Pasta con le cipolle

Perché oggi vendi tappeti?
Mica avevo capito. 16 minuti di riflessione dopo ero ancora a livello zero comprensione.
Pensavo solo a Saharah in Animal Crossing, al leggero razzismo di Tom Nook che fa vendere tappeti sulla spiaggia ad un cammello ambulante che non sa parlare bene l’italiano.

Inserisci una didascalia perché a me non viene niente di intelligente da dire.

La sera rincara la dose. Risponde alle mie domande del cazzo, poi dopo un po’ conclude con Non ti devo convincere, non devo vendere tappeti.
Di nuovo i tappeti. Mi incazzo lì per lì. Poi però.
Bisogna stare attenti a quello che mi si dice. Non perché mi faccio male, ma perché poi io ci penso.
E ci ripenso.
E ci penso di nuovo.

Poi mi rendo conto.

Eh, cristo, è vero che vendo tappeti. Ma mica a te, mica al multiverso. A me.
Vivo ogni cosa con un’immensa ansia da prestazione e manco me ne rendo conto. Provo, riprovo e con la scusa che voglio imparare non si sa bene cosa, inseguo un perfezionismo inesistente.
Sono come quel mio collega di tanti anni fa che durante la pausa pranzo mi guardava tagliare l’hamburger e mi diceva: Se lo tagli così e così e così risparmi tempo.
Mi domandavo a cosa servisse il tempo risparmiato.
Mi domandavo le origini della sua ansia da risparmio.
Lo prendevo in giro e sono diventata come lui, forse.

Sì, lo so, non li sopporti più questi post. Giuro che domani parlo di cinema o di videogiochi o.

Niente di tragico, sia chiaro. Anzi, rendersi conto delle robe è il primo passo per smettere di tirar dentate contro il fondo della piscina durante un tuffo troppo difficile.
Se poi mi si fa la domanda giusta, capitolo.
Ma tu, alla fine, cazzo vuoi? Mi sfugge. Cosa devi diventare?
Me lo chiede quasi a cazzo di cane, nella sua maniera brutale che semplifica ciò che io tendo a complicare. Domanda che ha sbrogliato – anche solo per un attimo – alcuni dei miei nodi non casuali (quei nodi da marinaio, quelli imparati sui manuali, non quelli stile auricolari scordati nelle tasche).
I nodi involontari sono difficili da sbrogliare.
Quelli volontari, invece, è solo questione di tecnica. Mi faccio e mi disfo.
Quindi dovrei in effetti piantarla di rendere tutto così complesso, soprattutto ciò che mi piace.
Ci vorrebbe concentrazione in apertura, non in chiusura.
La rigidità spezza.
#the crow from Superhero Movies and TV shows of the 1990s

E non può piovere per sempre, sì. Chi dice Donna baffuta sempre piaciuta?

Ma poi non cozza con quello che sono?
Perché riesco a sbattermene il cazzo di tutto (della casa sempre lercia, dei vestiti stropicciati, dei capelli casuali, del giardino zingaro) e poi non sono in grado di darmi pace per robe semplici?
Ho tanti pensieri misti, oggi, difficile dare una coerenza narrativa.
Per fortuna non devo rendere conto a nessuno, manco a me.
Mi domando se domani vedrò l’oggi con la stessa ottica.
Se ciò che mi stimola sarà percepito come l’ennesimo slancio verso il vuoto, l’ennesima accelerazione per non fermarmi a pensare che per quanto fai e per quanto cerchi, è tutto qui. Che puoi dire, fare, pensare, baciare, lettera e testamento quanto cazzo vuoi, ma è tutto qui.
#doctor who from TV & FILM GIFs

Sì, anche io non ci sto.

Vivere, vivere all’occorrenza.
In questo porcile in cui esisto – un bordello di emozioni, rancori, odi, attese disattese – non rimangono molti angoli in cui sentirsi puliti.
Non si può fingere in eterno, attendere in eterno, sperare in eterno.
Proprio non si può.
La certezza di aver aperto bocca, aver parlato, aver detto, aver dichiarato ma che a destinazione siano giunte frasi spezzate, parole a metà, quando non proprio dei versi gutturali… La certezza, dicevo, mi svuota. Ogni significato perso nella traduzione, nel vano tentativo di far comunicare il mio cervello al tuo.
Sono abituata a non essere per l’esterno e abitudine è sinonimo di normalità. Eppure ce ne sarebbero di cose che vorrei gridare. Ma non è rimasto più nessuno contro cui farlo. Purtroppo e per fortuna.
Piove.
Sono contenta di questo cambio di clima.
#animal crossing from elle ♔

Pioggia a Kaiju’s Land.

