RUFINA è un comune della provincia di FIRENZE (FI) con 7.266 abitanti al 1° gennaio 2020 e si estende su di una superficie di 4.588,04 ettari equivalenti a 45,88 Km2. La densità media della popolazione è di 158,37 abitanti per Km2 (la densità media della Toscana è di 161,95 ab/km2, mentre la densità media dell’Italia è di 199,44 ab/km2 – fonte: ISTAT).

Il capoluogo si trova a circa 110 metri sul livello del mare e dista circa 26 km da Firenze (circa 40 minuti di auto).

Il territorio comunale confina a Nord con il comune di Dicomano (FI), a Est con il comune di Pratovecchio (AR), a Sud con il comune di Pelago (FI), a Ovest con il comune di Pontassieve (FI). Nel punto più ad Ovest, fra i comuni di Pratovecchio e Pelago, converge una punta anche del comune di Montemignaio (AR).

Confini comunali di Rufina

Confini comunali di Rufina

Il patrono del comune è San Martino e viene festeggiato l’11 novembre.

 

Un pò di geografia

Il territorio di Rufina si trova alla metà della Val di Sieve nel tratto successivo al Mugello, prima che questa confluisca nel fiume Arno a Pontassieve.

Il centro abitato del capoluogo è collocato in una apertura della valle della Sieve, fra i due punti più stretti attraversati dal fiume. Il lato destro della Sieve segna il confine con il comune di Pontassieve, mentre a sinistra le colline si arrampicano verso il contro-crinale appenninico che parte dal complesso del monte Falterona e si congiunge con il crinale del Pratomagno.

Il luogo più basso è a 96 metri sul livello del mare e si trova lungo il fiume Sieve al confine con il comune di Pelago in prossimità della frazione Selvapiana/Stentatoio. Sempre lungo il corso del fiume Sieve, risalendo a monte, il punto più elevato è in prossimità del confine comunale con Dicomano in località Contea dove l’altitudine è di 145 metri sul livello del mare. Quindi il dislivello, lungo i 12.100 metri di sviluppo della Sieve nel territorio comunale di Rufina, è di circa 50 metri.

Il punto più elevato del territorio comunale invece si trova a 1.080 metri sul livello del mare presso i tre confini fra il comune di Rufina, quello di Pratovecchio e quello di Montemignaio, in prossimità della frazione e della Consuma, dove si trova il passo omonimo che porta nel Casentino.

In ogni caso tutto il crinale al confine con il comune di Pratovecchio si sviluppa ad una altitudine generalmente superiore agli 800 metri slm.

Ciò che più colpisce passeggiando per la campagna adiacente è la varietà degli scenari che si incontrano. Le suggestive geometrie dei filari della vite spesso vicini alle file di olivi interrotti dai dorati campi di grano in un ripetersi continuo di colline che toccano i boschi dei crinali montani, richiamando suggestioni alpestri. Di tanto in tanto, seguendo con lo sguardo gli alti cipressi ci si imbatte in insediamenti umani, in ville e castelli (oggi per lo più fattorie) d’antica memoria (come Pomino e Castiglioni) che testimoniano una consuetudine delle famiglie nobili fiorentine, che scelsero di fissare in questi luoghi la propria dimora stimolando altresì la produzione vinicola. Il patrimonio inestimabile di questi edifici (ancora oggi abitati) così come la disposizione del territorio, con i muretti a secco che ne evita l’erosione, sono le tracce che la storia, il lavoro umano e quindi anche l’arte del produrre vino, hanno impresso nella natura lasciando un segno indelebile e dandole una precisa identità.”

(Dal sito istituzionale del Comune di Rufina)

 

Un pò di storia

(Dal sito istituzionale del Comune di Rufina)

 

Il toponimo di Rufina, secondo la maggior parte degli studiosi, è sicuramente di origine etrusca; i reperti del IX secolo a.C. confermano l’esistenza, nel luogo, di un abitato di una certa importanza sino dall’epoca villanoviana.

Secondo il Repetti, autore del celebre “Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana“, il nome di “Rufina” deriva dal fiumicello omonimo che attraversa il paese; secondo altri sarebbe stato assegnato al borgo da un ricco feudatario della zona.

Le prime notizie risalgono a una bolla di papa Gregorio VIII, del 1076, dove si parla di “homines de Rufina“.

Il primo nucleo abitato si costituì al Poggiolo, dove poi sorse un convento di frati. Solo assai tardi (1850-60), però, si venne formando un vero e proprio centro, di una certa consistenza, intorno alle poche case che già esistevano presso il ponte sul torrente Rufina.

