Senorbì

346/377: Senorbì

ISPIRAZIONE

Senorbì
La chiesa parrocchiale di Santa Barbara

Uscito da Barrali percorro un tratto della pericolosa strada statale 128 prima di arrivare illeso alle porte di Senorbì, il principale centro della Trexenta, dove mi stanno aspettando Franco e Roberta che mi ospiteranno per la giornata.

Franco è un amico di vecchia data, cagliaritano ma con origini napoletane, che già da un po’ di anni si è stabilito qui. Durante la mattinata visitiamo il paese, partendo dalla piazza principale sulla quale si affaccia la chiesa parrocchiale di Santa Barbara, di cui mi colpisce la bella facciata, coi conci di arenaria chiara tipica di questo territorio, e l’alto campanile con la cupoletta ricoperta di maioliche.

Senorbì
Ingresso del museo archeologico Domu Nosta

Nelle vicinanze mi sorprende trovare dei ragazzi che giocano a “sa murra”! Costeggiamo la storica Casa Lonis che ospita la biblioteca comunale e arriviamo al museo archeologico Domu Nosta, in un vecchia casa campidanese ristrutturata in maniera superba.

Senorbì
Reperti al museo archeologico Domu Nosta

Il museo ospita reperti provenienti dai vicini siti archeologici di Monte Luna e di Su Nuraxi nella frazione di Sisini e di particolare importanza sono l’epigrafe romana di Marcus Arrecinus Heliusa ritrovata in località Bau Tellas e una copia della celebre dea madre ritrovata in località Turriga, ai confini tra Senorbì, Selegas e Ortacesus.

Senorbì
Tomba presso la necropoli di Monte Luna

Prendiamo la macchina per andare a visitare il territorio circostante. Su una collinetta chiamata Monte Luna si trova un’acropoli punica che purtroppo non è visitabile. Di fronte però si trova l’importante necropoli, contenente più di 120 tombe a pozzo, molte delle quali profanate. Visitiamo il sito dove tantissime tombe sono transennate per il continuo rischio di crolli.

Nel pomeriggio continuiamo il giro, costeggiando la celebre Cantina Sociale della Trexenta, la sede del vecchio teatro, la villa abbandonata del colonnello Salvatore Mascia e la stazione dei treni della linea CagliariIsili.

Senorbì
La chiesa di Santa Mariedda di Segolaj

Su una collina poco fuori paese, all’interno di un parco, si trova la chiesetta campestre romanica di Santa Maria della Neve, detta anche Mariedda di Segolaj, dal nome di un antico villaggio medioevale ormai scomparso.

Dopo aver tentato inutilmente di accedere ai resti di un nuraghe, all’uscita del paese in direzione di Ortacesus, ci dirigiamo a Sisini, una delle due frazioni di Senorbì (l’altra è Arixi) dove troneggia la chiesa parrocchiale della Madonna della Difesa. Ci sono tante case vuote, abbandonate, ma anche qualche palazzetto nobile in buono stato, tra cui l’antica casa padronale Villa Aresu.

Rientrati a casa Franco ha organizzato una sorpresa: arrivano da Cagliari gli amici Lello e Marcello, coi quali avevamo formato, tra fine anni Ottanta e inizi Novanta, il gruppo Golem. Passiamo il dopocena in allegria e, tirati fuori gli strumenti musicali, rispolveriamo i nostri vecchi cavalli di battaglia!

 

FRAMMENTI SONORI

 

BREVI NOVELLE SARDE

Dal sito www.senprbisardegna.it:

“Il nuraghe di Simieri è un’importante testimonianza storica del passaggio dell’uomo in questi territori, che sa attirare amanti della storia e curiosi che vogliono passare qui una giornata completamente immersi nella bellezza del paesaggio che esso ha da offrire.

Ma su questo nuraghe è nata anche una leggenda molto ben conosciuta da tutti gli abitanti di Senorbì; una leggenda che racconta quelle che sono state le origini di questo ridente paese della Sardegna.

Tradizione vuole che dove oggi sorge Senorbì ci fosse una rigogliosa foresta ricca di vegetazione impenetrabile, popolata solo da cinghiali: un giorno una popolazione la trovò e decise di abbattere tutti gli alberi, estirpare le erbacce e uccidere tutti i cinghiali.

In un solo giorno la foresta secolare scomparve e al tramonto tutti i cinghiali furono sterminati: l’indomani il paese fu subito edificato e chiamato Sirboni in ricordo proprio dei cinghiali che popolavano prima questa terra; solo successivamente il nome divenne Senorbì come ancora oggi è universalmente conosciuto.

Il popolo era diviso in quartieri basati sulle diverse classi sociali: dove oggi sorge il paese erano le capanne dei poveri mentre sul colle di Simieri abitavano la corte reale e la nobiltà; un giorno il sovrano si innamorò perdutamente di una bellissima donna del villaggio di Segolay, ma questo amore non fu mai corrisposto.

Preso dall’ira il Sovrano distrusse la sua reggia e uccise tutta la corte e la popolazione, seminando solo morte e distruzione: preso dai rimorsi non poté che uccidere anche se stesso; da quel momento in poi il colle rimase avvolto nel silenzio mentre successivamente il paese riuscì a rifiorire.”