Torino in piazza con gli operai di Mirafiori. Ironia su Cirio e Lo Russo: «Da che parte state? Con noi o con Tavares?»

diChristian Benna

Le istituzioni, la Diocesi e la società civile sfileranno accanto ai lavoratori
di Stellantis per chiedere il rilancio dell’auto

Torino torna in piazza. L’ultima volta in cui i corpi intermedi, le associazioni, gli studenti, i sindacati, gli ambientalisti, si sono uniti sotto una stessa bandiera era stato a sostegno della Tav; 30 mila persone a gremire piazza Castello il 6 aprile 2019. 

Venerdì 12 aprile alle 9 è partito il corteo degli operai e degli impiegati di Mirafiori, che si snoderà da piazza Statuto fino a piazza Castello, proverà a unire in una marcia tutta la città, nel segno dell’auto e di quella tradizione industriale che a tanti sembra sfuggire di mano e sempre più impalpabile. 

A sfilare con le lavoratrici e i lavoratori di Stellantis, che hanno proclamato 8 ore di sciopero sostenuto da sei sigle sindacali (Fiom, Uilm, Fim, Ugl, Fismic e i quadri ex Fiat), ci saranno le tute blu, tantissime, in rappresentanza dell’indotto in crisi: gli operai della Lear , di Delgrosso e di Te Connectivity e anche quelli tutte le piccole e medie imprese fornitrici di Stellantis. Ma ci saranno anche i rappresentanti di tanti mondi diversi, legati dall’idea che senza una forte produzione di auto, Torino rischia di vedere accelerare il suo declino.

«Ieri ci è arrivata l’adesione della Gioventù Operaia Cristina, il giorno prima quella degli artisti, i Subsonica e gli Statuto — racconta Edi Lazzi, segretario della Fiom Cgil —. È una bella sensazione scoprire che tante realtà della società civile, dall’Anpi all’Arci ai ragazzi dei Fridays for Future vogliono sfilare accanto ai lavoratori. Gli annunci di Tavares fatti l’altro giorno, piuttosto vaghi e senza nuovi modelli ma  dai toni minacciosi,  non hanno fermato lo sciopero né il nostro corteo. Anzi ci spingono alla protesta». 

Tra i primi ad aver sottolineato la gravità della situazione dell’industria è stato l’Arcivescovo di Torino Roberto Repole. Oggi la Diocesi sarà presente in piazza con Alessandro Svaluto Ferro, direttore dell’ufficio per la Pastorale sociale e del Lavoro. «Sarò presente alla manifestazione perché la Chiesa torinese — afferma Svaluto Ferro — sente profondamente la gravità del momento che stiamo vivendo, il rischio che Torino perda realtà produttive e posti di lavoro». 

I sindacati non si sbilanciano sulle cifre della manifestazione. Evitano i paragoni con la «marcia dei 40 mila» e con la piazza dei «Sì Tav», peraltro più divisive di quella di oggi, ma contano su una piazza molto partecipata. Il corteo guidato da uno striscione unitario, in rappresentanza di tutte le sigle sindacali, potrà contare anche sulle istituzioni locali. 

Il governatore del Piemonte Alberto Cirio e il sindaco Stefano Lo Russo hanno aderito all’iniziativa e sfileranno con gli operai e gli impiegati di Stellantis sotto i gonfaloni dell’amministrazione pubblica. Presenti anche i politici del territorio, ma senza bandiere. L’obiettivo è riportare Mirafiori sopra 200 mila auto prodotte. Rivedere quindi una fabbrica che torna ad assumere invece di inviare lettere di incentivi all’esodo (1.520 l’ultima richiesta) ai propri dipendenti. Per farlo secondo i sindacati che hanno proclamato lo sciopero servono più investimenti e quindi nuovi modelli di auto. 

Mentre oggi lo stabilimento icona dell’auto italiana langue nella cassa integrazione (fino al 18 maggio per la linea della 500e) e contratti di solidarietà per gli operai Maserati fino a dicembre. Una crisi produttiva, dettata da un mercato debole dell’elettrico, che si ripercuote su tutto l’indotto, con un ricorso agli ammortizzatori sociali che nei primi mesi dell’anno in Piemonte  ha viaggiato a doppia velocità (+36%) rispetto alla media nazionale. Hanno deciso di esprimere la solidarietà ai lavoratori anche le associazioni dell’imprenditoria cittadina: Unione industriali di Torino, Cna, Api, Coldiretti, Confartigianato, Casartigiani, Lega Coop, Confcooperative, Ascom, Confesercenti.

In un documento comune i presidenti delle associazioni datoriali hanno scritto in merito allo sciopero e al corteo: «Serve una risposta del territorio, forte e corale, univoca e senza etichette, per ribadire la centralità del settore automotive e del suo indotto per la nostra comunità».

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11 aprile 2024 ( modifica il 12 aprile 2024 | 12:49)