Ormai non è più un segreto, lo abbiamo rivelato al mondo sull’ultimo numero di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale (a proposito: se non lo avete ancora fatto, potete scaricarla da QUI, del tutto liberamente): stiamo lavorando ad un nuovo titolo dei nostri Sbam! Libri che dedicheremo a Carlo Peroni, uno dei più grandi artisti del Fumetto umoristico e per ragazzi di sempre.

Ma a parte questo, ci tenevamo molto a ricordare un maestro del suo calibro: l’occasione è venuta avendo avuto il privilegio di incontrare sua figlia, Luisa Peroni, oggi curatrice dell’associazione culturale intitolata al grande papà, con cui abbiamo potuto scambiare quattro chiacchiere. Con lei anche Giancarlo Branaschky, direttore della stessa associazione ed ex direttore della filiale italiana della Hanna e Barbera Producion, che con Peroni lavorò a lungo.

Chi era Carlo Peroni, visto da un punto di vista particolare come il tuo?
Carlo Peroni era un signore molto serio quando disegnava, ma completamente… pazzo nella sua vita di tutti i giorni. Qualsiasi cosa vedesse gli serviva per realizzare un fumetto. Ricordo che una volta in un parco, io e i miei fratelli eravamo ancora bambini, ci si avvicinò un pellicano. Lui ci lasciò lì con la mamma per correre a casa a disegnare il pellicano!

L’umoristico era il suo genere prediletto?
Sì, e i bambini erano il suo pubblico preferito: anche se aveva cominciato con il realistico, per la precisione con la fantascienza di Sand e Zeos, lui preferiva comunque lavorare per i più giovani con personaggi umoristici. Perfino Zio Boris – che pure era una parodia della famiglia Addams, un eroe quindi grottesco – gli pareva troppo adulto! Il suo ideale erano i fumetti che potessero essere istruttivi, come il piccolo Nerofumo. E questo è stato il filone dominante di tutto il suo lavoro.

Non solo nel Fumetto, mi pare…
No, anzi. In televisione, ad esempio, oltre che per i cartoni animati, collaborò in Rai con il maestro Alberto Manzi, l’insegnante che faceva Non è mai troppo tardi, il programma che insegnava a scrivere nei primi anni Sessanta. Manzi spiegava la lezione e mio padre realizzava la vignetta esplicativa.

Ha tenuto a bottega moltissimi allievi…
Sì. Considerando però che Peroni ha voluto sempre lavorare in casa e non ha mai avuto uno studio fuori, questo comportava un gran via vai di gente per la nostra abitazione! Castelli, Gomboli, Baratelli, Fagarazzi, Potente e tanti altri, ancora studenti, venivano lì. Gli piaceva lavorare in team, scambiare idee, confrontarsi… Anche se Peroni aveva un carattere molto forte, qualsiasi cosa non gli piacesse non passava, tutto doveva essere secondo le sue indicazioni.

E ha lavorato con l’estero.
Sì, è stato il primo italiano a lavorare con il Giappone e uno dei primi ad avere l’autorizzazione da Uderzo di disegnare Asterix e dalla Hanna e Barbera Production di realizzare per Il Giornalino storie degli Antenati e di molti altri eroi. Con il tempo, non si occupò più solo dei disegni, ma scrisse anche storie, ci teneva ad adattarle al gusto italiano. Il direttore della sede italiana di Hanna e Barbera di allora, Giancarlo Branaschkyi, oggi è con noi nell’Associazione Carlo Peroni.

Giancarlo, come era lavorare con Peroni?
Un grande professionista, davvero molto bravo. Fui io, nel mio ruolo, a indicare lui agli studi di Hanna e Barbera come disegnatore ideale per i loro personaggi. Pensa che avevamo in testa un progettone con la Rai per un programma televisivo, con protagonisti gli Antenati e altri personaggi della “scuderia”, da realizzare completamente in Italia, dove Peroni sarebbe stato assoluto protagonista. Purtroppo non si arrivò mai a lanciarlo, perché la Hanna e Barbera cambiò proprietà…

Quale è l’attualità di Peroni oggi?
Le sue sono storie senza tempo, perché si rifanno al vivere di tutti i giorni. Come capita a molte storie Disney, anche i suoi fumetti sono sempre attuali. Leggendo storie di Spugna realizzate trent’anni fa… sembrano fatte ieri pomeriggio!

Su Sbam! Comics nr. 37 trovate molt altre notizie sull’opera di Carlo Peroni, oltre che una storia completa proprio di Spugna.

(Antonio Marangi)

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