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Lettere scelte Selected letters LETTERE SCELTE dal volume INNAMERICA Le lettere degli emigrati di Sessa Aurunca ai loro familiari (1917 – 1941) a cura di Pasquale Cominale  SELECTED LETTERS from the book INNAMERICA Letters from the emigrants of Sessa Aurunca to their families (1917 – 1941) by Pasquale Cominale ░ Translated by Roy Boardman ░ © 2014 Pasquale Cominale Proprietà letteraria riservata All rights reserved INDEX INDICE 5 7 12 20 25 28 33 39 44 50 55 60 65 68 71 75 78 83 89 95 101 107 113 116 123 129 134 137 142 148 152 Premessa Lettera 1 Lettera 2 Lettera 3 Lettera 4 Lettera 5 Lettera 6 Lettera 7 Lettera 8 Lettera 9 Lettera 10 Lettera 11 Lettera 12 Lettera 13 Lettera 14 Lettera 15 Lettera 16 Lettera 17 Lettera 18 Lettera 19 Lettera 20 Lettera 21 Lettera 22 Lettera 23 Lettera 24 Lettera 25 Lettera 26 Lettera 27 Lettera 28 Lettera 29 Lettera 30 6 10 18 23 27 31 37 42 48 53 58 63 67 70 74 77 81 87 93 99 105 111 115 121 127 132 136 140 146 151 155 Introduction Letter 1 Letter 2 Letter 3 Letter 4 Letter 5 Letter 6 Letter 7 Letter 8 Letter 9 Letter 10 Letter 11 Letter 12 Letter 13 Letter 14 Letter 15 Letter 16 Letter 17 Letter 18 Letter 19 Letter 20 Letter 21 Letter 22 Letter 23 Letter 24 Letter 25 Letter 26 Letter 27 Letter 28 Letter 29 Letter 30 5 PREMESSA Le lettere che seguono sono state scelte da quelle che Pasquale Cominale ha ritrovato nell’Archivio Comunale di Sessa Aurunca (Fondo ECA) e che appaiono nel volume pubblicato nel 2009 a Napoli, presso l’editore Loffredo. In virtù di questa pubblicazione è stato poi possibile inserire Sessa Aurunca nel Progetto Europeo per la realizzazione del Museo multimediale – ospitato, oggi, nel Castello ducale –, dedicato proprio all’emigrazione. Queste lettere, tra le più significative della raccolta, vogliono testimoniare al lettore la vita quotidiana, l’impegno, le sofferenze, le privazioni di non pochi cittadini di Sessa Aurunca, che, nei primi decenni del secolo scorso, emigrarono nelle Americhe. Sono microstorie familiari che rappresentano, nella lingua da loro praticata – e, con la relativa traduzione in inglese, curata da Roy Boardman, si spera di giungere ad una platea più vasta ed internazionale –, l’ordinario e marginale percorso di quegli “uomini in cammino”, che, lasciato un ambiente modesto e contadino, si ritrovarono, misconosciuti e smarriti, in un mondo “diverso”, astruso, complesso. Il lettore non frettoloso potrà vedere in queste “storie” qualche affinità con quanti, oggi, seppure di diverso colore della pelle, chiedono a noi accoglienza. L’intento di questa pubblicazione, infatti, non è solo quello di far conoscere ai giovani la nostra storia di ieri, ma anche di stimolarli al confronto con quella che, oggi, essi vedono svolgersi, dal mare della Sicilia alle nazioni del nord Europa. E, soprattutto, trasmettere loro che gli uomini, da sempre – di qualsiasi razza e nazionalità –, ogni qual volta si sono trovati in uno stato di necessità o di indigenza, hanno sempre voluto emigrare (o hanno cercato di farlo) in altri contesti sociali, per cercare quella sicurezza di vita e quella felicità familiare, che le conoscenze scientifiche, umanistiche, artigianali, o il semplice lavoro della braccia, garantivano di poter conseguire al di fuori delle mura del loro abituale conosciuto travagliato “mondo” cittadino e nazionale. RAFFAELE GIGLIO 6 INTRODUCTION The letters in this volume are a selection of those unearthed by Pasquale Cominale in the Municipal Archives of Sessa Aurunca (ECA Fund) and published by Loffredo (Naples 2009). This publication has permitted Sessa Aurunca to be included in the European Project for the setting up of a multimedia museum now in the ducal castle, a museum dedicated to the theme of emigration. These letters are some of the most telling of the collection; they recount the daily lives, commitment, suffering and sacrifices of the many citizens of Sessa Aurunca who emigrated to the Americas during the early decades of the last century. They are fragments of family histories which, in their writers’ own language, and translated into English by Roy Boardman in the hope of reaching an international audience, convey the everyday, marginal experiences of those who moved on from the humble life of the agricultural labourer to find themselves, disorientated and marginalised, in quite a different, abstruse and complex world. The careful reader will recognise affinities in these ‘stories’ with those who, though of different colour, are dependent on us to welcome them. The aim of this publication, in fact, is not only to help younger generations to be aware of our past, but also to encourage a comparison with what they see happening in places as far apart as the sea of Sicily and the nations of northern Europe. Above all, we wish to convey to then the message that men and women – of whatever race and nationality, and whenever they have been in great need – have always emigrated (or attempted to do so) to social contexts offering the security and family contentment which their scientific, humanistic or artisan knowledge and skills, or simply their manual work, guaranteed them far away from the troubled world of which they had once been citizens. RAFFAELE GIGLIO 7 1 FASCICOLO N. 6: domanda prot. n. 52 del 28 gennaio 1942. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Raffaele C., domiciliato in Sessa Aurunca, 86 anni. Convive con la figlia Rosa. Negli Stati Uniti d’America ha 5 figli: Salvatore, Antonietta, Anna, Adelina ed Armelinda. SUSSIDIO: concesso. Lire 8 al giorno, dal mese di marzo al mese di giugno 1942. Revocato nel mese di luglio, per la morte del richiedente. La lettera si compone di due fogli, uno indirizzato alla sorella, uno al padre; dal timbro postale, riportato sulla busta, e da quanto affermato nella lettera si evince che proviene da Paterson (New Jersey, USA) e che è stata scritta il 16 agosto 1938. Cara sorella, Abbiamo aspettato fino alla settimana scorsa per mandare queste £ 500 farai alla meglio di arrangiare un vestito al babbo, al riguardo dello sbaglio che ricevette £ 200, non è vero il ricivo1 quà dice che sono trecento, noi stessi non sappiamo come attribuire lo sbaglio, di chi è, ora tutto è passato, speriamo che ricevete questi che sono senza assicurare. spero che i tuoi figli stanno tutti ancora al sicuro, e speriamo che per le troppe preghiere, che si stanno facendo verrà una pace in eterno, per tutti i figli di mamme2 che tutti sono di carna umana. Cara sorella ebbi molto dispiacere per la morte di tua cognata ma tuo marito già lo sapeva. io ci mandò il cognato Cesarino, essendo che io e, mio marito, poco lo vediamo, tante condeglianze alla sorella, che tutti ci dobbiamo rassegnare che dobbiamo morire, la morte, l’ha creata Iddio, e Lui ci farà dimenticare il dolore, tanti saluti a tua cognata, tanti saluti dai miei figli, e da mio marito, saluti ai tuoi figli, ti saluto di cuore tua sorella Anna. “il ricivo”: la “ricevuta” comprovante l’avvenuta consegna del denaro. Nel Napoletano «figlie ’e mamma» è un modo affettuoso di designare i giovani; ha il significato di “figlioli”, con l’evidenziazione della pietas tra una madre ed un figlio e, insieme, dell’humanitas che lega un singolo figlio ed una singola madre a tutti i figli e a tutte le madri. 1 2 Lettera 1 caro padre anche noi da qua stiamo cume l’asino in mezzo ai suoni una legge al giorno, e noi stessi non sappiamo come regolarci, perché, quel po’ che vi mandiamo ce lo leviamo nelle vene, perché i figli si fanno grande e aumentano le spese perché quando erano piccoli, facevamo noi ora sono tutti grandi e la casa la comandano loro a quello che ci vogliono dare, speriamo che li avete acciò vi fate un vestito come meglio potete e se non ci fosse questa revotazione3 per tutto, il mondo avessimo fatto un pacco, ma in questo modo soffriamo tutti, e bisogna rassegnarci, al destino e pregare per tutti, per una pace in eterna, che siamo tutti figli a un Dio, vi fo sapere al mese entrante mia figlia Filomena sposa, anche il suo sposo deve partire4 e vuole sposare, facciamo allà volontà di Dio, vi prego di fare una pronta risposta, che ora mentre una lettera va e viene succedono cento, cose, o buone o male, voi pensieri dalloco5 e noi da quà speriamo alla Vergine dell’Assunta che è stata ieri facesse grazia per tutto il mondo, intero, così anche i giovani, di quà si levano il pensiero, che debbono andare, salute vostra6 *** Cara sorella, abbiamo aspettato fino alla scorsa settimana, per mandare queste 500 lire. Non è molto. Tuttavia, cerca di rimediare, alla meglio, un vestito al babbo. Riguardo allo sbaglio, cioè al fatto che l’ultima volta avete ricevuto non 300, ma 200 lire, vi dico che non corrisponde alla realtà: la mia “ricevuta”, infatti, è di lire trecento. Non sappiamo a chi attribuire questo errore, ma, ormai, è tardi, non c’è più nulla da fare: speriamo, almeno, che riceverete queste 500 lire, dato che l’invio non è assicurato. Spero che i tuoi figli stiano tutti ancora al sicuro. Speriamo che grazie alle tante preghiere, che si stanno facendo, sopraggiunga una pace duratura, non solo per i 3 “revotazione”: disordine, subbuglio, confusione; il sostantivo, non attestato, è fatto derivare dal verbo napoletano revotà’/revutà’, ‘volgere sottosopra, rivoltare, mettere in rivoluzione’. 4 “deve partire”: deve andare in guerra. 5 “dalloco”: in napoletano da llòco, ‘da costà, in codesto luogo, dov’è quegli a cui si parla’. Llòco: “là”, dal latino illōc. 6 “vostra”: vostra (figlia); vostra (figlia Anna). La lacuna, anziché ad uno scorso di penna, è dovuta alla mancanza di altro spazio nel foglio. 8 Lettera 1 nostri figli, ma per tutti, perché, di qualunque luogo, i figli sono uguali, sono tutti di carne umana e tutti hanno una madre. Cara sorella, mi dispiace per la morte di tua cognata. Tuo marito, però, già era a conoscenza delle sue reali condizioni; noi gli abbiamo fatto le condoglianze tramite il cognato Cesarino, che è andato a casa sua, dato che io e mio marito poco lo vediamo. Tante condoglianze alla sorella. Cara sorella, dobbiamo rassegnarci. Tutti dobbiamo morire: la morte l’ha creata Iddio. Sarà Lui a farci dimenticare il dolore. Tanti saluti a tua cognata, tanti saluti dai miei figli e da mio marito, saluti ai tuoi figli. Ti saluto di cuore, tua sorella Anna. Caro padre, anche noi, qui in America, stiamo come l’asino in mezzo ai suoni: ogni giorno c’è una nuova legge! Non sappiamo come regolarci, perché, quel po’ che vi mandiamo, ce lo leviamo dalle vene; perché i figli si fanno grandi e aumentano le spese; perché, quando erano piccoli, decidevamo noi, ma ora che sono tutti grandi, in casa sono loro a comandare, sono loro a decidere quanto denaro possono darci. Speriamo che queste 500 lire vi arrivino, così vi fate un vestito come meglio potete. Se, in tutto il mondo, non ci fossero questi sconvolgimenti, vi avremmo spedito un pacco, ma, così come vanno le cose, soffriamo tutti. Bisogna, purtroppo, rassegnarci al destino e pregare. Bisogna pregare per tutti, pregare per una pace duratura e in tutto il mondo, perché tutti siamo figli di Dio. Vi faccio sapere che, nel prossimo mese, mia figlia Filomena si sposa: anche il suo fidanzato deve partire per la guerra e desidera, perciò, sposarsi. Facciamo la volontà di Dio. Vi prego di rispondermi subito, perché adesso, mentre una lettera viene spedita e, poi, arriva, succedono cento cose, buone o cattive. Perciò, voi state in pensiero, in Italia; noi qua, in America. Speriamo che la Vergine dell’Assunta, che è stata festeggiata proprio ieri, faccia la grazia di portare la pace in tutto il mondo, così che anche i giovani di qui siano sollevati dal pensiero di dover andare in guerra. Saluti, vostra [figlia, Anna] 9 10 LETTER 1 FILE no. 6: registered application no. 52 of 28 January 1942. Contains one letter. APPLICANT: Raffaele C., resident in Sessa Aurunca, aged 86. Lives with his daughter Rosa. Father of 5 children in the United States of America: Salvatore, Antonietta, Anna, Adelina and Armelinda. BENEFIT ALLOWANCE: granted 8 lire per day from March to June 1942. Rescinded in July on death of recipient. This letter consists of two sheets, one addressed to the sister, one to the father. From the postmark on the envelope, as well as the content of the letter, it appears to have been sent from Paterson (New Jersey, USA) and to have been written on 16 August 1938. Dear sister, We waited until last week before sending this 500 lire. It’s not much. But try to get a suit repaired, as well as possible, for Dad. About the error, that is the fact that last time you received, not 300, but 200 lire, I am sure this is not true: in fact, the “receipt” I have is for 300 lire. We have no idea who was responsible for this error, but it’s too late now to do anything about it: let’s hope, at least, that you receive this 500 lire, seeing that it is not sent by registered mail. I hope your children are all still safe and sound. Let’s hope that, thanks to the many prayers we are saying, there will be a long time of peace, not only for our children, but for everyone, because, wherever they might be, they are our own flesh and blood. Dear sister, I’m so sorry about the death of your sister-in-law. However, your husband was already aware of her state of health. We sent our condolences with our brother-in-law Cesarino, who went to her house, seeing that my husband and I see him so rarely. Sincere condolences to our sister. Dear sister, we can only be resigned. We all have to die: it was God who created death. And He will enable us to forget the sorrow. Warm greetings to your sister-in-law, also from my children and my husband, and greetings to your children. Heartfelt greetings, your sister Anna Letter 1 Dear father, we too, over here in America, feel like donkeys that can’t find their way: every day a new law comes out! We really don’t know where to turn because the little that we are able to send you comes straight from the sweat on our brows. Our children are growing up and life is getting more expensive; when they were little, we made the decisions, but now that they’re all grown up, they’re the ones who give the orders, they’re the ones who decide how much money they can give us. We hope this 500 lire reaches you, so that you can somehow get a decent suit. If the world wasn’t being turned upside-down, we would have sent you a parcel, but as things are, we are all suffering. We can only resign ourselves to fate and pray. We have to pray for everyone, pray for a long peace for the whole world, because we are all God’s children. I’d like you to know that my daughter Filomena is getting married next month: her fiancé is among those who have to go to war, that’s why he wants to get married now. We do what God wishes. Please answer immediately because now, just as a letter gets sent, a hundred things happen, both good and bad. So you are worried in Italy, and we in America. Let’s hope that the Blessed Virgin of the Assumption, whose feast day it was yesterday, will perform the miracle that will bring peace to the whole world, so that the young people here will be relieved of the thought that they too will have to go to war. Greetings, your [daughter, Anna] 11 12 2 FASCICOLO N. 8: domanda prot. n. 58 del 30 gennaio 1942. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Domenico V., domiciliato in Sessa Aurunca, 68 anni. Dichiara di avere 3 figlie nubili a carico e di essere “invalide al lavoro”. Negli Stati Uniti d’America ha due sorelle, Filomena e Carmela. SUSSIDIO: negato. Neve ior1 26 maggio 1941 Carissimo fratello ti rispondo alle due tue lettere cioè uno di natale è lalra2 che lò ricevuto nel mese di marzo, che io stavo con penziere veteti ti scrisse3 un biglietto nella lettera del figlio di sandella ciò è ameteo4 io non sapevo come recularmi5 per mandare la moneta perpasqua è cosi ebe la conzolazio6 di avere una tua risposta dal mese di dicembre e cosi subito ti speti7 la moneta per la S. pasqua è ci rilevai quando tu mi tissi8 a riquando alle messe orri cevuto9 angho10 la risposta della mo netta11 di pasqua che tai ricevuto12 endro a quatro giorni io percio te la spetisco per dele cramo13 per fareta14 a rivare presto ma unaldra voldo15 rispondemi a tembo16. 1 New York. “lalra”: lapsus per “lal(t)ra”, l’altra. 3 “veteti ti scrisse”: vedi, io ti scrissi. 4 “figlio… ameteo”: figlio di Sandella, cioè Amedeo. “Sandella”: Assunta, Assuntella. 5 “recularmi”: regolarmi. 6 “conzolazio”: consolazione. 7 “ti speti”: ti spedii. 8 “quando… tissi”: quanto tu mi dicesti. 9 “a riquando… orri cevuto”: riguardo alle messe, ho ricevuto. 10 “angho”: anche. 11 “mo netta”: moneta. 12 “tai ricevuto”: tu hai ricevuto. 13 “dele cramo”: telegramma. 14 “per fareta”: per fartela. 15 “unaldra voldo”: un’altra volta. 16 “rispondemi a tembo”: rispondimi per tempo. 2 Lettera 2 ora ca17 fratello tio spetito aldre due cendo lire mi farai la cendilezo18 fare tire due messe candate19 come ai fatto prima una alla ma tonna dei carcerate20, è una alla ma tonna della libera21 per grazia ricevuta tu bene mica piscii22, per fino a questo momende23 rigrazio a queste belle immagine24 come mianno è saurito i miei voti25 caro fratello tio scritto con ritarto perche perche sono sono stata due settimana più pa squa dispiaciuta che o a vuto mio marito a mma lato è mio figlio Americo picuesto26 non aveva la testa a posto è percio o tardato a rispodere ma mi tevi fare il favore appena riceverai questa mia famme cele brare le due messe candate e il resto delle duecendo lere ti combre i sicheri27 alla saluta di mio figlio mario il piu piccolo che sie sposato il giorno della pendecosta cioè il primo giugno che à biamo tato28 un pranzo a un grande ristorando29 è venuta anghe nostra sorella co tutti i suoi figlii è figlie è “ca”: lapsus per “caro”. “cendilezo”: gentilezza. 19 “fare tire… candate”: (di) far dire due Messe cantate. 20 “ma tonna dei carcerate”: Madonna dei Carcerati. A Sessa Aurunca, in Corso Lucilio, di fronte al Seggio di San Matteo, c’è la piccola Chiesa di San Matteo, detta anche di Santa Maria del Rifugio o dell’Addolorata. In essa è custodito il gruppo ligneo policromo della “Pietà” (sec. XVIII): un’antica tradizione vuole che il Cristo sia stato scolpito in un tronco d’ulivo da un carcerato. Per questo motivo, la chiesa è anche detta “dei carcerati”. La scrivente, certo nativa di Sessa Aurunca, si riferisce alla Madonna conservata in questa chiesa. 21 “ma tonna della libera”: Madonna della Libera. Venerata in tutto il territorio sessano, ma particolarmente a Carano di Sessa Aurunca, dove sorge, appunto, un Santuario a Lei dedicato. 22 “tu bene mica piscii”: tu bene mi capisci. Tu mi comprendi. 23 “a questo momende”: in questo momento; in questa occasione. 24 “rigrazio… immagine”: ringrazio queste belle immagini [della Madonna dei Carcerati e della Madonna della Libera]. “A queste belle immagine”: questa costruzione, frequente non solo in Campania, ma in tutta l’Italia meridionale, è un tipico esempio della a usata, quasi in maniera indiretta, per introdurre un complemento oggetto, allorquando tale complemento è una persona o un essere animato; qui Filomena, discostandosi dal regolare uso dialettale, la usa “personificando” le immagini delle due Madonne. La ragione di questa “a” segnacaso del complemento oggetto – venuto meno il latino con le distinte desinenze per il nominativo e per l’accusativo – è da ricollegarsi al fatto di non ingenerare confusione tra il soggetto ed il complemento oggetto (quando, però, quest’ultimo è una persona o un essere animato). Non solo: potrebbe essere un residuo plebeo del latino parlato, quello che, oltre a tanti dialetti in Italia, produsse, nell’ambito dei confini dell’impero romano, anche lo spagnolo, il portoghese ed il rumeno, lingue in cui perdura, ed è “regolare”, questo uso. 25 “come… i miei voti”: (per) come mi hanno esaudito i miei voti. La scrivente confonde “esaurire” con “esaudire”; da quanto scrive – le messe da celebrare in onore della Madonna dei Carcerati e della Madonna della Libera, la grazia ricevuta; il laconico “tu mi capisci”, i voti esauditi –, possiamo supporre che una persona a lei cara, incarcerata, fosse stata da poco liberata. 26 “picuesto”: per questo, per questo motivo. 27 “ti combre i sicheri”: ti compri i sigari. 28 “à biamo tato”: abbiamo dato. 29 “ristorando”: ristorante. 17 18 13 Lettera 2 tandi invite30 è riuscito una bella festa è alla sera sene sono andate al viaggio di nòze è sono ritornate alla settimana do pò caro fratello mi tici nella tua che ti trovi angora31 con quessi maleteti32 dolori io non capisco alle nostre parte ci sono tandi bagni33 a qua minerale a qua sufregna34 pe questi dolori perche non ci vai? questi non costano ci poi andare col sumare35 ti prende il bamgno è te ritorni36 è pure37 se vui andare alle Vagnole38 volesse idio la vesse qua39 anghe a me mi bisognasono40 è non gelo quà41 “tandi invite”: tanti invitati. “angora”: ancora. 32 “quessi maleteti”: questi maledetti. 33 “bagni”: sorgenti termali. La scrivente si riferisce alle sorgenti termali presenti a Suio Terme (nel Comune di Castelforte, confinante con quello di Sessa Aurunca), o, forse, ad alcune sorgenti, non sfruttate commercialmente, presenti nello stesso territorio aurunco. Suio Terme (le antiche aquae vescine, citate da Lucano), sulla sponda laziale del fiume Garigliano, dista una quindicina di chilometri da Sessa Aurunca; le sorgenti presenti nel territorio di Sessa, invece, sorgono sulla sponda campana. Tutte le sorgenti, comunque, sono legate ai fenomeni vulcanici del vulcano di Roccamonfina: posto fra i corsi inferiori del Volturno e del Garigliano (formato dall’unione del Gari con il Liri), si compone di un grande cratere, con una base dalla circonferenza di oltre 25 km; la sua attività vulcanica dovette cessare nel sec. III a. C., ed è considerato un vulcano spento. Parte del territorio di Sessa Aurunca, che ha una superficie di circa 198 km², è proprio sulle pendici sudoccidentali del vulcano. 34 “a qua… sufregna”: acqua minerale, acqua sulfurea. “Sufregna”: termine non attestato, sta per il napoletano zurfégna. 35 “sumare”: somaro. 36 “ti prende… ritorni”: ti fai il bagno, e (poi) ritorni (a casa). 37 “è pure”: e anche. Nel Meridione “anche” è sconosciuto, la forma dominante è “pure”. 38 “alle Vagnole”: a Le Vagnole. Già Le Vagne (vagno e bagno, in napoletano, non solo è “l’atto del bagnarsi”, ma anche “il luogo dove si fa il bagno”), località balneare e termale, è una delle tante borgate di Sessa Aurunca. Sorge nel territorio dell’antica Sinuessa («ubi Sinope dicitur Graeca Urbs fuisse, Sinuessa deinde ab colonis Romanis appellata», «dove si dice che sorgesse la città greca Sinope, chiamata poi Sinuessa dai coloni Romani» scrive Livio, Historiae, X.21), che, prima di diventare colonia romana, nel 296 o 295 a. C., era città confederata del popolo Aurunco. “Sinuessa”, posta sull’Appia, ed in prossimità del mare, poco distante dal monte Massico, le cui pendici producevano un rinomato vino, il Massicus («oblivioso levia Massico ciboria exple», Orazio, Carmina, II.7; «riempi le lisce coppe di Massico, il vino che porta l’oblio»), era frequentata anche per le acque termali, le aquae Sinuessanae, lodate da Tacito, Claudio e Plinio il Vecchio, che scrive addirittura essere efficaci a guarire la sterilità delle donne e le malattie mentali degli uomini («sinuessanae aquae sterilitatem foeminarum et virorum insaniam abolere produntur»). Proprio presso le sorgenti – è, ancora oggi, utilizzata l’acqua sulfurea calda, per i bagni, quella ferruginoso-alcalina, per bevanda – si scorgono i ruderi delle antiche terme: fu qui che, nel 54 d.C., andò a curarsi Narcisso, il potente libertus ab epistulis dell’imperatore Claudio, e Gaio Ofonio Tigellino, il lussurioso e crudele prefetto del pretorio di Nerone, nel 69 d.C., dopo la caduta di Galba e l’avvento di Otone, fu costretto a darsi la morte. Dei molti reperti trovati là dove sorgeva “Sinuessa”, famosissima è la statua denominata Venere di Sinuessa, originale ellenistico del II sec. a.C., custodita presso il Museo Nazionale di Napoli. 