La Ciclovia del Parco Adda Sud (in sponda destra)

Itinerario lineare in bicicletta da Cassano d’Adda a Castelnuovo Bocca d’Adda.

A sud di Cassano d’Adda, il fiume, lasciata la valle del suo medio corso, profondamente incassata nella pianura, raggiunge il livello della pianura e prosegue con larghe e sinuose anse verso la sua destinazione finale nel Po. La ciclovia, che prima si era dipanata lungo la sponda di destra da Brivio a Trezzo sull’Adda e oltre, si divide ora in due tronconi paralleli, ognuno su una delle due sponde, all’interno del Parco regionale Adda Sud. Iniziamo a trattare il percorso in sponda idrografica destra che si sviluppa nel territorio della Città Metropolitana di Milano e nella provincia di Lodi. Si tratta di un percorso stradale, con molti tratti su piste ciclabili protette, facenti parte della Rete Ciclabile della Martesana e della provincia lodigiana. Ha il solo cruccio di tenersi a una certa distanza dal fiume, al punto che non si ha mai la possibilità di costeggiarlo lungo le sponde. Esiste però la possibilità di seguire, con una gravel o una mtb, una ‘Variante naturalistica’ che entra e attraversa i boschi della golena dell’Adda, da Marzano a Lodi con diversi affacci sul fiume e nessun passaggio in centri abitati. Questa variante presenta anche alcuni tratti in single track quando attraversa il Bosco del Mortone. Il percorso stradale, di 70.4 km, interessa diversi abitati fra cui Lodi, con il suo ricco centro storico. Ma pure interessanti per varie presenze monumentali Corneliano Bertario, Comazzo, Castiglione d’Adda, Maleo e Castelnuovo Bocca d’Adda dove la ciclovia si chiude, collegandosi con la dorsale ciclabile del Po in direzione Pavia o Cremona e con il percorso ciclocampestre del Colatore Venere. Notevole, come accennato, il computo dei tratti su pista ciclabile: ben il 65% della lunghezza totale del percorso, valore che pone questa ciclovia ai livelli più alti nell’insieme della rete lombarda. Molto suggestivo, ad esempio, il tratto continuativo fra Lodi e Castiglione d’Adda di 18 km, ricavato sulla dismessa sede della vecchia strada di collegamento fra i due centri. Il paesaggio è quello tipico della bassa pianura irrigua lombarda, con prevalenza di colture cerealicole e di prati a foraggio, questi ultimi specie nel Lodigiano. Da rilevare la costante e capillare presenza dei corsi d’acqua con la funzione fondamentale di collettori irrigui per l’agricoltura.

SCHEDA TECNICA

Itinerario lineare nella città metropolitana di Milano e nella provincia di Lodi.

Partenza: Cassano d’Adda (stazione FS). Si raggiunge da Milano in treno con la linea suburbana per Treviglio, oppure in bici con la ciclabile del Naviglio Martesana. Arrivo: Castelnuovo Bocca d’Adda. Da cui si torna a Milano raggiungendo la stazione FS di Acquanegra Cremonese sulla linea Cremona-Codogno-Milano, posta a 9 km di distanza.

Distanza: 70.4 km – Dislivello: 130 m – Tempo di percorrenza: 4h 

Altezza massima raggiunta: 120 m alla partenza. Altezza minima raggiunta: 40 m all’arrivo.

Tipo di percorso: strade provinciali e comunali asfaltate, pista ciclopedonale protetta (65%). La Variante naturalistica (riportata anch’essa nella mappa), da Marzano a Lodi, affrontabile in gravel o mtb, ha una lunghezza di 15.9 km con un dislivello di 50 m, percorribile in un’ora; alcuni tratti sono in single track, non percorribile in caso di piogge recenti.

Fondo: asfalto 95%. Segnaletica: presente nella provincia di Lodi con frecce di colore marrone.

