Bonvi, “Cronache del dopobomba”, Savelli Editori, ottobre 1980

Franco Bonvicini, il grande Bonvi (quello delle Sturmtruppen, se per caso venite da Marte e non lo conoscete), immagina il mondo dopo il disastro nucleare nel fumetto più “cattivo” che abbiamo mai letto: bambini mutanti che mangiano i genitori, branchi di topi che sbranano il poveraccio di turno, prostitute orripilanti che adescano poveri gonzi… il tutto in uno scenario da incubo di rovine e oscurità. Ma tutto con l’inconfondibile marchio comico del grande Bonvi.

Così scriveva Marco Giovannini, nella prefazione al volume: “(Delle Cronache parlo bene) con piacere per due motivi: uno tecnico e uno contenutistico. Quello tecnico è l’inedito, affascinante taglio cinematografico delle storie. Come una camera fissa, Bonvi usa gli stessi scenari per preparare la battuta finale. Sarà anche un trucco per assecondare la sua pigrizia, ma il risultato è una specie di fumetto animato, sia pure immobile.

Sempre per rimanere in tema spettacolare c’è un altro espediente riuscito: i tormentoni. Cioè la ripetitività di alcuni personaggi e alcune gag fisse: la mammina che continua a scappare col bambino in mano, i Pssssst di richiamo che escono dalle macerie (…).

Poi c’è il contenuto. Senza dover magari gridare al miracolo, sarebbe il caso di salutare la striscia comica più sadica e cattiva che si sia mai vista. Non c’è mai lieto fine, la parola d’ordine è pessimismo, i buoni fanno sempre una pessima riuscita appunto perché sono buoni (e quindi vengono mangiati), ci sono punte vagamente blasfeme e c’è vivaddio un uso e un abuso del sesso. Tutte cose che nei comics in generale e nei comics fantascientifici in particolare, non è che siano proprio di casa.”

(22/10/2011)