Paliano

Su di un colle (475mt s.l.m), alle pendici dei Monti Prenestini ed Ernici, in posizione strategicamente dominante sulla Valle del Sacco, sorge Paliano, circondato da un verdeggiante paesaggio collinare, solcato da diversi corsi d'acqua affluenti del fiume Sacco, e ricoperto in parte da boschi di quercia, uliveti e vigne.

Data di pubblicazione:
23 Settembre 2020
Paliano

Il toponimo deriva probabilmente dalla Massa Pulliani, un'estesa unità agricolo-amministrativa già citata nel Patrimonio Labicano dei pontefici romani nell'VIII secolo d.C., incastellata sull'attuale collina intorno all'XI sec.

I primi insediamenti nel territorio risalgono però al Neolitico Superiore e all'Età del Bronzo iniziale (XVII – X sec. a.C.). Abitato, poi, dagli antichi popoli Ernici, Latini e Romani, tra il IV e il I sec. a.C.

I primi documenti storici in cui si parla del Castellum Pallianus sono dell'XI secolo, e riguardano alcuni atti di donazione fatti all'Abbazia di Subiaco. Distrutto e incendiato dalle milizie del Senato Romano, nel 1184, durante la guerra di Tuscolo, Paliano risorse grazie agli aiuti di Papa Onorio III e di Papa Gregorio IX, che lo acquistò e fortificò a proprie spese a a proprio vantaggio, al pari di altre rocche pontificie.

Nel 1234 venne incluso tra le Castellanie della Chiesa, a difesa dei territori meridionali dello Stato pontificio

A partire dal 1378 divenne Vicariato dei Conti di Segni-Valmontone, ancora per diretto interesse della Chiesa.

Il dominio della famiglia Colonna sul territorio di Paliano ha origine nel XIII secolo, ma la definitiva ufficializzazione avviene solo nel 1425, quando il Papa Martino V Colonna (1417-1431) investe i nipoti Antonio, Prospero e Odoardo del titolo di feudatari di Paliano. Da questo momento i Colonna lo conserveranno, sia pure con qualche intervallo dovuto alle confische da parte di altri pontefici. Eugenio IV nel 1436 riconcesse Paliano ai Conti, che lo tennero in vicariato fino al 1455, anno in cui ritornò in possesso dei Colonna, mentre Sisto IV lo fece assediare nel 1484. Alessandro VI Borgia lo occupò nel 1501.

Ascanio Colonna riottenne il castello soltanto nel 1528, in seguito alla pace che pose fine al conflitto tra i Colonna e gli Orsini sostenuti da Clemente VII Medici. Paliano cadde nuovamente nel 1541 per mano di Luigi Farnese, per conto di Paolo III. Restituito, alla morte del papa, al figlio di Ascanio, Marcantonio. Al 1556 risale la celebre contesa tra i Colonna, vassalli di Spagna, e Paolo IV Carafa, sorta anche a causa delle imponenti fortificazioni della rocca di Paliano.

La “Guerra di Campagna”, termina nel 1557 con la sconfitta del papato e, con la “pax spagnola” si discute dell'opportunità di neutralizzare o smantellare la rocca. L'anno successivo, in seguito alle suppliche di Marcantonio Colonna , Filippo II re di Spagna, concede di mantenere Paliano fortificata, a difesa della frontiera napoletana. Nel 1562 Pio IV reintegra nei feudi Marcantonio e, nel 1596, il nuovo pontefice Pio V Ghisleri lo nomina principe di Paliano, titolo reso trasmissibile per eredità primogenitale maschile.

Terminata la lunga storia dei conflitti fra Colonna e pontefici, Paliano visse un lungo periodo di pace, sviluppo e committenza, grazie all'opera di due principi mecenati, quali Filippo I e il cardinale Gerolamo. Il luogo, nel tempo, diventa sempre più una sicura e serena residenza campestre, dove i Signori, soprattutto nel '700, curano l'agricoltura e la caccia, festeggiano gli avvenimenti pubblici e privati.

