Posted by: enzamiglionico | January 7, 2013

Il Castello di Brindisi di Montagna

Del castello di Brindisi di Montagna sono ancora oggi visibili, seguendo il corso del fiume Basento, all’altezza di Serra del Ponte e a sud di Monte Romito (946 m.), i monumentali ruderi, ultimi resti di un’antica opera fortificata medievale, divenuta prima residenza e poi dimora stagionale di alcune famiglie importanti della nobiltà meridionale.

brindisi castello belloIl castello, fondato su due gobbe rocciose, con i suoi 877 metri sul livello del mare si staglia su di un paesaggio ricco e vario che va dai toni aspri del blocco roccioso arenario, che cade a strapiombo sul lato occidentale della rocca, a quelli più dolci della trancia certosina di San Demetrio, a nord del sito fortificato.

Alla rocca si accede attraverso varie strade. La più importante di queste parte dal belvedere, all’estremità meridionale del sottostante abitato, nei pressi della chiesa di San Vincenzo, e si inerpica tra spuntoni rocciosi che solo a tratti lasciano intravedere le muraglie del castello. Dopo una salita ripida e una doppia curva, propizia per eventuali imboscate dei difensori del castrum contro il nemico in assalto, si offrono allo sguardo alti totem murari che evocano un passato antico e sofferto.

II complesso difensivo è costituito da tre elementi principali. II primo, centrale, sorge a mezzacosta lungo il dorso roccioso della collina, con differenti livelli a monte e a valle.
II secondo, all’estremità settentrionale, è dato da una torretta, che sorta come punto di avvistamento, venne poi trasformata dagli Antinori in una cappella dedicata a San Michele.
L’ultimo elemento si allunga sulla sommità della seconda gobba, a sud del corpo centrale, e presenta poche ma significative tracce murarie incastonate, ancora una volta, tra elementi rocciosi. La presenza di feritoie e la sua posizione sovrastante l’incrocio tra i due tratturi di accesso alla rocca fanno pensare ad una originaria funzione difensiva.

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La prima notizia documentata sul castello risale al 1240. Dagli Statuta Officiorum emanati da Federico II sappiamo che il castrum Brundusii de Montana rientrava in quell’elenco di 29 castelli demaniali e domus imperialibus solaciis deputate, facenti parte del Giustizierato della Basilicata, e alla cui manutenzione dovevano provvedere, in maniera sistematica, gli abitanti delle università vicine.

Il Castello faceva parte di una fitta rete di vedette e di presidi che costituivano il sistema di difesa e di controllo del territorio del Regno delle Due Sicilie che l’imperatore svevo, in parte, aveva ereditato dagli antenati Altavilla.

La struttura fortificata si trovava in una posizione dominante l’alta valle del Basento. Nel medioevo il fiume, in mancanza di strade, rappresentava una delle principali vie di comunicazione. Attraverso tratturi che lo costeggiavano o mediante la navigazione, che era possibile soprattutto verso la sua foce, il Basento collegava vaste aree interne della Basilicata alla costa ionica, lungo la quale si snodava una catena di castelli che sorgevano lungo gli itinerari che le truppe militari, di scorta agli ufficiali imperiali o allo stesso imperatore svevo, percorrevano nei frequenti spostamenti tra la Capitanata e la Sicilia.

Il castello di Brindisi non ha l’impianto planimetrico né i caratteri formali e tanto meno le tecniche costruttive di un tipico castello federiciano, sia perché ha subito varie trasformazioni a partire dall’epoca angioina e sia perché esisteva prima degli Svevi.
Il castello conserva però, ancora molti elementi e caratteri tipici di strutture fortificate normanne. Innanzitutto l’ubicazione periferica della rocca rispetto all’abitato che è una costante di molti centri normanni dell’Italia meridionale, sia quelli importanti come Messina, Catania, Palermo, Melfi, Aversa, sia altri meno noti, nelle immediate vicinanze di Brindisi, come Calvello e Anzi.

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Inoltre da un rilievo planimetrico, risalente agli inizi di questo secolo, si ha la netta sensazione che l’organismo architettonico centrale, per grandi linee, sia stato edificato almeno in due fasi distinte. La prima fase si riferisce alla costruzione di un corpo quasi quadrato dall’aspetto di un mastio normanno e si contraddistingue dal resto dell’impianto per i grossi spessori murari e la posizione planimetrica rientrante rispetto al corpo confinante. Differente è pure la tessitura muraria e la presenza di numerose feritoie ai vari livelli che consentivano di osservare il fiume, la trancia e l’abitato. La seconda fase invece, consiste nell’edificazione in adiacenza al predetto torrione, di un altro corpo di forma quadrangolare. 

brindisi castello4Allo stato attuale delle ricerche, mediante l’analisi delle tecniche costruttive, vengono alla luce tipi murari ben differenziati, sia per quanto riguarda le caratteristiche lito-mineralogiche e il grado di assortimento dei conci lapidei nell’apparecchio murario, sia per le modalità esecutive del manufatto.