Mezzo consigliato: bici da strada o da turismo. 

Difficoltà: bassa. Prestare attenzione nelle rotatorie, alle intersezioni con la viabilità principale e all’interno dell’abitato di Lodi.

Aree protette: Parco Regionale Adda Sud.

Dove mangiare: Trattoria dei Platani, Via Cavour 12, Comazzo, 029061010; Kebab Pizzeria Merna, Via XX Settembre 27, Zelo Buon Persico, 0290658262; Trattoria Giupponi, Via Lodi,13, Mignete, 029065012; Da Tino, Via G. Garibaldi 10, Montanaso Lombardo, 037168620; Caffé Letterario, Via Tito Fanfulla 3, Lodi, 3397792184; Trattoria del Sole, Via Cavour 4, Castelnuovo Bocca d’Adda, 03771962892.

Assistenza: Ciclo Maro, Via Achille Grandi 3C, Cassano d’Adda,0363220253; Gasparini, Via Alberone, Montanaso Lombardo, 037168681; Gastone Cicli, Via Acquedotto 3/5, Lodi, 037167052; .

Gpx (solo per abbonati Komoot): https://www.komoot.com/it-it/tour/1128081971. Variante naturalistica: https://www.komoot.com/it-it/tour/1133641762. In alternativa richiedere a info@guidedautore.it

LE SOSTE

COMAZZO. Cristoforo Pertusati era un nobile milanese con la passione per la guerra. Seguì tutte le campagne del principe Eugenio di Savoia, ottenendo fama e prestigio. Nel 1747, dopo essere divenuto Governatore di Milano, edificò a Comazzo una sontuosa villa che Marcantonio Dal Re illustrò nella sua opera, dedicata alle più importanti ‘villeggiature’ del Contado di Milano. In effetti, la costruzione era reputata per la magnifica posizione sul terrazzo dell’Adda, con spalti degradanti verso il fiume, viali simmetrici, giochi d’acqua e ninfei. L’edificio possiede il classico schema a U con le ali avanzate e ripiegate a chiudere il cortile. La facciata è resa ariosa da un portico ad archi. Il giardino è andato purtroppo perduto: restano solo alcuni pilastri del portale e piccoli obelischi, visibili dalla strada campestre per la Cascina Torchio. Nell’Ottocento, il parroco di Comazzo impose la mutilazione delle ninfe di marmo, ritenute offensive al pudore, dando avvio al degrado del complesso.

Comazzo, Villa Pertusati.

CORNELIANO BERTARIO. Una vera sorpresa. Si annuncia con la chiesa, posta di sguincio sulla sinistra della strada, e si apre poi con un piazzale erboso dominato sul lato lungo dal corpo del castello. Cascine e poche intromissioni moderne conferiscono un tono autentico al borgo. Nel 1359 i terreni di Corneliano furono donati da Barnabò Visconti all’Ospedale milanese di Sant’Ambrogio con la facoltà di prelevare gratuitamente acqua dalla Muzza per quanto bastasse a irrigarli. Fu un gesto generoso nel tentativo di farsi perdonare le sue malefatte e, forse, gli sfrenati eccessi della consorte, Regina della Scala. Di quel periodo è forse il castello, che presidiava un ‘passo’ dell’Adda già utilizzato nel 1158 dal Barbarossa trovando ostruita la più agevole via di Cassano. Si dice avesse perso 200 uomini nel passaggio del fiume di cui, evidentemente, la portata d’acqua era ben superiore di quella attuale. La parte più antica del maniero è la torre quadrata sull’angolo del piazzale, con le sue massicce mura tratte da materiali di recupero. 

Corneliano Bertario. Castello.