39 “la vesse qua”: l’avvessi qua. 40 “anghe a me mi bisognasono”: anche io ne avrei bisogno. 41 “è non gelo quà”: e non ce l’ho, qua. 30 31 14 Lettera 2 caro fratello rispondemi a pene42 che ri cevi queta43 mia fa presto cominzia la tua risposta ora la la mangheza44 è mia che ò tardate ma sono state la pura ne cesita45 che si te volesse ra con dare tutto quello che ò passato è quande la crime ò butate è sto bo tande46 io non mi sendo angora bene sto sembre sotto cura non fosse mai catuta47 quella catuta sara la mia morta48 basta non parliamo faro la volo da49 di dio caro fratello nostra sorella è aucusto nna ricevute le tue lettere sa i Aucusto cià un figlio maschio50 mi tici51 nel tua lettera che è morto Vincenzo di cuore ma quello non era tando vecchio fa mi sa pere la sorella Emma chè fà che fanno le sue figlie il maschio tu mi tici che si trova sotto alle armi mio marito vuele sa pere che fa suo fratelle se si sono mari tate le figlie mi tici pure che tiene angora il formaggio ma caro fratello che lo tiene affa52 mangiatello53 tu con tutta la tua famiglia “a pene”: appena; non appena. “queta”: lapsus per “questa”. 44 “mangheza”: mancanza. 45 “ne cesita”: necessità. 46 “ò butate… bo tande”: ho buttato e sto buttando. “Buttare lacrime”: è il napoletano «vuttà’ lacreme», versare lacrime. Vuttà: “buttare” (dal francese bouter, secondo altri dal greco ωθέω): ‘spingere, far cadere; premere; urtare; lanciare, gettare’, ma anche, riferito agli alberi (“buttare foglie”, “buttare germogli”), ‘germogliare, mettere le gemme’. Anche la locuzione «vuttà lacreme» è riferita agli alberi: i rami potati, infatti, a volte “buttano fuori” la linfa; è come se lacrimassero. Per estensione, la locuzione è riferita agli uomini; corrisponde a lacremà, ‘lacrimare’. 47 “catuta”: caduta. 48 “quella catuta… morta”: quella caduta sarà la mia morte. Sarà la causa della mia morte. 49 “la volo da”: la volontà. 50 “caro fratello… maschio”. Proviamo a comprendere quanto Filomena ha scritto. Manca, dopo “è”, la preposizione “da”; forse, un’altra preposizione manca dopo “sa i” (“sai”). Ritroviamo ripetuta, poi, la parola “aucusto”, la prima volta con l’iniziale minuscola, la seconda volta con la maiuscola: la prima, dato che è seguita da “nna ricevute le tue lettere”, è certamente il mese di “agosto”; la seconda, invece, potrebbe essere sia “agosto” (mese), sia Augusto (nome di persona). Ci viene, però, in aiuto “sai”, proprio perché il verbo “sapere”, usato in locuzioni pragmatiche, introduce un racconto, una spiegazione: e qui, appunto, sembra introdurre, dopo la prima (l’assenza di lettere, dal mese di agosto), un’ulteriore “informazione” (la nascita di un nipote, proprio in agosto). L’interpretazione corretta, pertanto, ci sembra questa: “Caro fratello, nostra sorella dal mese di agosto non riceve tue lettere; sai, proprio in agosto, ha avuto un figlio maschio”. “Nna”: ovvero “nn’à”, da “nnó à”, non ha; “nnó”: nell’Italia meridionale le consonanti iniziali di certi monosillabi tendono al raddoppiamento enfatico: “no” è nnó nei dialetti del Lazio meridionale e dell’Abruzzo. 51 “mi tici”: mi dici. Mi scrivi. 52 “tiene angora… tiene affa”: alla lettera, “tieni ancora il formaggio, ma, caro fratello, che lo tieni a fare?”. “Che lo tiene affa”: cioè, perché ancora tieni il formaggio? (Lo tieni) per farci cosa? 53 “mangiatello”: mangiatelo. 42 43 15 Lettera 2 caro fratello ri spodami54 presto fa mi sapere quando ai ricevute le duecendo lire io lo spetite giorno 15 maggio fami sa pere che giorno la ricevutii55 ti voleva mandare dei frangobolli ma la banca56 mia detto che non ne dengo piu57 basta non mi resto aldro di tarte58 i piu caldi saluti riunito a tua moglia è figlie angho59 daparte di mio marito è figli daparde mia figlia Elvira è famiglia è mifirmo tua indimendicabile sorella Filomena V. maritata C. *** Carissimo fratello, rispondo alle tue due lettere, quella giunta a Natale e quella che ho ricevuto nel mese di marzo, dopo così tanti mesi, che sono stato in pensiero. Vedi, ti ho anche scritto un biglietto, allegato alla lettera del figlio di Sandella, Amedeo. Non sapevo come comportarmi, perché volevo mandarti un po’ di soldi in occasione della Pasqua, ma ho avuto la consolazione di ricevere una tua risposta, dopo la lettera ricevuta nel mese di dicembre, e così non solo ho potuto leggere quanto mi hai scritto, ma ho anche potuto subito spedirti i soldi per la Santa Pasqua. Riguardo alle messe, ho ricevuto la conferma che hai ricevuto i soldi nel giro di quattro giorni: io proprio per questo te li spedisco tramite telegramma, per farteli arrivare subito. Tu, però, le prossime volte, rispondimi a tempo. Adesso, caro fratello, ti ho spedito altre duecento lire; mi farai, perciò, la gentilezza di far dire due messe cantate, così come hai fatto la scorsa volta, una alla Madonna dei Carcerati, l’altra alla Madonna della Libera. Le messe – tu, cara sorella, certo mi capisci – sono per grazia ricevuta. Anche adesso che ti scrivo, ringrazio queste belle Madonne, per come hanno esaudito i miei voti. Caro fratello, ti ho scritto con ritardo, perché, per due settimane, più il periodo di Pasqua, sono stata preoccupata per mio marito ammalato. Mio figlio Americo, per “ri spodami”, rispondimi. “la ricevutii”: li hai ricevuti. 56 “la banca”: sta per “l’impiegato della banca”. 57 “mia detto… piu”: mi ha detto che non ne aveva più. In Banca, in quel periodo, non hanno i francobolli italiani. Filomena riporta – e, nell’ultima parte del periodo, usa il presente indicativo – la scena di quanto è accaduto: lei, che va in banca per comprare i francobolli; il bancario, che, alla sua richiesta, risponde “Non ne tengo più!”. 58 “tarte”: darti. 59 “angho”: anco, variante arcaica di “anche”. 54 55 16 Lettera 2 questo motivo, non aveva la testa a posto; ho, perciò, tardato a rispondere. Ma mi devi fare il favore: appena riceverai questa mia, fammi celebrare le due messe cantate. Con il resto delle duecento lire, comprati i sigari e fumali alla salute di mio figlio Mario, il più piccolo, che si è sposato il giorno di Pentecoste, cioè il primo di giugno. Abbiamo dato un pranzo in un grande ristorante. È venuta anche nostra sorella con tutti i suoi figli; e c’erano tanti invitati. È stata una bella festa! Alla sera, gli sposi sono partiti per il viaggio di nozze e sono ritornati la settimana dopo. Caro fratello, nella tua lettera dici che ancora stai soffrendo per gli stessi maledetti dolori. Io non capisco: dalle nostre parti ci sono tante sorgenti di acque minerali ed acque sulfuree, che potrebbero giovarti. Perché non ci vai? In più, questi rimedi non costano niente: potresti andarci col somaro, fai il bagno e, poi, ritorni a casa. Oppure potresti andare a Le Vagnole. Volesse Iddio che anche io le avessi dalle mie parti! Anche io ne avrei bisogno, ma, qua, non ce l’ho. Caro fratello, rispondimi, non appena ricevi questa mia lettera. Fa’ presto, incomincia a scrivere la tua risposta. Ora la mancanza è stata mia, che ho tardato a risponderti, ma non sono riuscita a farlo prima, perché se ti volessi raccontare tutto quello che ho passato e quante lacrime ho versato e sto versando... No, non mi sento ancora bene; e sto sempre sotto cura. Non fossi mai caduta! Quella caduta sarà la mia morte. Basta, non parliamone. Farò la volontà di Dio. Caro fratello, è dal mese di agosto che nostra sorella non riceve tue lettere. Ti faccio sapere che Augusto ha avuto un figlio maschio. Mi scrivi che, per un infarto, è morto Vincenzo, eppure non era tanto vecchio. Fammi sapere cosa fa nostra sorella Emma, cosa fanno le sue figlie; mi hai scritto che il maschio si trova sotto le armi. Mio marito vuole sapere cosa fa suo fratello e se si sono maritate le figlie. Mi fai sapere che ancora conservi, per noi, il formaggio. Ma, caro fratello, perché ancora lo tieni in serbo? Mangiatelo, insieme alla tua famiglia! Caro fratello, rispondimi presto. Fammi sapere quando ricevi le duecento lire. Te l’ho spedite il 15 maggio; fammi sapere in quale giorno le ricevi. Ti volevo mandare anche i francobolli, ma in banca mi hanno detto che non ne avevano più. Basta. Non mi resta altro che dare i più caldi saluti, a te, a tua moglie, alle tue figlie, anche da parte di mio marito, dei miei figli e di mia figlia Elvira con la sua famiglia. E mi firmo, tua indimenticabile sorella Filomena V. maritata C. 17 18 LETTER 2 FILE no. 8: registered application no. 58 of 30 January 1942. Contains one letter. APPLICANT: Domenico V., resident in Sessa Aurunca, aged 68. Claims to have 3 unmarried daughters dependant on him and to be “unfit for work”. He has two sisters in the United States, Filomena and Carmela. BENEFIT ALLOWANCE: claim rejected. Dearest brother I am replying to both your letters, the one that arrived at Christmas and the one I received in March, after so many months during which I have been worried. You will see that I have also written a note, which is attached to the letter to Sandella’s son Amedeo. I didn’t really know what to do, because I wanted to send you a little money for Easter , but now my mind has been set at rest by your reply, after the letter received in December, so that I have not only been able to read your news, I have also been able to send you the money for Easter. Regarding the church masses, I had confirmation of your receipt of the money in four days: this is why I send it to you by telegram, so that you would get it straight away.But please, in your turn, answer me immediately. Now, dear brother, I have sent your anther 200 lire, so do me the favour of arranging two High Masses, just as you did last time, one for the Madonna of Prison Inmates, the other for the Madonna of the Free. These masses – and you, dear sister, will understand this – are for our prayers to be answered. Even as I write this, I thank these beautiful Madonnas for the way they have answered my prayers. Dear brother, I am writing so late because for two weeks, plus the Easter period, I have been worried about my sick husband. For this reason, my son Americo was quite off his head, this is why I’m replying so late. But please do me a favour as soon as you get this – have the two High Masses celebrated. With what is left of the two hundred lire, buy some cigars and smoke them to the health of my son Mario, my youngest, who was married on the day of Pentecost, that is on the first of June. We gave a lunch in a big restaurant. Our sister came with all her children, and there were a lot of guests. We had a great party! That evening, the bride and groom went on their honeymoon and came back a week later. Dear brother, you tell me in your letter that you are still suffering from the same unbearable pains. I don’t understand: in our part of the world there are so many hot springs, so much mineral water and sulphur water that would be good for you. Why don’t you go? What’s more, these remedies cost nothing: you could go on a Letter 2 donkey, have your bathe, and go straight back home. I wish to God I had the hot springs around here! I too need them, but we don’t have them here. Dear brother, write back as soon as you get this letter. Hurry up, start to write your reply. I know it’s my fault now for replying so late, but I just couldn’t do it earlier, because I have to tell you about all that I’ve gone through and how many tears I have shed and am still shedding ... No, I still don’t feel well, and I’m still having treatment. If only I hadn’t had that fall! That fall will be the death of me. But that’s enought, let’s not talk about it. I’ll do as God wishes. Dear brother, our sister has not had a letter from you since last August. News for you – Augusto has a baby boy. You tell me that Vincenzo has died of a heart attack, and yet he wasn’t so very old. Let me know what our sister Emma is doing, what her daughters are doing; you told me in your letter that her son is in the army. My husband would like to know what her brother is doing and if his daughters are married. You tell me that you are still keeping the cheese for us. My dear brother, why are you keeping it for us? Eat it, you and your family! Dear brother, write back soon. Let me know when you receive the two hundred lire. I sent it on 15 May; let me know which day you get it. I wanted to send stamps too, but the bank tells me they have run out. That’s all for now. I send you warm greetings, to you, your wife, your daughters, also from my husband, my sons and my daughter Elvira and her family. So I’ll sign off, your unforgettable sister Filomena V., C. married 19 20 3 FASCICOLO N. 9: domanda prot. n. 56 del 29 gennaio 1942. Contiene cinque lettere. RICHIEDENTE: Gaetano L., domiciliato in Sessa Aurunca, 69 anni. Negli Stati Uniti d’America ha la figlia Italia, espatriata nel 1919. SUSSIDIO: negato. Nella nota informativa dei Carabinieri della Stazione di Sessa Aurunca è scritto: “versa in misere condizioni economiche e provvede al suo sostentamento col mestiere di procaccia postale”. New Iork1 3 – 12 – 1935 Carissimi Aspetto con ansia una vostra per sapere vostre notizie so benissimo che ancora non mi perviene la risposta alla mia dato il tempo che la posta inpiega per andare e venire voglio augurarmi però che papà abbia ricevuta la mia e ché non sia andata smarrita avendo messo un sol biglietto da due dollari. Immagino benissimo la vita che oggi tirati avanti scrivetemi ditemi tutto bensi lontano voglio essere con voi sento le nostalgie che vengono per i giornali e per la radio e non posso farne almeno di non piangere e penso a voi quà non si parla altro che della Patria e tutti la difendono bensi lontani voglio augurarmi che state tutti bene e vi auguro a tutti un buon Natale e Capo danno e mi direte quale feste lo sò ma non so io stesso ? in che modo vorrei scrivere smetto di scrivere perche non posso più bacioni tutti vostra Italia Carissimo papà Ti rimetto 5 dollari in biglieto di banca che cambierai tu stesso e comprerete tutti uniti qualche cosa per le feste credo che in cambio avrai di più che non avrei avuto io quà lo sò che non avrai molto perché la moneta Italiana ne ai troppo poco in cambio a questa mericana ma padre mio è meglio questo che nulla proprio perché se io mi vergogniava di mandarti questa miseria non avrei proprio scritto 1 New York. Lettera 3 mi perdonerai e baciandoti con mamma mi dico tua figlia Italia (PS) Non mi hai fatto sapere niente più in riguardo a Silvio questa mia la faccio assicurata per essere più sicura *** New York, 3 dicembre 1935 Carissimi, aspetto con ansia una vostra lettera per sapere vostre notizie. So benissimo che ancora non mi giunge risposta, dato il tempo che la posta impiega per andare e per venire. Voglio augurarmi, però, che papà abbia ricevuta la mia lettera e che non sia andata smarrita, avendo messo, in essa, un biglietto da due dollari. Immagino benissimo la vita che oggi tirate avanti. Scrivetemi, ditemi tutto: anche se vivo lontano, voglio ancora essere con voi. Sento tanta nostalgia, leggendo i giornali ed ascoltando la radio. E non posso fare a meno di piangere. Penso a voi. Qua non si parla d’altro che della Patria; e tutti, benché lontani, la difendono. Voglio augurarmi che state tutti bene ed auguro a tutti un buon Natale e Capodanno. Mi direte “quali feste?”, lo so, ma non so io stessa in che modo scrivere quello che vorrei dire... Smetto di scrivere, perché non posso più. Bacioni a tutti, vostra Italia Carissimo papà, ti mando 5 dollari, un vaglia bancario che cambierai tu stesso. Tutti insieme, voi di famiglia, ci comprerete qualche cosa per le feste. Credo che, col cambio, avrai molto di più di quello che io avrei avuto qua. Lo so che non sarà molto, perché, in cambio dei dollari americani, avrai poca moneta italiana, ma, padre mio, è meglio poco, che nulla. E se, padre mio, mi fossi vergognata di mandarti questa miseria, non ti avrei proprio scritto. 21 Lettera 3 Perdonami. E, baciando te e la mamma, mi dico tua figlia Italia P.S. Non mi hai fatto sapere niente più, riguardo a Silvio. Questa mia te la spedisco come “assicurata”, per essere più sicura che ti giunga. 22 23 LETTER 3 FILE no. 9: registered application no. 56 of 29 January 1942. Contains five letters. APPLICANT: Gaetano L., resident in Sessa Aurunca, aged 69. His daughter Italia is in the United States of America, emigrated in 1919. BENEFIT ALLOWANCE: rejected. The note from the Carabinieri of the Sessa Aurunca Station reads: “lives in poverty and supports himself by delivering the post”. New York, 3 December 1935 My dear ones, I have just realized that I still haven’t had a reply from you, given the time that the postal service takes there and back. I do hope, however, that Dad has received my letter and that it hasn’t got lost, given that I put a two-dollar note in it. I can well imagine the way you have to keep going. Write to me, tell me everything: even if I live so far away, I still want to feel that I am with you. I miss everything when I read the papers and listen to the radio. And I can’t help crying. I’m thinking of you all. Here, we talk about nothing else but our home country, and everyone, though it is so far away, defends it. I do hope you’re all well and wish everyone a Merry Christmas and Happy New Year. You might say “What festivities?” I know, but I myself have no idea how to express what I would like to say… I have to stop now, I can’t go on. Kisses to all, Your Italia Dearest Daddy I’m sending you a money order for 5 dollars which you can change. All of you in the family can buy something for the festivities. I think that when you change it you’ll get more than I would get for it here. I know it won’t be much because, in exchange for American dollars, you’ll get little Italian money, but, dear Daddy, a little is better than nothing. And if I were ashamed of sending you this miserable amount, I would never had sent it to you. Letter 3 Forgive me. And, with kisses to you and Mummy, I remain Your daughter Italia P.S. You haven’t sent me any more news of Silvio. I’m sending this “registered”, so as to be sure it reaches you. 24 25 4 FASCICOLO N. 11: domanda prot. n. 51 del 28 gennaio 1942. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Carmela S., domiciliata in Sessa Aurunca, 86 anni; vedova. Negli Stati Uniti d’America ha la figlia Rosaria, coniugata, madre di 10 figli. SUSSIDIO: negato. Già percepisce il soccorso militare, 8 lire al giorno, per il figlio Raffaele, prigioniero di guerra. Phila1 24 Settembre 1941 Mia cara mamma Rispondo alla vostra lettera sento la gioia che state bene di salute e cosi vi assicuro che noi. Cara mamma mi dispiace assai che avete sofferto questi mesi che non vi ho mandato moneta Voi forse vi credevate che ero piace2 e se voi mi credete o avuto un dispiace assai nel che non ho potuto spedirvi i soldi ma ora che sono stata alla banca e vi ho spedito £ 200 mi sento meglio ma pare che mi ho levato un forte peso sopra da me nel spedirvi la moneta perché mamma mia cosi non potete sofrire pagate colstoro3 e state contente ma credetemi che non e stata colpa mia spero che li ricevete quando prima e voglio sapere al giorno che li ricevete scrivetemi subito e dateme notizia. mi dispiace assai se vi ho fatto soffrire io ho messo sempre i mezzi possibile da non farvi mancare i soldi ma intanto la colpa e da4 questa guerra che non si sa quello che vuole compinare5 tralascio da scrivere mamma statevi attenti baci da tutti noi particolari mia figlia Carmela vi bacio mio figlio con sua sposa e figlio A baciamo6 a mia sorella7 e figli 1 Philadelphia, città nella Pennsylvania. “che ero piace”: che (per me) è stato un piacere. Rosaria scrive “piace” per “piacere”; così, subito dopo, scrive “dispiace”, anziché “dispiacere”. 3 “colstoro”: costoro, dalla locuzione latina (ec)cu(m) istōru(m). 4 “e da”: è di. 5 “compinare”: “combinare”, col significato di ‘fare, concludere, ottenere’. 6 “A baciamo”: baciamo; bacio. “A(b)baciamo”: tale forma (in napoletano, “baciare” è vasà), non è attestata nel dialetto della zona aurunca; proprio nel dialetto napoletano, però, sono presenti molti lemmmi che iniziano per abb- : derivano dall’assimilazione regressiva di ad-b, oppure di ad-v ˃ ad-b, a tal punto che la preposizione, assimilata, costituisce la doppia: ad esempio, abbadà (badare), abbagnà (bagnare), abballà (ballare), abbarà (badare), abbarrà (barrare), abbastà (bastare), abbià (avviare), abbedé (vedere), abbuccà (piegare). Allo stesso modo sembra costruito abbacià. 7 “a mia sorella”: mia sorella. Per la “a” segnacaso, si veda lettera 2, nota 24. 2 Lettera 4 ricevete baci da me e mio marito e sono per sempre la vostra figlia per la vita Rosaria *** Philadelphia, 24 settembre 1941 Mia cara mamma, rispondo alla vostra lettera. Sono felice che state bene in salute, così vi assicuro anche di noi. Cara mamma, mi dispiace assai che avete sofferto in questi mesi che non vi ho mandato soldi. Voi, forse, avete pensato che per me, non mandarveli, è stato un piacere, ma, se mi credete, per me è stato, invece, un grande dispiacere non avervi potuto spedire i soldi. Ma ora, che sono stata in banca e vi ho spedito 200 lire, mi sento meglio; mi sembra, spedendovi i soldi, di essermi tolto un grosso peso che sentivo su di me. Perché, mamma mia, non potete soffrire in questo modo: pagate, perciò, costoro e state contenta. Ma credetemi, non è stata colpa mia. Spero che li riceverete quanto prima; voglio sapere, però, in quale giorno li avrete, perciò scrivetemi subito e datemi notizia. Mi dispiace assai avervi fatto soffrire, io ho sempre fatto il possibile per non farvi mancare i soldi, ma intanto la colpa è di questa guerra, che non si sa quello che vuole combinare, ma tralascio di scrivere... Mamma, state tutti attenti! Baci da tutti noi, in particolare da mia figlia Carmela. Vi bacia mio figlio con la sua sposa ed il figlio. Baciamo mia sorella ed i suoi figli. Ricevete baci da me e da mio marito. E sono, per sempre, la vostra figlia per la vita Rosaria 26 27 LETTER 4 FILE no. 11: registered application no. 51 of 28 January 1942. Contains one letter. APPLICANT: Carmela S., resident in Sessa Aurunca, aged 86; widow. Her daughter Rosaria is in the United States of America, married with 10 children. BENEFIT ALLOWANCE: rejected. She receives a military pension of 8 lire a day for her son Raffaele, prisoner of war. Philadelphia, 24 September 1941 My dear Mum I’m answering your letter. I’m glad that you are well, and we are too. Dear Mum, I’m so very sorry that you have had to suffer during the months that I have not sent you any money. You might have been thinking that I was pleased not to send you any money, but you must believe me when I say that not sending it has been something I’m very sorry about. But now that I have been to the bank and sent you 200 lire, I feel better; now that I have sent you the money, I feel relieved of a great burden. Because you cannot suffer in this way, Mum; now that I’ve paid, I’m content. Please believe me when I say that it wasn’t my fault. I hope you will get it soon; but I’d like to know when you receive it, so write straight away and let me know. I’m really sorry to have made you suffer, I’ve always done everything I could to send you money, but this war is the cause of all this, we just don’t know what will happen, but I won’t write about it … Mummy, take care, all of you! Kisses from all of us, especially from my daughter Carmela. My son, his wife and son send you a kiss. Give a kiss to my sister and her children. Kisses from me and my husband. I am, and will always be, your daughter forever Rosaria 28 5 FASCICOLO N. 14: domanda prot. n. 17 del 16 gennaio 1942. Contiene quattro lettere. RICHIEDENTE: Francesca C., domiciliata in Sessa Aurunca, 54 anni; ha a suo carico anche la figlia Graziella, vedova, e la sua bambina. Negli Stati Uniti d’America ha il marito Pasquale. SUSSIDIO: negato. Già percepisce il soccorso militare, lire 10 al giorno, per i figli Carmine, prigioniero di guerra, e Francesco, in servizio presso la locale “Centuria Milizia Dicat1”. New Britain2 30 Giugno 1940. Carissima moglie Con molto ritardo rispondo alla tua lettera, e mi rallegro che tutti godete ottima salute, così pure ti posso assicurare anche di me. Vi ripeto sempre se io non vi scrivo spesso causa che le cervelle non sono a posto e bisogna ripetere sempre le medesime cose e le medesime lagnianze; però se per causa3 dovesse succedere qualche cosa di male allora potete essere sicuri che sarete informati: Son molto dolente che i nostri figli si trovono sotto le armi, specialmente adesso che sono in stato di guerra, e non si può sapere cosa gli possano ricapitare, ma vogliamo sperare che la B. Vergine gli faccia liberare di qualsiasi male, fino che terminerà questo flagello che esiste in’Europa. Ti fo noto che io ho scitto a Carmenuccio e gli spedii anche 4 dollari, credo le avrà ricevute, ma adesso con questa guerra le corrispondenze vengono con più ritardo. Ti fo noto anche che il 4 maggio ti o spedito 20 dollari, e fin’oggi non o ricevuto nessuna risposta fatemi sapere se le avete ricevute oppure no. Mi avete scritto che il cavallo4 era ammalato, ed’era l’unico che portava qualche cosa per aiutare la famiglia Milizia formata da volontari assegnati alla difesa antiaerea. Il reclutamento dei “volontari” era effettuato fra gli iscritti al Partito Nazionale Fascista che avevano superato i 40 anni di età e tra i giovani dai 18 ai 20 anni non ancora chiamati alle armi. Nata il 16 aprile 1927 con il nome di “Milizia artiglieria contraerei”, dal 1930 fu denominata “Milizia anti aerea territoriale” (“Milizia Di.C.A.T.”); fu disciolta con la caduta del Fascismo. 