Pennabilli (RN): orti, giardini, bellezza e cultura

Situato a metà strada fra la Toscana e il mare, lungo quella che viene chiamata Strada Marecchiese, che collega appunto Rimini con Sansepolcro (Ar), su una collina ai piedi del Monte Carpegna, troviamo Pennabilli, uno dei Borghi più affascinanti della Valmarecchia.

Le sue origini sono davvero bizzarre, visto che si tratta di due castelli che, dopo essersi fatti la guerra per anni, una volta divenuti “Liberi Comuni”, decisero di unirsi in un unico soggetto. I Castelli erano quello della Penna, che guardava la valle del fiume Marecchia e il versante toscano, e quello dei Billi, ai piedi del Monte Carpegna, e che si affacciava verso il territorio marchigiano, castelli che, ora come ora, identifichiamo con “Il Roccione”, sul quale sorgeva il castello di Penna, e “La Rupe” per il Castello dei Billi. Nei primi anni del Medioevo, inoltre, da qui partì la Famiglia dei Malatesti (o Malatesta), che poi rese famosa Rimini, e fu protagonista per molti anni, con i rivali Duchi d’Urbino, delle vicende belligeranti della valle, e non solo. Qui da sempre si respira Cultura, si fa la Storia, si costruisce Bellezza, qui da sempre, grazie anche alla sua strategica posizione, passarono poeti, scrittori, monaci di ogni religione, artisti, e qualcuno vi rimase anche stabilmente, ma questo lo vedremo più avanti.

Situato all’interno del Parco Interregionale dei Sassi Simone e Simoncello, è circondato da una natura esuberante, all’apparenza dura, ma invece benevola di rigeneranti aree verdi, abbondante fauna e panorami mozzafiato. Circondata da tanta bellezza naturale, è stato quasi inevitabile che, chiunque passasse da qui, poi, ne risultasse talmente colpito e cercasse di riportare gli elementi naturali che incontrava, nelle proprie opere.

Il più famoso di questi artisti è stato sicuramente Tonino Guerra, sceneggiatore, poeta ed artista tutto tondo, che alla fine degli anni Ottanta, decise, ormai sulla via della pensione, di lasciare Roma, Cinecittà e i ricordi della “Dolce Vita” capitolina, e di stabilirsi a Pennabilli, nonostante fosse nato a Santarcangelo di Romagna (altro borgo della valle). Qui iniziò a dare sfogo ad una sua “seconda giovinezza” artistica, coniugò arte e natura, creando bellezza e cultura, dando vita a installazioni permanenti, sospinto dal suo motto, che, nel 2001 divenne anche tormentone pubblicitario, in compagnia del suo inseparabile amico Gianni Giannini, al quale diceva “L’ottimismo, è il profumo della vita”.

Tanto ottimismo, tanta sete di bellezza, hanno fatto scaturire dalle sue mani opere le più diverse, ma tutte con un forte legame alle tradizioni e alla terra, e tutte queste opere sono raccolte sotto il nome de “I Luoghi dell’Anima”, un Museo Diffuso, che scorre lungo il borgo di Pennabilli, e nelle sue frazioni, come in quelle di Bascio e Ca’ Romano.

A far parte di questi luoghi troviamo innanzitutto “L’orto dei Frutti Dimenticati”, un luogo dove il Poeta raccolse alberi da frutto antichi, quelli legati alla sua infanzia, come il Biricoccolo, il Pero Cotogno, il Giuggiolo, il Nespolo, alternandoli ad opere d’arte come “L’’Arco delle favole per gli occhi dell’infanzia”, del ceramista Giò Urbinati, “Il Bosco Incantato”, con la sua lumaca bronzea che invita alla lentezza e alla riflessione, la fontana “La voce della Foglia”, opera in legno, che fa ricadere l’acqua su una vecchia pietra di un antico mulino, dall’altezza di tre metri, “La Cappella di Tarkovsky”, omaggio del maestro all’amico regista, “La porta della Lumaca”, opera del ceramista faentino Aldo Rontini, una porta chiusa (destinata ad non esser mai aperta), nella facciata di una cappella, costruita con le pietre di chiese scomparse della Valmarecchia, oppure “La Meridiana dell’Incontro”, dello scultore polacco Krysztof Bednarsky, che nelle ore pomeridiane, proietta le ombre dei visi di Federico Fellini e di Giulietta Masina, o “L’Orologio Umano”, strana meridiana sul tetto del Lavatoio Comunale, ed è l’unica meridiana in cui lo “Gnomone” non è fisso, ma è la persona stessa che, posizionandosi nello spazio del mese corrente, proietterà l’ora relativa. L’opera è stata eseguita dal ceramista Giò Urbinati.

