21 dicembre 2018 - 16:32

Acilia: anziano schiavizzato da vicini e costretto a chiedere elemosina

L’uomo, un 73enne, era caduto nella trappola della coppia che già in passato aveva anche aiutato economicamente. Non poteva neanche più sottoporsi alla dialisi

di Fulvio Fiano

Acilia: anziano schiavizzato da vicini e costretto a chiedere elemosina
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Le uniche occasioni di «socialità» erano per lui le tre mattine a settimana in cui si recava in un centro medico ad Ostia per sottoporsi a dialisi. Mai sposato, senza figli, nessun fratello o sorella, Angelo Casale, 73 anni, originario di Racconigi (Cuneo), viveva la sua autosufficiente terza età in totale solitudine. E da solo non ha avuto la forza di ribellarsi alla condizione di schiavitù in cui ormai da anni, tutti i mesi, era costretto a versare la sua pensione ai vicini di casa-aguzzini, che lo impaurivano e minacciavano fino a costringerlo ad elemosinare in strada per accrescere le proprie entrate. Questo almeno fino a due giorni fa, quando l’intervento dei carabinieri ha scritto per questa storia un finale se non proprio lieto, di certo più giusto.

I militari lo hanno trovato in strada, frastornato, indebolito. Sulle prime ha esitato poi si è sciolto: «Grazie di avermi salvato, non sapevo con chi parlarne», sono state le prime parole dell’uomo, ex giardiniere del Quirinale, quando uno dei due taglieggiatori, Lucia Salis, 61 anni, è stata arrestata in flagranza di reato: gli strappava di mano i 15 euro racimolati all’angolo di una farmacia in via di Macchia Saponara, ad Acilia. Il marito, Mauro Gentile, di tre anni più vecchio, è stato invece denunciato a piede libero. Sono accusati di concorso in riduzione in schiavitù aggravata.

Tutto nasce, secondo quanto riferito dal signor Angelo nella sua successiva denuncia, una decina di anni fa. Forse spinto dal naturale bisogno di sentirsi meno solo, l’uomo si fida della dirimpettaia nel suo condominio del quartiere popolare che gli chiede un aiuto per quadrare i conti ora che il marito è detenuto (per droga). «Le diedi dei soldi, una cifra non grossa, pensando di fare del bene», ha raccontato la vittima ai carabinieri di Ostia, guidati dal capitano Fabio Rosati. Dalla prima richiesta esaudita ne partono altre, sempre più frequenti, sempre più consistenti, sempre più insistenti. Il favore diventa obbligo quando il marito della donna esce dal carcere e pretende dall’anziano tutti i (quasi) tremila euro di pensione. «Mi dicevano che se avessi parlato o denunciato mi avrebbero fatto sfrattare da un giudice che conoscevano loro», riporta ancora il signor Angelo, tradendo la sua vulnerabilità di fronte a una minaccia senza fondamento.

Negli anni la sua condizione si aggrava, i due aguzzini vogliono sempre più soldi, gli lasciano meno dello stretto indispensabile per vivere e lo mandano a mendicare. Le prime segnalazioni ai carabinieri arrivano generiche da cittadini del quartiere che, senza poter immaginare il ricatto a cui doveva sottostare l’uomo, ne segnalano la presenza sempre più frequente in strada, in condizioni di indigenza evidente. All’interno del progetto «Natale sicuro» del comando Provinciale, i militari avviano le osservazioni che in pochi giorni svelano la gravità della situazione. Un maresciallo in borghese ascolta la telefonata disperata del signor Angelo, che prova a ribattere ai taglieggiatori: «Non ci riesco, più di questo non ce la faccio! Che volete da me?». L’appostamento successivo porta alla fine del suo incubo. «Mi facevano elemosinare anche nei giorni che andavo a curarmi, avevo paura di loro», dirà ancora l’uomo.

Fin qui la parte più odiosa della vicenda, che porterà già oggi all’udienza di convalida dell’arresto e a un processo in tempi brevi, almeno per la donna (precedenti di polizia anche nel suo passato). Il signor Angelo ha passato la sera e la notte in caserma e solo nel pomeriggio di ieri è tornato a casa. Timoroso ma sollevato. I carabinieri di Ostia hanno cercato finora invano suoi parenti anche lontani ma in ogni caso l’hanno già inviato a passare con loro la sera di Natale. Il signor Angelo ha detto che ci penserà: «Grazie — ha risposto — sono più sereno, ma datemi qualche giorno per tranquillizzarmi». Il marito della donna arrestata abita ancora lì di fianco a lui. Le pattuglie sono già passate a controllare che non si permetta di bussare di nuovo a casa dell’anziano, il quale, da ieri, ha però almeno un numero da chiamare, seppur di emergenza.

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