2 New Britain, città nel Connecticut. 3 “per causa”: è un lapsus, “per caso”. 4 Il cavallo, l’asino: animali che, molti anni fa, erano indispensabili per i contadini. Erano le auto ed i trattori di allora. Naturalmente, data la povertà, non tutti potevano permettersi di sfamare “anche” un 1 Lettera 5 fatemi sapere come si trova adesso spero che sia guarito. Ora per conto mio il lavoro non sempra di voler migliorare, e si lavoro 2-3 giorni la settimana, e con quello che si guadagna ci devo campare, e pagare la Banca dove presi la moneta che spedii costà; tu dirai che tutti lavorano bene solo io no? ma siccome dove lavoro io non c’e l’avoro sufficiente e ci fanno lavorare questi 2-3 giorni, e se vorrei vedere di trovare il lavoro a qualche altro posto, non mi guardono nemmeno in faccia, perche quando uno incomincia ad’essere vecchio non li prendono nelle fattorie, perchui5 devo rassegnarmi con quello che mi fanno lavorare. Non vi dirò altro, credo che mi sono spiegato. Rimetto cordiali saluti a Umberto e famiglia, come pure Graziella e bambina, Ricevi tanti saluti dalla tua sorella e famiglia e figli, e a te assieme ai nostri figli, ti saluto caramente mi dico tuo aff.mo marito Pasquale G. D.S.6 Tanti sinceri e cordiali saluti dal scrivente. Giovannino7. *** New Britain, 30 giugno 1940. Carissima moglie, con molto ritardo rispondo alla tua lettera, e mi rallegro che tutti godete ottima salute, così pure ti posso assicurare anche di me. Vi ripeto sempre che, se non vi scrivo spesso, la causa è che il mio cervello non è a posto, ma bisogna ripetere sempre le medesime cose e le medesime lagnanze. Però, se per caso dovesse succedermi qualcosa di brutto, potete essere sicuri che sarete informati. Sono molto addolorato che i nostri figli si trovano sotto le armi, specialmente adesso che c’è la guerra e non si può sapere cosa può loro capitare. Ma vogliamo sperare che la Beata Vergine li liberi da qualsiasi male, fino a che non terminerà questo animale. E chi, più agiato, ne possedeva uno, spesso racimolava altri pochi soldi andando a lavorare “a giornata” con l’animale. 5 “perchui”: per la qual cosa. 6 “D.S.”: ha il valore di post scriptum; per Giovannino: “dopo scritto”, “d. s.”. 7 È lo “scrivano”, colui che, di fatto, ha scritto la lettera. Pasquale, come tantissimi emigrati, non sa scrivere; si è servito, perciò, di un conoscente, Giovannino. 29 Lettera 5 flagello che c’è in Europa. Ti informo che ho scitto a Carmenuccio e gli ho spedito anche 4 dollari, credo li avrà ricevuti, ma, adesso, con questa guerra, la corrispondenza arriva con più ritardo. Ti comunico, inoltre, che il 4 maggio ti ho spedito 20 dollari, ma, ad oggi, non ho ricevuto nessuna conferma: fatemi sapere se li avete ricevuti oppure no. Mi avete scritto che il cavallo era ammalato, ed era l’unico che, col suo lavoro, portava in casa qualche introito per aiutare la famiglia. Fatemi sapere come sta adesso; spero che sia guarito. Ora, per quanto mi riguarda, il lavoro non sembra voler migliorare, e lavoro, sì, solo 2-3 giorni la settimana. E, con quello che guadagno, ci devo campare e pagare la Banca, che mi ha dato a prestito la moneta che vi ho spedito. Tu certo dirai: tutti lavorano bene e solo tu no? Ma la realtà è che dove lavoro io non c’è lavoro sufficiente e ci fanno, perciò, lavorare solo 2-3 giorni; e se volessi cercare di trovare un lavoro in qualche altro posto, non mi guarderebbero nemmeno in faccia, perché quando uno incomincia ad essere vecchio nelle fattorie non li prendono a lavorare, perciò devo rassegnarmi con quel poco lavoro che mi danno. Non vi dico altro, credo di essermi spiegato. Rimetto cordiali saluti ad Umberto e famiglia, come pure a Graziella e alla bambina. Ricevi tanti saluti da tua sorella, famiglia e figli. E te, assieme ai nostri figli, saluto caramente. Mi dico tuo aff.mo marito Pasquale G. P.S. Tanti sinceri e cordiali saluti da chi ha scritto questa lettera, Giovannino 30 31 Letter 5 FILE No. 14: registered application no. 17 of 16 January 1942. Contains four letters. APPLICANT: Francesca C., resident in Sessa Aurunca, aged 54. His daughter Graziella, widow, and her daughter, are dependent on her. Her husband Pasquale is in the United States of America. BENEFIT ALLOWANCE: rejected. She receives military assistance of 10 lire a day for her sons Carmine, prisoner of war, and Francesco, serving at the “Centuria Milizia Dicat1”. New Britain, June 1940. Dearest wife, I am answering your letter very late, but I’m pleased to hear that all are well, and the same goes for me. I’m always telling you that, if I don’t write very often, it is because I’m not right in the head, but we have to go on repeating the same things and the same complaints. But if anything terrible should happen to me, you can be sure that you will be told. It is so sad to think that our sons are in the army, especially now that there is a war on and there’s no knowing what might happen to them. But let’s hope that the Blessed Virgin Mary will protect them from all ill, until we see an end to this scourge we are suffering in Europe.I’ve written to Carmenuccio and sent him 4 dollars, I suppose he has received them, but what with this war, all correspondence arrives late. Also, on 4May I sent 20 dollars, but up to now I have heard nothing about it: let me know if you received the money or not. You say that the horse was ill, and it was the only thing that worked and brought some income to the family. Let me know how it is now, I hope it’s well again. As far as things are going with me, the work situation doesn’t seem to be improving and I work only 2 – 3 days a week. And out of my earnings I have to live and pay back the bank, which lent me the money I sent you. You’re probably saying to yourself: everyone has enough work except you, right? The fact is that where I 1 A militia of volunteers responsible for anti-aircraft defence. The ‘volunteers’ were recruited from the members of the National Fascist Party who were over 40 and young men between 18 and 20 years old who had not yet been called up. Founded on 16 April 1927 with the name ‘Milizia artigliera contraerei’, from 1930 it was named ‘Milizia anti aerea territoriale’ (‘Milizia Di.C.A.T.’). It was dissolved with the fall of Fascism. Letter 5 work there isn’t enough for everyone and they give us only 2-3 days, work, and if I wanted to find a job somewhere else they wouldn’t even look at me, because when you begin to get old they won’t take you on on the farms, that’s why I have to make do with what they give me. That’s enough, I think I’ve made myself clear. I send warm greetings to Umberto and his family, and also to Graziella and her baby girl. Greetings from your sister, her family and children. And I send fond greetings to you and our children. Yours loving husband Pasquale G. P.S. Many sincere and kind greetings from the writer of this letter, Giovannino 32 33 6 FASCICOLO N. 16: domanda prot. n. 431 del 27 dicembre 1941. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Anna B., domiciliata in Sessa Aurunca, 51 anni; ha a suo carico 4 figli (Antonetta, Elena, Francesco e Antonino) e la madre Maria Grazia, 73 anni. Negli Stati Uniti d’America ha il marito Antonio C. SUSSIDIO: concesso (lire 11 al giorno: lire 8 per la richiedente, più lire 3 per il figlio Antonino, di anni 12). Brooklyn 15 – 10 – 941 Annina Cara Rispondo alla tua lettera con la data 19/9 Dove mi parli come ai riceuto la moneta nella lettera cera anco il ricivo1 che io ti avevo detto di mandarmelo indietro Mi ai parlato di Tony il piccolo caro nostro figlio, il quale a una forta volutà2 di stutiare e come si vete gia si comingia a portare bene e stato promosso al primo Gennasiale e tu vuoi sapere io che dico? Mia cara, io che posso tire3? figurati il mio piacere e desiderasse che Iddio mi tasse4 la saluta e la provitenza5 onde di poterlo aiutare ma colle promesso6 che mi fa io sono poco sodisfatto perche mi ricordo quel lazzarone di Franco, quanto7 mi scrisse che lui era il mio bastone8 celo voglio far vetere io il bastone il tempo e calonduomo celo voglio dare in desta una bastonate 9, io non melo “cera anco il ricivo”: c’era anche la ricevuta. “a una forta volutà”: ha una forte volontà. 3 “tire”: dire. 4 “desiderasse… mi tasse”: desidererei che Iddio mi desse. 5 “provitenza”: provvidenza. 6 “promesso”: promesse. 7 “quanto”: quando; allorquando. 8 “era il mio bastone”: era il mio bastone (della vecchiaia). 9 “celo voglio… una bastonate”: ce lo voglio far vedere io, il bastone! Il tempo è galantuomo (e, prima o poi), ce la darò io, in testa, una bastonata! «Il tempo è galantuomo»: frase proverbiale – che attribuisce al tempo le qualità del “galantuomo”, ovvero l’onestà, la lealtà e, in questo caso, soprattutto la rettitudine –, usata per affermare che “col passar del tempo si riparano o si eleminano le ingiustizie”. 1 2 Lettera 6 voglio augurare che il caro Tony sia come lui ma la paura fa 9010, e dio11 vato per grazia e trove giustizia12 tu che ne tici? Inogni moto non lo fa scoraggire13 digli che il suo caro papà cercherò daiutarlo quanto più che può con cuore e conanima ma una raccomantazione non mi facesso pigliare collera sia pure a te che seno chiuto la porta e rimane tutti mezzo la strada. Io questo mese cercherò di mandarte mille lire tu mi contenterai tutti mandami14 qualche cosa a Maria, mandami il recalo a Tittina per il piccolo nipote che mia15 regalato, fammi il regalo a caro Tony, io da qua che gli posso mandare? Se non si puo mandare niente? Per carita ci congetano a farci scrivere16 che forse no lo sapete le condizione17 come stanno? Al riquardo che la londananza si chiamo spartenza18 io dico che ti sbagli e me lai detto più di una volda, per me nel lanima mia mi sento sempre di volerti 10 “la paura fa 90”: modo di dire napoletano. Per la Smorfia (da Morfeo, il dio del sonno e dei sogni), il libro usato per trarre dai sogni, ma anche dalle più strane e singolari vicende quotidiane, i corrispondenti numeri da giocare al lotto, al concetto e stato emotivo di “paura” corrisponde il numero 90. 11 “e dio”: ed io. 12 “vato… trove giustizia”: vado per grazia e trovo giustizia. «Vaco pe’ ggrazia e trovo justizia» è un proverbio napoletano, adoperato non solo al presente, ma, da «ì/jì pe’ ggrazia e truvà justizia», in tutti i “modi” e “tempi” dei due verbi; riassume in sé i due aspetti (Grazia e Giustizia) della funzione esercitata dallo Stato – attraverso l’amministrazione della giustizia civile e penale –, al fine di garantire al cittadino il vigore pratico del diritto; è riferito a chi, andando in cerca di comprensione, indulgenza o tolleranza, trovi, invece, avversione, severità, indifferenza. 13 “Inogni moto… scoraggire”: in ogni modo, non farlo scoraggiare. 14 “mandami”: manda. 15 “mia”: ovvero, “mi à”, mi ha. 16 “Per carita… scrivere”: per carità, (gli americani) ci concedono di scrivere. Gli americani, nonostante la guerra tra i due paesi, gli Stati Uniti e l’Italia, “caritatevolmente” permettono agli italiani di scrivere ai loro cari. 17 “le condizione”: le condizioni. “Condizione”, qui, sta per “situazione”. Si fa riferimento alla guerra. 18 “la londananza si chiamo spartenza”: la lontananza si chiama spartenza. In napoletano, «’a luntananza se chiamma spartènza», è uno dei tanti modi di dire legati alla separazione determinata dalla lontananza; la locuzione, come tanti altri detti e proverbi, “costruiti” mettendo in relazione termini vicini foneticamente o “scaturiti” da una semplice rima, mette in parallelo luntananza e spartènza: affermando che la prima è sinonimo della seconda; suggerisce, insomma, che “la lontananza”, a lungo andare, “provoca” anche “l’allontanamento” degli affetti; corrisponde, più o meno, a «lontano dagli occhi, lontano dal cuore». Più vicino ed esplicito è, invece, in Sicilia, «cu la morti ’un si perdi la speranza, la dannazioni si chiama spartenza» («con la morte non si perde la speranza, la dannazione vera è la spartenza»). “Spartenza”: termine obsoleto (attestato nella 1 a metà del XIV sec.; derivato di spartirsi con -enza), ‘partenza, allontanamento’. In italiano “spartirsi” è ‘dividersi prendendo ciascuno una parte; partire, allontanarsi’; nonché, figurato, ‘avere a che fare’. In napoletano, spartìrese, come in italiano, è ‘dividersi qualcosa’, ‘partire, allontanarsi’ e, figurato, ‘avere a che fare, avere da dire, avere da spartire’; ma è, inoltre, ‘dividersi, separarsi’ di coniugi, ‘attendere a più cure nello stesso tempo’, 34 Lettera 6 bene se o perduto un po di pacienza cio19 non ancora mia fatto di minuire il gran bene e il gran pensiere che o verso di voi tutti e un po di più a te certo tu comprendi bene io perché sto qua e come mi sono rassegnato a starci cosi a lungo e non telovoglio spiegare altrimenti occorre assai carta e non si può ma ripeto tu lo sai benissimo a me mi dispiace una cosa sola in tutto questo tempo non o auto nessuno vandaggio per me solo dispiacere ma con tutto ciò tirammo a vante20 spero da poter vetere21 il caro Tony che ripare22 tutto Non mi resta che baciarvi tutti a te che sempre ti pensa e ti voglio bene Antonino tuo *** Brooklyn, 15 ottobre 1941 Annina cara, rispondo alla tua lettera datata 19 settembre, con la quale mi fai sapere che hai riceuto la moneta. Nella lettera c’era anche la ricevuta, che ti avevo pregato di mandarmi. Mi fai sapere di Tony, il piccolo caro nostro figlio, che ha una forte volontà di studiare e, a quanto pare, già incomincia a comportarsi bene ed è stato promosso in prima ginnasiale. Tu vuoi sapere io che dico? Mia cara, io che posso dire? Immagina il mio piacere! Io desidererei che Iddio mi desse la salute e la provvidenza per poterlo aiutare. Ma, con le promesse che mi fa, io sono poco soddisfatto, perché mi ricorda quel lazzarone di Franco, quando mi scrisse che lui era il bastone della mia vecchiaia. Ce lo voglio far vedere io, il bastone! Il tempo è galantuomo e gliela voglio dare io una bastonata! Non mi voglio augurare che il caro Tony sia come lui, ma la paura fa 90, ed io vado per grazia e trovo giustizia! Tu che ne dici? ‘smettere di questionare o litigare’, ‘essere partecipe, condividere uno stato d’animo, una condizione esistenziale, nonché ‘fare la scriminatura ai capelli o separarli, spartirli’. 19 “cio”: ciò. 20 “tirammo a vante”: tiriamo avanti. “Tirare avanti”, locuzione verbale: “trascinare l’esistenza; campare in maniera decente, senza sfarzi, e, a volte, anche stentatamente”. 21 “spero da poter vetere”: spero di poter vedere. Spero di riuscire a vedere. 22 “ripare”: ripara. “Riparare”, qui, col significato di ‘rimediare, accomodare’. 35 Lettera 6 In ogni modo, tu non farlo scoraggiare, digli che il suo caro papà cercherà d’aiutarlo quanto più può, con il cuore e con l’anima. Ma fagli una raccomandazione: che non mi facesse arrabbiare, né facesse arrabbiare te, altrimenti io chiudo la porta e rimanete tutti in mezzo alla strada. In questo mese cercherò di mandarti mille lire. Tu mi contenterai tutti: manda qualcosa a Maria; manda il regalo a Tittina, per il piccolo nipote che mi ha dato. Fai il regalo al caro Tony, io da qua che posso mandargli, se non si può mandare niente? Solo, per carità, ci concedono di scrivere. Forse non conoscete come stanno le cose? Riguardo a quanto mi dici, che la lontananza è separazione, ti dico che ti sbagli. Me l’hai detto più di una volta, ma per me, nella mia anima, sento sempre di volerti bene. Se, a volte, ho perduto un po’ di pazienza, ciò non ancora ha fatto diminuire il gran bene ed il pensiero costante che ho per voi tutti e, un po’ di più, per te. Certo tu comprendi bene “perché” sto qua e “come” mi sono rassegnato a starci così a lungo, e non te lo voglio ancora spiegare, altrimenti occorrerebbe molta carta e non è possibile farlo... Ma, ripeto, tu lo sai benissimo. A me dispiace una cosa sola: che, in tutto questo tempo, non ho avuto alcun vantaggio per me, soltanto dispiaceri. Ma, con tutto ciò, tiriamo avanti. Spero di poter vedere, un giorno, il caro Tony, che aggiusta ogni cosa. Non mi resta che baciarvi tutti. E baci a te, ti penso sempre e ti voglio bene. Antonino tuo 36 37 LETTER 6 FILE No. 16: registered application no. 431 of 27 December 1941. Contains one letter. APPLICANT: Anna B., resident in Sessa Aurunca, aged 51; has 4 children dependent on her (Antonetta, Elena, Francesco and Antonino) as well as her mother Maria Grazia, age 73. Her husband Antonio C. is in the United States of America. BENEFIT ALLOWANCE: granted (11 lire a day: 8 lire for the applicant, plus 3 lire for her son Antonino, age 12). Brooklyn, 15 October 1941 My dear Annina, Thanks for your letter of 19 Septemberr with the news that you received the money. There was also a receipt with the letter, which I asked you to send me. I hear that Tony, our dear little son, is good at school and, it seems, is already beginning to behave well and has started the Junior High School. Do you want to know what I think? My dear, what can I say? Just imagine how pleased I am! God give me the health and opportunity to help him. But I am by no means happy with thr promise he made me, I am not at all satisfied, because I remember that rascal Franco, when he wrote me that I could rely on him, he was the stick I could lean on in my old age. I’d like to show him a bit of the stick! Things work out over time, and I want to give him a thrashing! I wouldn’t like to think that dear Tony is like him, but fear makes us do unthinkable things, and I intend to get my own back and see justice done. What do you think? Anyway, don’t discourage him, tell him that his dear father will try to help him as much as he can, heart and soul. But warn him: he mustn’t make me angry, and he mustn’t get you angry either, otherwise I’ll shut the door on everyone and you’ll all be out in the street. I’ll try to send you a thousand lire this month. Make everyone happy with it: send something to Maria; send a present to Tittina for the little grandson she’s given me. Give dear Tony a present, what can I send him from here when one can’t send anything? The only thing we can do is write. You can’t imagine what things are like. Letter 6 As regards what you say about being so far away meaning that we are separated, you’re quite wrong. You’ve said the same thing more than once, but for my part, my whole soul tells me that I love you. If at times I have lost patience with you, this doesn’t mean that I love you any less and that I don’t think of you all, and especially of you. You will certainly understand “why” I am here and “how” I am resigned to being here for such a long time, and I don’t want to explain this to you yet again, otherwise I would need a lot of paper and it’s not possible… But, I repeat, you know perfectly well. There’s only one thing I’m sorry about: that all this time I have got nothing out of it for myself, only sorrow. But with all that, let’s get on with things. I hope one day to be able to see dear Tony, and that thought makes up for everything. It only remains for me to send you all my love. Kisses to you, I think about you all the time and I love you. Your Antonino 38 39 7 FASCICOLO N. 18: domanda prot. n. 432 del 29 dicembre 1941. Contiene quattro lettere. RICHIEDENTE: Concetta R., domiciliata in Sessa Aurunca, 52 anni; ha a suo carico i suoi vecchi genitori. Negli Stati Uniti d’America ha il marito Camillo S. SUSSIDIO: concesso (lire 8 al giorno). Paterson1. 22.5.1941. Carissima Concetta, Giusto il giorno 22 o ricevuta la tua cara lettera, cioè il giorno che tu finisce la cura, che tià dato il Medico, e spero in quella Bella Vigine di Pompei2 ?3 Che ti facesse stare bene e non soffrire più come pure posso assiqurarti di me che vado al quando bene col braccio. Concetta mia che vogliamo farci ci vul pazienzia, e la vecchiaia che ci da adosso, è vero? la lettera era scritto in americano, me lo fatto leggere e tutto o capito. Cara Concetta come tu mi ai mandato a chiedere un po di moneta io il giorno 13. Maggio tiò fatto un vaglio4 di mille e 500, credo che lavrai ricevuto. Cara Concetta fatti tutto quello che ti occorre, e non pensare a niende, se mi vedi di tardare che io ti mando qualche poco di moneta? fattela inbrondare5 che tutto ti sarà mandato, maledetta londananza, come pure quando scrivi, scrivi initaliano, che non e vero niende di quello che ti anno detto, ma chie, che amesse in giro6 questa favola? percio scrive sembre sembre sembre in Italiano7, ai capito? Cara Concetta nella presenda ti rimetto una fodografia unito al mio caro Nipote Frank, cioè il figlio della buonanima, anzi, ? mi ci farai celebrare una messa che lui mi deve aiutare, in tutto. e farmi vedere quel giorno di abbracciarci, e non separarci fino che il Signor vuole. 1 Città nel New Jersey. “Bella Vigine di Pompei”: Bella Vergine di Pompei. La Beata Vergine Maria del Rosario, venerata in Pompei. 3 L’inappropriato punto interrogativo è di Camillo; anche in seguito, e, allo stesso modo, nelle successive lettere, insieme a quelli usati in modo regolare, se ne trovano altri. 4 “vaglio”: vaglia. 5 “fattela inbrondare”: fattela dare in prestito. “Inbrondare”: “improntare” (dal francese emprunter, dal latino impromutuāre, composto di in- con valore rafforzativo e mutuāri ‘prendere in prestito’), ‘dare o prendere a prestito’. 6 “amesse in giro”: ha messo in giro. 7 Sottolineato nel testo. Anche le successive sottolineature sono di Camillo. 