Spazio Calabria all’Expo 2015, una tristezza infinita

Questo articolo è uscito sul mensile il Lametino (n. 219) il 20 giugno 2015.

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Polemica sui Bronzi a parte, il “minipadiglione” dedicato alla nostra regione è un’occasione perduta

Expo Milano 2015, l’evento dell’anno che è destinato ad accogliere milioni e milioni di visitatori da tutto il mondo, è un po’ un concentrato di polemiche. Tutti sanno dei ritardi, ma non tutti sanno – e bisogna andare lì per rendersene conto – che le critiche si possono estendere a tante altre cose. Iniziando dallo spirito stesso dell’esposizione universale: nutrire il pianeta, molto nobile come tema, ma come viene affrontato? La massima parte dei padiglioni offre degustazioni varie e ha ben poco di didattico-educativo; le poche eccezioni in questo senso sono paesi come gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar che, essendo caratterizzati da ambienti poco ospitali, mostrano ai visitatori cosa significa veramente vivere in luoghi dove ogni goccia d’acqua può fare la differenza. Insomma, sono ben poche le opportunità di apprendere qualcosa di nuovo, per il resto è una specie di “fiera mondiale del cibo”, un semplice svago per chi non vuole passare l’ennesima giornata di fronte al computer o alla televisione. No comment per quanto riguarda le code, spesso troppo lunghe (50 minuti di attesa per entrare nel padiglione giapponese? Mi dispiace, vado altrove) e mal organizzate, perché sono state predisposte in modo tale da garantire ai visitatori l’EXPOsizione, perdonate l’ironia, ad agenti atmosferici come la pioggia e il vento. Persino le aree “al coperto” non sono al riparo da spifferi e perdite d’acqua.

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Il “bellissimo” spazio dedicato alla Calabria. Foto dell’autore, scattata il 20/05/2015.

Se è vero che l’Expo non è stato concepito ed organizzato al top, bisogna ammettere che quello che è stato fatto per lo spazio dedicato alla Calabria va ben oltre. Si trova vicino al padiglione Italia, a fianco a quello della Toscana e non molto lontano dallo spazio siciliano, chiuso in seguito ad un battibecco tra le istituzioni lombarde e siciliane. Tutti voi ricorderete la polemica sui Bronzi di Riace, che all’Expo avrebbero fatto un figurone ma sono stati lasciati a marcire a Reggio nella speranza che ai visitatori dell’Expo venga per magia l’idea di scendere in Calabria dopo aver avuto un assaggio delle “proverbiali” capacità organizzative italiane. Molto nobile e patriottico come pensiero, peccato però che i voli tra Milano e la Calabria abbiano subito un drastico calo proprio a ridosso dell’inaugurazione dell’evento: fino all’anno scorso l’Alitalia collegava Linate e Lamezia Terme fino a cinque volte al giorno usando tutti i certificati di operatore aereo a disposizione della compagnia già di bandiera (Alitalia, Alitalia Express, Volare, AirOne e CityLiner), mentre ora ci ritroviamo con un solo collegamento aereo giornaliero. Pazienza. Tornando allo spazio Calabria, la prima cosa che si nota è che è molto piccolo (cinque metri per cinque, forse?) ed interamente dedicato al cibo: del retaggio culturale calabrese non c’è traccia. Una ragazza, forse nostra corregionale, mi dice che in programma ci sono future collaborazioni col vicino spazio Toscana e col padiglione della Germania (quello sì, molto bello), e mi invita a lasciare un commento su un libro degli ospiti, dove trovo scritte cose come “la Calabria merita di più”. Ma va? Ma di chi è la colpa se la Calabria non riesce a promuovere se stessa all’Expo? Scrivo “tanti saluti da Lamezia Terme” e me ne vado via, perplesso.

Francesco D’Amico

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