Che cos’è e come difendersi dalla contestazione disciplinare

Che cos'è una contestazione disciplinare e come è possibile opporsi alle sanzioni del datore di lavoro? Come comportarsi di fronte a un richiamo scritto

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Redazione

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Nel corso della propria vita lavorativa, può accadere di ricevere una lettera di contestazione disciplinare dal proprio datore di lavoro e non sapere come comportarsi per contestare il richiamo. È dunque importante sapere innanzitutto di cosa si tratta di preciso e quali sono le possibili conseguenze di un procedimento disciplinare emesso da parte dell’azienda con cui sussiste un contratto di lavoro.

Che cosa si intende per contestazione disciplinare

Una lettera di contestazione disciplinare non è altro che una lettera che il datore di lavoro invia a un proprio dipendente per avviare un procedimento disciplinare, ossia un’indagine in merito a eventuali comportamenti illeciti tenuti dal lavoratore nello svolgimento delle proprie mansioni. In virtù del contratto in essere tra le parti, infatti, il lavoratore è tenuto a rispettare il regolamento aziendale e le leggi in vigore, a pena di possibili sanzioni per i comportamenti scorretti.

La lettera di contestazione è obbligatoria per legge per poter applicare le sanzioni, dunque il datore di lavoro è tenuto a inviarla anche nel caso in cui abbia già raccolto tutte le prove contro il dipendente. Ciò risponde al principio per il quale, in ogni caso, deve essere data l’opportunità al lavoratore di potersi difendere dalle accuse mosse contro di lui ed evitare l’eventuale sanzione.

L’invio del richiamo disciplinare deve essere fatto tempestivamente, ossia immediatamente rispetto:

  • alla commissione del fatto contestato;
  • alla piena conoscenza dell’infrazione da parte del datore di lavoro.

Requisiti della lettera di contestazione disciplinare

Per essere valida ai fini di leggi, la contestazione disciplinare deve possedere alcuni requisiti fondamentali:

  • deve essere redatta in forma scritta e subordinata alla prova di ricevimento da parte del dipendente (invio a mezzo raccomandata A/R o raccomandata consegnata a mano controfirmata per accettazione);
  • deve contenere tutte le informazioni specifiche rispetto ai fatti contestati, affinché il lavoratore possa difendersi.

Non è esclusa la possibilità, per il datore di lavoro, di inserire nella contestazione anche comportamenti precedenti che, pur non essendo alla base dell’eventuale licenziamento, contribuiscono ad aggravare la posizione del dipendente. Se questi, infatti, ha più volte posto in essere una stessa azione dannosa per il datore di lavoro nell’arco dei due anni, può incorrere nella cosiddetta recidiva.

Come difendersi dalla lettera di richiamo disciplinare

Ricevuta la lettera di richiamo disciplinare, il lavoratore può, entro 5 giorni, presentare la propria difesa con atto scritto consegnato di persona o inviato a mezzo raccomandata A/R e richiedere di essere ascoltato oralmente. L’azienda, di fronte a tale richiesta, non può applicare la sanzione senza prima aver sentito l’interessato, a pena di illegittimità della stessa.

Al termine di tale fase difensiva, il datore di lavoro potrà assumere le sue decisioni in merito all’esito del procedimento, adottando le sanzioni previste dalla Legge. Queste possono essere di vari tipi:

  • ammonizione scritta, che ha solo funzione valutativa in merito alla prestazione che il lavoratore deve fornire;
  • multa con trattenuta in busta paga per un importo massimo pari a 4 ore di retribuzione;
  • sospensione dal servizio per massimo 10 giorni, con relativa sospensione della retribuzione;
  • trasferimento ad altra sede o reparto;

Come contestare la sanzione disciplinare

La sanzione disciplinare può essere contestata dal lavoratore richiedendo la costituzione di un collegio di conciliazione e arbitrato per ottenere la revoca o la conversione del provvedimento. Tale richiesta può avvenire o tramite Ispettorato territoriale del lavoro, o per mezzo di organizzazione sindacale o in maniera diretta e sospende il procedimento fino alla sua conclusione.

Le sanzioni impugnabili con ricorso all’arbitrato sono quelle che riguardano ammonizioni verbali, ammonizioni scritte, multe e sospensione dal lavoro e dalla retribuzione. Una volta ricevuta la richiesta del lavoratore, l’Ispettorato provvederà a nominare un collegio di conciliazione composto da tre membri, scelti uno dal dipendente, uno dal datore di lavoro e l’altro di comune accordo oppure dal direttore dell’ufficio. Se il datore di lavoro non nomina il suo rappresentante in collegio entro 10 giorni, la sanzione decade in maniera automatica.

Il collegio di conciliazione, effettuate tutte le opportune valutazioni, può confermare, modificare o revocare il provvedimento. Tale decisione ha valore di lodo arbitrale irrituale e può essere impugnata dinanzi al giudice solo nei casi espressamente previsti dall’art. 808-ter c.p.c., ossia:

  • invalidità della convenzione arbitrale o delle nomine degli arbitri;
  • violazione delle regole previste dalle parti;
  • violazione del principio del contraddittorio.