Anche l’incanalamento del torrente e la conseguente bonifica dei terreni furono una impresa laboriosa. Solo nel XVIII sec. i frati del Poggiolo riuscirono a risanare la zona, in modo che l’abitato di Rufina potesse cominciare a estendersi nella zona dei Piani.

L’origine del Comune di Rufina è piuttosto recente, essendo stato istituito il 02/12/1915. Prima di questa data Rufina faceva parte, come frazione, del vicino Comune di Pelago.

Il paese trae origine da una consistente opera di bonifica del terreno adiacente al Fiume Sieve alla sua confluenza con il torrente Rufina, realizzata nel primo settecento dai frati del “Poggiolo”.

Ancora oggi sono visibili strutture murarie di contenimento che hanno consolidato e reso abitabile un’ansa del Fiume oggi quasi totalmente urbanizzata.

 

Il Bacco artigiano

 

Il Bacco Artigiano è la manifestazione annuale più importante che si svolge nel comune di Rufina. dedicata a enologia, artigianato, musica e tradizioni locali.

La rievocazione più tipica e originale del Bacco è l’Offerta del vino del contado alla Signoria di Firenze. Infatti ad ogni edizione un carro con un migliaio di fiaschi tipici toscani, trainato da una oppia di buoi, viene presentato a Firenze in Piazza della Signoria davanti a Palazzo Vecchio.

Il Carro Matto, o “Nave dei fiaschi“, era la “costruzione” tipica per il trasporto del vino in fiaschi da Rufina in altri luoghi. Questo carro, sfidando le leggi della fisica, ha la vera e propria fisionomia di una nave, con la prua e la poppa sporgenti oltre il profilo del carro.

Nel corso della manifestazione vengono organizzate degustazioni, stand gastronomici e momenti culturali riguardanti il territorio fiorentino.

Bacco Artigiano è una manifestazione organizzata dal Comune di Rufina in collaborazione con le altre istituzioni locali.

 

La "Nave dei fiaschi": foto storica del 1920

La “Nave dei fiaschi”: foto storica del 1920 (Archivio: Toscana.uno)

 

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Il turismo

Il turismo è una importante risorsa economica della zona e lo si può ascrivere ad un’area molto più ampia di quella strettamente comunale, un’area indissolubilmente legata alle vigne e alla produzione del vino.

Le visite turistiche, nella zona della Val di Sieve ed in particolare nel territorio di Rufina, potranno assumere forme e motivazioni diverse, ad esempio:

  • Escursioni sulle tracce della storia: in questa terra si snodano ideali percorsi per visitare ville e castelli medicei, antiche fattorie che producono vini e olio di oliva di grande qualità (La Strada dei Vini), chiese, conventi e pievi di antica memoria.
  • Visite ai musei: ricchi di storia e di arte che mantengono vive le testimonianze delle attività e delle tradizioni della montagna e della collina (Museo della Vite e del Vino).
  • Ricerca degli oggetti dell’artigianato: che mantengono viva la tradizione di antichi mestieri.
  • Escursione alle tante manifestazioni: feste, fiere e sagre paesane che si svolgono nei comuni della Val di Sieve in onore dei prodotti tipici e delle tradizioni di questa terra.
  • Escursioni naturalistiche: in gruppo, in famiglia o individualmente per confrontarsi con un ambiente ancora ricco, camminando tra la quiete dei boschi per raggiungere cascate, cime e sorgenti capaci di donare suggestioni straordinarie e inattese (Trekking in Valdisieve).

  

 

L’architettura dei luoghi

 

Pieve di Santo Stefano a Castiglioni, all’interno si conserva una tavola, proveniente dall’Oratorio di Santa Maria a Rugliano, la cui stesura originaria è databile agli inizi del Trecento.

La Pieve fu confermata da papa Pasquale II il 15 marzo 1102 al vescovo di Fiesole Giovanni; il suo territorio era compreso in quello della Contea di Turicchi. Nel 1324 vi risiedeva un Capitolo dei canonici. Nel 1633 fu unita alla chiesa di S. Pietro a Petrognano.

La chiesa è posta su una tipica strada di crinale di antico tracciato, costruita dal Vescovo di Fiesole per raggiungere le proprietà che possedeva a Castiglioni e Petrognano e che attualmente collega la statale 67 con Pomino, giungendo fino alla Consuma. L’edificio si presenta come un tipico esempio di architettura romanica del contado fiorentino, nel quale si fondono elementi di tradizione paleocristiana e lombarda, accomunati da caratteri di estrema razionalità e semplicità.

