Siviglia arte e passione – Alla scoperta di Italica

Italica, situata a pochi chilometri da Siviglia, nel municipio di Santiponce, fu uno degli insediamenti romani più antichi della penisola iberica.

La città fu fondata dal generale Publio Cornelio Scipione, conosciuto come Scipione l’Africano. Nel 210 a. C., durante la seconda Guerra Punica combattuta tra Roma e Cartagine, Scipione era sbarcato in Ampurias, sulla Costa Brava. Da lì aveva proseguito la sua avanzata fino al Guadalquivir, dove, nel 206 a. C., aveva sconfitto i Cartaginesi nei pressi di Ilipa, l’odierna Alcalà del Rio. Dopo questa vittoria il generale aveva stabilito un distaccamento di legionari italici, nel luogo dove oggi sorge la città di Santiponce, nucleo originario di Italica.

Italica fu una città di medie dimensioni, con una popolazione di circa 10.000 abitanti, situata nella Hispania Baetica, una delle province romane in cui fu suddiviso il territorio della penisola iberica (Hispania).

La città rivestì un ruolo importante in ambito politico e, soprattutto, economico grazie alla sua posizione strategica lungo le vie di comunicazione fluviali e terrestri che conducevano a Gades, l’odierna Cadice. Era situata, inoltre, lungo la via Delapidata (in spagnolo Via de la Plata), diretta a nord, che attraversava la parte occidentale della Spagna, raggiungendo le ricche zone minerarie.

Nel 53 d. C. Italica dette i natali a Marco Ulpio Traiano, il primo imperatore nato in una provincia.

Secondo alcuni storici anche l’imperatore Adriano nacque a Italica nel 76 d. C. Altri studiosi sostengono, invece, che suo padre fosse “italicense” ma che l’imperatore fosse nato a Roma.

Alla morte del padre, Traiano diventò il tutore di Adriano e, ormai prossimo alla morte, lo adottò facendone il suo successore.

Italica può essere suddivisa in due zone: la Vetus Urbs (città vecchia) e la Nova Urbs (città nuova). La prima fu fondata dal generale Scipione e si trova oggi sotto il centro urbano di Santiponce, la seconda sorse in epoca adrianea.

Tra il I e il II secolo d. C., durante i regni di Traiano e Adriano, Italica fu ampliata. Traiano fece costruire l’acquedotto e le terme minori nella Vetus Urbs mentre Adriano fu il promotore dell’ampliamento urbano con la costruzione della Nova Urbs, il cui l’anfiteatro fu uno dei più grandi dell’impero.

La città divenne municipium nel I secolo a. C. e colonia durante il regno di Adriano. Fu conosciuta con il titolo di Colonia Aelia Augusta Italica.

Di Italica sono visitabili il teatro della Vetus Urbs e l’ampliamento urbano di Adriano con l’anfiteatro, le terme maggiori, il Traianeum, importanti edifici pubblici e semipubblici e magnifiche domus che formano un complesso residenziale lussuoso ricco di mosaici, statue e marmi, alcuni dei quali importati dalla Grecia e dalla Mauritania.

Sia la Vetus Urbs sia la Nova Urbs furono circondate da mura. Quelle della Vetus Urbs furono costruite subito dopo l’arrivo di Scipione l’Africano ma i resti più antichi, rinvenuti nell’area del teatro, risalgono ai tempi dell’imperatore Augusto (27 a. C. -14 d. C.). Le mura della Nova Urbs furono edificate nel primo terzo del II secolo d.C., durante il regno di Adriano.

Sia il teatro nella Vetus Urbs sia l’anfiteatro nella Nova Urbs furono eretti fuori le mura.
Il teatro è di epoca augustea mentre l’anfiteatro risale agli inizi del II secolo d.C. ed è uno dei migliori conservati in Spagna, il terzo dell’impero per numero di spettatori, con una capacità di 25.000 persone.
Vi si conservano ancora l’immensa arena e la fossa, coperta in origine con una struttura di legno, al cui interno trovavano posto gli ambienti di servizio.

A causa delle continue spoliazioni di materiale edilizio sono state preservate solamente le gradinate dell’ima cavea e alcune file della media cavea.

L’accesso alla Nova Urbs avviene attraverso una porta fiancheggiata da due torri rettangolari.

