Torino

Pragelato e il pasticcio del villaggio fantasma, anche la procura indaga

Il villaggio turistico Gofree 
Il caso scoppia dopo una sentenza di separazione coniugale. La titolare: "È tutto in regola, quelle sono casette mobili"
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Il villaggio Gofree, in una conca tra le montagne che si stagliano attorno a Pragelato, è un paesino di casette di legno tutte uguali, costruite lungo vialetti che si arrotolano attorno a un ristorante e ad alcuni campi sportivi. Una borgata che nei fine settimana e soprattutto nei periodi di vacanza, d’estate come d’inverno, si popola di villeggianti e di torinesi — anche 600 quando c’è il tutto esaurito — che hanno elevato a seconde case questi chalet che sono costati ciascuno tra i 40 e i 60 mila euro. Eppure le 129 casette del Gofree sulle mappe catastali non esistono.

Nei registri del catasto ci sono appena un pugno di quadratini che segnano la presenza di alcune casette, ma tutto il resto dell'area - circa quarantamila metri quadrati - risulta libera, come fossero prati. Invece su quei campi negli anni scorsi Patrizia Laurent con la sua società La Coumbe Velhe ha fatto nascere un campeggio stanziale, il villaggio Gofree appunto. Un villaggio che nonostante le sue 129 casette per vent'anni è rimasto "fantasma", inestistente per le mappe catastali e per il fisco, e tuttavia in bella mostra nelle fotografie dei dépliant promozionali.
Adesso di questa vicenda si stanno occupando la procura di Torino e la Corte dei conti, dopo l'esposto di uno dei "proprietari" delle casette che ha denunciato presunte irregolarità in quell'area. A partire dal fatto che il campeggio sorge anche su una lingua di terra (in mezzo ad appezzamenti che per la gran parte sono di proprietà della Laurent) che appartiene al Comune: era stata deliberata la vendita, ma non era mai stato ufficializzato l'atto e nemmeno quel terreno era stato pagato, così come al Comune non è mai arrivato un soldo d'affitto. Inoltre il fatto che le casette non fossero state accatastate è stato giustificato dal fatto che si trattasse di mobil home, per loro definizione smontabili e trasportabili altrove. Circostanza che stride però con la cementificazione delle singole piazzole, che di provvisorio e mobile non hanno nulla. Una sottigliezza non da poco che ha mantenuto una situazione di incertezza per tutti questi anni.

A far scoppiare il caso era stata una donna che, nella causa di separazione dal marito, si era presentata negli uffici comunali per alcuni accertamenti e aveva scoperto che non solo la sua casetta non c'era in nessun documento, ma che non esistevano nemmeno quelle dei suoi vicini di casa. Per quanto di quel villaggio fosse a conoscenza certamente l'architetto Daniele Ronchail che di Pragelato è vicesindaco ed è anche il professionista che ha elaborato il progetto del villaggio, costruito prima di Torino 20016 anche con il contributo di quasi duecentomila euro di finanziamenti pubblici stanziati per il turismo nelle montagne olimpiche.

L'anomalia del "villaggio fantasma" aveva dato lo spunto per una prima inchiesta della magistratura. L'indagine era stata archiviata riscontrando comunque che il Comune di Pragelato, dopo una iniziale inerzia, era intervenuto con una serie di sopralluoghi. Ma nel tempo la situazione non è cambiata e ora la magistratura torna ad occuparsi dell'inchiesta. "Proprio in questi giorni abbiamo avuto la conferma dal catasto che gli chalet di legno non devono essere registrati e lo dimostreremo", spiega l'avvocata Egle Sciancalepore, che assiste la proprietaria del villaggio.

Se incerto è il passato, non molto più chiaro appare il futuro di queste casette, per le quali i proprietari pagano il canone annuale della piazzola. Se però il contratto di affitto non fosse rinnovato, ai proprietari toccherebbe smontarle a proprie spese. O farsele liquidare con un indennizzo. Circostanza che al momento non è contemplata. Tuttavia tra poco più di un mese, il 20 dicembre, scade la concessione ventennale dei terreni e tutto ciò che vi è costruito sopra passa nelle mani della proprietaria. Già da un po' è stata avanzata l'idea di trasformare in futuro il villaggio in un "albergo diffuso". E sui siti di agenzie immobiliari era comparso per qualche tempo, e poi ritirato, l'annuncio che metteva in vendita il villaggio Gofree. La richiesta era di 10 milioni.