Il feudo di Paliano fu di nuovo brevemente sottratto ai Colonna con l'avvento della Repubblica Romana, nel 1798, e poi nel periodo della dominazione napoleonica. Nell'estate del 1799, a seguito di una insorgenza, l'esercito francese attaccò ed espugnò Paliano, dopo tre giorni di assedio, saccheggiando la Fortezza, il Palazzo e la Collegiata e bruciando gli archivi comunali.

Solo nel 1816 i Colonna rinunciarono alle proprie prerogative feudali e Paliano, con la riorganizzazione dello Stato pontificio, divenne uno dei capoluoghi della Delegazione di Frosinone. Pochi anni dopo fu annesso al Regno d'Italia. I primi anni del '900 videro la nascita della Lega dei contadini, delle organizzazioni per l'affrancazione delle terre e delle lotte agrarie, ma furono anche gli anni dell'arrivo dell'energia elettrica e dell'acqua potabile, con la creazione del Consorzio Idroelettrico (dal 1954 AMEA) e della fondazione della Cassa Rurale che sono, ancora oggi, le più importanti realtà economiche della città. Il 1° gennaio 1927, Paliano entrò a far parte della nuova Provincia di Frosinone, istituita con decreto governativo.

Durante la seconda guerra mondiale Paliano subì l'occupazione tedesca e ingenti danni per i bombardamenti aerei. Il dopoguerra si aprì con la formazione, su decreto del Prefetto di Frosinone, della prima Giunta democratica nel gennaio 1945, che avviò l'opera di ricostruzione nel campo economico e sociale.

Testo: Comune di Paliano 

Fortezza Colonna

La Fortezza sorge su un colle tufaceo fortificato già in tempi antichi. Non ci sono più tracce visibili a seguito delle continue ricostruzioni effettuate nei secoli e sepolte definitivamente nel XVI sec. quando il Forte fu eretto ex-novo dalle fondamenta.

Il Castrum Palianus nel 1232 fu cinto di un fossato e di alte mura e vi fu costruita un’altissima torre di avvistamento di forma quadrata. 

Paliano, roccaforte della famiglia Colonna, nel XVI sec. organizza intorno alla torre baluardi adeguati alle artiglierie, fossati, mura, ponti levatoi, terrapieni; tutte queste opere trasformarono il Castro medievale in una imponente Fortezza invalicabile. Nell’appartamento principesco all’interno della fortezza vi sono due salette con volta affrescata a grottesche, medaglioni all’antica e decorazioni floreali. 

Nella prima sala c’è una loggia con un affresco in cui è raffigurato il Palazzo Rospigliosi, oggi adibito a municipio di Zagarolo, feudo della famiglia Colonna; accanto vi sono due stemmi, la colonna della famiglia dominante e lo stemma degli Orsini. Nella sala del capitano, la più grande, c’è affrescata la marcia trionfale per la vittoria contro i Turchi durante la Battaglia di Lepanto del 1571. 

La datazione risale al 1572-73, attribuito prima a Federico Zuccari e più recentemente a Triburzio Spannocchi, generale al servizio dei Colonnesi e a Paolo Veneziano da Tagliacozzo

Nel 1844 la fortezza fu donata dai Colonna a Papa Gregorio XVI; fu adibita dopo lavori di adattamento a Casa Penale. Papa Pio IX vi fece costruire la caserma “Marcantonio Colonna” che ospitò le Milizie Pontificie prima e successivamente fino al 1928 i Granatieri Italiani. 

Alla fine degli anni ’70 la Fortezza è stata trasformata in carcere di Massima Sicurezza e per questo sono state eseguite nuove opere adatte a tale funzione; innalzamento di alte pareti in cemento armato e nuovi edifici nelle corti interne. Tutto ciò ha fortemente alterato l’architettura originaria.