2 Lettera 7 Cara Concetta papà scrisse a zia Bettina, fammi sapere se la ricevuta, speriamo che preste finirà la guerra e che non sene facessero proprio più, di queste Guerre che se sapresti quande cose abbiamo acquistate per te, Cara Concetta mi dovrai farmi il piacere di scrivermi più spesso, che così sto un po più senza pensiere, ai capito non aldro8 mi bacerai tando ai tuoi è miei vecchi… ( Che meritano tutta la stima ), e tu Concetta mia non te lo so dire quandi bacioni ti vorrei darti , …… tuo aff.mo Camillo saluti a tutti i vicini *** Paterson, 22 maggio 1941 Carissima Concetta, giusto il giorno 22 ho ricevuto la tua cara lettera, cioè il giorno in cui tu finisci la cura che ti ha dato il medico. Spero che quella bella Vergine di Pompei ti faccia stare bene e non ti faccia più soffrire. Riguardo a me, posso assicurarti che, col braccio, vado abbastanza bene. Concetta mia, che vogliamo farci, ci vuol pazienza. È la vecchiaia, che ci dà addosso! È vero? La lettera che mi hai inviato era scritta in americano. Me l’ho fatta leggere e ho capito tutto. Cara Concetta, mi hai chiesto un po’ di moneta ed io, subito, il giorno 13 maggio, ti ho fatto un vaglia di 1500 lire. Credo che l’avrai ricevuto. Cara Concetta, fa’ tutto quello che ti occorre e non pensare a niente. E se tardo a mandarti i soldi, fatteli dare in prestito, perché tutto ti sarà spedito. Maledetta lontananza! E, quando mi scrivi, scrivi in italiano, che non è vero niente di ciò che ti hanno detto. Ma chi ha messo in giro questa favola, che bisogna scrivere in inglese? Perciò, scrivimi sempre sempre sempre in italiano, hai capito? Cara Concetta, nella presente ti rimetto una fotografia: sono assieme al mio caro nipote Frank, il figlio della buonanima. Al proposito, fai celebrare una messa per la buonanima, perché lui, nella vita, mi deve aiutare e deve farmi vedere quel giorno in cui potremo abbracciarci e non separarci più, fino a che vuole il Signore. Cara Concetta, papà scrisse a zia Bettina; fammi sapere se ha ricevuto la lettera. 8 “non aldro”: non (ho) altro (da dirti). 40 Lettera 7 Speriamo che presto finirà la guerra e che non se ne facessero proprio più, di queste guerre! Sapessi quante cose abbiamo comperato per te! Cara Concetta, fammi il piacere di scrivermi più spesso, che così sto un po’ più senza pensieri. Hai capito? Non ho altro da dirti. Baciami tanto i tuoi e i miei vecchi… (che meritano tutta la stima). A te, Concetta mia, non te lo so dire quanti bacioni vorrei darti……… Tuo aff.mo Camillo Saluti a tutti i vicini 41 42 Letter 7 FILE No. 18: registered application no. 432 of 29 December 1941. Contains four letters. APPLICANT: Concetta R., resident in Sessa Aurunca, aged 52. Her elderly parents are dependent on her. Her husband Camillo S. is in the United States. BENEFIT ALLOWANCE: granted (8 lire a day). Paterson, 22 May 1941 Dearest Concetta, It was on the 22nd that I received your welcome letter, that is on the very day that you finished the cure the doctor gave you. I hope that the lovely Virgin of Pompei gets you well again and brings your suffering to an end. As for me, I assure you that my arm is not too bad now. My Concetta, what can we do, we just have to accept things as they are. It’s old age coming on! Right? The letter you sent me was written in American. I had it read to me and I understood everything. Dear Concetta, you asked me to send you a little money, and I sent it to you on 13th May, I sent you a postal order for 1500 lire. I suppose you got it. Dear Concetta, do everything you need to do and don’t worry about a thing. And if I am late sending you the money, borrow it from someone, because you’ll receive it in the end. This bloody distance between us! And when you write to me, , write in Italian, because nothing they told you is true. Who was it who put this story about, that you had to write in English? So always write, always in Italian, OK? Dear Concetta, I’m enclosing a photograph: it’s me with your dear nephew Frank, the son of his deceased father. By the way, have a mass said for him, because he has to help me while I’m alive, and let me know the day when you and I can embrace and never again be separated, until God wishes. Dear Conceta, Dad wrote to Aunt Betina; let me know if she has received the letter. Let’s hope the war will soon be over and that there will never be another one! You could never guess how many things we’ve bought for you! Dear Conceta, do me the favour of writing more often, so that I don’t have to worry so much. OK? Letter 7 I’ve nothing else to say. Lots of love to your parents and my old ones too… (they deserve all the respect due to them). As for you, my Concetta, I can’t say how many kisses I would like to give you……… Your very affectionate Camillo Greetings to all the neighbours 43 44 8 FASCICOLO N. 18: domanda prot. n. 432 del 29 dicembre 1941. Contiene quattro lettere. RICHIEDENTE: Concetta R., domiciliata in Sessa Aurunca, 52 anni; ha a suo carico i suoi vecchi genitori. Negli Stati Uniti d’America ha il marito Camillo S. SUSSIDIO: concesso (lire 8 al giorno). Paterson 24 – 7 – 1941. Carissima Concetta con pochi giorni di ritardo risponde alla tua cara lettera, la quale ci era la fodografia della Madonna dei Carcerati1, e subbito sono andato vedendo per vederti e tiò conosciuto immediatamende. Cara Concetta, non puoi mai credere come sono rimasto nel vederti cosi sciupata, che mi veniva da piangere, ma, adesso voglio Augurarmi e non mangherò di pregare alla bella mamma di Pompei2 che ti deve farti stare bene, e che subbito finirà questa guerra, per abbracciarci e non separarci mai più. indando Cara Concetta non prenderti collera per niende pensa alla tua salute curati e fatti tutto quello che tie3 necessario, la lettera come tu mi dici, che ci era una tua fotografia non lo ricevuta, basta cara Concetta per riguardo alla posta non né parliamo, che cosi deve andare Cara Concetta nell’aldra mia ti mandò a dire che se avrai bisogno di moneta ti avresti fatto dare un migliaie di lire alla Commara Rosina, che come già sapevi? che denari non si potevano mandare e cosi ciè di nuova un’aldra disposizzione4 che si possono spedire, ma, ci vuole più assai5, ma non fa niende, basta che io ti posso mandarti per quello che tie necessario io ne sono condendo, Cara Concetta il giorno 22. tiò spedito lire 2000, se ti ai fatto dare il denaro alla6 Commara Rosina, quello che tia dato ce lo darai e la ringrazie anghe a nome mio, che inseguito avrai quello che io posso, Cara Concetta pensa alla tua salute che quello mie necessario, poi ? vuoi sapere io come sto, Cara Concetta, per grazia ti Dio mi sendo assai bene, ma capirai, che si fa “Madonna dei Carcerati”: vedi lettera 2.1, nota 20. “bella mamma di Pompei”: vedi lettera 9.1, nota 2. 3 “tie”: ti è. 4 “ciè… disposizzione”: c’è (è stata emanata) una nuova disposizione. 5 “ma, ci vuole più assai”: ma, adesso, le spese per spedire il danaro sono più onerose. 6 “alla”: dalla. 1 2 Lettera 8 una vita che non puoi mai credere, e certi momendi, chi sa cosa farei… basta meglio non parlarne di niende. Cara Concetta, non appena ricevi la presenda farai dire una messa alla buonanima di mi7 fratello per condo di mia madre, che cosi vuole, e per condo, mio ? farai un’aldra cosa se conosci qualche famiglia che a bisogno di un chilo di pane, ce lo darai e in suffraggio suo, che lui deve pregare il Signore che facesse finire tutta questa storia che sta per il mondo indero. Cara Concetta quella fodografia del mistere8 che mi ai mandato? non o potuto capire a quale parte e sta fatto9, mandamelo a dire. Come pure Concetta o capito il fatto di papà che non angora sene parla di niende, pagienzia10, che se ci avesse sto Ciccillo11 sarebbe stato differende, stiamo aspettando sue notizzie che Amede12 e Cesare anno scritte per mezze di certi, che l’oro13 si anno raccomandati, e fino ad oggi niende sie saputo. Cara Concetta, nella tua mi dici che io a certe cose non ti risponde e vero Cara Concetta, ma perdonami che io non lo faccio per cattiveria e che la testa non sta per “mi”: lapsus, per “mio”. Per “Misteri” si intendono i gruppi statuari (Gesù nell’orto; Gesù flagellato; Gesù deriso; Gesù che si avvia al Calvario; Gesù morto; le tre Marie), che vengono portati a spalla per le strade di Sessa Aurunca durante le Processioni della Settimana Santa. Particolarmente “suggestiva” è la Processione del Venerdì Santo, che tanto risente del periodo in cui re di Napoli era Ferdinando il Cattolico e duca di Sessa era Gonzalo Hernàndez d’Aghilar de Cordòba: il corteo, nell’oscurità della sera, attenuata dalle fiamme dei ceri votivi e, qua e là, dai falò accesi, avanza lentamente per le strade medievali della città; i Misteri vengono fatti ondeggiare (il “passo” tenuto dai portatori è definito, in dialetto, ’a cunnulélla); la banda suona struggenti marce funebri; il canto del Miserere (il “Salmo 50” di Davide), con note disuguali, sovrapposte ed alternate, viene eseguito da tre confratelli incappucciati. ’A cunnulélla: è un incedere “dondolando” i “Misteri”, è un lento procedere, tre passi in avanti, poi un passo indietro, ‘come cullando’ i gruppi statuari (“culla”, appunto, deriva dal latino tardo cūnŭla(m), diminutivo di cūna ‘culla’; in napoletano: cónnula, ‘culla’, cunnulià, ‘cullare, dondolare, fare oscillare’); nei confronti di Gesù “morto”, quel “dondolio” – quasi per farlo dormire o per facilitargli il sonno – è come una carezzevole e “fluente” preghiera, è un collettivo tenero ed affettuoso gesto materno. I riti “antichi” della Settimana Santa sono ancora celebrati, soprattutto nel Meridione d’Italia, in Spagna ed in Portogallo, ma non comune è, invece, questa singolare andatura processionale: certo perdura a Siviglia, in Spagna – e, forse, in altri Paesi, per influsso di una passata dominazione spagnola o perchè abitati da spagnoli: l’abbiamo ritrovata, addirittura, a Charallave, in Venezuela –, dove i Misteri plastici vengno fatti oscillare con un movimento chiamato mecita, da mecer ‘cullare, dondolare’, che è, per l’appunto, proprio ’a cunnulella eseguita dai confratelli a Sessa Aurunca. 9 “non o potuto… fatto”: non ho capito in quale strada (di Sessa Aurunca) è stata scattata. 10 “pagienzia”: pazienza; in napoletano, paciénza e paciénzia. Qui Camillo ha trascritto il lemma dialettale con la sonora g, anziché con la sorda c. 11 Forse è il nomignolo con il quale il padre chiamava Camillo, quando era bambino. 12 “Amede”: Amedeo. 13 “l’oro”: loro. 7 8 45 Lettera 8 niende a posta14, certi momendi mi sembra di essere un credino; perciò Cara Concetta perdonami, non aldro15 non appena ai ricevuta la lettera e la moneta rispondami e spero di avere sembre buone notizzie non aldro mi saluterai tando e baciare a papà e mamma16, anghe per parte dei miei saluti a Virginia e tutti di famiglia saluti particolare a zia Bettina, e digli che papà a ricevuto la sua lettera e a te Concetta saluti e bacioni forti forti dal tuo per sembre Camillo *** Paterson, 24 luglio 1941 Carissima Concetta, con pochi giorni di ritardo rispondo alla tua cara lettera, nella quale c’era la fotografia della Madonna dei Carcerati. Subito ho cercato di individuare dove eri tu, e ti ho riconosciuto immediatamente. Cara Concetta, non puoi mai credere come sono rimasto nel vederti così sciupata, tanto che mi veniva da piangere, ma, adesso, voglio augurarmi – e non mancherò di pregare la bella mamma di Pompei, che deve farti stare bene – che subito finisca questa guerra, per abbracciarci e non separarci mai più. Intanto, cara Concetta, non prenderti collera per niente, pensa alla tua salute, curati e fatti tutto quello che ti è necessario. L’altra lettera, come tu mi scrivi, in cui c’era una tua fotografia, non l’ho ricevuta. Basta, cara Concetta, riguardo alla posta non ne parliamo, che così deve andare! Cara Concetta, nell’altra mia lettera ti mandai a dire che se avessi avuto bisogno di moneta, avresti potuto farti dare un migliaio di lire dalla comare Rosina, perché, “e che la testa…a posta”: è che la mia testa non sta per niente a posto. Molte sono le locuzioni dialettali napoletane legate al termine capa ‘testa’: ʼa capa non l’apporta! ‘non ci sta con la testa!’, ‘la testa non lo soccorre, non l’aiuta!’, ‘la testa non l’accompagna!’; pèrdere ’e ccerevèlle, pèrdere ’a cerevèlla, pèrdere ’a càpa ‘istupidirsi’ (ma anche ‘incapricciarsi per qualcuno o per qualcosa’; nun tené ʼa capa ʼncòppa ʼo cuóllo, ‘avere la testa tra le nuvole’, ma anche ‘essere stupido’; capa ʼe mbrèllo ‘testa vuota’, ‘pene’; capa ʼe pezza ‘monaca’; fà ʼa capa ‘pettinare’; fà a uno ʼa capa tanta ‘stordire qualcuno (con le chiacchiere); manco p’ ʼa capa ‘neanche per la testa’ (quando non si vuole fare qualcosa); méttere ʼa capa a fà bene ‘mettere la testa a partito’; métterse ʼe mmane ʼncapo ‘disperarsi’; passà p’ ʼa capa ‘passare per la mente’; tené ʼa capa a’ pazzìa ‘pensare a scherzare’; ʼo pesce fète d’ ʼa capa ‘per primi sbagliano i capi’; vutamiénto ʼe capa ‘capogiro, vertigine’; cap’allérta ‘ragazza poco seria’. 15 “non aldro”: non (ho) altro (da dirti). 16 “e baciare… mamma”: e bacerai (per me) papà e mamma. 14 46 Lettera 8 come già sapevi, non si potevano mandare soldi. Ma ora c’è una nuova disposizione e si possono spedire, anche se, per le spese di spedizione, si paga di più; ma non fa niente, basta che posso mandarti quello che ti è necessario, io sono contento. Cara Concetta, il giorno 22 ti ho spedito lire 2000. Se ti sei fatto dare soldi dalla comare Rosina, restituiscile quello che ti ha dato e ringraziala anche a nome mio. In seguito, avrai quello che posso mandarti... Cara Concetta, pensa alla tua salute, perchè quello mi è necessario. Poi... vuoi sapere io come sto? Cara Concetta, per grazia di Dio, mi sento assai bene, ma capirai, che qui si fa una vita, che neanche puoi mai credere e, in certi momenti, chissà cosa farei… Basta, meglio non parlarne! Cara Concetta, non appena ricevi la presente, farai dire una messa alla buonanima di mio fratello, per conto di mia madre, che così vuole. Per conto mio, invece, farai un’altra cosa: se conosci qualche famiglia che ha bisogno di un chilo di pane, ce lo darai in suffragio di mio fratello: lui deve pregare il Signore, perché faccia finire tutta questa storia che sta per il mondo intero. Cara Concetta, quella fotografia dei Misteri, che mi hai mandato, non sono riuscito a capire in quale via di Sessa è stata fatta. Mandamelo a dire. Ho capito, Concetta, il fatto di papà, e che ancora non si sa niente. Pazienza, che se avesse avuto accanto questo Ciccillo, sarebbe stato differente! Stiamo aspettando sue notizie, Amedeo e Cesare hanno scritto tramite certi, con la loro raccomandazione, ma, fino ad oggi, niente si è saputo. Cara Concetta, nella tua mi dici che non rispondo a certe tue domande. È vero, cara Concetta, ma perdonami, perché non lo faccio per cattiveria, è la mia testa che non sta per niente a posto e, in certi momenti, mi sembra di essere un cretino. Perciò, cara Concetta, perdonami. Non ho altro da dirti. Non appena ricevi la lettera e la moneta, rispondimi: spero di avere sempre buone notizie. Non altro. Salutami tanto e baciami papà e mamma, anche da parte dei miei. Saluti a Virginia e a tutti di famiglia. Salutami, in particolare, zia Bettina, e dille che papà ha ricevuto la sua lettera. E a te, Concetta, saluti e bacioni forti forti, dal tuo per sempre Camillo 47 48 Letter 8 FILE No. 18: registered application no. 432 of 29 December 1941. Contains four letters. APPLICANT: Concetta R., resident in Sessa Aurunca, aged 52. Her elderly parents are dependent on her. Her husband Camillo S. is in the United States. BENEFIT ALLOWANCE: granted (8 lire a day). Paterson, 24 luglio 1941 Dearest Concetta, I’m replying to your letter after a few days, the one with a photograph of the Madonna of Prison Inmates. I immediately tried to find you in the photo, and recognized you straight away. Dear Concetta, you can never imagine how sorry I was to see you so run down, so much so that I felt like crying, but now I hope – and I shan’t forget to pray to the lovely Madonna of Pompei, who must get you well again – that as soon as the war is over I’ll be able to take you in my arms and never leave you again. In the meantime, dear Concetta, try not to get angry about anything, think about getting well again, look after yourself and do everything necessary. Your other letter, which you mention, and which contained a photograph of you, didn’t get to me. But that’s enough, dear Concetta, let’s not talk about the post any more, that’s the way things go! Dear Concetta, in my other letter I told you that if you needed money you could get a thousand or so lire from our good friend Rosina, because as I told you, money could not be sent at that time. But now things have changed and money can be sent, although you have to pay more for dispatch; but never mind, it’s enough that I can send you whatever is necessary, I’m quite happy about that. Dear Concetta, on 22nd I sent you 2000 lire. If you borrowed money from your friend Rosina, give it back and thank you also in my name. From now on, you’ll get whatever I can send you. Dear Concetta, think about getting well, because it’s necessary. And then .. you want to know how I am? Dear Conceta, thanks to God I’m feeling really well, though you’ll know that life here is hard, you wouldn’t believe what it’s like and sometimes … well, who knows what I’d do. But enough of that, better not to talk about it! Dear Concetta, as soon as you get this letter, have a mass said for my brother, God rest his soul, because that’s what my mother wants. But for me, do something Letter 8 different: if you know a family that needs a kilo of bread, give it to them in memory of my brother: he has to pray to God to bring all this suffering to an end, all over the world. Dear Concetta, about that photo of the Misteri that you sent me, I just can’t recognize the street of Sessa it was taken in. Let me know. I get your point, Concetta, about Dad, and the fact that nothing is known about it yet. Never mind, if he had had this bloke here to look after him, everything would have turned out different! Amedeo and Cesere have written to someone, with their advice, but up to now we have got to know nothing. Dear Concetta, in your letter you say that I don’t answer certain questions you ask me. It’s true, dear Concetta, but please forgive me, I don’t mean to be nasty, it’s just that I’m not right in the head, and at times I feel like an idiot. So please forgive me, Concetta. I have nothing else to say. As soon as you get this letter and the money, send me a reply. I do hope to have good news from you, always. That’s all. Greetings and kisses to Mum and Dad, also from my family. Greetings to Virginia and all the family. Special greetings to Aunt Bettina, tell her that Dad got her letter. And to you, Concetta, kisses and hugs, forever yours Camillo 49 50 9 FASCICOLO N. 20: domanda prot. n. 436 del 29 dicembre 1941. Contiene due lettere. RICHIEDENTI: i coniugi Maria Grazia N., 63 anni, e Adolfo A., domiciliati in Sessa Aurunca. Negli Stati Uniti d’America hanno la figlia Stella. SUSSIDIO: concesso (lire 10 al giorno: lire 8 per la moglie, più lire 2 per il marito). Artford1 29 Gennaio2 Cara mamma Rispondo alla vostra lettera la quala mi ha fatto molto piacere sendire che voi tutti stati bene in saluta come lo stesso vi assicuro di noi tutti in famiglia. Prima di tutto vi fo sapere che o spedito il caffe al s. M.3 e crede che finora cia l’avrà ricevute4, ma però pacherà, molte tazio5, ancora voi mi dite che avessivo piacere6 che io lo mandasso7 anche il8 Dottore C., io lo spedirò anche a lui ma però crede9 che non lo riceverà, per questa legge che e uscita, cioe il giornale portava10 che tutti colori che spedisciano11 il caffe e come un regale12, e dicevano che le persone non lo ricevano, se lo prende la croche rossa13, per dargli agli amalati14, voi fatemi un piacere non appena M. lo riceve subito fatelo sapere che io subito lo spedirò a lui e anche a voi che so il caffe vi piace. 1 Hartford, città nel Connecticut. La busta è strappata in più punti. Il timbro postale d’arrivo riporta «Sessa Aurunca – Napoli 12.2.1940». 3 “s. M.”: signor M. [nella lettera, a “s.”, che certo sta per “signor”, segue per esteso il cognome del destinatario del caffè]. 4 “crede che… ricevute”: credo che ora già l’avrà ricevuto. 5 “pacherà, molte tazio”: pagherà molto danaro di dazio. “Dazio” è l’imposta indiretta sui consumi, di riscossione mediata, che colpisce la circolazione dei beni da uno stato all’altro. 6 “che avessivo piacere”: che avreste piacere. Che vi farebbe piacere. 7 “lo mandasso”: lo mandassi. 8 “il”: al. 9 “crede”: credo. Penso. 10 “il giornale portava”: il giornale riportava. 11 “che spedisciano”: che spediscono. 12 “e come un regale”: è come (se fosse) un regalo. 13 “se lo prende… rossa”: se lo prende la Croce Rossa. 14 “per dargli agli amalati”: per darlo agli ammalati. 2 Lettera 9 Sul riguardo alla calze di comma15 come vi scrisse io ce ne o una16 che la usava io ma però e mezza17 non so se vi va bena18 se voi la volete io ve la manda seno19 fatemi sapere guande costa20 che io vi mande la moneta e voi ve la comprate a Sessa perché mi a detto il Dottore che ve la dovete misurare alla vostra gampe. Ancora vi voglio dire che noi siamo tante amici con questa famiglia, che si chiamano Michele e Libia A., loro sono del Lauro21, e cianno i parendi al Lauro, e mi anno chieste22 il vostro inderizzo, che anno piacere di mandarvi un staia23 di olio proprio di olive, questo che ve lo porto sara il suo gognato24, di questo amico nostro, non appena che lo ricevete me lo farete sapere perche io debbo remgraziare 25 questo amiche A., come anche voi rimgraziate, a suo cognato, questo e un regalo26. Per questo cappotte di pellicia, e una cosa che non posso27, prima che costo28 più di 100 scudi e poi non la ricevete, non si puo spedire nessuna roba nuova, deve essere tutta roba vecchia, cara madre fatevi capace29 di tutto cio che vi scrive e tutta verita30 e fatemi sapere se avete ricevuto le lire 100 che sto inpensiero. Non mi resta altro che dirvi, vi baciamo a tutti in famiglia, saluti a tutti vostra figlia Stella Dite a Michele che lui non mi a scritto, solo una volta ed io lo risposo31, e lui che non mi scrivo mai si e propio dimendicato di me. “calze di comma”: calze di gomma. Calze “ortopediche”. “io ce ne o una”: ne ho una. Non è chiaro se Stella ha un paio di calze, o solo una calza. 17 “e mezza”: è mezza. Forse sono calze corte, che non arrivano alle ginocchia. 18 “bena”: bene. 19 “seno”: ‘sennò’, dalla locuzione “se no”, ‘altrimenti, in caso contrario’. 20 “sapere guande costa”: sapere quanto costano. 21 Lauro, frazione del Comune di Sessa Aurunca. 22 “mi anno chieste”: mi hanno chiesto. 23 “un staia”: uno staio. Lo “staio” (dal latino sexstārĭu(m), sesta parte di una misura) è una ‘misura di capacità per aridi o misura di superficie, variabili da luogo a luogo’; in Napoletano, stàro. Nella zona di Sessa Aurunca (stàro, stàru), è, soprattutto, misura di capacità per l’olio, equivalente a circa 10 litri. 24 “questo che… il suo gognato”: chi ve lo porta (a casa) è il cognato. 25 “remgraziare”: ringraziare. 26 “come anche voi… un regalo”: così, allo stesso modo, anche voi ringraziate il cognato (del nostro amico), dato che questo (staio di olio) è un regalo. “A suo cognato”: suo cognato; per la “a” segnacaso, costruzione da Stella usata qui, ma anche in seguito, si veda lettera 2, nota 24. 27 “e una cosa che non posso”: è una cosa (un regalo) che non posso (mandare). 28 “costo”: costa. 29 “fatevi capace”: capacitatevi. Persuadetevi. 30 “e tutta verita”: è tutta la verità. 31 “lo risposo”: gli risposi. Gli ho risposto. 