PARCO ADDA SUD. Dove l’alveo si allarga e si confonde con la pianura, l’Adda acquista un maggiore valore naturalistico, ma più modesto che nel passato quando, ancora nell’800, un bosco quasi continuo rivestiva le sue sponde. Oltre alle boscaglie residue (il 5,5% della superficie protetta), costituite da querceto misto con prevalenza di pioppo nero (oltre il 35% del popolamento complessivo), pioppo bianco, farnia, frassino, salici e robinia, gli elementi di spicco sono le “lanche” ovvero i rami morti del fiume. Sono zone umide dove l’acqua impaludandosi ha consentito il proliferare della vegetazione (canna palustre, carice, tifa) e la frequentazione di uccelli acquatici (tuffetto, porciglione, svasso maggiore, tarabusino oltre alle comuni gallinella d’acqua e folaga, e a varie specie di anatre). Nelle campagne che lambiscono il fiume si riconoscono specie comuni delle zone umanizzate: cornacchia grigia, storno, allodola, cardellino. il fagiano è stato introdotto a scopo venatorio. Tipici abitatori delle cascine sono la rondine, il balestruccio e il barbagianni mentre gli alberi più annosi danno rifugio all’allocco. Nel copioso elenco delle specie anfibie va segnalata l’endemica rana di Lataste, ancora frequente nei boschi umidi. I pesci sono favoriti dalla molteplicità degli ambienti idrici ma al tempo stesso sono minacciati dall’inquinamento e dai predatori introdotti in modo irragionevole: dal leggendario storione, oggi molto raro, alle specie più comuni come anguilla, luccio, cavedano, alborella, carpa.

Tratto di single track nel Bosco del Mortone

LODI. L’antica Lodi, chiamata Laus Pompeia, fu distrutta due volte dai Milanesi, nel 1111 e nel 1158. Federico Barbarossa ne consentì e incoraggiò la ricostruzione con donazioni e privilegi. Laus Nova crebbe in posizione più defilata, sulla sponda destra dell’Adda. La riconoscenza dei Lodigiani verso l’Imperatore non venne mai meno. A lui, caso unico in Italia, è tuttora dedicato un busto, collocato alla base della loggia comunale assieme a quello del fondatore romano Pompeo Strabone. Da antagonista di Milano, Lodi, dopo il 1311, diverrà vassalla e presidio del Ducato visconteo, con un giro di mura. Nel contempo però i progressi agricoli e l’estensione delle aree coltivate la porteranno a primeggiare come mercato dei prodotti delle campagne. Nel Medioevo il cuore di Lodi era avvinto fra il palazzo comunale, il Duomo, la canonica e la via che conduceva al ‘porto’ sull’Adda. Tre porte si aprivano sulle vie di Milano, di Pavia e di Cremona. Una ‘città bassa’, prospiciente al fiume, era riservata alle attività mercantili, mentre una ‘città alta’ (ma il dislivello era valutabile in un paio di metri) era sede della nobiltà e delle istituzioni. L’attuale centro storico ha subìto poche trasformazioni edilizie (il suo tessuto risale, nel complesso, ai secoli XVII-XIX) e, seppur privato dei bastioni perimetrali, risulta ancora ben leggibile: la forma pentagonale richiama gli schemi delle cittadelle militari; gli isolati sono ampi e fittamente lottizzati; le case più vetuste hanno altezza uniforme e si interpongono variamente fra i palazzi nobiliari e le chiese, come si nota nella cornice porticata di piazza della Vittoria. Quest’ultima fa da contraltare alla vicina piazza del Mercato, luogo dei commerci e degli scambi. 

