Il mondo in quattro canzoni degli anni ’60

«Il mio mondo è cominciato in te / Il mio mondo finirà con te». Con questi due bellissimi e semplicissimi versi iniziava la canzone “Il mio mondo” di Umberto Bindi, uno dei massimi rappresentanti della celebre “scuola genovese” di cantautori degli anni Sessanta (insieme con Bruno Lauzi, Gino Paoli, Fabrizio De André e Luigi Tenco).

Bindi, nativo di Bogliasco (a pochi chilometri da Genova), compose questa canzone nel 1963; il brano, tradotto in inglese con il titolo “You’re my world” fu interpretata da cantanti famosi (tra cui Dionne Warwick e Tom Jones), raggiungendo il primo posto nelle hit parade di molti Paesi; nelle versioni francese e spagnola, cantate da Richard Anthony, la canzone spopolò anche in Francia e Spagna. Bindi però nel nostro Paese fu ostacolato e discriminato per la sua omosessualità, che gli causò la radiazione dalla TV di stato.

Il testo è un inno di ringraziamento alla persona amata, considerata centro dell’esistenza, ispiratrice di ogni sentimento, fonte di fiducia e coraggio: «Il mio giorno è cominciato in te, / la mia notte mi verrà da te. / Un sorriso ed io… sorriderò. /Un tuo gesto ed io… piangerò. / La mia forza me l’hai data tu / ogni volta che hai creduto in me».

L’amore ricevuto ha compensato le precedenti delusioni, il rifiuto da parte del “mondo”; e si può dire, quindi, che il “mondo” del cantante coincide con questa passione: «Tu mi hai dato quello che / il mondo non mi ha dato mai. / Il mio mondo è cominciato in te, / il mio mondo finirà con te. / E se tu mi lascerai / in un momento io morirò».

Meno struggente, più velleitaria nelle sue intenzioni filosofico-esistenziali, ma destinata a un successo eccezionale, fu un’altra canzone, incisa dal 1965 da Jimmy Fontana; si intitolava “Il mondo”. La musica era dello stesso Fontana (in collaborazione con Lilli Greco e Carlo Pes), mentre il testo fu scritto da Gianni Meccia.

Il brano partecipò alla rassegna musicale “Un disco per l’estate 1965” e si piazzò al primo posto nella classifica dei 45 giri per dieci settimane, ottenendo poi il Disco d’Oro per avere superato il milione di copie vendute. Al successo contribuì indubbiamente l’arrangiamento del grande Maestro Ennio Morricone; anche questa canzone ebbe una fama internazionale e fu interpretata da molti artisti famosi.

Il testo si riferisce al “mondo” nel senso astronomico del termine: in una notte (presumibilmente d’estate), un uomo si scorda per un po’ del suo amore («No, stanotte amore / non ho più pensato a te») e invece, leopardianamente, si sente creatura dell’universo al centro di uno “spazio senza fine”, uno spazio nel quale gli amori nascono e finiscono, mentre le gioie e i dolori si alternano per tutti indistintamente: «Ho aperto gli occhi / per guardare intorno a me. / E intorno a me / girava il mondo come sempre. / Gira, il mondo gira / nello spazio senza fine / con gli amori appena nati / con gli amori già finiti, / con la gioia e col dolore / della gente come me».

Al “mondo” il cantante si rivolge direttamente, perdendosi nel suo silenzio e avvertendo la propria insignificante nullità: “Un mondo: / soltanto adesso, io ti guardo / nel tuo silenzio io mi perdo / e sono niente accanto a te».

Di questo universo viene percepita l’eternità, il susseguirsi perenne della notte e del giorno, l’immutabile esistenza (forse indifferente, come la Natura leopardiana di fronte all’islandese, alle misere vicende umane): «Il mondo / non si è fermato mai un momento. / La notte insegue sempre il giorno / ed il giorno verrà».

L’anno dopo, 1966, Sergio Endrigo lanciò una canzone intitolata “Girotondo intorno al mondo”, ispirata alla lirica “La ronde autour du monde” del poeta e drammaturgo francese Paul Fort (“Si toutes les filles du monde  voulaient se donner la main, / tout autour de la mer, elles pourraient faire une ronde…”).

