Un genio comico, Peppino De Filippo.
Un immenso artista che, come disse Fellini, “qualsiasi teatro del mondo ci poteva invidiare tanto era particolare e seducente”.
Attore e drammaturgo tra i più amati del Novecento, nato e cresciuto sul palcoscenico, De Filippo deve la sua popolarità al fortunato sodalizio con Totò – con cui girò sedici film – e allo straordinario “Pappagone”, il personaggio da lui inventato che debuttò in televisione nel 1966.
Certo, da Pappagone ad Harold Pinter il passo può sembrare lunghissimo ma in realtà non è così, soprattutto se si parla del grande Peppino.
E così De Filippo si mette alla prova e veste i panni del vecchio clochard nell’adattamento televisivo de “Il Guardiano” – scritto da Pinter nel 1959 – diretto da Edmo Fenoglio e trasmesso dalla Rai nel gennaio 1977. Accanto a lui Ugo Pagliai e Lino Capolicchio.
Tra le opere più acclamate di Pinter, “Il Guardiano” si svolge in un piccolo tugurio pieno di inutili cianfrusaglie, spifferi e infiltrazioni d’acqua piovana dove si snodano le vicende dei tre improbabili personaggi: due giovani fratelli, di cui uno psicolabile perseguitato dal ricordo di un soggiorno in manicomio dove subiva l’elettroshock, e di un barbone che cerca di sistemarsi in quella loro piccola casa nella zona ovest di Londra.
Con l’approvazione di Pinter, Fenoglio decide di ambientare la commedia – al fine di renderla più fruibile per il pubblico italiano – in una stanzaccia della periferia milanese, un ambiente non poi così dissimile dalla realtà inglese.
Anche i personaggi diventano italianissimi e il vecchio clochard, interpretato da De Filippo, non si chiamerà più Davis ma Pasquale Scognamiglio e, naturalmente, parlerà napoletano!
E per chi volesse vedere o rivedere “il Guardiano” …