Lodi, piazza della Vittoria

Il Duomo, iniziato nel 1160, solo due anni dopo la fondazione della città, ma proseguito nel corso dei secoli è monumento di grande significato ma l’architettura sacra di maggior suggestione è il Tempio dell’Incoronata (1488-1493), uno dei capolavori del Rinascimento lombardo. Vi si esplicita l’idea di un edificio a pianta centrale, elaborato entro schemi di simmetria. L’interno colpisce l’osservatore per via della sfolgorante impresa pittorica della famiglia lodigiana dei Piazza, fra i migliori interpreti dell’arte lombarda d’inizio Cinquecento dedicandosi per ben tre generazioni alla decorazione di questa chiesa. Alle loro opere si aggiungono tre superbe tavole del Bergognone con le Storie di Maria


MALEO. Al crocevia con la direttrice Codogno-Cremona, Maleo digradante verso la vallata fluviale, evoca la memoria di un presidio difensivo nell’attuale Palazzo Trecchi, famiglia che detenne dal ‘600 il locale feudo e alla quale si deve anche il monumentale arco di accesso al paese. Il palazzo, eretto nel 1564, fu più volte rimaneggiato, specie nell ‘800, assecondando i gusti eclettici del periodo. Alcune sale interne conservano i soggetti affrescati nel 1567 da Bernardino Campi. Anche la Parrocchiale, riconfigurata nel 1774, merita uno sguardo per la dovizia di opere artistiche, fra cui  intagli lignei, sculture e dipinti. Va infine detto che a Maleo, si trova la notissima Locanda del Sole, da decenni ritenuta uno dei ‘templi’ della tradizione culinaria padana. 

Maleo, l’arco d’accesso al borgo

CASTELNUOVO BOCCA D’ADDA. È il punto d’arrivo. Lo è anche da un punto di vista geografico perché l’abitato è a ridosso del Po, all’estremo limite del territorio lombardo e lodigiano. La famiglia Stanga ha permeato delle sue opere il piccolo paese, di cui ebbe a lungo il feudo. Curiosa, ad esempio la cappella familiare giustapposta alla Parrocchiale: un tempietto a pianta ottagonale che evoca moduli bramanteschi. Il desiderio, a questo punto, di raggiungere il punto di confluenza fra Adda e Po può essere in parte frustrato dall’artificiosità delle opere poste a riparo delle esondazioni. Secondo alcune fonti storiche, l’asta terminale dell’Adda, da Pizzighettone al Po, fu aperta da Gian Giacomo Trivulzio (1448-1518) al fine di liberare alcune terre per la bonifica. Il leggero rialzo dello spalto arginale consente di ampliare la veduta sulla pianura. Se lo si percorre da Castelnuovo nella direzione di sud-ovest, rimontando la corrente del grande fiume e transitando per la Cascina Costa, si possono avere buone impressioni di paesaggio. La mutabilità delle situazioni è un elemento costante di queste terre. Si pensi che fino al 1797, anno di una memorabile alluvione, questo estremo lembo del Lodigiano, si trovava sull’opposta sponda del Po.

Castelnuovo Bocca d’Adda, Cappella Stanga

LA RETE CICLOPEDONALE DELLA PROVINCIA DI LODI.

La Provincia di Lodi ha realizzato una rete ciclabile in sede propria di 110 km, separata e protetta dal traffico degli autoveicoli. A questa rete si affiancano percorsi, per altri 150 km su strade minori, campestri, e 130 su strade arginali, che collegano i siti di maggiore interesse naturalistico, culturale, ricreativo della provincia. Alcune direttrici fondamentali attraversano il territorio provinciale in direzione NE-SW, parallelamente ai corsi d’acqua (Adda, Lambro, Po e il Canale Muzza), mentre altre arterie ciclabili convergono su Lodi in modo da connettere il territorio nel suo insieme. Alcuni esempi sono: l’asse longitudinale orientale da Zelo Buon Persico fino a Maleo, oggetto di questa ciclovia; l’anello periurbano che circonda Lodi, sfruttando i percorsi lungo le alzaie del Canale Muzza; un secondo anello più ampio che collega Lodi con Codogno, passando da Casalpusterlengo, e che risale la golena del Po fino alla confluenza con il fiume Lambro, per tornare infine a Lodi. Regolarmente mantenuta – l’ultima radicale asfaltatura risale al 2022 – la rete lodigiana fa da modello per funzionalità.


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