15 16 51 Lettera 9 *** Hartford, 29 Gennaio [1940] Cara mamma, rispondo alla vostra lettera. Mi ha fatto molto piacere sentire che voi tutti state bene in salute, come lo stesso vi assicuro di noi tutti in famiglia. Prima di tutto, vi faccio sapere che ho spedito il caffè al signor M., e credo che, ad oggi, già l’avrà ricevuto. Per esso pagherà molto dazio. Mi dite, inoltre, che vi farebbe piacere che io lo mandassi anche al dottore C.; lo spedirò anche a lui, credo, però, che non lo riceverà, a causa di questa nuova legge: il giornale riportava che tutti coloro che spediscono il caffè è come se facessero un regalo; c’era pure scritto che le persone a cui è destinato non lo ricevono, ma se lo prende la Croce Rossa per darlo agli ammalati. Voi fatemi un piacere, non appena M. lo riceve, fatemelo subito sapere, così io subito lo spedirò a lui ed anche a voi, dato che so che il caffè vi piace. Riguardo alla calza ortopedica, come già vi scrissi, ne ho una che usavo io, ma però è corta e non so se vi va bene. Se la volete, io ve la mando. Altrimenti, fatemi sapere quanto costa, che vi mando la moneta e voi ve la comprate a Sessa, perché mi ha detto il Dottore che ve la dovete misurare alla vostra gamba. Ancora voglio dirvi che noi siamo tanto amici con questa famiglia, loro si chiamano Michele e Libia A., sono di Lauro ed hanno i parenti a Lauro. Mi hanno chiesto il vostro indirizzo, perché desidererebbero farvi avere uno staia di olio di oliva. Chi vi porterà l’olio sarà il cognato di questi nostri amici. Non appena lo riceverete, me lo farete sapere, perché devo ringraziare questi amici, così come anche voi ringrazierete suo cognato, dato che quest’olio è un regalo. Riguardo al cappotto di pelliccia, è un regalo che non posso fare, prima perché costa più di 100 dollari, poi perché non lo ricevereste: non si può spedire roba nuova, ma solo roba vecchia. Cara madre, capacitatevi di ciò che vi scrivo, è la verità. Fatemi sapere se avete ricevuto le 100 lire, perché sto in pensiero. Non mi resta altro da dirvi. Baciamo tutti in famiglia, saluti a tutti, vostra figlia, Stella Dite a Michele che è lui che non mi ha scritto. L’ha fatto una volta ed io gli ho risposto. È lui che non mi scrive mai. Si è proprio dimenticato di me. 52 53 LETTER 9 FILE No. 20: registered application no. 436 of 29 December 1941. Contains two letters. APPLICANTS: married couple Maria Grazia N., aged 63, an Adolfo A., resident in Sessa Aurunca. Their daughter Stella is in the United States of America. BENEFIT ALLOWANCE: granted (10 lire a day for the wife, plus 2 lire for the husband). Hartford, 29 January [1940] Dear mother, I am answering your letter. I was very glad to hear that you are all well, as we are too. First of all, I want you to know that I sent the coffee to Mr. M, and I think he must already have received it. He will have to pay a lot of excise duty on it. Mi You say that you would like me to send some to Doctor C too; I think I’ll send it, but he will not receive it because of the new law: the newspaper said that sending coffee is the same as sending a present, it also said that those to whom it is sent will not receive it, the Red Cross will get it and give it to the sick. Do me a favour, as soon as M gets it, let me know, and I’ll send it to him and to you as well, seeing that you like coffee. About the orthopaedic stocking. As I told you in my last letter, I have one that I used, but it’s short and I don’t know whether it will fit you. If you want, I’ll send it to you. Otherwise, let me know how much it will cost and I’ll send you the money so that you can buy one in Sessa, because the doctor told me that you will have to try it on to see if it’s the right size for your leg. I’d like to repeat the fact that we are great friends with this family. Their names are asked me for your address because they’d like to send you some olive oil. Our friends’ brother-in-law will bring you the oil. As soon as you receive it, let me know because I shall have to thank our friends, just as you will thank their brother-inlaw, seeing that the oil is a present. As for the fur coat, that would be a present I am unable to send you, firstly because it would cost more than 100 dollars, and secondly because it would not even reach you: we are not allowed to send new stuff, only old stuff. Dear mother, believe what I say, it’s the truth. Let me know if you received the 100 lire, I’m worried about it. Letter 9 The only thing left to say is, kisses to all in the family, say hello to everyone, your daughter Stella Tell Michele that it is he who does not write to me. He did write once and I replied. But he never writes to me. So he’s really forgotten me. 54 55 10 FASCICOLO N. 21: domanda prot. n. 16 del 13 gennaio 1942. Contiene dieci lettere. RICHIEDENTE: Rosa Q., domiciliata in Sessa Aurunca, 77 anni, inferma, vedova di Giuseppe V.; convive col figlio Raffaele (46 anni, affetto da postumi di paralisi infantile agli arti superiori ed inferiori) e la figlia Maria (40 anni, inabile al lavoro). Negli Stati Uniti d’America ha i figli Giovanni, Gaetano ed Esterina. SUSSIDIO: concesso (lire 10 al giorno: 8 lire per la richiedente, lire 2 per il figlio Raffaele. In seguito concesse altre 3 lire, per la figlia Maria). Lunedì Aprile 8 – 1940 Cara Madre Ricevemmi1 vostra lettera con palma2 e Abitino3 assieme le figure4 molto ringraziamente del bel pensiere che versate verso di noi Proprio oggi o mandato a Gaetano cinque dollari $ 5,00 che velispedisse a voi lui le manda per il Banco di Napoli qui invece non cè essendo che le lettere si aprono 5 e meglio stare al sicuro e cosi farò sempre Noi le feste siamo stati da Nannina che ci vollero anoi come il passato – anzi eramo proprio risposto6 alla, lora lettera che Esterina ci voleva da lora ma mia moglie rispose che prima della fina di aprile anderemo7 a farli visita nella vostra risposta non menzionate quello che vi o mandato e farete lodi a mia moglie questa terra le donne comandano ma poi essa lo merita8 “Ricevemmi”, ricevetti, ricevei. Qui, però, Giovannino, ha usato, aulicamente, la prima persona plurale: “ricevemmo”. 2 “palma”: ramoscello di olivo benedetto, che, la Domenica delle Palme, ci si scambia in segno di pace. 3 “Abitino”: è un’immagine sacra, racchiusa in due pezzi di stoffa, che si porta appesa al collo. 4 “le figure”: la madre, con il rametto d’ulivo benedetto e l’abitino, gli ha mandato anche alcuni “santini”, ‘le immagini di santi stampate su un piccolo rettangolo di carta o cartoncino’; fiùra, infatti, in Napoletano, oltre a ‘figura’ e ‘impressione’, è, anche, ‘il santino’. 5 Le lettere, in questo periodo, prima di essere recapitate, vengono aperte ed ispezionate. Il fine è quello di censurare sia eventuali particolari sulle reali condizioni di vita, sia lamentele e proteste contro la guerra o il fascismo. 6 “eramo proprio risposto”: avevamo risposto; è usato l’ausiliare “essere”, anziché “avere”. “Eramo”: in napoletano, pronunciato èramo o èramə, “eravamo”; in latino erāmus. 7 “anderemo”: andremo. 8 Prega la madre, nell’eventuale risposta, di non fare menzione del danaro ricevuto; lo ha mandato all’insaputa della moglie Maria. “Questa terra le donne comandano”: certo vuole evitare che la moglie abbia da ridire; ma, soprattutto, lascia intendere che, come le più emancipate donne americane, anche la moglie, in famiglia, ha voce in capitolo. Però, malgrado ciò, invita la madre a lodarla. Insomma, ne 1 Lettera 10 Cara madre ciò uno storo9 tanto Elacanto e grando10 proprio allultimo modello11 ma mi muore di fame le spese sono di più dellintroito12 le cose vanno male la guerra qui ci arrovinato13 la Marina Mercantile e quasa paralizata14 e Maria brava ragazza15 il suo posto si chiuse a Natale e non fanno niente primo o avuto uno aiuto adesso fo alla mane16 del nostre signore Cara Sorella Maria Esterina ci scrisse che tu non stava bene ma noi non sappiamo niente auguro che stai migliore17 specialmente tu sei la più responsabile nella famiglia Caro Raffeluccio vuoi bene alla mamma e sorella fai che starete daccordo cosi godete quella compagnia famigliare Saluti a tutti caramende vostri figli Giovannino Maria18 Americo19 *** Lunedì, 8 aprile 1940 Cara Madre, ho ricevuto la vostra lettera, che conteneva il rametto d’ulivo benedetto, l’abitino e alcuni santini. Molti ringraziamenti per il pensiero che avete avuto per noi. riconosce, forse approva, le qualità. È, il suo, quasi un odi et amo: è stupito da questo “nuovo” ruolo della donna, insieme ne apprezza il vigore. 9 “storo”: sta per l’inglese store, “negozio”. Giovannino, nella lettera successiva, la 11.5, specifica che è una sartoria. 10 “tanto Elacanto e grando”: tanto elegante e grande. 11 “allultimo modello”: all’ultimo modello, all’ultima moda. Nuovo, moderno. 12 “le spese… più dellintroito”: le spese (di esercizio) sono di più dell’introito; sono più cospicue di quanto incasso. 13 “ci arrovinato”: ci ha rovinato. 14 “la Marina Mercantile… paralizata”: la Marina Mercantile è quasi paralizzata. Le navi mercantili, a causa della guerra, sono quasi ferme nei porti. A rilento, quindi, vanno gli scambi ed i rifornimenti delle merci. 15 Ancora una volta, ci tiene a dire alla madre che la moglie è una “brava ragazza”. 16 “fo alla mane”: sto nelle mani. “Fo”, lapsus per “sto”. 17 “stai migliore”: stai meglio. 18 La moglie di Giovannino. 19 È il figlio di Giovannino. 56 Lettera 10 Proprio oggi ho mandato a Gaetano cinque dollari, $ 5,00, perché ve li spedisse. Ve li manda tramite il Banco di Napoli; qui [a Elizabeth], invece, questa banca non c’è. Dato che le lettere vengono aperte, è meglio spedire i soldi tramite banca e stare, così, al sicuro. E cosi farò sempre. Noi, durante le feste, siamo stati da Nannina e famiglia, che ci invitarono come in passato. In più, avevamo già risposto alla loro lettera, quando anche Esterina ci invitò: e così mia moglie le ha scritto che, prima della fine di aprile, andremo a far visita anche a loro. Nella vostra risposta non menzionate i dollari che vi ho mandato, ma lodate mia moglie. In questa terra le donne comandano. Ma, in verità, ella lo merita. Cara madre, qui ho un negozio, una sartoria. È molto elegante, grande e all’ultima moda. Tuttavia mi muoio di fame, le spese per portarlo avanti sono di più di quanto guadagno. Le cose vanno male; la guerra, qui, ci ha rovinato. Le navi mercantili sono quasi ferme nei porti. Riguardo a Maria, che è una brava ragazza, a Natale ha perso il posto ed ora non lavora. Prima ho avuto un aiuto, adesso sto nelle mani di nostro Signore. Cara sorella Maria, Esterina ci scrisse che non stavi bene, ma noi non abbiamo saputo niente. Mi auguro che stai meglio, specialmente perché tu sei la più responsabile della famiglia. Caro Raffeluccio, vuoi bene alla mamma e a tua sorella. State tutti d’accordo. Godete insieme la compagnia che dà la famiglia. Saluti a tutti, caramente i vostri figli, Giovannino, Maria ed Americo 57 58 LETTER 10 FILE No. 21: registered application no. 16 of 13 January 1942. Contains ten letters. APPLICANT: Rosa Q., resident in Sessa Aurunca, aged 77, invalid, widow of Giuseppe V.; lives with her son Raffaele (aged 46, suffering from the after-effects of infantile paralysis of the arms and legs) and her daughter Maria (age 40, unfit for work). Her two sons, Giovanni and Gaetano, and her daughter Esterina, are in the United States. BENEFIT ALLOWANCE: granted (10 lire a day: 8 lire for the applicant, 2 lire for her son Raffaele. Later granted a further 3 lire for her daughter Maria). Monday, 8 April 1940 Dear Mother, I have received your letter containing the blessed sprig of olive, the baby dress and the holy pictures. Many thanks for the kind thought. Today I sent five dollars, $ 5, to Gaetano for him to send on to you. He will send it from the Banco di Napoli, (to Elizabeth) there isn’t a branch of this bank here. Seeing that our letters get opened, it’s better to send money through the bank so as to be sure of its arrival. I’ll always do it this way. We spent the Easter holidays with Nannina and her family, who invited us as they have in the past – in fact, we had just answered their letter when Esterina invited us too. So my wife has written saying that, before the end of April, we’ll go and visit them too. In your reply you do not say that you received the dollars I sent you, but you should thank my wife. In this country it’s the women who are in charge. But then she does deserve it. Dear mother, I have a shop here, a tailor’s shop. It’s very smart, big and fashionable. But I’m dying of hunger just the same, the running costs are greater than the income. Things are not going well, the war has ruined us. The merchant ships hardly move from the ports. As for Maria, who’s a great girl, she lost her job at Christmas and is now unemployed. Before this, I had someone to help me, now I find myself in God’s hands. Letter 10 Dear sister Maria, Esterina wrote to say that you were not well, but we have heard nothing about it. I do hope you are better, especially because everyone in the family depends on you. Dear Raffeluccio, Be loving to mother and your sister. Get on well with each other. Share your joy that the company of the family gives. Fond greetings to everyone Your sons and daughter Giovannino, Maria and Americo 59 60 11 FASCICOLO N. 51: domanda prot. n. 62 del 2 febbraio 1942. Contiene due lettere. RICHIEDENTE: Giovanna P., domiciliata in Sessa Aurunca, 42 anni. Negli Stati Uniti d’America ha il marito Giuseppe R. SUSSIDIO: negato. Già percepisce il soccorso militare, lire 8 al giorno, per il figlio Vincenzo, soldato. Trenton1 15 Ablile2 1941 Mia cara moglie vengo afatte3 risposta sulla lettere che io oricevuto dalla commara amalia che oggi stessa laricevuto4 ed io subbito tivengo affarte rispota5 ede io tutto ocapito6 ciò quel che tu dice io ovuto7 molte piacere che mia figlia asposate8 ma come dice la lettera che mio figlio mario mia9 scritto io sino al giorno di oggi non oricevuto niente come pure lefotografie non loricevuto mia cara moglie io non obandonate, anessuno10 maledetto i lavore che non cenesta11 ora sto facendo del tutto per lafine di questo mese tispedisce qualche cosa di monete e telespediscie12 a delecramme13 sopra alla monete, che io tispedisce dai qualche cosa dimonete anche a mia figlia14 e sifà qualche cosa che lifà bisongna15 io celomande 1 Trenton, città nel New Jersey. “Ablile”: aprile. 3 “afatte”: a farti. 4 “laricevuto”: le ho ricevute. Ho ricevuto. 5 “io subbito… rispota”: subito ti rispondo. “Subbito”, subito; in Napoletano sùbbeto. “Affarte”, ovvero “a farti”. “Rispota”, lapsus per “rispo(s)ta”. 6 “ede io tutto ocapito”: ed io ho capito tutto. 7 “io ovuto”: io ho avuto. 8 “asposate”: ha sposato. Si è sposata. 9 “mia”: mi ha. 10 “non obandonate, anessuno”: non ho abbandonato nessuno. 11 “i lavore che non cenesta”: il lavoro, che non ce ne sta, che non c’è. 12 “telespediscie”: te le spedisco. 13 “delecramme”: telegramma. 14 “sopra alla monete… anche a mia figlia”: dalla somma di danaro che ti mando [prelevandola “sopra alla monete”, prelevandola ‘da sopra’, dà la raffigurazione dell’azione: l’intero gruzzolo e la mano che, dall’alto, sottrae non molto, ma appena qualcosa, moneta dopo moneta], prendi qualcosa e dàlla (anche) a mia figlia. 15 “sifà qualche… bisongna”: si fa (si compra) qualcosa che le fa bisogno (che le è di bisogno, di cui ha bisogno). In napoletano: abbesugnà, ‘necessitare’; abbesuógno, ‘bisogno, necessità’. 2 Lettera 11 sempre qualche cosa anupoca alla vote16 se io lavesse non fosse male17 ma io sono vivo angora e nessuno e morto angora18 basta miai capito e dai pure qualche cosa a mia madre io vipenso sempre a tutti tu midice che le mie lettere non lericevi come tio mandate le carte per fare sposare a mia figlia19 e tu non melai nemmene fatto sapere nella lettera basto così, anzi tutto tifaccio sapere che le feste liopassate20 a casa del compare francesco quel delle palme e quello di pasqua e il compare ti mando tanti saluti uniti coi suoi figli mia cara mogli questi sone imei indirizzo come tu loveti stambato così lofai pure tù21 ai capito? Trenton N. g.22 WAYNE WRIGHT. 42 così posso avere le tue notizzie io non altro che dirte io sto bene di saluto così spere sempre di sendire anche di tè e dei miei cari figli io viomandate23 la santa benetizione atutti da mè ricevi tanti baci dal tuo caro marito Peppino ebaci a tutti tanti saluti e bacio a mio figlio mario e come pure a mio figlio vingenzino e la santa benetizzione a tutti il mio povero cuore piange sole24 che sto cosi lontano “anupoca alla vote”: per “a nu’ poco alla vota”: ad un poco alla volta, un poco alla volta. “se io lavesse… male”: se l’avessi (i soldi), non sarebbe un male! 18 “ma io sono vivo… angora”: ma io sono ancora vivo (quindi, per vivere, i soldi servono anche a me) e ancora non sono morto. «Nisciuno è muórto ancora!», modo di dire napoletano in certe discussioni e/o situazioni familiari: «(Non fate conti e progetti sull’eredità prima del tempo, perché) ancora non sono morto!». 19 Rimprovera la moglie: se il matrimonio è stato celebrato, vuol dire che sue lettere, anche quella con i documenti necessari per il matrimonio, sono giunte a destinazione. Perché, allora, continua a scrivergli che non riceve lettere? Perché, anziché lamentarsi, non gli ha fatto sapere che i documenti erano arrivati? “A mia figlia”: per la “a” segnacaso, costruzione da Peppino usata qui, ma anche in seguito, si veda lettera 2, nota 24. 20 “liopassate”: le ho passate. Le ho trascorse. 21 “come tu loveti… pure tù”: come lo vedi scritto (‘stampato’, per ‘scritto’), così devi scriverlo anche tu. Il marito dubita, forse, che la moglie, pur avendogli scritto, abbia sbagliato l’indirizzo. 22 “N. g.”: “New Jersey”; la g sta per j, che, in inglese, ha il suono ’dʒ. 23 “viomandate”: vi ho mandato. Vi mando. 24 “piange sole”: piange solo. Piange da solo. 16 17 61 Lettera 11 *** Trenton, 15 aprile 1941 Mia cara moglie, rispondo alla lettera che ho avuto dalla comare Amalia. L’ho avuta oggi e subito ti rispondo. Ho capito tutto ciò che mi dici. Mi fa molto piacere che mia figlia si è sposata. Ma, come tu affermi nella lettera, che mio figlio Mario mi ha scritto, io ti dico che, fino ad oggi, non ho ricevuto niente, così come non ho ricevuto le fotografie. Mia cara moglie, non ho abbandonato nessuno. Maledetto il lavoro che, qui, non ci sta! Ora sto facendo il possibile per trovarlo. Per la fine di questo mese ti spedisco un po’ di moneta; te la mando tramite telegramma. Di quanto ti mando, tu dài qualcosa anche a mia figlia, così compera qualcosa di cui ha bisogno. Io le manderò sempre qualcosa, un po’ alla volta. Se li avessi, i soldi, non sarebbe un male, ma sono ancora vivo e nessuno è già morto. Basta, mi hai capito! Dài anche qualcosa a mia madre. Io vi penso sempre. Tu dici che non ricevi le mie lettere: ti ho mandato i documenti per fare sposare mia figlia e tu neanche ne fai accenno nella tua lettera! Basta così. Ti faccio sapere che le festività della Domenica delle Palme e di Pasqua le ho passate a casa del compare Francesco, che, insieme ai figli, ti manda tanti saluti. Mia cara moglie, questo è il mio indirizzo. Come lo vedi scritto, così lo scrivi anche tu. Hai capito? Trenton N. Y. WAYNE WRIGHT. 42 Facendo così, posso avere le tue notizie. Non ho altro da dirti. Sto bene in salute, così spero sempre di sentire anche di te e dei miei cari figli. Mando a tutti la mia santa benedizione. Da me ricevi tanti baci, il tuo caro marito Peppino Baci a tutti. Tanti saluti e baci a mio figlio Mario, come pure a mio figlio Vingenzino. Mando la santa benedizione a tutti. Il mio povero cuore piange solo. Sto così lontano! 62 63 Letter 11 FILE No. 51: registered application no. 62 of 2 February 1942. Contains two letters. APPLICANT: Giovanna P., resident in Sessa Aurunca, aged 42. Her husband Giuseppe R. is in the United States. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. She has a military allowance of 8 lire a day for her son Vincenzo who is in the army. Trenton, 15 April 1941 Dear wife, Thank you for your letter, which our neighbour Amalia passed on to us. I got it only today and am replying at once. I understand everything you say. I’m very pleased to hear that my daughter has got married. But as you say in your letter, which my son Mario wrote, I have to say that, until now, I haven’t received anything, just as I have not received the photographs. My dear wife, I have not deserted anyone. There is no damned work here! At the moment I am doing everything I can to find a job. By the end of this month I’ll send you a little money; I’ll send it by telegram. Out of what I send you, give something to my daughter so that she can buy something she needs. I’ll always send you something, a little at a time. If I happened to have any money, things wouldn’t be so bad, but at least I’m still alive and none of us have died yet. I think that’s enough to make you understand! Give something to my mother too. I think of you all the time. You say you don’t get my letters: but I sent the documents needed so that my daughter could get married, and yet you make no mention of it in your letter! That’s enough for now. I’d like you to know that I spent Palm Sunday and Easter with my neighbour Francesco who, together with his children, sends you greetings. My dear wife, here is my address. Just as you see it, write it. Understand? Trenton N.Y. WAYNE WRIGHT 42 In this way, I can hear from you. I have nothing else to say. I am well, as I hope always to hear that you and my dear children are. My blessings to everyone. Letter 11 To you, many kisses. Your dear husband Peppino Kisses to everyone. Greetings and kiss to my son Mario, and also to my son Vincenzino. God’s blessings to all. My poor heart does nothing but cry. I’m so far away! 64 65 12 FASCICOLO N. 69: domanda prot. n. 241 del 20 marzo 1942. Contiene cinque lettere. RICHIEDENTE: Vincenza D.P., domiciliata in Sessa Aurunca, 70 anni. Vive col marito, “molto più vecchio di me, malaticcio e per tale è in’abile a qualsiasi proficuo lavoro e nulla tenente”. Negli Stati Uniti d’America ha il fratellastro, Domenico P. SUSSIDIO: negato. Bristol1 11 Gennaio 1938 Carissima sorella Con molto piacere ho ricevuta le tue lettere le quale mi dici che stai bene di salute e questo è il mio piacere e così ti posso assicurarti anche di noi tutti, cara sorella mi devi fare un favore di procurarmi un po’ di sementa2 di rape un po’ di cavolo fiore3 e un po’ di broccoli lo dirai a nostro fratello se te la vuol dare allora la comprerai e mi farai sapere il costo voglio a trarere4 se mi viene fatta la meterò nella mia terra io adesso lavora con un signore che tiene una grossa massaria5 che quì i lavori sono anche scarsi ma speriamo Idio che subbito si accomoderano6 le cose che se no sono pasticci, non altro che dirti imiei figli ti rincraziono tanto della cartolina che le ai mandato e ti salutono tanto e io e mia moglie salutantoti caramente mi dico tuo fratello Luigi *** Bristol, 11 gennaio 1938 Carissima sorella, con molto piacere ho ricevuto le tue lettere. In esse mi dici che stai bene in salute; mi fa piacere e ti assicuro che anche tutti noi stiamo bene. 1 Bristol, città nello Stato del Connecticut. “sementa”: in italiano “semenza”, ma anche “sementa”; in napoletano semmènta. 3 “cavolo fiore”: cavolfiore, varietà di cavolo. 4 “trarere”: è “trarre”, dal latino trahěre, col significato di ‘ricavare un utile, un vantaggio’. Infatti, subito dopo, l’autore della lettera spiega come intende ricavare l’utile: “se mi viene fatta (se riesco in quanto desidero fare), la metterò (la seminerò) nella mia terra”. Vuole, insomma, ricavare un utile, coltivando rape, cavolfiori e broccoli. 5 “una grossa massaria”, una grossa masseria. Una grande fattoria. Massarìa, in napoletano. 6 “accomoderano”: accomoderanno. 