Testo: palianoturismo.it

Palazzo Colonna

Il palazzo edificato per volere di Filippo I Colonna,  nel  1620,  era un edificio di tufo nerastro in forma quadrangolare aderente la chiesa di Sant’Andrea,  dove c’era la tomba di famiglia. Questa struttura era di dimensioni ridotte in quanto comprendeva il lato che si trova in piazza Marcantonio Colonna,  addossato alla chiesa,  nelle prime sette finestre. Nella parte retrostante c’era un giardino,  l’attuale cortile.

Nel 1661 il cardinal Girolamo Colonna avviò i lavori di rinnovamento per il vecchio palazzo ducale. Titolare degli interventi fu l’architetto Antonio Del Grande,  ma il responsabile fu Agostino Bana,  suo collaboratore,  poiché l’architetto per i suoi impegni non poteva essere presente sul cantiere in modo continuativo. Bana  si occupò di ottenere più terreno per ampliare il nuovo palazzo con una ala verso sud. Il vecchio edificio fu allungato verso sud ed unito ad una nuova struttura in posizione ortogonale rispetto ad esso formando così una forma a T.

I capomastri inizialmente incaricati furono Ludovico Spina e Abbondio Muggini,  ma quest’ultimo fu meno presente perché impegnato in altri cantieri. Nel 1666 il cardinal Girolamo Colonna morì improvvisamente e al suo posto di committente ci fu Lorenzo Onofrio,  sotto il quale i lavori continuarono fino al 1671,  anno in cui la fabbrica fu completata.

Questo nuovo palazzo seicentesco era costituito da quattro livelli. Verso il cortile sono state collocate le stanze di servizio e le stanze private,  sulla piazza Marcantonio Colonna furono invece istituite le sale di rappresentanza,  al piano nobile  inoltre vi erano delle stanze da letto per gli ospiti.

In direzione del cortile c’erano le sale per ricevere gli ospiti e le gallerie. Al pian terreno si trovavano le stalle,  i magazzini e alloggi per i cocchieri; mentre su via Lepanto c’erano gli appartamenti per la servitù e sul piano nobile camere da letto.

Le strutture già esistenti nella costruzione originale,  furono rispettate da Antonio Del Grande,  come il loggiato sotto la galleria delle Armi costituito nel Cinquecento. E’ stata recuperata anche la scala che permette l’ingresso dal cortile dalla quale poi si accede alla vera scala,  quella interna.

La scala che parte dal vecchio loggiato è la principale,  ma conduce solo fino al piano nobile. L’ala sud invece è costituita da due scale; una appena inizia la parte nuova e l’altra retrostante la sala del trono ovvero la stanza d’ingresso del lato nuovo su piazza Marcantonio Colonna. Questa scala è molto interessante perché è a chiocciola. Dei due portali d’ingresso quello del lato cinquecentesco potrebbe essere originale. Nonostante il Seicento sia stato per l’arte un secolo di grande sfarzo,  la struttura esterna di questo palazzo rimane austera e semplice.

Per le pietre angolari,  le cornici,  le colonne,  gli architravi,  le mensole ed il vasto cortile è stato utilizzato il peperino nero una pietra locale. Il palazzo negli anni si è arricchito di opere d’arte e arredi preziosi. 

Nella  Sala delle Armi sono conservati trofei di guerra tolti ai Turchi a Lepanto,  armi antiche e ritratti di famiglia.

Nei saloni del piano nobile oltre a dipinti di artisti italiani e spagnoli del XVII e XVIII sec,  si conserva un ritratto di Marcantonio Colonna,  opera di Scipione Pulzone ed uno del papa Martino V,  da ritenersi copia del Pisanello.

Nell’antico salone di ingresso vi sono dipinti a soggetto paesaggistico. E’ conservato anche il letto da campo di Marcantonio.

