20 aprile 2020 - 08:50

Enrico Montesano, «ma ‘ndo annate? Facciamo tante cose inutili, è l'occasione per un ripensamento»

Il popolare attore è molto attivo sui social, dove macchiette come l’anziano Torquato riprendono vita. «I fallimenti di Roma? Colpa di funzionari indolenti e inamovibili»

di Laura Martellini

Enrico Montesano, «ma ‘ndo annate? Facciamo tante cose inutili, è l'occasione per un ripensamento» Foto Claudio Porcarelli
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Guardando a un ruolo per il prossimo futuro, «potrebbe essere Cola di Rienzo». Enrico Montesano come il condottiere e tribuno romano del Medioevo. «Ci vorrebbe la mano di Gigi Magni — riflette —. Quanto ci manca. Anche Pasquino avrebbe tanto da dire». Lui si è calato già nel ruolo, e attraverso i social non risparmia interventi sagaci sull’attualità, anche quando sembrano macchiette. Come Torquato, l’anziano che accompagna il fischio dell’aria fra i denti con un gesto apotropaico. Esordì in radio a Gran Varietà nel 1978 ed è ora un cult sul canale Youtube dell’attore romano (molto presente anche su Instagram e Facebook). E dunque, Torquato dalla candida capigliatura attacca l’Inps: «Ce l’avete con noi? Bell’alleggerimento dopo il Coronavirus per l’Europa!» osserva con crudo realismo. E la macchietta ri-diventa virale. Dal Montesano youtuber anche la romantica inglese e personaggi nati dal momento: «Ho sempre usato il web per raccontare gli spettacoli: immagini, foto, note di regia. Adesso è una maniera per restare accanto al mio pubblico durante l’isolamento e offrire un po’ di distrazione. Ogni mattina attraverso la strada, vado a comprare il giornale di carta e creo. Poi sui miei sketch caricano la pubblicità le grandi società guidate da personaggi come Zuckerberg. Quello che pare un replicante. I capelli incollati».

Manca il palcoscenico, all’interprete di tanti musical che sono classici, Rugantino, Se il tempo fosse un gambero, Bravo!, Il conte Tacchia.. Più per gli altri, che per sé: «Ho scritto una lettera aperta che metterò online al governo. Come fa - mi domando — un attore, un ballerino, un tecnico a vivere con 600 euro al mese? Sono lavoratori autonomi o a partite Iva che rischiano di restare fermi fino a gennaio 2021. E come ripartiremo? Una poltrona occupata e due no? Il teatro è azione, è assemblea. Se vai a dire a un imprenditore di vendere a posti alterni non apre. Gli unici a fare grandi spettacoli saranno gli enti lirici con il sostegno pubblico. Allo Stato abbiamo dato tanto, è il momento della restituzione. O dove sono finiti i soldi? Non tutti sono Fazio o Bonolis. La cultura è un’impresa al pari delle altre, va sostenuta come idea e economicamente. Se no finiamo tutti a fare monologhi. Sarebbe davvero triste, dopo 22 anni di vita al Sistina, anche per mio merito nella storia». Questo tempo sospeso lo vive più attraverso i figli che personalmente: «Uno segue l’Accademia Silvio d’Amico ma è bloccata, Marco Valerio era pronto a fare il nuovo Rugantino come Scariotto ma al terzo giorno è tutto finito, Tommaso vive la crisi del giornalismo. Io non sono mai uscito tanto di casa. Questa quarantena ci insegna quante cose non necessarie facciamo. È un anno zero, a. C., anti Covid, e d. C., dopo Covid. Scrivo tanto e ascolto musica, Glenn Gould e gli italiani del Barocco. Bach. Godo di Roma deserta, ancor più bella del solito. Libera da una frenesia che non porta a nulla: ma ndo’ annate?».

Spunti per un rinnovamento della città? «Abbiamo sperato tanto che i Cinque Stelle potessero cambiarla, ma è abbandonata e i problemi quarantennali sono invariati. Bisognerebbe scardinare lo zoccolo duro di una macchina amministrativa indolente, cinica e insensibile che non cambia al variare delle giunte. Pronta a fare i suoi interessi e facile alla concussione. Si rigenera con amici e parenti. Aridatece Nathan e Petroselli!». Consigliere comunale (1993-1995) per due mandati, è stato anche negli anni 90 europarlamentare (con Socialismo Europeo): «Non è andata meglio. Mi sono dimesso. Non vedo un’Europa dei popoli, ma dei burocrati. Non si è nemmeno riusciti a esprimere una linea comune nella lotta al coronavirus. Non era questa l’idea di Spinelli e Adenauer. Staccarsene no, ma sono d’accordo almeno con l’idea di una sovranità monetaria parallela all’euro». Laura Martellini

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