2 Lettera 12 Cara sorella, devi farmi il favore di procurarmi un po’ di semenza di rape, un po’ di cavolfiore e un po’ di broccoli. Chiedilo a nostro fratello, se te la vuole dare. Allora comprala e fammi sapere quanto ti è costata. Voglio ricavarci qualcosa: se ci riesco, la seminerò nella mia terra, dato che, adesso, lavoro con un signore che ha una grande masseria. Anche qui il lavoro è scarso, ma speriamo Iddio che subito s’aggiustino le cose, perché, in caso contrario, sono pasticci. Non ho altro da dirti. I miei figli ti ringraziano tanto della cartolina che hai mandato e ti salutano tanto. Salutandoti, insieme a mia moglie, caramente mi dico tuo fratello Luigi 66 67 LETTER 12 FILE No. 69: registered application no. 241 of 20 March 1942. Contains five letters. APPLICANT: Vincenza D.P., resident in Sessa Aurunca, aged 70. Lives with her husband, “much older than me, poor in health and therefore incapable of earning a living and an invalid”. Her half-brother Domenico P. is in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. Bristol, 11 January 1938 Dearest sister, It was a great pleasure to get your letters. In them you tell me you are well; I’m pleased to hear it and I assure you that we too are all well. Dear sister, please do me the favour of getting me a little turnip seed, a little cauliflower seed and some broccoli seed. Ask our brother if he will give it you. If not, buy it and let me know how much you paid. I’d like to try to make something from it, and if I can, sow the seeds on my piece of land, because I am working for a man who runs a big farm. Work is scarce here too, but let’s hope that God puts everything right soon, because if He doesn’t, we’ll really be in trouble. I’ve nothing more to say. My children thank you warmly for the postcard you sent and send you fond greetings. My wife and I send you our warm greetings, from your brother Luigi 68 13 FASCICOLO N. 84: domanda prot. n. 195 del 2 marzo 1942. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Giuseppe P., domiciliato in Sessa Aurunca, 75 anni. Negli Stati Uniti d’America ha la figlia Rosa. SUSSIDIO: negato. Già percepisce il soccorso militare per un figlio soldato. Hartford1, 12 – 7 – 1940 Mia cara mamma Vi scrivo questa mia lettera per farvi sapere che noi tutti stiamo bene in salute e così aucuro sendire, di voi tutti, cara mamma, riguardo a me state senza pensiero riguardo a mio figlio Pasqualino viene a Natale cara madre voi dite che a italia piove sempre e non ce mai sole, anche qua inamerica e lostesso piove sempre e non ce sole. e malattie…2 cara madre come sono rimasto nel sendire che siete caduta, e il caro papà che sempre soffre con quei benedetti dolore, cara mamma come desiderei, di vedervi, e di stare vicino a voi, ma questa londananza ci separe, riguardo a zia Teresina sta bene, riguardo al pacco io faro di tutto3 per mandarlo ma se questa cosa finisce non vogliono ricevere i pacchi alla posta 4, riguardo alla lettera che doveva dare5 a Salvatore ce lo fatto ricapitare6 per mezzo di S. il fratello di Teresina C. quello che vendeva i merletti nella piazza perché io non sapevo il suo indirizzo di Nannina noi siamo tutti qui ma tutti londano7, mai ci rivedremo8; cara madre questo giorno che vi scrive piove e fa freddo come fosse linverno; non si 1 Hartford, città nel Connecticut. “anche qua inamerica… malattie…”: anche qui, in America, è lo stesso (è come in Italia), piove sempre e non c’è sole. E (ci sono) malattie… 3 “faro di tutto”: farò di tutto. Farò tutto (il possibile). 4 “ma se questa cosa… alla posta”: ma se finisce “questa cosa” (neanche la nomina, “questa cosa” è la guerra!, sarà tutto diverso, perché ora, all’ufficio postale, gli impiegati) non vogliono accettare pacchi. 5 “che doveva dare”: che dovevo dare. 6 “ce lo fatto ricapitare”: gliel’ho fatta recapitare. “Ricapitare”: è il napoletano ricapità. 7 “noi siamo… londano”: siamo tutti qui (in America), ma abitiamo distanti l’uno dall’altro. 8 “Mai ci rivedremo”. Più che un cattivo auspicio, è un errore o un lapsus per “mai ci rivediamo”, ovvero “mai ci vediamo”. Rose dice, insomma, che, pur in America, lei e gli altri familiari e/o compaesani non si incontrano. 2 Lettera 13 capisce niende più9, mi salutato tutti fratelli e sorelli baci ai nipotini bacio a papa e Anina un caro bacio a voi vostra figlia Rose una vostra risposta *** Hartford, 12 luglio 1940 Mia cara mamma, vi scrivo questa lettera per farvi sapere che noi tutti stiamo bene in salute e così mi auguro di sentire di tutti voi. Cara mamma, riguardo a me state senza pensieri, per quanto riguarda mio figlio Pasqualino, vi faccio sapere che verrà a Natale. Cara madre, dite che in Italia piove sempre e non c’è mai il sole; anche qua, in America, è lo stesso: piove sempre, non c’è il sole e ci sono malattie… Cara madre, come sono rimasto dispiaciuto nel sentire che siete caduta e che il caro papà sempre soffre continuamente per quei benedetti dolori! Cara mamma, come desidererei vedervi e stare vicino a voi, ma questa lontananza ci separa! Riguardo a zia Teresina, sta bene. Riguardo al pacco, farò di tutto per mandarvelo, ma non appena questa cosa finisce, perché ora, alla posta, non accettano pacchi da spedire. Riguardo alla lettera che dovevo dare a Salvatore, gliel’ho fatta avere tramite S., il fratello di Teresina C., quello che vendeva i merletti in Piazza Mercato, perché io non sapevo l’indirizzo di Nannina. Noi, sì, siamo tutti qui, in America, ma abitiamo tutti lontano gli uni dagli altri e, perciò, mai ci vediamo. Cara madre, oggi, che vi scrivo, piove e fa freddo, come fosse inverno. Non si capisce niente più! Salutatemi tutti i fratelli e le sorelle. Baci ai nipotini, baci a papà e ad Annina. Un caro bacio a voi, vostra figlia Rose Attendo una vostra risposta. A quanto pare, le anomalie del tempo atmosferico sono costanti: oggi “le cause” sono note e legate, a quanto pare, all’industrializzazione irrazionale ed eccessiva, ma anche allora, nel 1940, considerate le “strane” condizioni metereologiche, si esclamava “Non si capisce più niente!”. 9 69 70 LETTER 13 FILE No. 84: registered application no. 195 of 2 March 1942. Contains one letter. APPLICANT: Giuseppe P., resident in Sessa Aurunca, aged 75. His daughter ROSA is in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. He already receives a military allowance for his son, who is in the army. Hartford, 12 July 1940 My dear mother, I am writing this letter to let you know that we are all well and hope you are too. Dear mother, there’s no need to worry about me, and as for my son Paqualino, he’s coming over for Christmas. Dear mother, you say that it’s raining all the time in Italy and there’s never a sunny day, and it’s the same here in America: it rains all the time, there’s no sun, and there’s a lot of sickness about… Dear mother, how sorry I am to hear that you had a fall and that dear father suffers constantly from those damned pains. Dear mother, how much I’d like to see you and be close to you, but we’re separated by this great distance! Aunt Teresina is well. As for the parcel, I’ll do what I can to send it, but that’ll be when all this business is over, because at the moment the post office will not send parcels. As for the letter you asked me to give to Salvatore, I got it to him by asking S., Teresina C.’s brother – the one who used to sell lace in Piazza Mercato, I didn’t know Nannina’s address. It’s true that we’re all in America, but we live a long way from each other, so we don’t see each other. Dear mother, as I write to you it’s raining and it’s cold, as if it were winter. The world’s turned upside down! Love to my brothers and sisters. Kisses to Daddy and Nannina. A fond kiss to you, from your daughter Rose 71 14 FASCICOLO N. 89: domanda prot. n. 211 del 10 marzo 1942. Contiene due lettere (l’instante, nella richiesta, scrive che “altre lettere l’anno fatto smarire i miei bambini”). RICHIEDENTE: Luigi R., domiciliato in Sessa Aurunca, 46 anni; coniugato, padre di 5 figli. Negli Stati Uniti d’America ha il padre Gaetano, emigrato da oltre 40 anni. SUSSIDIO: negato. Providence R.I.1 7 Luglio 1937 Carissimo figlio Luiggi abbiamo ricevuto la vostra Lettera delli 17 Giugno e con molto Piacere disentire che voi e tutti di famiglia state tutti bene di salute e con tutti altri Parenti, caro figlio mi avete mandato li saluti delli miei nipoti figli del Defunto fratello Vincenzo molto contento2 di averli ricevuto fatemi sapere loro come sela passono3 e che cosa fanno fatemi sapere si loro tencono4 il giardino opuro nò Carissimo figlio fatemi sapere loco come selapporta mussolino5, e che cosa fanno inquesse Parte6, come selapportono con la Popolazione7, fatemi sapere il piccolo 1 Providence, capitale dello Stato del Rhode Island. “molto contento”: (sono) molto contento. 3 “come sela passono”: come conducono l’esistenza. In napoletano: passàrsela bòna, ‘passarsela bene’; passàrsela malamente, ‘passarsela male’. 4 “si loro tencono”: se loro tengono. Se hanno. 5 “fatemi sapere… mussolino”: fatemi sapere lì (in Italia) come si comporta Mussolini. “Lòco”, o anche llòco (dal latino illoc), in napoletano: ‘in codesto luogo, costà, costì’. “Selapporta”, ovvero “se l’apporta”: si comporta. Il verbo dialettale apportarse, derivato da “portare” – quest’ultimo, in italiano, «si usa spesso con scarsa proprietà, il più delle volte per influsso del francese in luogo di verbi più propri e più accetti nell’uso» (Aldo Gabrielli, Dizionario dello stile corretto, Milano, Mondadori, 1976, p. 392) – ha, come “portarsi”, anche il significato di “comportarsi” (in napoletano: purtarse buono, ‘comportarsi bene’; purtarse malamente, ‘comportarsi male’); è costruito come “comportarsi”, composto di con- ‘assieme, con’ e portāre, ma, pur conservando identico significato, ha assunto, col suffisso ad- ‘a, verso, accanto a, in direzione di, davanti a, presso’, valore di movimento, direzione, vicinanza. 6 “e che cosa… Parte”: e che cosa fanno (i fascisti) da queste parti. “Inquesse parte”, ovvero “in quesse parte”: potrebbe significare ‘dalle parti, nella zona di Sessa Aurunca’; ma, tenuto conto che chi scrive è in America, potrebbe anche avere una valenza più ampia, ‘in Italia’. 7 “come selapportono… Popolazione”: come (i fascisti) si comportano con il popolo. Per apportarse, vedi la precedente nota 5. 2 Lettera 14 Gatanino8 Come selapporta con voi e mi farete sapere tuttaltri9 nipoti cosa fanno e vi raccomanto di rispontere subito alla mia lettera che io Desidero le vostre fotografie di tutta la famiglia e nellaltra lettera vi manto qualche cosa di moneta positamente che desidero attutti di Vedervi10 Basta non altro mi resta che dirvi Vi saluta vostra Sorella maria e tutti di sua famiglia Vi salutono tutti lialtri che tenco in casa vostri fratelli e Sorelle e vi saluta la vostra zia filomena Vi salutono e vi baciono tutti di mia famiglia avoi e tutti di vostra famiglia e vi invio li miei piu affettuosi e Cordiali Saluti e sono persempre il Vostro affezz.mo Padre Gaetano R. adio adio pronta risposta e buona nootizie Daparte vi saluta Salvatore N. e famiglia di nuovo adio adio *** Providence, R.I., 7 luglio 1937 Carissimo figlio Luigi, abbiamo ricevuto la vostra lettera del 17 giugno e abbiamo avuto piacere nel sentire che voi e tutti in famiglia state bene in salute, insieme a tutti gli altri parenti. Caro figlio, mi avete mandato i saluti dei miei nipoti, figli del defunto fratello Vincenzo. Sono molto contento dei loro saluti. Fatemi sapere come se la passano, che cosa fanno e se ancora hanno, o no, il giardino. Carissimo figlio, fatemi sapere, lì, come si comporta Mussolini, cosa succede dalle vostre parti e… come si comportano con la popolazione. Fatemi sapere come si comporta con voi il piccolo Gaetanino e cosa fanno tutti gli altri nipoti. Vi raccomando di rispondere subito alla mia lettera, perché desidero le fotografie vostre e di tutta la famiglia. Nella prossima lettera vi manderò appositamente qualcosa di moneta, perché desidero vedervi tutti. “Gatanino”: Gaetanino. “tuttaltri”: tutti gli altri. 10 “e nellaltra lettera… Vedervi”: e, nella prossima lettera, vi mando appositamente un po’ di moneta, perché desidero vedervi tutti (in fotografia). “Positamente”: appositamente; in napoletano pusetivamènte, positivamènte. 8 9 72 Lettera 14 Basta, non altro mi resta da dirvi. Vi saluta vostra sorella Maria e tutti della sua famiglia, vi salutano tutti gli altri che sono in casa, i vostri fratelli e le vostre sorelle, e vi saluta vostra zia Filomena. Vi salutano e vi baciano tutti i componenti della mia famiglia: saluti e baci a voi e a tutta la vostra famiglia. Vi invio i miei più affettuosi e cordiali saluti, e sono, per sempre, il vostro affezionatissimo padre, Gaetano R. Addio, addio. Pronta risposta e buone notizie. Da parte, vi saluta Salvatore N. e famiglia. Di nuovo, addio addio. 73 74 Letter 14 FILE No. 89: registered application no. 211 of 10 March 1942. Contains two letters (The applicant writes that “my children lost other letters”). APPLICANT: Luigi R., resident in Sessa Aurunca, aged 46; married with 5 children. His father Gaetano emigrated to the USA over 40 years ago. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. Providence, R.I., 7 July 1937 My dear son Luigi, We got your letter of 17 June and it’s a pleasure to hear that you and all the family are well, as well as all our other relatives. Dear son, you sent me greetings from my nephews and nieces, the children of my dead brother Vincenzo. I’m glad to have their greetings. Let me know how things go with them, what they’re doing and if they still have the garden. My dear son, let me know how Mussolini is behaving, and what’s happening in your part of the world, how he’s treating the people. Let me know how little Gaetamino is behaving and what all my other nephews and nieces are doing. Please reply straight away to this letter because I’d like to have photographs of you and all the family. In my next letter I’ll make a point of sending you some money, because I’d like to see all of you. That’s enough, I have nothing else to say. Say hello to your sister Maria and all her family, all of us here at home send their greetings, your brothers and sisters, and your Aunt Filomena sends her greetings too. Everyone in my family send hugs and kisses, my hugs and kisses to all your family. I send you my fondest greetings, and I am and will be forever your loving father. Gaetano R. ‘Bye-bye. Answer me right away and give me good news. Also, Salvatore N. and family send their love. ‘Bye-bye again. 75 15 FASCICOLO N. 112: domanda prot. n. 317 del 28 marzo 1942. Contiene due lettere. RICHIEDENTE: Gaetano P., domiciliato in Lauro di Sessa Aurunca, 61 anni; contadino. Dalla nota informativa dei Carabinieri della Stazione di Lauro di Sessa Aurunca “risulta che possiede tre fabbricati e un appezzamento di terreno”. Negli Stati Uniti d’America ha il figlio Pietro. SUSSIDIO: negato. Hartford1 12 – 4 – 41 Caro Papà Mi è giunda la vostra del 18 O. M.2 e con sommo piacere Vi rispondo, Son rimasto condendo sendirvi bene e non di meno posso assicurarvi di mè grazia3 al buon Dio. Mi dite con la vostra che è la terza volda che me lo ripetete ma poi non mi dite chè forse sarà la moneta che vi mandai per la S. Pasqua4. Vi ringrazio degl’iaugurii5 e spero che anghe voi avrete ricevuti imiei Son rimasto addolorato nel sendire che da Alberto non ricevete più sue e le vostre ritorno indietro6. Speroche non vorrà essere niende di male che di più non posso dirvi. Mi ha dispiaciuto che vi è morta la giomenda7 e a quando pare la fortuna è sembre connoi. Fra non moldo vi manderò altre £ 1000 e ve ne conbrate unaltra oppure vi conbrate un asino, insomma quando ricevete la moneta vi conbrate quel che vi pare Vi mando il segno della S. palma8 con la speranza che questa vorrà essere apportatrice d’ogni bene. Casomai dovreste ricevere notizie da Alberto fatelo saper subbito non tenetemi inpenziero. 1 Città nel Connecticut. “Mi è giunda… del 18 O. M.”: mi è giunta la vostra (lettera) del 18 dello scorso mese. “O. M.”: le iniziali dell’inglese other month, ‘altro mese’. 3 “grazia”: grazie. 4 “non mi dite… per la S. Pasqua”: non mi dite (non mi fate sapere) che forse è (arrivata) la moneta, che vi mandai per la S. Pasqua. “Sarà”, scorso di penna, manca “arrivata”: sarà arrivata; è arrivata. 5 “degl’iaugurii”: degli auguri. 6 “ritorno indietro”: ritornano indietro. 7 “la giomenda”: la giumenta, animale da soma o da tiro, specialmente asino o mulo. Dato che Pietro consiglia al padre di comperarne “un’altra”, o “un asino”, la bestia morta doveva essere un mulo. 8 “il segno della S. palma”. Un ramoscello d’ulivo “benedetto”, simbolo connesso alla festività della Domenica delle Palme. Non sappiamo, però, se Pietro manda al padre un ramoscello d’ulivo, un santino “pasquale” o altra immagine simbolica. 2 Lettera 15 Vi abbraccio e saluto a tutti9 Vostro figlio Pietro *** Hartford, 12 aprile 1941 Caro papà, mi è giunta la vostra del 18 dello scorso mese e con sommo piacere vi rispondo. Son rimasto contento nel sapere che state bene e, così, posso assicurarvi di me, grazie al buon Dio. Mi dite, con la vostra, che è la terza volta che me lo ripetete, ma, poi, non mi dite a cosa vi riferite. Credo che, forse, alludete alla moneta che vi mandai per la Santa Pasqua. Vi ringrazio degli auguri e spero che anche voi avete ricevuti i miei. Son rimasto addolorato nel sentire che di Alberto non ricevete più sue e che le vostre lettere ritornano indietro. Spero che non sia accaduto niente di male, ché io, di più, non posso dirvi. Mi è dispiaciuto che è morta la giumenta. A quanto pare la fortuna è sempre con noi! Fra non molto, vi manderò altre 1000 lire e ve ne comprate un’altra, oppure vi comprate un asino: insomma, quando ricevete la moneta, vi comprate quel che vi pare. Vi mando una palma benedetta, con la speranza che questa vorrà essere apportatrice d’ogni bene. Casomai riceveste notizie da Alberto, fatemelo subito sapere, non fatemi stare in pensiero. Vi abbraccio e saluto tutti, vostro figlio Pietro “a tutti”: tutti. Per la “a” segnacaso, costruzione da Pietro usata qui, ed in seguito, si veda lettera 2, nota 24. 9 76 77 LETTER 15 FILE No. 112: registered application no. 317 of 28 March 1942. Contains two letters. APPLICANT: Gaetano P., resident in Lauro di Sessa Aurunca, aged 61; farm worker. The note from the Carabinieri Station in Lauro di Sessa Aurunca says that “he owns three buildings and a piece of land”. His son Pietro is in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. Hartford, 12 April 1941 Dear Dad, I got your letter of 18the of last month and am very happy to reply. I was glad to hear that you are all well, and so am I, thanks to God. You say that it’s the third time you’ve repeated it, but you don’t say what it is. I think you might mean the money I sent you for Easter. Thank you for your Easter wishes and I hope you received mine. I’m really sad to hear that you never hear from Alberto and that your letters to him get sent back. I hope nothing serious has happened to him, and I’m afraid I have no news of him to tell you. I’m sorry to hear that the mare died. It seems that luck is always on our side! In a little while, I’ll send you another 1000 lire for you to buy another, or an ass: in other words, when you get the money, buy whatever you think best. I’m sending you a blessed palm, hoping that it will bring you everything that is good. You might get news from Alberto, let me know straight away, don’t make me worry. Hugs to you, greetings to all, from your son Pietro 78 16 FASCICOLI N. 116 e N. 285: domande prott. n. 63 del 3 febbraio 1942 e n. 887 del 7 agosto 1942. Contengono due lettere. RICHIEDENTI: Giovan Battista L., 76 anni, e, alla sua morte, la moglie, Rosa P., 52 anni; domiciliati in Sessa Aurunca. Negli Stati Uniti d’America hanno, da circa 25 anni, le figlie Antonietta e Veronica. SUSSIDIO: negato. Hoboken 3 – 12 – 19401 Padre Carissimo Risponto alla vostra lettera anze2 due ricevute da noi. con piacere sentirvi in buona salute riunite alla mamma e il resto di famiglia, come posso assicurarvi nello stesso tempo anche di noi tutti, Riguardo a mio marito dopo 3 mesi di ospedale ora è a casa per grazia di Dio, dopo due operazione3 ricevute, tutto e riuscite bene, dopo untici anni di sofferenze, un specialiste giuro lo ha guarito4, oggi risente di essere un nuovo uomo al mondo, potete immaginare padre mio la gioia ritornate5 per me in casa mia, adesso non deve fare che altro il dottore a detto prendere aria e mangiare buono6, Padre carissimo con grande dolore abbiamo ascoltato7 nella vostra lettera la perdità del bambino di mia sorella Carmela, mi dispiace molto di non poterla ne anche aiutare voi conoscete tutte le mie necessità, del passate e presente e inutile 8 raccondarvi il resto, voi già mi compredete in quale contizione posso trovarvi9 se mio marito non sarà completamente bene e ritornerà a lavorare però non dimenticherò mai il dover di 1 Hoboken (sobborgo di New Jork, nel New Jersey), 12 marzo 1940. Alla maniera inglese, Antonetta ha scritto prima il mese, poi il giorno. 2 “anze”: scritto in napoletano, è l’avverbio “anzi”. 3 “due operazione”: due interventi chirurgici. 4 “dopo untici anni… lo ha guarito”: (è proprio così,) ve lo giuro!, dopo undici anni di sofferenze, uno specialista l’ha guarito. 5 “ritornate”: ritornata. 6 “adesso non deve fare… e mangiare buono”: adesso non deve fare niente altro, che quanto il dottore gli ha suggerito, cioè stare all’aria aperta e mangiare bene. 7 “abbiamo ascoltato”. Antonetta, con la precisione di un cronista, usa il verbo ‘ascoltare’, dato che, non sapendo leggere e scrivere, ha appreso il contenuto della lettera ascoltandone la lettura fatta da qualcun altro. 8 “e inutile”: è inutile. 9 “trovarvi”: trovarmi. Lettera 16 padre10 in verità tutti mi anno aiutate11, per vedere mio marito guarito specie mio zio Andrea mi ha fatto sempre da Padre, e continua ancora di più ad aiutarmi sempre nei miei guai, se non avesse che lui come avrei potuto fare?12... tutti mi vogliono bene nella sua famiglia particolarmente la moglie è pazza per me, se non mi vede13, non ricordo mai una ingraditutine ricevuta con le mie attraiazione o cercato sempre farmi volere bene14. per ora non mi resta altro inviarvi gli augurii per la S Pasqua, riunite alla cara mamma, dai miei figli e mio marito e da me baciandovi di cuore chi sempre vi pensa figlia Antonetta C. e da voi per me una vostra S. benedizione Pasquale da un cuore tanto lontano di padre e figlia15, in un altra mia troverete i francobolli americani che mi avete mandati a cercare16. saluti allo scrivano Vi rimette 100 Lire telegrafico17 per la S.Pasqua saluti da zio Andrea saluti alle sorelle *** “però non dimenticherò… di padre”: però non dimenticherò mai il dovere dovuto da una figlia verso il padre. “Il dover di padre”: è un lapsus di Antonetta; non è, infatti, il dovere del padre verso la figlia, ma è l’obbligo morale che lei, in quanto figlia, non dimentica di dovere al padre. 11 “mi anno aiutate”: mi hanno aiutato. 12 “continua ancora… avrei potuto fare?”: (mio zio Andrea) più che mai continua, nei miei guai, ad aiutarmi; se non avessi avuto lui, come avrei fatto? 13 “la moglie… se non mi vede”: sua moglie è pazza di me, (così tanto che sta male) se non mi vede. “È pazza per me”, come “è matta per me”: ha una grande predilezione per me, mi vuole molto bene. 14 “non ricordo… farmi volere bene”: non ricordo di aver ricevuto una sua ingratitudine. Con le mie attenzioni ho sempre cercato di farmi voler bene. “Attraiazione”: questo astruso termine non è attestato; forse Antonietta ha confuso “attenzioni” (‘comportamenti, gesti con cui si prevengono desideri o bisogni altrui’) con “attrazione”. 15 “e da voi per me… di padre e figlia”. E (desidero) che, dal vostro cuore al mio cuore (dal vostro cuore di padre, che sta tanto lontano – non è il padre che sta lontano, in Italia; Antonietta, così come si esprime, immagina “lontano” proprio il cuore del padre –, al mio cuore di figlia – fino al mio cuore, che, purtroppo, è da un’altra parte, è qui in America –), giunga la santa benedizione pasquale. 