Nella cripta sotterranea con accesso dal cortile,  sono sepolti i componenti della famiglia Colonna del ramo di Paliano; sopra l’altare della cappella funebre c’è la copia della “Resurrezione dei membri di casa Colonna” di Pietro da Cortona.

Collegiata di Sant'Andrea Apostolo

Si parla di una chiesa dedicata a Sant’Andrea dal 1224. Nel 1500 Marcantonio II Colonna riedifica dalle fondamenta la chiesa,  di dimensioni più piccole,  già esistente.

Le vicende storiche hanno visto un susseguirsi di signori al comando del feudo di Paliano,  ma dal 1562 sarà solo la famiglia Colonna a regnare. Marcantonio II Colonna  dal 1569 fu Duca e Principe,  così riorganizzò il suo stato e fortificò la cittadella dedicandosi anche alla chiesa di Sant’Andrea.

Nel 1571 ottiene il titolo di Collegiata per questa chiesa più i benefici provenienti dai beni dell’antica chiesa di Santa Maria in Arce  e del monastero dei cistercensi (San Pietro).

Nel 1584 in Spagna moriva Marcantonio II,  alla sua morte la chiesa non era ancora terminata ma c’era una cripta sotterranea per la sepoltura della famiglia Colonna sovrastata da una cappella, oggi il coro, che conteneva i loro monumenti funerari.

All’inizio del Seicento salì al potere Filippo I il quale ultimò la costruzione della tomba di famiglia già avviata dal nonno Marcantonio II. Fece trasportare nella tomba di Paliano la salma della madre,  Anna Borromeo,  da Palermo. Nel 1622 morì sua moglie Lucrezia Tomacelli, nello stesso anno fu ampliata la cripta e fu costruita una cappella dedicata a Santa Lucrezia, in memoria della defunta, fu ampliato anche il Palazzo Colonna adiacente la chiesa.

Filippo I con i suoi interventi trasformò la chiesa in una seicentesca cappella mausoleo,  inoltre le diede l’aspetto che noi vediamo oggi. Alla sua morte,  avvenuta nel 1639,  il suo successore fu il Cardinal Girolamo.

Verso la seconda metà del Seicento iniziarono i lavori per la ricostruzione della facciata e la ristrutturazione dello spazio interno. La facciata era tripartita con due cornici che segnavano il livello dei piani,  mentre la parte superiore dell’edificio era rettangolare. Antonio Del Grande,  architetto di famiglia,  si occupò di questi cambiamenti,  rispettando il preesistente.

Nel 1757 furono sostituite le antiche iscrizioni sepolcrali cinquecentesche con quelle eseguite da Girolamo Reatini. Nel 1760 con il dipinto del martirio di Santa Caterina, eseguito da Niccolò Riccioloni,  si concluse la committenza Colonna a Paliano

Nel 1789 Tommaso Conca realizzò il quadro ovale del martirio di Sant’Andrea posto nell’abside. 

La chiesa suddivisa in tre navate,  ha il soffitto a cassettoni ed è costituita da cappelle laterali. Nella navata di sinistra si trova il fonte battesimale sovrastato da un dipinto olio su tela di Giacomo Lisia,  raffigurante il Battesimo di Gesù,  donato dall’artista nel 1996  sostituisce un dipinto precedente, forse degli anni trenta che rappresentava San Giovanni Battista.

Segue la cappella di San Michele Arcangelo con una pala d’altare che raffigura l’arcangelo Gabriele mentre schiaccia lucifero, opera di artista sconosciuto del Seicento.

La cappella del Sacro Cuore all’interno di una nicchia contiene una statua del Sacro Cuore donata da soldati palianesi  per la vittoria e la pace della prima guerra mondiale.

