internazionale. Fu un successo inaspettato. Mi ricordo che i proprietari delle discoteche napoletane venivano a curiosare. Dopo dieci anni di attività l’abbiamo dato in gestione a Maurizio Maffei”.

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Altra prospettiva di “Dedicato a mio padre” di Raimondo Piombino

Dall’Amnesia agli altri locali

Fu poi la volta dell’Amnesia. Anno 1985. Raimondo Piombino torna nel centro storico. Al civico 1 di via Antonio Genovesi.

“Nello stesso periodo eravamo anche sulla litoranea costa sud. Aprimmo il Cuba, una discoteca solo all’aperto. Poi inaugurammo il Giardino di Allah a Pastena, nella zona orientale. E infine “Il caffe dell’amore” su via Roma. Inventammo una crema di caffè che piacque subito e proponemmo il primo kebab e le crepes”.

Il filo conduttore comune a tutti i locali era ed è unico. La fantasia di Raimondo Piombino.

Grazie a lui arrivano nel by night salernitano anche altre bevande o cocktail fino ad allora sconosciuti. Dalla caprinna al mojto, dall’irish coffee al caffe alla valdostana.

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I due cuochi di “Dedicato a mio padre”, Amalia Cavaiolo e Feisal

Dedicato a mio padre

Nel 2002 comincia una nuova avventura. Con l’osteria Dedicato a mio padre. Al civico 8 di Vicolo Giudaica, nel centro storico. Nell’attività oggi ci sono anche due figlie, Maria ed Emanuela e la moglie Giovanna che ci occupano della sala. Raimondo Piombino, invece, si dedica alla spesa e all’accoglienza.

In cucina c’è la cuoca di sempre, Amalia Cavaiolo. E con lei Faisal, che l’ha seguito sempre dai tempi del Bogart e Isham, che collabora a Dedicato a mio padre dall’apertura.  

Dopo tanto sperimentare Raimondo fa un passo verso la tradizione. Senza mai dimenticare la grande esperienza maturata in decenni e decenni di gestione di attività tra intrattenimento e ristorazione. Nella sua osteria propone il pesce la cui disponibilità è legata a ciò che il mare fa arrivare a tavola.E non ha perso il “vizio” della novità. È stato lui a proporre il primo crudo in città fin dall’inizio.

La sua resta una cucina salernitana. E il nome (evocativo?) è tutto un programma. Il locale è piccolo ma confortevole e la cucina a vista tranquillizza ed incuriosisce nello stesso tempo chi lo va a trovare, anche per la prima volta.

*Le foto sono di Maurizio Cuoco

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