All’interno dell’Orto, che amava definire “Museo dei Sapori”, troviamo anche “Il Rifugio delle Madonnine Dimenticate”, un angolo dove Guerra raccolse una serie di Madonne in terracotta, solitamente all’interno delle cellette votive, che immaginò arrivate fin lì, per sfuggire all’incuria umana. A quest’opera seguirono “La strada delle Meridiane”, ovvero un percorso con sette meridiane artistiche, collocate sui palazzi storici del borgo, “Il Santuario dei pensieri”, un luogo ricavato nelle mura perimetrali di una stanza di un palazzo malatestiano in rovina, al cui interno sette sculture bizzarre, sette specchi della mente, incitano alla meditazione e all’introspezione, l’installazione “L’angelo con i baffi”, quadro del pittore milanese poiaghi, all’interno della ex cappellina dei caduti, ispirato ad un racconto del maestro, “Un Ànzal si bafi” appunto, tutti all’interno del borgo di Pennabilli, nel quale si trova anche il museo a lui dedicato, “Il Mondo di Tonino”.

Le installazioni “Il Giardino pietrificato”, sette tappeti in ceramica, opere del ceramista Giò Urbinati, ai piedi della Torre medievale di Bascio, in omaggio a sette personaggi legati alla Valmarecchia (Fanina dei Borboni di Francia, Giotto, Matteo da Bascio, Bonconte da Montefeltro, Uguccione della Faggiola, Dante Alighieri e Ezdra Pound), e la “Madonnina del rettangolo della neve”, presso l’abitato di Cà Romano, una piccola cappella della metà del settecento, all’interno della quale è stata posizionata un opera della ceramista Muky, raffigurante appunto la Madonna della Neve, di cui all’esterno una mattonella di ceramica, ne ricorda la storia, e con la porta della cappella, disegnata dallo stesso Guerra, facilmente riconoscibile dal motivo a foglia, ricorrente nelle sue opere, si trovano invece, a circa 15 km dal borgo pennese, in direzione Sansepolcro.

Ma a Pennabilli la bellezza non la si trova solo nelle opere del maestro Guerra, ma ad esempio anche in alcuni punti del borgo, emotivamente particolari, che lo trasformano ne “Il Piccolo Tibet del Montefeltro”: la “Campana di Lhasa” sulla vetta del Roccione, che domina il paese e la valle sottostante, il Chorten “ORAZIOni per il Tibet”, a fianco del “Santuario dei Pensieri”, e il “Gelso del Dalai Lama”, all’interno dell’Orto dei Frutti Dimenticati, tre simboli che insieme alla casa natale di Frà Orazio da Pennabilli, testimoniano il legame fra il “Lama Bianco”, come veniva chiamato il monaco francescano, e il Tibet, dove nel Settecento, visse per vent’anni e instaurò un legame fortissimo con quella popolazione, studiandola e tramandando le loro tradizioni, scrivendo addirittura il primo dizionario Italiano-Tibetano, tanto che il Nobel per la Pace, il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatzo, per ben due volte, si è recato nel borgo pennese, a sottolineare l’amicizia fra le due religioni, fra i due popoli.

Altra bellezza intrecciata alla cultura, la si può incontrare, andando a visitare le chiese, le pievi, le cattedrali del borgo e delle sue frazioni, dove fino ai giorni nostri sono arrivate testimonianze di grande pregio, come la Cattedrale di S. Leone e di San Pio V (Secolo XVI), nel centro del paese, con alle sue spalle il Monastero Agostiniano (Secolo XVI), oppure il Santuario della Madonna delle Grazie (Secolo XII), ora Museo Diocesano del Montefeltro, la Chiesa di S. Filippo (Secolo XVII) , la Chiesa della Misericordia (Secolo XIV), o la Pieve di S. Pietro in Messa (Secolo X), nella frazione di Pontemessa, o il Convento degli Olivi (Secolo XVI) in quella di Maciano.

Ma Pennabilli è anche la sede di un Museo particolarissimo, ovvero del “Mateureka – il Museo del Calcolo”, luogo affascinante, dove, il Professor Renzo Baldoni, ha voluto costruire un percorso didattico che, ripercorrendo l’evoluzione umana, seguisse pari passo anche quella del calcolo, dove trovare le prime scoperte, le prime tavole di calcolo, i primi strumenti, i libri di Matematici come Luca Pacioli, le opere ingegneristiche di Leonardo, i bastoni di Nepero o i disegni di Escher, ma anche macchine uniche, esemplari rari, veri gioielli di tecnologia computistica, come la Pascalina, il Comptometer, la Curta (la macchina calcolatrice più piccola al Mondo), fino alla madre di ogni moderno Pc, la Olivetti Programma 101, il primo Computer “Da Tavolo”, un vero gioiello della tecnologia Italiana. Insomma un luogo dove si intraprende un viaggio di 4500 anni pieno di fascino e davvero emozionante.

