La carnosità – Champagne AOC Rosé Brut – Claude Bernard

Adoro lo Champagne, mi ritengo un tenero amante del grande Chardonnay da “Craie”, mi emoziona e mi fa godere ogni volta che lo incontro, ma oggi non parlerò di Chardonnay, bensì di Pinot Noir, l’altro portabandiera della Champagne. Esso è un narratore di primo piano, che si fa grande quando cresce sulle pendici della Montagne de Reims. In questa zona nascono i Blanc de Noirs più affascinanti, vibranti e salini; un ensemble di vini che esporta in tutto il mondo la secolare interazione tra vitigno e territorio. Oggi però, non parlerò nè di Montagne de Reims nè di Blanc de Noirs, bensì tessirò un’accorata lode ad un Rosè della Côte-des-Bars. Per la prima volta dopo alcuni anni, mi son trovato dinanzi ad uno Champagne Rosè che mi ha fatto sobbalzare nuovamente, poichè capace di rendermi le sensazioni olfattive e tattili del Pinot Noir, inconfutabilmente in linea con il suo carattere più boschivo e ammaliante. Questa rara interpretazione viene prodotta nell’Aube, una zona situata a sud-est della Vallée de la Marne, dove (al contrario di Montagne de Reims, Vallée de la Marne e Côte de Blancs) non sono i Grand Cru a dare importanza ai vini, bensì la filosofia dei produttori. Qui, a Rouvres Les Vignes (un grazioso villaggio che ospita molte piccole Maison) si trova Claude Bernard un RM (Rècoltant-Manipulant), che insieme ad Isabelle ed al figlio Guillaume curano i 4,5 ettari di vigneti e la piccola produzione di sole 30.000 bottiglie. Questa famiglia sà! Sà come creare un Rosè di altissimo lignaggio, tanto alto da essere in grado di poter ambire a al confronto con i cugini delle zone benedette e più conosciute. Questo Rosè Brut d’assemblaggio, nasce dal solo utilizzo del Pinot Noir, declinato per il 90% come base spumante bianca e per il 10% come vino rosso (anche imbottigliabile con l’appellazione di Coteaux Champenois), che si ricongiungono solamente prima della presa di spuma in bottiglia. Dopo 24 mesi di lenta autolisi il Rosè di Claude Bernard è pronto per coinvolgere ogni adoratore dell’acqua di Remis, attraverso una ritmata sintesi di sensazioni che comprendono lo stile ossidativo e la voluminosità del Pinot Noir vinificato in rosso. L’artigianalità del suo soul è ben impressa già dallo stille dell’abbillage della bottiglia, che vede presente la sola etichetta frontale ed una capsula dorata che riporta la mente al packaging targato anni ’80. Un sottile fil rouge che si congiunge garbatamente con il colore del vino, un rosa salmone che tende a riflessi ingialliti, come i bordi delle pagine degli antichi tomi ecclesiastici. Da questo momento emerge la sua vena sacrale, quasi inanimata, che lo rende capace di restare sospeso all’interno del calice, mentre con calma fa emergere la complessità della sua costruzione. E’ uno Champagne da maratona, che parte con teneri richiami alla frutta rossa, e che con l’innalzarsi della temperatura va toccare il sottobosco, la castagna, il tabacco dolce e la balsamicità della menta. Il sorso è avvincente, caricato dagli aromi già palesatisi al naso, di uno spessore totalizzante e con uno scorrimento vispo e irreprensibile. Entra largo, senza la minima asperità, quasi come un gran rosso di Borgogna, e chiude con un’esplosione di ematicità e frutta candita. Carnoso e sensuale, in questo momento irradia il palato con la sua slanciata compiutezza, che interlacciata alla struttura lo rende abbinabile anche alle carni rosse.

Merci, monsieur Bernard, ho trovato una vera calamita gustativa, un Rosè che da senso a tutta la categoria!

TheMarchian.

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