10 indizi per Agatha

Amanti del genere giallo, delle biografie, dei bei romanzi in generale gioite e preparatevi a stupirvi con questo libro che mi è piaciuto proprio ma proprio tanto per come è costruito.

Titolo: 10 indizi per Aghata

Autrice: Gigliola Alvisi

Editore: Pelledoca

Grafica: Debug (scusate di solito non la segnalo ma la copertina, la carta e tutta la grafica di questo libro meritano proprio una menzione)

Narratore: Hercule Poirot

Soggetto: Agatha Christie

Genere: ….

La trama è detta in 2 minuti così vi togliete ‘sto pensiero della trama e mi seguite sul pensiero della costruzione narrativa: Hercule Poirot cerca degli indizi, 10 per l’esattezza come dice il titolo (e d’altra parte lui è personaggino di precisione e pedanterie estremi), che lo inducano a scoprire cosa ha indotto la sua creatrice Agatha Christie a crearlo. Poirot di fatto cerca di risolvere il rebus della sua stessa creazione cercando segni di un passato che scoprirà di non avere essendo il personaggio per definizione, una creatura della comunicazione narrativa che può avere solo presente e futuro (se gli va bene) ma passato proprio no.

Il romanzo è diviso in capitoli in cui si alternano due voci narranti: una in prima persona (segnalata dal bellissimo segno grafico dei bassi, oltre che dal cambio di font che diventa corsiva) di Poirot che scrive in un italiano francesizzato esilarante (davvero carina e funzionante come idea narrativa); ed una in terza persona a focalizzazione zero che ci racconta l’infanzia di Agatha sostanzialmente dai primissimi anni di vita con le tate fino alla preparazione da infermiera e farmacista di supporto alle truppe britanniche in guerra (da qui la competenza sui veleni 10 e ultimo indizio raccolto da Poirot).

Tutto il testo, che di fatto è costruito a metà tra il genere biografico e quello giallo con una davvero buona commistione e padronanza dei generi – brava Gigliola Alvisi che qui dà una delle sue prove migliori secondo me – in realtà si rivela essere, se prestiamo attenzione come ci insegna Poirot agli indizi disseminati dall’autrice nel testo, un testo metanarrativo dove il nucleo centrale sono la scrittura, la lettura e la creazione letteraria.

“Signora, mi duole comunicarvi questa notizia, ma temo che vostra figlia abbia imparato a leggere”.

Lei impallidì, si portò le mani alla bocca per soffocare un grido, quindi affrontò le scale due gradini alla volta.

Ecco, Agatha ha 6 anni e siccome nessuno vuole insegnarle a leggere perché non sta bene per una bambina dell’alta società inglese della sua età saper leggere, lei ha imparato a leggere da sola unendo suoni e lettere… e la precedente è la citazione della scena di quando la tata di Agatha dà la ferale notizia alla mamma della futura Agatha Christie. Ecco uno dei primi indizi che Poirot raccoglie: la sua creatrice non aspetta che le cose accadono o che qualcuno si preoccupi di farle accadere. E’ lei che prepara e apparecchia tutto per come vuole che sia.

Il romanzo procede così, indizio dopo indizio, sulle due linee narrative che si intersecano tra biografia e scrittura fino ad arrivare alla teorizzazione esplicita finale di Poirot di cosa e chi sia lui, un personaggio di carta, il migliore investigatore di sempre senza passato ma con un lungo futuro.

Anche il genere biografico tanto in voga ultimamente (specie nel campo della divulgazione ma ci tornerò in un apposito post intanto vi segnalo questo video qui) fa la sua bella figura diventando non solo pretesto ma forma di libro d’autore, ben giocato, ben speso e anche ben dichiarato alla fine nel suo portato, volendo e perché no, anche divulgativo.

Davvero un romanzo che vi consiglio di leggere e di consigliare ai vostri ragazzi e ragazze, un romanzo che farebbe una bella figura su battilmuro e dove sono sicura troverà il suo posto!

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