La prima impressione è quella di una canzone per bambini, ma in realtà il messaggio è molto profondo: «Se tutte le ragazze, / le ragazze del mondo / si dessero la mano, / si dessero la mano, / allora ci sarebbe un girotondo / intorno al mondo, / intorno al mondo. / E se tutti i ragazzi, / i ragazzi del mondo / volessero una volta / diventare marinai, / allora si farebbe un grande ponte / con tante barche / intorno al mare. / E se tutta la gente / si desse la mano, / se il mondo, veramente / si desse una mano, / allora si farebbe un girotondo / intorno al mondo, / intorno al mondo».

Un sogno struggente di pace e di speranza, tanto più utopistico sia in un’epoca come quella, in cui la guerra del Vietnam era nella sua fase più cruenta, sia nell’epoca attuale, in cui l’uomo del nostro tempo si rivela sempre, ostinatamente, “quello della pietra e della fionda”.

Infine, c’è una meravigliosa canzone del 1969 interpretata dal leggendario Louis Armstrong, “We have all the time in the world” (“Abbiamo tutto il tempo del mondo”), che apparteneva alla colonna sonora del film “Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà” (primo film dell’era post-Connery, con un dimenticabilissimo George Lazenby nel ruolo di James Bond). Il titolo della canzone era tratto dalle ultime parole di Bond (sia nel romanzo che nel film), pronunciate dopo la morte di sua moglie Tracy.

In realtà Armstrong era troppo malato per suonare la sua tromba (morì due anni dopo), sicché essa fu suonata da un altro musicista (molto probabilmente Herb Alpert).

La canzone fu pubblicata come singolo sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, ma sul momento non ebbe molto successo; divenne paradossalmente famosa nel Regno Unito 25 anni dopo, nel 1994, come risultato di una pubblicità della birra Guinness, allorché i My Bloody Valentine ne fecero una cover. Da allora il successo del pezzo fu straordinario: nel 2005 un sondaggio della BBC appurò che era la terza canzone d’amore più popolare suonata ai matrimoni. La versione strumentale del tema ricomparve nell’ultimo film di James Bond. “No time to die” (2021).

Il testo afferma che non manca, per noi, il tempo di fare le cose più importanti, soprattutto per scoprire le gioie dell’amore: «We have all the time in the world, / time enough for life to unfold / all the precious things love has in store. / We have all the love in the world: / If that’s all we have, you will find / we need nothing more» (“Abbiamo tutto il tempo al mondo, / tempo sufficiente alla vita per scoprire / tutte le belle cose che l’amore ha in serbo. / Abbiamo tutto l’amore al mondo: / se ciò è tutto quello che abbiamo, / scoprirai che non abbiamo bisogno d’altro”).

Nel cammino della vita dovremo metterci alle spalle le “preoccupazioni del mondo”: «Every step of the way / will find us / with the cares of the world / far behind us» (“Ogni passo della strada ci farà ritrovare / con tutte le preoccupazioni del mondo lontane, alle nostre spalle”). Troveremo allora il tempo necessario per l’amore: «We have all the time in the world / Just for love, / nothing more, nothing less, / only love» (“Abbiamo tutto il tempo al mondo, / solo per l’amore, / niente di più, niente di meno, solo l’amore”).

E visto che abbiamo tutto il tempo del mondo, cerchiamo di farne tesoro, come del resto diceva già l’antico filosofo Seneca: “Vita, si uti scias, longa est” (“La vita, se tu sapessi farne buon uso, è lunga”); ma in quel periodo ipotetico misto, in cui la protasi possibile (“se tu sapessi…”) cozza con la apodosi reale (“è lunga”), emerge il dubbio legittimo su come gli uomini sprechino il loro tempo malamente: “exigua pars est vitae quā vivimus” (“è esigua quella parte di vita in cui viviamo”).

Ma questo è un altro discorso; e ci sarebbe semmai da meravigliarsi (ma non troppo) del fatto che anche qualche canzonetta possa essere il trampolino di lancio per qualche riflessione meno effimera e banale sulla nostra vita.

P.S.: Ecco i link su YouTube per riascoltare le canzoni:

IL MIO MONDO – https://www.youtube.com/watch?v=7b-q-EQrm2M

IL MONDO – https://www.youtube.com/watch?v=HFyCfFJC0no

GIROTONDO INTORNO AL MONDO – https://www.youtube.com/watch?v=5-wkjTI8RUM

WE HAVE ALL THE TIME IN THE WORLD – https://www.youtube.com/watch?v=RMxRDTfzgpU

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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