Rocca San Casciano

Descrizione

Rocca San Casciano è un borgo romagnolo che sorge nella media valle del fiume Montone. Di origine medievale, il borgo fu a lungo soggetto alla Repubblica Fiorentina e fu capoluogo della Romagna toscana. Nel 1923 venne incorporata alla provincia di Forlì. Rocca San Casciano è nota per la caratteristica Festa del Falò, manifestazione tipica che viene fatta risalire a culti pagani celtici e che rappresenta perfettamente il doppio spirito di questo borgo diviso tra un’anima toscana e una romagnola.

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Cenni storici

L’area dove ora sorge Rocca San Casciano venne abitata da popolazioni galliche nei secoli V e IV a.C. L’odierno borgo sorse intorno all’anno 1000, come polo commerciale nell’alta valle del Montone-Acquacheta. La cittadina viene nominata per la prima volta ufficialmente durante il medioevo, nel 1197, con il nome di “Rocca Sancti Cassiani”. Dopo essere stata soggetta a Forlimpopoli e a Faenza, nel 1382 Rocca San Casciano viene trasferita ai domini di Firenze. Nel 1661 subì gli effetti di un potente terremoto, che danneggiò molti edifici. A partire dalla fine del Settecento fino all’annessione al Regno d’Italia, fu nominata capoluogo della Romagna toscana e sede del Tribunale. Il borgo continuò a far parte del territorio fiorentino fino al 1923, quando Mussolini trasferì alcuni comuni toscani all’Emilia-Romagna.

Focus narrativi

I primi ad insediarsi nell’area di Rocca San Casciano furono quasi sicuramente i galli provenienti dalla Pianura Padana, tra il V e il IV secolo a.C. Successivamente arrivarono i romani, che colonizzarono il corso del fiume Acquacheta-Montone, che all’epoca era chiamato Casatico. Questo nome si ritrova anche in un documento del 882, dove si fa riferimento agli abitanti di “Pieve di San Casciano in Casatico”. Dunque, il borgo medievale si sviluppò intorno ad una Pieve e ad una prima fortificazione non più esistente. Il paese venne trasferito dai domini del vescovo di Forlimpopoli al comune di Faenza nel 1230 e successivamente alla famiglia Calboli. Nel 1382, alla morte dell’ultimo De’ Calboli, in cambio di onori e cariche, venne ceduta per testamento alla Repubblica di Firenze. Sotto la città toscana divenne Podesteria con giurisdizione civile e nel 1784 fu sede del Tribunale Criminale della Romagna toscana.

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Secondo una leggenda, la rocca del borgo sarebbe stata costruita sull’antica Urbe Sassatica, città etrusco-romana distrutta durante il periodo delle invasioni barbariche.

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Piazza Garibaldi è il cuore del borgo: di pianta triangolare, abbellita da una pavimentazione in cotto e circondata da portici con colonne in pietra scalpellata, la piazza presenta le tipiche caratteristiche architettoniche toscane. Qui, nel Settecento e nell’Ottocento, si svolgevano mercati della seta a cui partecipavano mercanti romagnoli e toscani. Sulla piazza si affacciano palazzi nobiliari del Cinquecento e del Seicento, tra cui Palazzo Pretorio: un tempo sede dei dibattiti e delle deliberazioni cittadine, oggi è un’abitazione privata.

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Su piazza Garibaldi si affaccia anche la Torre dell’Orologio o Torre Civica, sulla cui sommità è presente un orologio del Cinquecento. La campana della torre, risalente al 1780, scampò per un soffio alla fusione durante l’ultimo conflitto mondiale. Scelta per essere riforgiata in cannoni, la campana venne gettata nel vuoto ma atterrò perfettamente intatta. Per questo motivo venne “graziata” e reinstallata sulla torre. Ai piedi della Torre Civica si nascondevano un tempo le carceri cittadine. Recentemente, queste segrete vennero occupate dalla bottega di un ciabattino.

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Originariamente, il paese era diviso in quattro contrade: Borgo di Sopra, Borgo Sant’Antonio, Buginello e Mercato. Al presente, solo Borgo di Sopra e Mercato sopravvivono.