16 “che mi avete… a cercare”: che mi avete chiesto. In napoletano, il verbo cercà: ‘cercare’, ma anche ‘chiedere’. 17 “Vi rimette 100 Lire telegrafico”: vi spedisco 100 lire, con rimessa telegrafica. 10 79 Lettera 16 Hoboken, 3 dicembre 1940 Padre carissimo, Rispondo alla vostra lettera, anzi, alle due lettere che, da voi, ho ricevuto. Ho piacere di sapervi in buona salute, insieme alla mamma e al resto della famiglia, così come posso assicurarvi, nello stesso tempo, anche di noi tutti. Riguardo a mio marito, dopo 3 mesi di ospedale, ora, per grazia di Dio, è a casa. Ha subìto due operazioni, e tutto è andato bene. Dopo undici anni di sofferenze, uno specialista – giuro – lo ha guarito. Oggi egli sente di essere un uomo nuovo: potete immaginare, padre mio, la gioia che è tornata per me e in casa mia. Adesso non deve fare altro che ciò che il dottore gli ha detto: prendere aria e mangiare bene. Padre carissimo, con grande dolore abbiamo ascoltato quello che mandate a dire nella vostra lettera, e cioè la perdita del bambino di mia sorella Carmela. Mi dispiace molto di non poterla neanche aiutare con un po’ di soldi, voi conoscete tutte le mie necessità, del passato e del presente, ed è inutile raccontarvi il resto. Voi comprendete in quale condizione mi trovo in questo periodo, e ciò fin quando mio marito non starà completamente bene e non ritornerà a lavorare. Nonostante ciò, mai dimenticherò il mio dovere verso di voi. In verità, tutti mi hanno aiutato, per vedere mio marito guarito, specialmente zio Andrea, che mi ha fatto sempre da padre e che, in tanti miei guai, continua, ancora di più, ad aiutarmi sempre. Se non avessi avuto lui, come avrei potuto fare?... Tutti, della sua famiglia, mi vogliono bene. In particolare la moglie, che fa pazzie, quando non mi vede. Non ricordo una sola ingratitudine ricevuta da lei. Ed io, con le mie attenzioni, ho sempre cercato di farmi voler bene. Per ora, non mi resta altro che inviarvi, insieme alla cara mamma, gli auguri per la Santa Pasqua, dai miei figli, da mio marito e da me, baciandovi di cuore. Chi sempre vi pensa, vostra figlia Antonetta C. E da voi, per me, desidero la vostra santa Benedizione Pasquale: dal vostro cuore di padre, che è tanto lontano, al mio cuore di figlia. In un’altra mia lettera troverete i francobolli americani che mi avete chiesti. Saluti allo scrivano. Vi mando, per la Santa Pasqua, 100 lire con vaglia telegrafico. Saluti da zio Andrea. Saluti alle mie sorelle. 80 81 Letter 16 FILES No 116 and 285: registered application no. 63 of 3 February 1942 and no. 887 of 7 August 1942. These contain two letters. APPLICANT: Giovan Battista L., aged 76 and, after his death, his wife Rosa P., aged 52, resident in Sessa Aurunca. Their daughters Antonietta and Veronica have lived in the USA for the last 25 years. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. Hoboken, 3 December 1940 My dear father Here’s an anser to your letter – two letters, in fact – that we have received. I am pleased to know that you are well, as well as Mum and the rest of the family, and I assure you that we are well too. After 3 months in hospital, my husband, thanks be to God, is home again. He has had two operations, and all went well. After suffering for eleven years, he has been cured – I swear – by a specialist. Now he feels like a new man: you can imagine the joy that has returned to me and my home. All he has to do now is what the doctor said: take fresh air and eat well. My dear father, it is very sad to hear what you say in your letter, that is that my sister Carmela lost her baby. I’m really sorry not to be able to help her with a little money, you know about all my needs, past and present, it’s useless to go on about it. You will understand the state I am in, with my husband not completely well and if he does not go back to work. But I shall never forget my duty towards you. To tell the truth, everyone has helped me to get my husband well again, especially uncle Andrea, who has always been a father to me and, in all my troubles, still helps me even more. If it hadn’t been for him, what could I have done? Everyone in his family loves me. Especially his wife, who complains whenever she doesn’t see me. As for me, I’m very nice to her so that they love me. For now, I will just add my Easter wishes, also to dear mother, and also from my children and my husband, and from me fondest kisses. From one who always thinks of you, your daughter Antonetta C. Letter 16 And I would like to receive your Easter blessing, from you as a father who is so far away, to me your daughter. In a separate letter I have sent you the American stamps you asked me for. Give my greetings to the person who writes your letters for you. I am sending you 100 lire for Easter by postal order. Greetings from Uncle Andrea. Greetings to my sisters. 82 83 17 FASCICOLI N. 130 e N. 291: domande prott. n. 362 del 9 aprile 1942 e n. 988 del 15 settembre 1942. Contengono cinque lettere. RICHIEDENTE: Luigi S., 49 anni, e la moglie, Angela A., 50 anni. Domiciliati in Lauro di Sessa Aurunca; contadini. Negli Stati Uniti d’America Luigi S. ha i fratelli Francesco (70 anni), Giuseppe (50 anni) e la sorella Concetta (42 anni). SUSSIDIO: negato. Già percepiscono il soccorso militare, lire 10 al giorno, per il figlio Mario, richiamato alle armi. Harteforte1 5 Giugno 1941 Mio caro fratello Dopo 8 otto giorni Di ritardo rispondo alla tua lettera è biecati Due mesi2 primo mifa piacere che state tutti bene cosi viposso assicurare Dime è come mio marito è mia figlia è tutti difamiglia caro fratello neleggi latuo lettera3 mi sono assai mortificata di sendire che tu sei ammalato Di nuovo com adue anni fa4 miparle che ti Devifare iragi pervetere Diche sitrato5 sendi io oparlato comio marito permandarti qualche aldro cosa è subito mi aditto Disi6, poi sono andata alla casa Di mio fratello Francescco è lui miadetto che puro lui erareceuto latua lettera7 è io rio detto noi Dovemo8 mandare laldra moneta a Luigi è lui si deve farlacura9 come puro Peppino o deto noi Dovemo mette tando perciascuno10 1 Hartford. “è biecati Due mesi”: ovvero “è (im)biegati due mesi”, con l’ausiliare “essere” anziché “avere”: ha impiegato due mesi. 3 “neleggi latuo lettera”: nel leggere la tua lettera. 4 “com adue anni fa”: ovvero “com(e) a due anni fa”. 5 “miparle che… Diche sitrato”: mi dici che ti devi fare i raggi per vedere di che si tratta. 6 “è subito mi aditto Disi”: e subito mi ha detto di sì. 7 “è lui miadetto… latua lettera”: e mi ha detto che pure lui aveva ricevuto la tua lettera. “Erareceuto”, ovvero “era receuto”, aveva ricevuto; con l’ausiliare “essere” anziché “avere”. 8 “Dovemo”: dobbiamo. Per le desinenze dell’indicativo presente, si veda G. ROHLFS, Grammatica storica dell’italiano e dei suoi dialetti, Morfologia, cit., pp. 249-253 e 272-276. 9 “è lui si deve farlacura”: e lui deve farsi la cura; deve curarsi. 10 “come puro Peppino… perciascuno”: come pure a Peppino ho detto “Noi dobbiamo mettere un tanto per ciascuno!”. 2 Lettera 17 finolomende o giusto fratutti 311 tispetimo lire 1000 è voglio che te curi lasalute12 penza io percio ti mando lamoneta perfarti guarire13 penza che quelo che famio marito perte nolofanesuna14 che senofose per me no dimandara niende nesuno perche inostri fratelli sono pirchi capite pero quando io parlo nonano curagio Didice tino15 lamoneto nolo spetito agoro lamandamo atellegramo telo faro spetire da Francesco16 mio caro fratello siete precato Di chiamare la figlia Dinostro fratello è ridici anome mio che perche no scrive al patre17 Daprimo Nondale nona riceuta una lettera è sono penza che ciave 3 figlie femine è abisogna Di tutto18, il suo patre della festa rivoleva mandare 500 lire è tando per veleno nogela uluto mandare19 il marito 3 misi alla caso “finolomende o giusto fratutti 3”: finalmente il giusto fra tutti e tre (fratelli)! Concetta, con “o giusto” (il giusto) non intende la somma “appropriata, conveniente, opportuna”, ma quella “precisa” (in napoletano si dice ʼo justo, ʼo iusto), una somma, cioè, ‘uguale’: i fratelli, in questa occasione, hanno deciso di aiutare il fratello ammalato donando ognuno la stessa somma. Fino ad allora, a quanto pare, tra i fratelli c’era chi, ai familiari, mandava di più, chi di meno: e Concetta ne era dispiaciuta, forse irritata; perciò, come una liberazione da un torto da tanto tempo subito, esclama “Finolomende”, “finalmente!”. 12 “tispetimo… lasalute”: ti spediamo 1.000 lire e voglio che ti curi la salute. “Tispetimo”, per “ti speti(m)mo”: è il napoletano te spedimmo. 13 “penza io percio… guarire”: pensa, io perciò ti mando (questi) soldi, per farti guarire. Concetta invita il fratello a pensare – e continuerà a farlo in seguito –, a riflettere, a considerare quanto lei fa per lui. 14 “penza che quelo… nolofanesuna”: pensa che quanto fa mio marito per te non lo fa nessuno. 15 “che senofose… Didice tino”: (pensa) che se non fosse per me, non ti manderebbe niente nessuno, perché i nostri fratelli sono tirchi – hai capito? –, però quando “io” parlo, non hanno il coraggio di dire di no. “Senofose”, se non fosse. “No dimandara”, ovvero “no di mandara”, non ti manderebbe; “mandara” è una rara forma di condizionale, presente nel Meridione, ma oggi non comune, derivata dal piucchepperfetto indicativo latino (cantaveram ˃ cantara, volueram ˃ vulèra): si veda G. ROHLPS, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino 1966-1969, vol. II, pp. 339-349. “Pirchi”, termine obsoleto: avidi, tirchi. “Nonano curagio Didice tino”: ovvero “non ano curagio di dice ti no”, non hanno il coraggio di dire di no. 16 “lamoneto… da Francesco”: non ho ancora spedito i soldi, (te) li mandiamo con un vaglia telegrafico, li farò spedire da Francesco. “Agoro”: ancora. 17 “mio caro fratello siete precato… al patre”: mio caro fratello, ti prego di chiamare (di contattare) la figlia di nostro fratello; chiedile a nome mio perché non scrive al padre. “Ridici”: le dici. “Ri”: le. 18 “Daprimo Nondale… Di tutto”: da prima di Natale non ha ricevuto una lettera e, pensa, ha 3 figlie femmine ed ha bisogno di tutto. “Nona riceuta”: non à rice(v)uta. “È sono”: un lapsus; forse Concetta voleva scrivere “e sono… trascorsi più di cinque mesi”. “Ciave”, ovvero “ci ave”: ci ha; in napoletano, la terza persona singolare dell’indicativo presente del verbo avé è appunto ha, ma anche ave ed avǝ. “Abisogna”, ovvero “à bisogna”: ha bisogno. 19 “il suo patre della festa… mandare”: Suo padre, in occasione della festa, le voleva mandare 500 lire e, per la tanta rabbia, non ce l’ha volute mandare. “Rivoleva”, ovvero “ri voleva”, le voleva. “Veleno”: col valore figurato di ‘rabbia, rancore, astio’. “Nogela uluto”, ovvero “no(n) ce l’à (v)uluto”: non ce l’ha voluto. 11 84 Lettera 17 noziedegnato di scrive Due riche20 fano bene Dicelo che ropatre tine lamoneto è proprio una paesano nostra selo vule sposare è lui persua figlia no ziamoglia capito21 lemeglio fisti piange dice che lasua figlia nopenza più asuo patre22 chiamela è fagli ro scorno che scrivese al patre più sai23, seno receve scrito Dasua figlia lui atitto che nomanda più nende anesuno capiti?24 che noaspeda che scriv che io oreceuto una dopo 4 mesi25 basta scrivi subito fami sapere comestai mi saluti tua moglie è figli mi saluti patrina e figlie vi saluta mio marito è mia figlia vi salutano tutti vi saluto io è sono tua sorella S. Concetta *** Hartford, 5 giugno 1941 Mio caro fratello, dopo 8 otto giorni di ritardo rispondo alla tua lettera. Per arrivare qui, ha impiegato due mesi! Per prima cosa, mi fa piacere che state tutti bene. Allo stesso modo posso assicurarvi di me, come pure di mio marito, di mia figlia e di tutti in famiglia. Caro fratello, durante la lettura della tua lettera, mi sono assai mortificata nel sentire che ti sei ammalato di nuovo, come due anni fa. Mi dici che devi fare le radiografie, per vedere di che si tratta. Ascolta, ho parlato con mio marito per cercare di mandarti qualche altra cosa e lui subito mi ha detto di sì. Poi sono andata a casa di mio fratello Francesco e lui mi ha detto che anche lui aveva ricevuto la tua lettera 20 “il marito 3 misi… Due riche”: il marito (è stato) 3 mesi in casa, (ma) non si è degnato di scrivere due righe. 21 “fano bene… capito”: fanno bene, diccelo, ché il padre tiene la moneta e proprio una nostra paesana se lo vuole sposare, e lui per sua figlia non si ammoglia. Avete capito? 22 “lemeglio fisti… patre”: (durante) le feste migliori piange, dice che sua figlia non pensa più a suo padre. “Lemeglio fisti”: le feste più importanti, quelle più sentite, in particolar modo le feste di Natale e di Pasqua; proprio in occasione di queste feste, il padre si sente più solo, piange, soffre per il silenzio della figlia. 23 “chiamela è fagli… più sai”: chiamala e rimproverala, ché scriva di più al padre. In napoletano: fà scuórno, ‘far vergognare, far arrossire, rimproverare fino a far provare vergogna, fino a procurare rossore; avvilire, offendere’; métterse/pigliàrse scuórno, ‘vergognarsi, arrossire’. 24 “seno receve scrito… capiti?”: se (il padre) non riceve lettere da sua figlia, ha detto che non manda più niente a nessuno. Capite? 25 “che noaspeda… mesi”: che non aspettasse (non tardasse) a scrivere, perché io ho ricevuto una (lettera) dopo 4 mesi. 85 Lettera 17 e gli ho detto “Noi dobbiamo mandare altra moneta a Luigi, perché lui deve curarsi”. E anche a Peppino ho detto “Noi dobbiamo mettere un tanto per ciascuno”. Finalmente la stessa moneta per tutti e tre! Ti spediamo 1000 lire, voglio che ti curi la salute. Pensa, io perciò ti mando la moneta, per farti guarire. Pensa che quello che fa mio marito per te, non lo fa nessuno e che, se non fosse per me, non ti manderebbe niente nessuno, perché i nostri fratelli sono avari – voi capite! –, però, quando io parlo, non hanno il coraggio di dire di no. La moneta non l’ho spedita ancora. La mandiamo con vaglia telegrafico, te la farò spedire da Francesco. Mio caro fratello, vi prego di chiamare la figlia di nostro fratello e di chiederle, a nome mio, perché non scrive al padre. Da prima di Natale non ha ricevuto una lettera e, pensa, ha 3 figlie femmine, eppure ha bisogno di tutto! Il padre, per la festa del paese, le voleva mandare 500 lire, ma, per la rabbia, non gliel’ha mandate. Suo marito è stato a casa 3 mesi e non si è degnato di scrivere due righe. Stanno facendo proprio bene! Diglielo che il padre tiene la moneta e che proprio una nostra paesana se lo vorrebbe sposare, ma lui, proprio per sua figlia, non si risposa. Capito? Durante le feste migliori, piange, dice che sua figlia non pensa più a suo padre. Chiamala e falla vergognare del suo comportamento, dille di scrivere al padre più spesso, perché il padre ha detto che, se non riceve lettere da sua figlia, non manda più niente a nessuno. Capite? Che non tardasse a scrivergli, perché io ho ricevuto una lettera dopo 4 mesi! Basta. Scrivi subito, fammi sapere come stai. Salutami tua moglie e i tuoi figli, salutami la madrina e le sue figlie. Vi saluta mio marito e mia figlia, vi salutano tutti. Vi saluto io, e sono tua sorella S. Concetta 86 87 LETTER 17 FILES No. 130 and 291: registered application nos. 362 of 9 April 1942 and 988 of 15 September 1942. They contain five letters. APPLICANT: Luigi S., aged 49, and his wife Angela A., aged 50, resident in Lauro di Sessa Aurunca; farm workers. Luigi S’s brothers Francesco (aged 70). Giuseppe (aged 50 and his sister Concetta (aged 42) live in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. They receive a military allowance of 10 lire a day for their son Mario, who has been called up. Hartford, 5 June 1941 My dear brother, I am replying to your letter 8 days after its arrival. It took two months to get here! Firstly, I’m glad to hear you are all well. I am well too, also my husband, my daughter and everyone in the family. Dear brother, I was so very sorry to hear that you are ill again, like two years ago. You say you have to have X-rays done to see what is wrong. Well, I spoke to my husband to see if we could send you a little more money and he did not hesitate to say yes. Then I went to see my brother Francesco who said he too had received a letter from you and I told him “We have to send more money to Luigi so that he can get medical treatment”. And to Peppino too I said “We should each contribute something.” At last we’re all three putting something in! We’re sending you 1000 lire so that you can get medical treatment. Remember that I am sending the money to make you well again. Think that what my husband is doing for you is something no one else would do because our brothers are tight with their money, but you must understand that when I talk to them they feel they can’t refuse. I haven’t sent the money yet. We’ll send it by postal order, I’ll get Francesco to send it. My dear brother, please call our brother’s daughter and ask her why she doesn’t write to her father. He hasn’t had a letter from her since before Christmas and, though he has three daughters, he is in need of everything! Her father wanted to send her 500 lire for the town’s patron saint day, but he didn’t send it because he was so angry. Her husband has been at home for 3 months and hasn’t bothered to drop him a line. That is a nice way to behave! Tell him that her father’s got Letter 17 money and a woman from our town would like to marry him, but he refuses to get married again for the sake of his daughter. Get it? He spends the most important feast days crying his eyes out, all because he says his daughter no longer remembers her father. Call her and make her feel ashamed about it, tell her to write to her father more often because he has said that if he doesn’t get any letters from his daughter he won’t send anything to anyone any more. Get it? Tell her not to waste any more time, it’s taken 4 months for a letter to get to me! That’s enough. Write soon, let me know how you are. Love to your wife and your children, also my godmother and her daughters. My husband and daughter send all of you their love. All my love, from your sister S. Concetta 88 89 18 FASCICOLO N. 151: domanda prot. n. 405 del 14 aprile 1942. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Adelaide R., domiciliata in Sessa Aurunca, 74 anni. Vedova. In Brasile ha il figlio Giuseppe L.. SUSSIDIO: negato. La lettera è priva di un secondo foglio. San Paolo1 13 – 1 – 1926 Cari genitori, Finalmente oggi mi è giunta una vostra in data 15 dicembre, mi ha fatto molto piacere sapervi bene in salute e così vi assicuro sempre di me. Per i numeri che vi ho mandato fu un mio sogno2 però mi dimenticai di dirvi che avrei voluto farli giocare a una persona sola3. Non fa niente giocateli sempre come vi dissi. Alfredo dice che mi ha scritto ma non ancora ho avuto sue lettere mentre da voi ne ho avuto due. Ditemi la verità, ora vedendosi occupato non ha più volontà di venire? Ditegli che se vuole può venire che ho gia come fare Oggi stesso scriverò anche a lui facendo sapere tutto ciò che ho intenzione di fare e cioè quello che son riuscito a ottenere per poter fare un buon guadagno. Se gli affari ci vanno bene fra qualche anno si potrà venire in Italia per far delle spese. Insomma, assieme a uno mio amico abbiamo messo da parte un piccolo capitale e fra due o tre giorni incominceremo a commerciare. Nella lettera che scriverò a lui potrete sapere di che si tratta, il negozio e buono perciò se vuole può venire. Se poi le è passata la volontà fatemelo sapere che penserò a far un po’ di sacrificio in più per poter far venire o Arturo o Ciccillo4 Come vedete per questo mese non vi mando niente. 1 São Paulo, città del Brasile sudorientale, capitale dello stato omonimo. Giuseppe, avendo fatto un sogno, ha comunicato ai genitori alcuni numeri da giocare al lotto. Vedi lettera 6, nota 10. 3 Per scaramanzia, si ritiene che i numeri “sognati” debbano essere giocati da una sola persona, come se appartenessero a chi ha sognato, o a chi dal sogno li ha tratti. I genitori di Giuseppe, invece, li hanno suggeriti o fatti giocare anche a qualcun altro. 4 “Ciccillo”: da “Ciccio”, alterato di “Francesco”. 2 Lettera 18 Il cambio è troppo alto ancora ed è questa la sola ragione quando prima abbasserà e vi manderò una sommetta. State senza pensiero che la preoccupazione è più mia che vostra Da Totonno5 ho avuto oggi pure una sua lettera ove mi dice di essere all’ospedale. Da lui ho avuto pure quella risposta di cui parlai nella lettera a Luigella6. Meglio che non vi spiego tutto. Il destino ha voluto essere molto infame con me. Forse la colpa e tutta mia perché avrei dovuto agire molto prima. Invece ora è svanita cio che sarebbe stata la mia felicità. Triste la sorte, triste il destino. Sono proprio nato sfortunato io, specilamente in amore. Si, perché partii con la speranza di farmi o almeno assicurarmi un avvenire per essere nelle condizioni di poter chiedere la mano di Maria. Ho lottato tanto o fatto dei sacrifici che solo io so, oggi, mi scrive Totonno: Maria è sposata! Infame destino!, quanto m’è dispiaciuto. La lettera mi dice che Carmela7 sarebbe stata molto contenta avermi per figlio e anzi credevano che io avessi parlato al momento di partire perché anche loro se ne erano accorti di qualche cosa. Ma potevo io impegnarmi quando non sapevo come sarei andato a finire qui e se avessi o no incontrato fortuna? Ho scritto dopo un paia di mesi che ero qua ma… troppo tardi. Basta, non voglio parlare più di ciò, è il destino che ha voluto così o forse per una ragione che immagino io, Iddio non ha voluto che mi dimenticassi di cio che forse è il mio sangue. Ditemi ora voi come debbo fare, voglio un vostro consiglio […] *** San Paolo, 13 gennaio 1926 Cari genitori, finalmente, oggi, mi è giunta una vostra lettera, datata 15 dicembre. Mi ha fatto molto piacere sapervi bene in salute e così vi assicuro sempre di me. “Totonno”: da “Totò”, alterato di “Antonio”. Sia “Ciccio” (vedi pag. precedente) che “Totò” sono forme vezzeggiative, sviluppatesi nell’intimità della famiglia, ottenute dal raddoppiamento del linguaggio infantile sulla base di un’altra consonante. 6 “Luigella”: diminutivo di “Luigia”. 7 È la madre di Maria. 5 90 Lettera 18 Per i numeri che vi ho mandato, fu un mio sogno, però mi dimenticai di dirvi che avrei voluto farli giocare a una persona sola. Non fa niente, giocateli sempre come vi dissi. Alfredo dice che mi ha scritto, ma non ancora ho avuto sue lettere, mentre da voi ne ho avute due. Ditemi la verità: ora, vedendosi occupato, non ha più volontà di venire? Ditegli che, se vuole, può venire, ché ho già organizzato come fare. Oggi stesso scriverò anche a lui, facendo sapere tutto ciò che ho intenzione di fare, e, cioè, quello che son riuscito ad ottenere per poter fare un buon guadagno. Se gli affari ci vanno bene, fra qualche anno si potrà venire in Italia per far delle spese. Insomma, assieme ad un mio amico, abbiamo messo da parte un piccolo capitale e, fra due o tre giorni, incominceremo a commerciare. Nella lettera che scriverò a lui potrete sapere di che si tratta. Il negozio è buono, perciò, se vuole, può venire. Se, poi, gli è passata la volontà, fatemelo sapere, ché penserò a fare un po’ di sacrificio in più per poter far venire o Arturo o Ciccillo. Come vedete, per questo mese non vi mando niente. Il cambio è ancora troppo alto ed è, questa, la sola ragione. Quanto prima si abbasserà e vi manderò una sommetta. State senza pensiero, perché la preoccupazione è più mia che vostra. Da Totonno ho avuto, oggi, anche una sua lettera, in cui mi dice di essere all’ospedale. Da lui ho avuto anche quella risposta riguardo a quanto scrissi nella lettera indirizzata a Luigella. Meglio è che non vi spieghi tutto! Il destino ha voluto essere molto infame con me. Forse la colpa è tutta mia, perché avrei dovuto agire molto prima. Invece, ora, è svanita quella che sarebbe stata la mia felicità. Triste la sorte, triste il destino: sono proprio nato sfortunato, io, specialmente in amore! Sì, perché partii con la speranza di farmi, o almeno assicurarmi, un avvenire, per essere nelle condizioni di poter chiedere la mano di Maria. Ho lottato tanto, ho fatto dei sacrifici che solo io so. Oggi, mi scrive Totonno: Maria s’è sposata! Infame destino. Quanto m’è dispiaciuto! Nella lettera, Totonno mi dice che Carmela sarebbe stata molto contenta di avermi per figlio, e che, anzi, lei ed il marito erano convinti che io avessi parlato alla loro figlia al momento della mia partenza. Perché anche loro due si erano accorti che, tra me e Maria, c’era qualcosa. Ma potevo io impegnarmi, quando non sapevo come sarei andato a finire qui, e se avessi o no incontrato fortuna? Ho scritto dopo un paio di mesi che ero qua, ma… troppo tardi. 