Il circolo vizioso della liquidità

La liquidità sta invadendo i mercati, ultimamente anche quelli europei, e il fenomeno si sta intensificando per le politiche messe in atto dai banchieri centrali. Ha cominciato Bernanke, comprando 80 miliardi di titoli obbligazionari al mese, poi ci ha pensato il Giappone ad attuare una politica inflazionistica portando lo yen ai minimi termini, e adesso tocca a Draghi, pronto a usare qualsiasi strumento pur di non far cadere l'Europa nella deflazione. Ma la domanda da farsi è: queste politiche, alla fine, hanno un impatto benefico sull'economia reale? Fanno aprire nuove fabbriche, assumere nuovi dipendenti, lanciare nuovi prodotti sul mercato? O la liquidità rimane circoscritta all'ambito finanziario e arricchisce ancor di più chi lavora nella finanza, sia un banchiere d'affari, un trader o un gestore di hedge fund?

Mario Draghi

 

La teoria liberista, è noto, sostiene che l'importante è far girare il denaro e i mercati, poi i benefici si trasferiranno anche agli altri settori dell'economia, con quel meccanismo che viene denominato "trickle down". Ma nella realtà negli ultimi due anni, cioè da quando Draghi ha implementato gli Ltro, cioè i prestiti massicci alle banche in difficoltà, abbiamo visto solo la prima parte del film, con le banche che fanno utili con il carry trading, prendendo a prestito soldi a tassi ridicoli e impiegandoli in titoli di stato lucrando la differenza. Di maggiori impieghi a imprese e famiglie neanche parlarne. Ora il governatore ha reso non conveniente per le banche tenere ferma la liquidità presso la banca centrale e per questa via spera di stimolare gli impieghi. Ma le aziende sane che in questi mesi sono riuscite ad andare sul mercato per finanziarsi con i bond non hanno bisogno delle banche. Ne hanno invece bisogno come il pane la miriade di aziende piccole e medie in difficoltà, cui le banche hanno paura di prestare soldi.

Haruhiko Kuroda, governato della Bank of Japan

Haruhiko Kuroda, governato della Bank of Japan

Dunque al momento si sta soltanto assistendo a un moltiplicarsi di operazioni di aumenti di capitale, collocamenti di quote sul mercato, Ipo, emissione di bond convertibili, tutte foriere di grandi commissioni per i banchieri d'affari e per chi lavora con i mercati finanziari. Certo se le aziende che si quotano incamerano liquidità per crescere sui mercati esteri e per questa via aumentano l'occupazione si potrà dire che il meccanismo dell'economia di mercato funziona a meraviglia. Tutti avranno più soldi a disposizione da spendere e i maggiori consumi faranno da traino alla ripresa. Ma se tutto ciò non avviene o si verifica solo in parte si avrà l'indesiderato effetto di un aumento delle diseguaglianze, con i ricchi sempre più ricchi e le classi medie e basse che non riescono ad agganciare il treno che passa. Se poi malauguratamente qualche titolo subprime (in Cina è allarme rosso su questo fronte) o qualche truffa da bolla speculativa riporteranno tutti con i piedi per terra, ecco che le speranze dei banchieri centrali si dissolveranno in pochi attimi.

 

Ben Bernanke

Sarebbe dunque opportuno fare in modo che il circo della finanza aspettasse a portarsi a casa commissioni estipendi da capogiro, almeno finchè non si saranno visti gli effetti positivi sull'economia reale delle attuali politiche monetarie. D'altronde, in presenza di banche centrali che stampano moneta dal nulla, il valore aggiunto di banchieri e avvocati al banchetto delle Ipo e degli aumenti è ridotto ai minimi termini, e comunque non giustifica commissioni, premi ed elargizioni da capogiro. E dunque un po' di giustizia finanziaria sarebbe più che giustificata.

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