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La manifestazione più celebre di Rocca San Casciano è la Festa del Falò, celebrazione paganeggiante, forse di origine celtica, che si celebra ogni anno il 19 marzo giorno di San Giuseppe. La data venne scelta, a partire dal Settecento, per sovrapporre una festività cristiana ad una pagana. La festa prevede la realizzazione e il rogo di due enormi covoni di aghi di pino e ginestre, posti lungo le sponde opposte del fiume. Ciascuna contrada è rappresentata da un covone: Borgo di Sopra tradizionalmente ne costruisce uno bombato in stile romagnolo mentre il Mercato ne prepara uno conico alla toscana. Un tempo vinceva la contrada che fosse riuscita ad allestire il falò più grande ma ora non è previsto più nessun premio. In questo modo sono rappresentate le due anime culturali (e affettuosamente rivali) della Romagna toscana. Dopo i falò segue una sfilata di carri allegorici. Questi roghi sono molto probabilmente rimanenze di riti primaverili di risveglio della terra e di ritorno della luce dopo l’inverno, presenti in tutta Romagna nella tradizione del Lôm a Mêr.

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Il Castello di Rocca San Casciano, detto anche il Castellaccio, venne costruito tra il XII e il XIII secolo ed è probabilmente l’ultima versione dell’antica rocca che diede il nome al borgo. Occupato da forze ostili, venne smantellato nel 1504 da Dionigi Naldi, condottiero al soldo di Venezia. Gravemente danneggiato dal terremoto del 1661, il castello venne impiegato come riparo rurale. Al giorno d’oggi, solo il Mastio e un breve tratto di mura sono resistiti al passaggio dei secoli.

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Il ponte che valica il Montone è chiamato Ponte Vecchio e fu edificato ne 1600. Nonostante l’età sopravvisse a numerose calamità e a una guerra mondiale, restando in piedi durante il grande terremoto del 1661, alla piena del 1744, a quella del 1939 e a quella del 1966, anno in cui anche l’Arno straripò devastando Firenze.

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L’attuale chiesa di S.Maria delle Lacrime venne edificata nel 1784 sulle rovine di una precedente pieve, gravemente danneggiata dal terremoto del 1661. Deve il nome ad un evento ritenuto miracoloso: il 17 gennaio 1523 un bassorilievo in terracotta, conservato nella chiesa originaria e rappresentante Maria e il Bambino, iniziò a piangere ininterrottamente per cinque ore, lasciando segni visibili sul volto della Madonna e di Gesù. Secondo interpretazioni successive, il pianto doveva far presagire grandi sventure che sarebbero giunte in futuro per il paese. Quando anni dopo si verificò il grande terremoto del 1661, l’immagine mariana rimase illesa sul muro intatto, circondato dalle rovine della pieve e del borgo. Il bassorilievo venne quindi collocato nella chiesa attuale nel 1784: come segno di devozione popolare alla Madonna, ogni anno viene organizzata una processione nella quale l’immagine sacra viene fatta sfilare per le vie del paese.

Spunti videoludici

Il borgo di Rocca San Casciano incarna perfettamente la storia della Romagna toscana, terra dalla doppia anima. Il borgo subì l’influenza politica e culturale di entrambe le realtà e fu a lungo fecondo polo commerciale. Rocca San Casciano può ispirare un city builder, che consenta la gestione di un abitato di confine: attraverso il commercio e una sapiente diplomazia, il borgo potrà prosperare, mediando tra le due realtà politiche adiacenti.

La caratteristica Festa del Falò trova le proprie origini in antiche tradizioni celtiche pagane, comuni a molte culture europee. La manifestazione unita alla leggendaria fondazione etrusca del borgo, sono adatti ad una narrazione che racconti di un piccolo villaggio pedemontano, dalle origini misteriose e arcaiche, dove antichi culti e tradizioni sono sopravvissute nei secoli. Un sonnacchioso borgo medievale può mutare e diventare un luogo di accese e pericolose rivalità tra contrade, che possono essere solo appianate con delle prove di forza e con il fuoco.

Il terremoto del 1661 fu un evento memorabile ma non fu l’unica dura prova che gli abitanti dovettero fronteggiare. La vicenda della Madonna delle Lacrime, del fortunato Ponte Vecchio e della campana della Torre civica rendono Rocca San Casciano un paese ricco di salvataggi miracolosi, sventure annunciate ed episodi fortunati. Le storie del paese possono ispirare un gestionale, dove il giocatore, in qualità di capo villaggio o sindaco dovrà fronteggiare le ostilità della natura e degli uomini, interpretando criptici miracoli, invocando l’aiuto dei Santi e gestendo le emergenze di paese mantenendo alto il morale di tutti.

[Biliografia]

– Tassinari S., La Festa dei Falò di Rocca San Casciano – Storia e tradizioni di una comunità tosco-romagnola, a cura dell’amministrazione comunale di Rocca San Casciano, 2009.

[Sitografia]

Rocca San Casciano.com
Emilia-Romagna turismo.it

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