La facciata, totalmente rimaneggiata all’inizio del secolo, è a salienti con un solo portale sormontato da un occhio circolare. È realizzata in pietre di arenaria disposte a filaretto. Dall’esterno si nota la maggiore elevazione della navata centrale rispetto alle laterali, confermata, nella parte retrostante, dalla tribuna, costituita da tre absidi semicircolari, le due laterali più basse rispetto a quella posta al centro, ognuna delle quali fornita di una monofora strombata con archivolto in più pezzi.

(Tratto dal CD “Cornucopia” edito dal Comune di Pontassieve)

 

Il Castello di Castiglioni fu “il palazzo magnifico e fortezza e poi comoda villeggiatura dei Vescovi di Fiesole” ed oggi rimane ancora l’imponente massa quadrilatera, sul cui lato orientale una torre semicircolare costituisce nella parte basamentale l’abside di una cappella romanica, che dovrebbe corrispondere alla chiesa di San Donato del Castiglione ricordata negli elenchi delle Decime. Sullo stesso lato occupato dalla chiesetta, che ne viene inglobata, è l’antico palazzo vescovile, che conserva elementi rinascimentali.

All’inizio del Novecento l’edificio apparteneva alla famiglia dei Marchesi Peruzzi e dei signori Pacini. L’edificio è stato restaurato intorno agli anni trenta. Esternamente il castello, ai piedi del risalto su cui sorge e sul lato meridionale, è un piccolo borgo rurale sorto su quella che doveva essere la strada di accesso e che conserva interessanti elementi architettonici riferibili all’epoca medievale.

Una Curtis di Castiglione è menzionata, insieme a quella di Turicchi ed al castrum di Agna, in due bolle pontificie, una di Pasquale II (1104 marzo 15), l’altra di Innocenzo II (1134 novembre 16), dirette al Vescovo di Fiesole a conferma dei domini ad esso spettanti tanto nel temporale quanto nello spirituale. È presumibile che quella corte facesse capo ad un insediamento fortificato, di cui serba ricordo l’odierno toponimo della località Castello a breve distanza da Rufina e nelle immediate vicinanze della pieve di Santo Stefano a Castiglioni; ma come castello non ne è fatta menzione nei documenti più antichi.

Nel XIII secolo gli uomini di Castiglione, Agna, Rufina e Turicchi, facevano periodicamente atto di sudditanza al Vescovo di Fiesole; la zona in questione, situata ai margini nord-orientali dell’odierno territorio di Rufina, costituiva infatti la Contea episcopale di Turicchi che pur riconoscendo nel 1398 l’autorità di Firenze, mantenne sino alla fine del XVIII secolo prerogative di indipendenza fiscale e giurisdizionale.

 

Chiesa di Santa Maria a Falgano, la facciata è a capanna con un unico portale d’ingresso sormontato da un piccolo occhio. L’aspetto attuale è frutto di numerosi rifacimenti.

 

Pieve di San Bartolomeo a Pomino, ricordata nel 1103 tra le pievi attribuite alla diocesi di Fiesole, nonostante alcuni interventi degli anni trenta del XX secolo mostra ancora intatti i caratteri romanici.

La memoria più antica della pieve risale al 1102, quando è citata nel privilegio del Pontefice Pasquale II a favore del Vescovo di Fiesole Giovanni, come “plebem S. Jerusalem sitam in Pomino“, confermata dall’atto del Pontefice Innocenzo III nel 1134. La strana

Pieve di San Bartolomeo a Pomino

Pieve di San Bartolomeo a Pomino

dedicazione è da attribuirsi ad un culto diffuso tra il VI-VII secolo di una martire orientale chiamata Santa Gerusalemme.

Alla fine del secolo XIII compare con la dedicazione a San Bartolomeo nell’elenco delle chiese della Diocesi di Fiesole del 1299 (plebes S. Barptolomaei ad Pominum). Allora il piviere di Pomino aveva per filiali le seguenti cinque chiese: Santo Stefano alla Torta (ora Santa Lucia); Santa Maria Pinzano, Sant’Andrea a Bucigna; San Michele a Cigliano, Santa Maria ad Agna (poi San Giusto).