Il tessuto urbano ortogonale era costituito da larghe vie perpendicolari fra loro che delimitavano gli isolati, chiamati insulae.

All’interno delle mura erano situate le varie domus, la cui denominazione deriva spesso dai mosaici che le pavimentano o dalle strutture architettoniche che le caratterizzano.

La Casa dell’Esedra è un grande edificio semipubblico. Occupa un’area di 4000 metri quadrati, e copre l’intera superficie dell’insula. Fu, probabilmente, sede di un’associazione o di una corporazione. È suddivisa in varie zone che furono adibite a palestra, a sale di riunione e banchetti, a terme e ad alloggi.

Il nome deriva da un ambiente a forma di emiciclo (esedra), con un sedile fisso lungo tutta la parete, coperto da un soffitto a volta, ormai crollato. Il pavimento musivo delle latrine ci mostra la lotta tra gru e pigmei. I sedili di marmo lungo le pareti erano sospesi sopra un canale, dove scorreva l’acqua.

Dettaglio del mosaico con gru e Pigmei nelle latrine della Casa della Esedra

I bagni privati erano pochi, e solo le famiglie abbienti potevano permetterselo. Per il resto della popolazione c’erano le latrine pubbliche o quelle degli edifici semipubblici, come in questo caso.

La Casa di Nettuno, scavata solo parzialmente, possedeva delle terme.

Il mosaico che da nome alla casa ci mostra il dio Nettuno, circondato da creature marine in bianco e nero: centauri (metà uomo, metà cavallo), tori con coda di pesce, delfini, pesci, molluschi e crostacei.

Nell’emblema, la figura policroma del dio è rappresentata con un tridente su un carro trainato da ippocampi (cavalli fino alla pancia con la coda di pesce). Quest’ambiente era il frigidarium delle terme.

In un’altra sala il Mosaico del Labirinto riproduce le mura e le torri della città di Creta, capitale del regno di Minosse. Nell’emblema centrale si trovava in origine Teseo, eroe ateniese che aveva sconfitto il Minotauro.
Nel Mosaico di Dioniso (il Bacco romano) satiri, centauri, tigri fanno da cornice all’emblema centrale con Dioniso e Arianna. La mitologia ci racconta che l’uccisione del Minotauro da parte di Teseo fu possibile grazie all’aiuto di Arianna che, con il proverbiale filo, permise a Teseo di uscire agevolmente dal labirinto. Dopo aver compiuto la sua missione, Teseo abbandonò Arianna e al suo risveglio la giovane vide la nave del suo amato allontanarsi. Trovata da Dioniso, Arianna divenne la sua sposa.

La Casa di Ila, prende il nome dal protagonista di uno dei suoi mosaici: Ila, giovane bellissimo prediletto da Eracle, fu rapito dalle ninfe di una fonte dove si era recato ad attingere l’acqua. Questa casa offre la migliore collezione di mosaici geometrici in situ di Italica.

La Casa degli Uccelli è un edificio residenziale di circa 1700 metri quadrati con tabernae (locali commerciali) aperte verso la pubblica strada. Dalla presenza di forni deduciamo che in questi locali si produceva e vendeva pane.

L’atrium centrale, il grande cortile interno, era contornato da un peristilio di colonne sulle quali si poneva un tetto che si appoggiava alla casa.

Nell’impluvium s’immagazzinava l’acqua piovana raccolta per mezzo di canali che la convogliavano verso una cisterna sotterranea. Il pozzo ne permetteva l’estrazione per uso domestico. L’acqua potabile, trasportata da tubature di piombo, alimentava le fontane che si trovavano sulla via pubblica agli incroci tra cardi e decumani.

Gli ambienti attorno all’atrium erano destinati al pater familia. Una delle stanze è decorata con uno splendido mosaico che rappresenta Orfeo circondato da 33 uccelli.

Le pareti del triclinium, la sala da pranzo, erano rivestite con lastre di marmo grigio e bianco mentre il pavimento era a mosaico.

Attorno ai pati più piccoli, si trovavano i cubicula, le stanze da letto. Non poteva mancare il lararium, l’altare dedicato agli dei protettori della casa (i lari).

Lararium

La Casa del Planetario è un altro degli edifici residenziali, di circa 1600 metri quadrati, con numerose tabernae che si aprono sulla via pubblica.