Proprio per questi aspetti Brindisi poteva rappresentare già prima della fase normanna e della ristrutturazione sveva un importante sistema di avvistamento. Le sentinelle avevano modo di controllare da nord a sud il movimento di transito lungo il Basento tra il potentino e il territorio circostante dove, fin dal IX secolo, i Saraceni costituirono numero presidi.

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Non abbiamo documenti e altri dati oggettivi che possano avvalorare l’ipotesi circa l’esistenza del castello tra IX ed il X secolo. Finita l’epoca sveva, dopo gli ultimi vani tentativi di Corradino di opporsi agli Angiò, il nuovo re Carlo I sostituì con cavalieri d’oltralpe tutti i milites collusi con il passato regime. Così nel 1266 Guidone de la Forest divenne il “primo dominus Brundusii de montana et Ansie”.

A questi successe, nel 1280, Pietro de Hugot, marescallie regie magistrum, dopo il matrimonio contratto con Isabella de la Forest, figlia di Guidone, la quale aveva in dote anche l’intero feudo di Anzi e metà di quello di Fontanafura in Capitanata. Il tutto passò, nel 1283, nelle mani di Gerardo d’Yvort, signore di San Fele e di Armaterra, in cambio di Salandra. Infine, nel 1284, il feudo fu di Aegillo di Belmonte, il quale non lasciò eredi. In seguito a ciò Brindisi, così come Anzi, finì per diventare territorio demaniale. A parte gli avvicendamenti nel possesso dei feudi del Regno, Carlo I non apportò sostanziali modifiche alle norme promulgate da Federico II in merito alla manutenzione del patrimonio fortificato, pertanto il castello continuò a rivestire un ruolo di primaria importanza nella difesa e nel controllo dell’area centro-occidentale della Basilicata.

Allo stato delle conoscenze non sappiamo quanto delle fortificazioni di Brindisi sia stato realizzato e messo a punto in età sveva. E’ presumibile però che tutti i dispositivi di difesa che riusciamo ancora oggi a leggere ed eventuali altri scomparsi, non risalgano a un’età posteriore a quella angioina. Cosicché, tra il XIII ed il XIV secolo, il castello di Brindisi di Montagna presentava un complesso e organico sistema di punti di osservazione e di difesa, come la torre di vedetta alla punta settentrionale del costone roccioso, il mastio e il corpo adiacente, munito di feritoie, l’avancorpo di fiancheggiamento, nei pressi dell’entrata principale, un altro luogo di avvistamento ricavato interamente nella roccia, sito a ridosso della facciata orientale, e infine il corpo di fabbrica, ubicato al di sopra della seconda cima rocciosa, che dominava dall’alto l’ingresso alla rocca.

brindisi di m. castello torreLe fonti documentarie continuano ad occuparsi di Brindisi di Montagna anche in età angioina. Dal Cedolario del 1277, si apprende che l’università di Brindisi subisce un esosa politica fiscale imposta dal governo regio. Vessati dalle pretese e dalle richieste che provenivano dalla Curia regia e dai vassalli locali, gli abitanti di Brindisi si resero protagonisti di un’azione di rivolta contro il proprio feudatario. II carico fiscale non si basava solo su contribuzioni ordinarie ma anche su collette straordinarie come il fodro; esso consisteva nel fornire i viveri necessari all’esercito regio impegnato in importanti ed estenuanti operazioni militari.

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A partire dalla fine del XIII secolo e fino a tutto il XIV secolo, le fonti non forniscono notizie su Brindisi. Solo nel 1414 si è a conoscenza di un certo Baldassarre La Zatta signore di Brindisi. Nel 1449 iniziava il dominio dei Sanseverino con il conte di Tricarico Antonio Sanseverino.

Nel 1456 un terremoto di elevata intensità distrusse completamente il contado che rimase disabitato fino all’arrivo, intorno al 1535, di una colonia di Albanesi provenienti dalla città di Corona. Nonostante il feudo fosse costituito ancora da un “castrum seu fortellitium”, come si legge nei Cedolari del 1639 e del 1654, il castello aveva ormai perso i caratteri di una fortezza divenendo la residenza dei Sanseverino prima, e degli Antinori poi. Dopo la soppressione della feudalità, l’edificio passò in mani diverse e cadde in rovina.


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