La chiesa è posta in posizione elevata rispetto all’abitato e domina la Val di Sieve. La facciata, a quattro spioventi, è realizzata in pietre di arenaria regolari disposte a filaretto e presenta un portale con lunetta e una tettoia pensile soprastante a protezione del medesimo. In alto si trova una bifora con colonnina centrale, opera del restauro compiuto qualche decennio fa. Dal confronto con le foto, antecedenti al restauro, la facciata aveva un tetto a capanna e un finestrone rettangolare sopra il portale.

Sul lato settentrionale dell’edificio si aprono strette monofore a doppio sguancio ed archivolto in laterizio ed estradosso a bardellone sempre in mattoni. Sei aperture, realizzate in maniera uguale, sono collocate nella sopraelevazione della navata maggiore. La tribuna presenta tre absidi semicircolari, ma solo quella centrale è antica e possiede una cornice di coronamento ad archetti pensili in laterizio e pietre.

Nell’abside centrale, posta sopra uno zoccolo di pietra cava accapezzata, si apre una grande monofora a doppio sguancio, che è un probabile intervento di restauro. Sul lato meridionale la sopraelevazione della navata maggiore lascia lo spazio per cinque monofore uguali nella tipologia a quelle dell’altro lato. Il regolare paramento murario in pietre di arenaria disposte a filaretto è arricchito da una nota cromatica, data dagli archivolti delle finestre in cotto e dagli archetti pensili a coronamento dell’abside.

La chiesa ha un impianto basilicale, suddivisa in tre navate e sei campate divise da pilastri quadrangolari privi di zoccolo di base, ma coronati da una cornice modanata aggettante. Si nota una certa diversità nella muratura interna con l’impiego di bozze di pietra di dimensioni e taglio diverso, più accurate quelle dei sostegni, più irregolari quelle delle pareti, più grandi e regolari quelle della controfacciata. Inoltre, in corrispondenza della tettoia del lato destro della sopraelevazione della navata maggiore, ci sono cinque mensole in pietra che forse servivano per sorreggere l’antica copertura. In corrispondenza dell’ultima campata si aprono due porte con archivolto che conducono rispettivamente in canonica ed alla Compagnia, mentre sulla sinistra si vede una finestra trifora, ora chiusa, con due colonnine divisorie di restauro.

La chiesa viene ricordata dagli studiosi come una costruzione che si inserisce nell’architettura romanica toscana, dovuta a maestranze locali, nella quale si individuano pietre dal taglio accurato indipendentemente dai materiale impiegati, come nelle pievi di Santo Stefano a Castiglioni, Sant’Alessandro a Giogoli, San Giovanni Battista a Remole, San Pietro a Ripoli. La datazione probabile è fra il XII e il XIII secolo, anche se è possibile un intervento successivo nella parte della prima campata e della facciata.

La chiesa non ha però mantenuto immutato il suo stile romanico, subendo una trasformazione nei secoli XVII-XVIII, come è dimostrato dall’altare del SS. Rosario e da alcune iscrizioni presenti nel cortile della canonica. (n. 2 iscrizioni: “FACTUM EST MULTORUM OPERE A. … ” e “FACTUM EST AERE POPULI HUIUS A.D. 1768” e un’iscrizione su un architrave sul quale è inciso lo stemma della famiglia Della Rena: “ARCHIVIUM”

Negli anni ‘20-’30 di questo secolo ha subito un restauro che ha recuperato lo stile originario, pur con qualche alterazione, come è già stato evidenziato.

(Tratto dal CD “Cornucopia” edito dal Comune di Pontassieve)

 

Chiesa di Santa Maria del Carmine ai Fossi, di origine medievale, fu edificata a lato di un ospizio di frati francescani lungo l’antichissima mulattiera che congiungeva il Casentino alla Val di Sieve.

 

Trekking

Elenchiamo qui di seguito alcuni degli itinerari significativi segnalati dal Club Alpino Italiano, sezione di Firenze che passano per la zona di Rufina o sono comunque facilmente raggiungibili. Sono stati scelti per la particolare bellezza dei luoghi dal punto di vista naturalistico nonché storico e artistico.