In una delle sale sono raffigurate, all’interno di medaglioni, le divinità da cui derivano i nomi dei giorni della settimana: Selene, la luna (lunedì); Marte, il dio della guerra (martedì); Mercurio, il messaggero degli dei e dio del commercio (mercoledì); Giove, il padre degli dei (giovedì); Venere, dea della bellezza e dell’amore (venerdì); Saturno, dio protettore dei campi (sabato); Elio, il sole (domenica).

Dettaglio del mosaico del Planetario con il dio Mercurio (Mercoledì)

Nel Mosaico di Dioniso (il Bacco romano) satiri, centauri, tigri fanno da cornice all’emblema centrale con Dioniso e Arianna. La mitologia ci racconta che l’uccisione del Minotauro da parte di Teseo fu possibile grazie all’aiuto di Arianna che, con il proverbiale filo, permise a Teseo di uscire agevolmente dal labirinto. Dopo aver compiuto la sua missione, Teseo abbandonò Arianna e al suo risveglio la giovane vide la nave del suo amato allontanarsi. Trovata da Dioniso, Arianna divenne la sua sposa.

L’ingresso della casa era chiamato ostium, mentre il tablinum era lo studio in cui il pater familia riceveva i visitatori.

Anche i cubicola erano decorati con mosaici. I motivi erano solitamente più semplici rispetto alle altre stanze e spesso si trattava di decori geometrici o vegetali.

Nel punto più alto della città, all’interno di un’ampia piazza porticata, si trovava il Traineum, il tempio dedicato al culto imperiale. S’ipotizza che questo fosse stato fatto costruire da Adriano in omaggio al suo predecessore Traiano.

Tra il tempio e il portico si trovavano due file di cinque statue ciascuna. Di queste sono stati rinvenuti solo frammenti le cui dimensioni (ad esempio un dito lungo 30 cm) fanno supporre che le sculture fossero enormi.

Il Traianeum potrebbe essere stato demolito o privato dei suoi preziosi marmi alla fine del periodo imperiale. I pregiati rivestimenti potrebbero essere stati riutilizzati in altre zone della città.

La costruzione delle cloache della Nova Urbs fu il primo problema che i costruttori della città dovettero risolvere per incanalare le acque provenienti dalle zone circostanti che, a causa dell’orografia dei terreni, confluivano verso la città nuova e la inondavano.

Le condotte fognarie dei cardi, le vie che correvano in direzione nord-sud, avevano una larghezza di 90 cm e un’altezza di 170 cm. Le pareti e il pavimento erano di mattoni e la volta a botte, di calcestruzzo.
Le condotte fognarie dei decumani di 45 cm x 150 cm erano costitute da volte realizzate con tegole piane. La pulizia avveniva manualmente con l’ausilio dell’acqua eccedente che scorreva fino all’esterno delle mura.

Nel III secolo d. C. il sistema fognario iniziò a presentare problemi e questo fu l’inizio del declino della vita urbana in questa parte della città.

Tra il III e il IV secolo iniziò la decadenza di Italica che fu devastata, in seguito, dalle invasioni barbariche e abbandonata in epoca islamica, intorno all’anno Mille.

Al declino di Italica seguì lo sviluppo della vicina Hispalis (Siviglia), che nel I secolo a. C., conosciuta come Colonia Iulia Romula Hispalis, aveva già le sue mura fatte costruire da Giulio Cesare.

Materiali di costruzione provenienti da Italica sono stati rinvenuti in vari edifici sivigliani. Tra questi nell’emblematica Giralda, torre campanaria della cattedrale.

L’evidente legame tra le due città è reso palese anche dal nome con cui era nota Italica, nel Rinascimento, “Sevilla la vieja” (Siviglia la vecchia).

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Sono Giusy Serraino, guida accreditata dalla Junta de Andalucía. Nel 1994 ho iniziato la mia carriera professionale lavorando come accompagnatrice turistica in giro per la Sicilia. Nel 2008 mi sono trasferita a Siviglia. Qui, grazie alla mia professione, continuo a coltivare le mie più grandi passioni, l’arte e la storia. Accompagno gruppi e clienti individuali alla scoperta di questa splendida città, di cui mi sono innamorata fin dal primo istante. Per me sarà un piacere farti conoscere la Siviglia più autentica!

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