Inoltre, addentrandovi nel territorio pennese, potrete trovare altri luoghi dove, benessere e bellezza, sotto l’aspetto naturale, la fanno da padrona, uno su tutti il “Parco Interregionale Dei Sassi Simone e Simoncello”, un Parco Naturale, tra le regioni Marche, Emilia Romagna e Toscana, dove meraviglie della natura e storia si intrecciano, offrendo racconti meravigliosi, uno su tutti quella della “Città del Sole”, opera utopistica rinascimentale, che la famiglia Medici, nel XVI° secolo, tentò di costruire sulla vetta delle massiccio del Sasso Simone, a 1200 metri.

Prima di questo tentativo, la zona era abitata da Monaci Benedettini, che per scappare alle incursioni Longobarde, trovarono qui abbondanza di pascoli e boschi dove “coltivare” il loro Ora et Labora, fra boschi di Faggi e Abeti, Querce e Noccioli. Quassù, fra ruderi di vecchi castelli e di conventi fortificati, regna il Lupo Appenninico, il Cinghiale, il Capriolo, durante le passeggiate nel bosco qui poi imbatterti in Scoiattoli che saltano fra i rami, in orchidee selvatiche e in funghi porcini, alzando gli occhi al cielo potresti vedere volare sopra di te un Falco Pellegrino o un Aquila Reale.

Ma la cosa che consiglio maggiormente di fare, è di rimanere in silenzio e ascoltare il respiro del bosco, un respiro intenso, che rigenera, che porta pace, un silenzio che racconta più di mille parole. Se sfortunatamente non dovessi incontrare nulla di tutto ciò, puoi comunque fare un salto a visitare il MUSSS, ovvero il Museo Naturalistico del Parco, dove potrai incontrare la flora e la fauna che regnano attorno al Sasso Simone e Simoncello, puoi pianificare delle passeggiate e fare anche attività didattiche.

A Pennabilli, puoi venire in ogni stagione, perché il suo fascino è costante, come quello del piccolo Teatro Vittoria, ricavato all’interno dell’antico Palazzo Fuffi (Secolo XV), teatro storico come tanti in valle, che è il centro culturale del borgo, che accoglie pubblico e artisti con il motto “Ostium no Hostium” che invita a portare amici e non nemici, puoi venire in primavera, in inverno, in autunno perché troverai mille eventi ad accoglierti, puoi venire anche in estate e seguire due eventi culturali di grandissimo richiamo e spessore.

Il primo è la “Mostra Mercato Nazionale di Antiquariato”, arrivata ormai alla 50° edizione, con la partecipazione di appassionati provenienti da tutta Europa, il secondo è “Artisti in Piazza”, Festival di Arti Performative, giunto alla sua 25° edizione, dove attori, acrobati, cantanti, danno il meglio di se, lungo le vie del borgo e nelle piazze principali, in esibizioni elettrizzanti, che attirano persone da ogni dove, gruppi di giovani, famiglie, che fra uno snack tradizionale e un cibo etnico, corrono ad applaudire la genialità, l’estro e la bravura di questi “Artisti di Strada”, che comminando a portano la loro allegria colorata e contagiosa fin dal lontano 1997.

Quindi se sei amante della Cultura, della Bellezza, dell’Arte, della Natura, se ami gustarti cibo genuino e tradizionale, in una trattoria o in un ristorante stellato, potrai riposare in un amichevole Bed & Breakfast, in un Hotel o in un moderno Ostello, se ami perderti nella Storia, di ieri e di oggi, se vuoi regalarti emozioni, se vuoi farti abbracciare dalla bellezza, non devi far altro che scrivere sul tuo navigatore: Pennabilli, e avrai la garanzia di non restare deluso, e lo potrai fare in ogni mese dell’anno, sia che tu sia solo o in compagnia, perché Pennabilli non delude mai!


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GIANLORIS CRESTI
Nato a Rimini nel 1966, dopo gli studi di Ragioneria, per i quali non nutrivo un grosso interesse, ho iniziato ad occuparmi di Turismo e di Promozione, e negli anni ho iniziato a collaborare a livello amatoriale, con riviste mensili locali e riviste web, scrivendo articoli sulla mia valle, sulle sue tradizioni e la sua storia. Ottenute poi le qualifiche di Tecnico Marketing Turistico e di Promotore Turistico Territoriale, ho dato una svolta alla mia vita, accrescendo il numero di collaborazioni, anche come fotografo naturalista, una mia vecchia passione.

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