 Itinerari

  • Da Barbiana al Monte Giovitempo: 5h dislivello: 600 m – impegno: consistente – tipo di percorso: solo sentiero – interessi: questo sentiero parte dai luoghi cari a Don Milani e si sviluppa fra i comuni di Vicchio del Mugello e Pontassieve e arriva fino sulla cima del Monte Giovi che domina l’abitato di Rufina. Lasciando alle spalle il basso Mugello, il sentiero attraverso campi coltivati e boschi, fino ad arrivare a circa 850 metri di altitudine.
  • Dal Santuario della Madonna del Sasso a Santa Brigida fino al Monte Giovitempo: 5h dislivello: 600 m – impegno: consistente – tipo percorso: solo sentiero – interessi: questo sentiero si sviluppa tutto nel comune di Pontassieve partendo dal Santuario della madonna del Sasso e, attraversando castagneti e boschi densi, si alterna a campi coltivati fino alla cima del Monte Giovi.
  • La valle delle Sieci – tempo: 3h – dislivello: 400 m – impegno: medio – tipo percorso: solo sentiero – interessi: natura.
  • Alle sorgenti dell’Arno – tempo: 4h – dislivello: 450 m – impegno: medio – tipo percorso: solo sentiero – interessi: natura, storia, arte, curiosità.
  • In Secchieta – tempo: 4h – dislivello: 450 m – impegno: medio – tipo percorso: sentiero e strada carrozzabile – interessi: natura, storia, arte, curiosità.
  • Santuario della Madonna del Sassotempo: 4h – dislivello: 300 m – impegno: modesto – tipo percorso: sentiero e strada carrozzabile – interessi: natura, storia, arte, curiosità.
  • A Vallombrosatempo: 3h – dislivello: 350 m – impegno: modesto – tipo percorso: sentiero e strada carrozzabile – interessi: natura, storia, arte, curiosità.
Sentieri CAI

Sentieri del CAI sul Monte Giovi

 

Rùfina: il Chianti più alto

Il Chianti Rufina costituisce uno storico territorio di produzione vitivinicola, tra i più importanti della Toscana, situato a nord-est della città di Firenze, alle pendici dell’Appennino Tosco-Romagnolo.

Le prime testimonianze storiche sui vini di Rufina risalgono ai primi anni del XV secolo. Nel XVIII sec., con l’Editto del Granduca di Toscana, arrivò il riconoscimento ufficiale, e Cosimo III, nel Bando del 24 Settembre 1716, classificava il vino prodotto in questa zona, tra i migliori quattro della Toscana.

Con il Decreto Ministeriale del 1932 fu stabilita la prima delimitazione territoriale del vino Chianti e le varie specificazioni geografiche, fra cui anche quella di Rufina.

Al 1967 risale la Denominazione di Origine Controllata (DOC) e del 1984 l’assegnazione della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG).

Quella di Rufina la più piccola tra le sette specificazioni del Chianti: occupa una superficie di 12.483 ettari, con 750 ettari iscritti all’Albo destinati a diventare circa 1000 con una produzione di circa 27.000 ettolitri di vino corrispondenti a 3.500.000 bottiglie immesse sul mercato ogni anno.

La zona di produzione collocata nella provincia di Firenze è distribuita fra i comuni di Rufina, Pontassieve, Londa, Pelago e Dicomano.

 

Chianti Rufina: zona di produzione

Chianti Rufina: zona di produzione

 

Un Vino Elegante e Deciso

Su un totale di 22 produttori di Chianti Rufina 20 sono soci del Consorzio Chianti Rufina presieduto oggi da Federico Giuntini.

Il Consorzio è stato fondato nel 1980 e nel 1991 vi è confluito il Consorzio Viti Rufina, guidato dell’allora Presidente e socio-fondatore Alberto Longhi.

Tutti questi piccoli numeri dimostrano come la fama del vino di Rufina non sia legata a grandi quantitativi di produzione, bensì all’altissima peculiarità del Sangiovese del territorio del Chianti Rufina ed agli alti livelli di qualità raggiunti dai vini delle singole aziende produttrici, le quali negli ultimi quindici anni hanno intrapreso una importantissima operazione di rinnovamento dei vigneti e delle proprie cantine.

Tra gli elementi caratterizzanti i vini di Rufina: la conformazione geologica del terreno, composto da pietre calcaree, galestro e alberese; l’esposizione solare a Sud Sud-ovest su terreni di altitudine fino a 400 mt slm che consente all’uva dei vigneti di raggiungere una ottimale maturazione; il microclima con temperature diurne alte e notti fresche destate, che contribuisce al mantenimento delle note aromatiche, a sviluppare spiccate acidità.

Ne risulta un vino elegante, con una personalità decisa, giustamente tannico con importante acidità, un profumo che rimanda ad un complesso bouquet di frutti di bosco e spezie. Un vino, altresì, caratterizzato da una singolare longevità, (attestata per alcune riserve di vigneti particolari, anche oltre i quarant’anni).

 

Chianti Rufina Nipozzano

Chianti Rufina Nipozzano

 

CONSORZIO CHIANTI RUFINA

 

 

 

 

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