La cappella della S.S. Trinità contiene un affresco che rappresenta Dio Padre che sostiene Gesù crocifisso con lo Spirito Santo sottoforma di colomba. Ai lati e sovrastante padre e figlio,  ci sono angeli tra le nubi che portano i simboli della Passione; la colonna della flagellazione e la scala e ai lati della croce la lancia e la spugna. E’ datato al XVII secolo e attribuito genericamente alla scuola romana dei Carracci; la parte inferiore,  andata persa,  venne restaurata e ridipinta successivamente.

L’ attuale cappella Corbi fu eretta nel 1732 per volontà del canonico Domenico Corbi,  è dedicata ai santi Francesco di Paola,  Antonio da Padova e Antonio Abate.

La cappella di Sant’Andrea (prima di Santa Lucrezia) voluta da Filippo I dopo la morte della consorte Lucrezia Tomacelli,  era dedicata ai Santi Carlo Borromeo,  Filippo Neri  e Santa Lucrezia. Al suo interno c’è una cupola suddivisa in sei parti che contengono alternativamente lo stemma Colonna e Tomacelli.

Dove era collocato l’altare ora si trova una scultura lignea che raffigura Sant’Andrea apostolo con la croce alle spalle.

Il soffitto della navata centrale è in legno a cassettoni,  in stile barocco con decorazione pittorica a finto rilievo con elementi vegetali nei riquadri piccoli,  mentre nei tre grandi c’è in uno lo stemma della famiglia Colonna,  mentre negli altri due suppellettili liturgiche e arredi sacri.

Nella navata destra c’è la cappella della Madonna di Zancati nella quale è conservato  l’affresco rinvenuto in località Zancati; nella cappella della Madonna del Carmine c’è un olio su tela del serronese Ignazio Tirinelli che raffigura la Madonna col Bambino mentre appare a San Simone inginocchiato di fronte ad un altare. 

Nella cappella di Santa Caterina d’Alessandria un olio su tela di Niccolò Riccioloni raffigura la decapitazione della Santa,  avvenuta perché non voleva abbandonare la sua grande fede. La cappella del Crocifisso presenta una cornice che racchiude in una nicchia l’immagine del Crocifisso ligneo del XVII secolo,  del quale non se ne conosce l’autore.

Il dipinto che si trova nella Cappella di Santa Maria Maddalena rappresenta Gesù risorto che appare alla Maddalena vestito da giardiniere,  lei lo riconosce e lui le dice di non toccarlo perché non è ancora asceso al Padre suo. L’opera è di autore ignoto.

L’ultima Cappella è dedicata alla Madonna di Loreto; la pala d’altare di autore sconosciuto è della seconda metà del XIX secolo. La Vergine con Bambino in Gloria tra le nuvole è raffigurata dentro un quadro sostenuto da angeli

Testo: Paliano Turismo

Monumento Naturale "Selva di Paliano e Mola di Piscoli"

Il Monumento naturale "Selva di Paliano e Mola di Piscoli" è stato istituito con Decreto del Presidente della Regione Lazio n. T0361 il 3 novembre 2011.

Ha un'estensione di circa 413 ettari ricadente all'interno del Comune di Paliano (Fr). 

La zona si trova a una quota di circa 250 m s.l.m. su terreni di origine vulcanica derivati da tufi Pleistocenici.

L'area si presenta molto eterogenea e ricca di ambienti diversi, la maggior parte dei quali sono il risultato dell'intervento antropico per finalità agricole o turistico-ricettive. In passato la zona era meta di artisti e architetti, provenienti da ogni parte del mondo, che a "La Selva" trovavano il luogo ideale dove far vivere le loro idee, in un rapporto di totale assonanza uomo-ambiente. 

Testo:  http://www.parchilazio.it/selvapaliano

 

Foto di Emilia Trovini, Enzo Sorci, Giuseppe Ceccarelli, Marco Secondi, Matteo Canestraro, @Valter Sambucini, che si ringraziano per averle concesse in uso alla Provincia di Frosinone.   

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Ultimo aggiornamento

Mercoledi 15 Settembre 2021