Il caffè era buono. I muscoli rispondono di nuovo all’esercizio fisico, sento i dolori post allenamento. Il cibo ha un sapore nuovo ad ogni pasto. Cucino per me, mi dedico del tempo per sedermi e trascorrere  più di un momento insieme ai miei pensieri.
Scrivo di nuovo. Ogni mattina, ogni sera. Non vorrei più dormire, vorrei più ore per restare sveglia ed osservare.
Nelle mie orecchie quella canzone.
Gli Afterhours cantano Cose semplici e banali per riconciliarmi con gli anni sprecati. E dentro ci sei tu. 
Pure oggi che mi sento svuotata.
Pure oggi che ho detto cose che non avrei mai voluto dire.
Pure oggi che ho detto cose che non avrei mai voluto pensare.
Pure oggi, in fondo, va tutto bene.

Non cercare di dare un senso alle mie parole, non mi capisco da sola.

Mi sento come quando sai che sta per piovere ma non tiri dentro i vestiti che hai steso il giorno prima.
Che poi non è che mi senta così. È proprio il mio comportamento standard.
BOH.
In effetti, cazzo sto facendo? Perché? A che serve?
Qui c’è altro oltre al gusto di imparare per il gusto di imparare. C’è altro oltre al guardarmi vivere senza aspettative.
Sto vendendo tappeti a Kaiju’s Land.
Ma a chi non si sa.

Il poeta mi parla pure oggi.

 

Tremano le mani nel cercare invano i rami di questi alberi fioriti ma che danno frutti amari.
Ho il timore di dovermi accontentare ancora un altro po’ per capire se la necessità primaria resta il fatto di esser pronti per tutto. Fare finta all’occorrenza di essere forte quando sei distrutto. La competizione è l’essenza della corsa persa in partenza. Vivere, vivere, vivere… all’occorrenza.

Gabbani si mangia tutti i Battiato, i Fossati, persino i Guccini di questa terra.

Pasta e cipolle, ho scritto abbastanza e non s’è capito un cazzo.
Go, go,go!
#Galaxy Rangers from Animation is beautiful

Andiamo, va.

Per preparare una pasta e cipolle, per due persone, hai bisogno di:
  • 180 grammi di pasta;
  • 500 grammi di cipolle (peso preso dopo la pulizia), comprane il doppio e vai tranquillo;
  • 20 grammi d’olio;
  • 50 grammi di pangrattato;
  • 30 grammi scarsi di pecorino romano da mettere sui piatti;
  • sale e pepe;
  • 100 grammi di vino bianco + una leggera spruzzata ulteriore, se serve.

Occupiamoci subito del pangrattato: lo metti in un padellino, senza grassi, e lo scaldi finché cambia colore. Non scordartelo, gira spesso. Poi mettilo a riposare in un piatto.

Cominciamo dalle cipolle.
Devi armarti di coltello, pazienza e tagliarle a pezzetti.
Dopodiché versi 20 grammi d’olio in padella, li scaldi bene e poi cacci dentro le cipolle.

Fiamma abbastanza sostenuta, fai andare per una decina di minuti, girando spesso. Non le stiamo stufando, le stiamo proprio facendo andare a cannone: il risultato dovranno essere delle cipolle morbide ma croccanti nello stesso tempo.
Ovviamente valuta tu la forza della fiamma, che non le dobbiamo carbonizzare.

Dopo una decina di minuti versa i 100 grammi di vino e fai evaporare.

Aggiungi un po’ di sale e prosegui la cottura.
Le cipolle avranno bisogno di circa 20 minuti di cottura e verso la fine noterai che comunque tenderanno ad attaccarsi sul fondo. A quel punto versa un altro po’ di vino per staccare quella roba attaccata sul fondo, che è BUONA.

Poi spegni ed attendiamo la pasta.

Scola la pasta giusto un minuto prima del tempo indicato sulla confezione e poi cacciala in padella.

Concludi la cottura, bagna con l’acqua se occorre.

A fiamma spenta aggiungi 20-25 grammi di pangrattato.
Valuta tu il livello di sabbiosità che vuoi ottenere.

Ora si va sui piatti e sopra metti un po’ di pangratto, pepe e una leggera spolverata di pecorino.
Ecco cosa dovresti avere davanti:

Ciao e buon appetito!