91 Lettera 18 Basta, non voglio parlare più di ciò. È il destino, che ha voluto così. O, forse, per una ragione che io immagino, Iddio non ha voluto che mi dimenticassi di ciò che, forse, è il mio sangue. Ditemi voi, ora, come debbo fare. Voglio un vostro consiglio […] 92 93 LETTER 18 FILE No. 151: registered application no. 405 of 14 April 1942. Contains one letter. APPLICANT: Adelaide R., resident in Sessa Aurunca. Aged 74. Widow. Her son Giuseppe L. is in Brasil. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. The second page of this letter is missing. San Paolo, 13 January 1926 Dear parents, Your letter of 15 December has reached me at last. I was really pleased to learn that you are well, as I am. About the numbers I sent you, they came to me in a dream, but I forgot to say that I wanted them to be played by only one person. Never mind, play them just as I asked you to. Alfredo says he has written to me, but I still haven’t received his letters, while I have had two from you. Tell me the truth: now that he’s busy, perhaps he no longer wants to come. Tell him that he can come if he wants, I’ve already thought about how to organize everything. I’ll write to him too today and let him know everything I intend to do, that is, what I have managed to do to make good money. If business goes well, in a few years’ time it will be possible to come to Italy to do some shopping. To cut a long story short, a friend and I have managed to set some money aside and, in two or three days’ time, we’ll start trading. From the letter I write to him you will learn what it’s all about. The shop is a good one, so if he wants, he can come. But if he’s changed his mind, let me know, so that I can make a little more sacrifice to have Arthuro or Ciccillo come. As you see, I’m not sending you anything this month. The Exchange rate is still too high, that’s the only reason. As soon as it comes down, I’ll send you a small sum. Don’t worry, it’s something I have to worry about rather than you. I had a leter from Totonno today in which he says he’s in hospital. He also replied about the matter I wrote about in the letter addressed to Luigella. I’d better not tell you everything! Fate has treated me very badly. I probably have only myself to blame because I should have done something about it long before. Letter 18 But everything that could have brought me happiness has vanished. Nothing but bad luck, what a sad end: me, I was born unlucky, especially in love! That’s it, because I left in the hope of making, or at least ensuring, a future, so that I would be ably to ask for Maria’s hand in marriage. I’ve struggled, I’ve made sacrifices that only I know about. And I get a letter from Totonno today: Maria has got married! What terrible bad luck. How sorry I was to hear it! In his letter, Totonno tells me that Carmela would have liked to have me as a son, and even that she and her husband were convinced that I had talked to their daughter at the time I was leaving. Because they too had realized that there was something being Maria and me. But how could I have committed myself, when I had no idea how things would go for me here, whether my luck would have been good or bad? I wrote to her when I had been here for a couple of months, but … too late. Enough, I won’t mention it any more. Things were destined to go this way. Or, perhaps, for a reason I can guess, God did not want me to forget what, perhaps, is in my blood. Tell me what I should do now. I’d like some advice from you [ … ] 94 95 19 FASCICOLO N. 158: domanda prot. n. 418 del 16 aprile 1942. Contiene tre lettere. RICHIEDENTE: Elisabetta D., domiciliata in Sessa Aurunca, 73 anni. Convive con la figlia Domenica. Alla richiesta, nonostante l’età, allega un certificato medico dove è attestato che non è in grado di lavorare: “… per la sua tarda età e perché sofferente di reumatismo cronico e di congiuntivite è inabile al lavoro”. In Argentina ha le figlie Pasqualina e Maria Antonia. SUSSIDIO: negato. Buenos Aires 16 / 8 / 1939. Mia cara Madre Con molta gioia ho ricevuto la vostra cara lettera con data del 30 di Maggio e mi sono molta rallegrata nel rillevare1 l’ottimo della vostra buona salute2 insieme a mia sorella3 e famiglia, lo stesso vi posso assicurare di me, mio marito e figlio, così auguro a la presente di venire a trovare a voi con mia sorella e famiglia4. Cara madre mi sono dispiaciuta nel sentire che mia sorella soffre del cuore e che non possono disponere5 di soldi che tiene 8 figli a me mi dispiace molto sentire tutto questo, ma cosa vogliamo farci nella vita sempre ai soffrimenti6 e dobbiamo rassegnarci alla volonta di Dio, riguardo alla moneta del molino7 se la potete prendere la parte mia la prendete8 e ve la guastate9 che vi va tanto di bisogno che a me mi lacera “rillevare”: rilevare. “l’ottimo… salute”: l’ottimo (stato) della vostra salute. 3 È la sorella Patrizia. 4 “così auguro a la presente… famiglia”: così auguro alla presente (lettera) di trovare voi, insieme con mia sorella e la sua famiglia. “A voi”: per la “a” segnacaso, costruzione da Pasqua usata qui, ma anche in seguito, si veda lettera 2, nota 24. Singolare è, comunque, l’espressione: la lettera che, spostandosi dall’Argentina all’Italia, va a trovare la madre… 5 “disponere”: disporre. 6 “ai soffrimenti”: hai sofferenze; si hanno sofferenze. “Ai”: hai. “Soffrimento”: vocabolo obsoleto, attestato nel 1300 ca. nella variante antica ‘sofferimento’; derivato da soffire con -mento: ‘il soffrire; sofferenza, patimento’. 7 “molino”: mulino. Con la morte del padre, i familiari hanno venduto il mulino, la proprietà dove era il mulino. 8 Pasqualina dice alla madre che, se è fattibile, può prendere per sé la parte di denaro che spetterebbe a lei. 9 “ve la guastate”: certo un lapsus per “ve la gustate”. “Gustare”, qui, col significato di ‘godere un bene’. È come se Pasqualina dicesse alla madre: “Prendetevi pure i soldi… Godedeveli!”. 1 2 Lettera 19 il cuore nel sentire che dovete andare a giornata per potere mangiare10, ora vi faccio sapere che v’ò mandato £ 55, £ 50 ve li mando io e £ 5 la figlia Maria11 e mi dovete scusare che non potteti mandarne di più che non posso, anche qui la vita e cara, il vaglio postale e di £ 70, le £ 15 restante sono £ 5 di Patrizia £ 5 al figlio Sabatino e £ 5 sono de la patina Carmela, queste £ 15 le manda la figlia Maria per riparteli nel modo sopra indicato12. Cara madre il favore che vi domando e che dovette farmi contento e di mandarmi la vostra fotografia13 per vedervi almeno in carta al non potervi vedere in persona e ne mandate anche una alla figlia Maria, non è niente se spendete un poco di soldi che cuando ricevo la fotografia io vi mando un poco di denari, e con questo passo ai saluti, vi ricevete saluti della figlia Maria e famiglia io con mio marito e figlio, salutiamo a mia sorella Domenica e famiglia salutiamo a Patrizia e sua famiglia e a voi vi salutiamo con forti baci e mi credette vostra figlio Pasqua Cara sorella14 con queste pocche righe di lettera vengo a darti notizia della mia buona saluta e famiglia15 lo stesso auguro a la presente di trovare a voi16 e famiglia. Cara sorella ti facio sapere che t ho mandate £ 5 a te £ 5 a Sabatino e £ 5 a la patina Carmela mi dovete scusare che non ho potuto mandarvene di più che non posso se no il mio desiderio era mandarvi una buona somma, e senz’altro mi salutate a la patina Carmela, e marito, mi salutate a Sabatino, vi ricevete saluti di Pasqua e famiglia, e io con mio marito e figli vi salutiamo di cuore a voi, vostro marito e figli e sotto mi credete vostra sorella Maria Buone notizie e Pronta risposta 10 “che vi va tanto di bisogno… per potere mangiare”: che ne avete tanto bisogno. Perché mi si lacera il cuore nel sentire che, per mangiare, dovete andare a lavorare a giornata. È comprensibile – e ci tocca – la sofferenza di Pasqualina: nel 1939 la madre, per poter mangiare, era costretta ancora a lavorare. E… aveva 70 anni! 11 È l’altra figlia, Maria Antonia. 12 “queste £ 15 le manda… indicato”: queste 15 lire le manda Maria (Antonia), affinché vengano ripartite nel modo sopra indicato. “Riparteli”, ovvero “riparte(r)li”, per “ripartirli”. Per “patina” vedi lettera 30.3, nota 49. 13 “il favore che… fotografia”: il favore che vi chiedo è quello di farmi contenta e mandarmi la vostra fotografia. 14 Questa parte della lettera, indirizzata alla sorella, è scritta da Maria Antonia. 15 “e famiglia”: e (dei componenti della mia) famiglia. 16 “di trovare a voi”: di trovare voi. Per la “a” segnacaso, costruzione da Maria usata qui, ed in seguito, si veda lettera 2, nota 24. 96 Lettera 19 *** Buenos Aires, 16 agosto 1939 Mia cara Madre, con molta gioia ho ricevuto la vostra cara lettera, datata 30 di maggio, e mi sono molto rallegrata nel sapere che, insieme a mia sorella e famiglia, siete in buona salute. Lo stesso vi posso assicurare di me, di mio marito e di mio figlio. Allo stesso modo auguro che la presente lettera trovi in buona salute voi, mia sorella e la sua famiglia. Cara madre, mi sono dispiaciuta nel sentire che mia sorella soffre di cuore, che non ha soldi e che ha 8 figli. Mi dispiace molto sentire tutto questo, ma cosa possiamo farci? Nella vita sempre si hanno sofferenze e dobbiamo rassegnarci alla volontà di Dio! Riguardo alla moneta del mulino, se potete prendervi la mia parte, prendetevela e godetevela. Ne avete tanto bisogno, e mi lacera il cuore sentire che, per poter mangiare, dovete andare a lavorare a giornata. Ora vi faccio sapere che v’ho mandato £ 55, £ 50 ve li mando io e £ 5 mia figlia Maria. E scusatemi, non ho potuto mandarne di più perché non posso e perché, anche qui, la vita è cara. Il vaglia postale è di £ 70. Le £ 15 restanti sono: £ 5 per Patrizia, £ 5 per il figlio Sabatino e £ 5 per la madrina Carmela. Queste £ 15 le manda mia figlia Maria per fartele ripartire nel modo sopra indicato. Cara madre, il favore che vi chiedo e che mi dovete fare, per farmi contenta, è quello di mandarmi la vostra fotografia, perché desidero vedervi almeno sulla carta, dato che non posso vedervi di persona. Mandatene una anche a mia figlia Maria. Non è niente, se spendete un poco di soldi, perché io, quando ricevo la fotografia, vi mando un poco di denari. E, con questa richiesta, passo ai saluti. Ricevete i saluti da mia figlia Maria e dalla sua famiglia. Io, con mio marito e mia figlia, salutiamo mia sorella Domenica e famiglia, salutiamo Patrizia e la sua famiglia. E salutiamo voi, con forti baci, e credetemi, vostra figlia Pasqua Cara sorella, con queste poche righe vengo a darti notizia della buona salute, mia e della mia famiglia. Lo stesso auguro alla presente lettera, di trovare in buona salute voi e famiglia. Cara sorella, ti faccio sapere che ho mandato £ 5 a te, £ 5 a Sabatino e £ 5 alla madrina Carmela. Mi dovete scusare, perché non ho potuto mandarvene di più, ché 97 Lettera 19 non posso, altrimenti il mio desiderio era mandarvi una buona somma. Salutatemi la madrina Carmela ed il marito, salutatemi Sabatino. Ricevete i saluti di Pasqua e famiglia. Io, con mio marito e i miei figli, salutiamo di cuore voi, vostro marito e i vostri figli. Credetemi, vostra sorella Maria Buone notizie e pronta risposta. 98 99 LETTER 19 FILE No. 158: registered application no. 418 of 16 April 1942. Contains three letters. APPLICANT: Elisabetta D., resident in Sessa Aurunca, aged 73. Lives with her daughter Domenica. In spite of her age, a medical certificate is attached attesting that she is incapable of working: “… because of her age and the fact that she suffers from chronic rheumatism and conjunctivitis, she is incapable of working.” Her daughters Pasqualina and Maria Antonia live in Argentina. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. Buenos Aires, 16 August 1939 My dear mother, It made me very happy to receive your precious letter of 30 May, and I was delighted to hear that you, my sister and the family are in good health. I too am well, also my husband and my son. At the same time, I hope that this letter finds you, my sister and her family, in good health. Dear mother, I was sorry to hear that my sister has a heart problem, that she has no money and has 8 children to keep. It makes me very sad to hear all this, but what can we do about it? Life brings its suffering with it and we have to put ourselves in the hands of God. Regarding the money from the mill, take my share of it if you can, take it and make good use of it. You really need it, and it breaks my heart to hear that, in order to eat, you have to do work paid by the day. I’m telling you now that I’m sending you £ 55, £ 50 from me and £ 5 from my daughter Maria. Forgive me if I can’t send you more, it’s that I can’t, and here too everything is expensive. The postal order is for £ 70. The extra £ 15 are: £ 5 for Patrizia, £ 5 for her son Sabatino and £ 5 for my godmother Carmela. It’s my daughter Maria who has sent this £ 15 to give you a new start in the business I’ve referred to above. Dear mother, the favour that I ask of you, to please me, is to send me a photograph of you because I would like to see you, at least on paper, given that I can’t see you in person. Send one to my daughter Maria too. It won’t hurt to spend a bit of money because, as soon as I get the photograph, I’l send you a little money. So, having expressed my wish, I’ll say ‘bye. Letter 19 My daughter Maria and her family send their greetings. My husband and daughter and I send greetings to my sister Domenica and family, and our best wishes to Patrizia and her family. And love to you, with kisses, from your daughter Pasqua Dear sister, just a few lines to say that all of us in the family are well. I hope this letter finds you and your family well. Dear sister, I wish to tell you that I have sent £ 5 to you, £ 5 to Sabatino and £ 5 to godmother Carmela. I’m sorry that I can’t send more, but I cannot, I should have liked to send you a good sum of money. Give my greetings to godmother Carmela and her husband and love to Sabatino. Love from Pasqua and her family. My husband, children and I send heartfelt wishes to you, your husband and children. Truly, your sister Maria Hoping all is well and to have an early reply. 100 101 20 FASCICOLO N. 184: domanda prot. n. 577 del 20 maggio 1942. Contiene tre lettere. RICHIEDENTE: Gelsomina F., domiciliata in Cascano di Sessa Aurunca, 68 anni. Il marito è pensionato delle FF.SS. Negli Stati Uniti d’America ha due fratelli e due sorelle. SUSSIDIO: negato. Già percepisce il soccorso giornaliero per un figlio soldato. Newark1, 9 – 12 – 1940 Cara sorela Primo di tutto di me e della mia famiglia che crazia a dio stiamo bene come pure pero2 di sentire di voi tutti pero3 cara sorella se sono stato un anno a no scriverti dio losa se opensato sempre ate malacolpa non e tutta mia perche sono statto un poco malato io con i rognioni4 cioe sono stato 5 mesi senza lavorare e non bastava me quanto mia mogle5 e cascata a malata6 e il metico disse che ciaveva le Pietre al fecato7 e doveva essere operata percio questa e stata la ritartanza8 a scriverti anzi poteva scriverti ma quanto io non ciò la testa quieta me scorto tutto9 ma crazia a dio speriamo di fare un Natale contenti perche io soto una forte cura atesso mi sento abastanzo bene10 come puri mia moglie prima di mantarla sotto al coltelo11 volli assicurami12 meglio cioe ci fece fare le fotocrafie interne13 e cara sorella cretimi che pigliarono 3 fotocrafie mie costato molto danaro 1 Città nel New Jersey. “pero”: lapsus per ‘spero’. 3 “pero”: è ancora un lapsus per ‘spero’. 4 “i rognioni”: i rognoni; anziché, correttamente, i reni. “Rognone”, ma anche “arnione”, in italiano (dal latino reniōne(m), derivato di ren, renis ‘rene’): ‘il rene di bestia macellata; vivanda preparata con tale parte’. Con significati identici, in napoletano: rignóne e rugnóne. 5 “mogle”: lapsus per ‘moglie’. 6 “e cascata a malata”: è caduta ammalata. 7 “e il metico… al fecato”: ed il medico disse che era affetta da calcolosi epatica. “Pietre”, sta per “calcoli”: le prime ‘aggregati di minerali’, i secondi ‘concrezioni solide di sali minerali’. In napoletano, per entrambi i significati, prète. 8 “ritartanza”: vocabolo obsoleto, ‘ritardo, rallentamento, indugio’. 9 “ma quanto io… me scorto tutto”: ma quando non ho la testa “quieta” (‘calma’, ‘tranquilla’), dimentico tutto. 10 “perche io soto… abastanzo bene”: perché, dopo un’intensa cura, adesso mi sento abbastanza bene. 11 “prima di mantarla sotto al coltelo”: prima di mandarla… sotto il coltello (del chirurgo). 12 “volli assicurami”: volli assicurarmi. 13 “le fotocrafie interne”: le radiografie. 2 Lettera 20 pero sono restato conteto14 che le fotocrafie anno rivelato che il male non era crave15 allora la o portata da uno specialisto per diagnosa piu meglio16 e lui a detto che siccome le pietre non sono troppo crante17 si possono farle sparire con una lunca cura e tiripeto che qua quanto caschi nelle mani di metici e farmacisti ti arovineno 18 ma speriamo che tutto andasse per il megli19 percio o fatto de mio meglio per mantarti 400 lire perche atesso mitrovo anche io un poco a secco riquarto a queste malatie trame e mia moglie20 e il tempo che sono stato amalato senza lavorare cara sorella lultima tua lettera lo ricevuta dopo due mesi e mezo riquarto questo broglio che ce che tu micapisci che voglio dire21 come puri questa lettera lo spetita per via aerea per farla a rivare piu presto come puri notio mantati francheboli22 perche non se ne possono avere sempre perle contizione che ci sono a tesso23 duque quanto miscrivi veti se puoi mantare la lettera per via aerea e sipui spetirla senza limporto che lopaco io qua quanto ricevo24 cara sorela la moglie di mio figlio si a spetta le vento25 nel mese di febraio e speriamo che tutto va bene cara sorella fami sapere tua figlia cosa a fatto con lo sposo, se sisono riconciliati per ateso non o piu che dirti26 riceviti tanti baci da mia moglie e figli come puri baciano afezionatamente cugini e cugina e dame ricevi tanti baci per quate nedò a quella picola 14 “cara sorella cretimi… sono restato conteto”: cara sorella, credimi, le fecero 3 radiografie. Ho speso molto danaro, però sono rimasto contento. 15 “che le fotocrafie… non era crave”: perché le radiografie hanno rivelato che il suo male non era così grave. 16 “allora la o portata… piu meglio”: allora l’ho portata da uno specialista per (avere da lui) una diagnosi più precisa. 17 “crante”: grandi. 18 “qua quanto caschi… ti arovineno”: qua (in America), quando finisci tra le mani di medici e farmacisti, (questi) ti rovinano… Naturalmente si riferisce ad una ‘rovina’ non fisica, ma finanziaria! “Arovineno”: rovinano; in napoletano, “rovinare” è arruinà; la forma romanesca è arrovinà. 19 “andasse per il megli”: vada per il meglio. 20 “riquarto a queste… mia moglie”: a causa di queste malattie, la mia e quella di mia moglie. “Riquarto”, riguardo. 21 “Cara sorella lultima tua lettera… voglio dire”: cara sorella, l’ultima lettera l’ho ricevuta dopo due mesi e mezzo, a causa di questo “imbroglio” che c’è… tu capisci cosa voglio dire. “Questo broglio”: questo imbroglio (cioè “la guerra”). 22 “notio mantati francheboli”: non ti ho mandato i francobolli. 23 “perle contizione… a tesso”: a causa delle condizioni (della situazione) di adesso. 24 “e sipui spetirla… quanto ricevo”: e se puoi spedirla senza l’importo, che lo pago io qua, quando la ricevo. “Limporto”: l’affrancatura. 25 “si a spetta le vento”: aspetta l’evento (cioè il parto, previsto per il mese di febbraio). 26 “per ateso… che dirti”: per adesso non ho altro da dirti. 102 Lettera 20 fotocrafia che miai mantata27 che delle volte ti tenco nelle mani a quatarti 28 tanto tempo pensanto come ti la sciai quanto sono partito perla merica29 e come sei ritota ateso30 e non fo altro che baciarti di nuovo ditò un calto abracio31 tuo fratello Vincenzo xxxxxxxxxx xxxxxxxxxx questi segni inamerica rapresenteno bacio32 *** Newark, 9 dicembre 1940 Cara sorella, prima di tutto ti dico di me e della mia famiglia, che, grazie a Dio, stiamo bene, come anche spero di sentire di voi tutti. Cara sorella, se pure sono stato un anno senza scriverti, Dio lo sa se ho pensato sempre a te. La colpa, però, non è tutta mia, perché sono stato un po’ ammalato ai reni e, per 5 mesi, sono stato senza lavorare. E non bastava che già fossi ammalato io, che si è ammalata anche mia moglie. Il medico le disse che aveva i calcoli al fegato e doveva essere operata. Perciò, queste sono state le cause del ritardo nello scriverti. Sì, avrei potuto scriverti, ma quando non ho la testa tranquilla, mi scordo di tutto. Ma, grazie a Dio, speriamo di fare il Natale contenti, perché, dopo una forte cura, adesso mi sento abbastanza bene. Riguardo a mia moglie, prima di mandarla sotto i coltelli, volli assicurami meglio e le feci fare le radiografie. Cara sorella, credimi, le fecero 3 radiografie, mi è costato molto danaro, però sono rimasto contento, perché le radiografie hanno rivelato che il suo male non era tanto grave. L’ho portata, allora, da uno specialista, per una diagnosi più precisa, e lui ha detto che, siccome le pietre non sono troppo grandi, si “dame ricevi… che miai mantata”: da me ricevi tanti baci, quanti ne do su quella piccola fotografia che m’hai mandata. 28 “quatarti”: guardarti. 29 “perla merica”: per l’America. 30 “sei ritota ateso”: sei ridotta adesso. 31 “ditò un calto abracio”: ti do un caldo abbraccio. 32 “questi segni… bacio”: questi segni, in America, rappresentano baci. Vincenzo, in fondo alla pagina, aggiunge tante “x”: i baci che manda, che rende “visibili”, alla sorella. 27 103 Lettera 20 possono far sparire con una lunga cura. E, ti ripeto, qui, quando cadi nelle mani di medici e farmacisti, ti rovinano! Ma speriamo che tutto vada per il meglio. Perciò, ho fatto quanto potevo per mandarti queste 400 lire, perché adesso mi trovo anche io un poco a secco, a causa di queste malattie, la mia e quella di mia moglie, e per i mesi che sono stato ammalato e senza lavorare. Cara sorella, l’ultima tua lettera l’ho ricevuta dopo due mesi e mezzo. A causa di questa confusione che c’è, e tu capisci cosa voglio dire, anche questa lettera la spedirò per via aerea, così ti arriverà più presto. Anche i francobolli non ti ho spedito, perché non si possono avere, sempre per le condizioni che ci sono adesso. Perciò, quando mi scrivi, cerca di spedire la lettera per via aerea, e, se puoi, mandala senza affrancatura, ché la pago io, qua, quando la ricevo. Cara sorella, la moglie di mio figlio, per il prossimo mese di febbraio, aspetta l’evento del parto… Speriamo che tutto vada bene. Cara sorella, fammi sapere tua figlia cosa ha fatto con il fidanzato e se si sono riconciliati. Per adesso non ho più che dirti. Ricevete tanti baci da mia moglie e dai miei figli, come pure affezionatamente vi baciano i cugini e la cugina. E, da me, ricevi tanti tanti baci, quanti ne dò a quella piccola fotografia che mi hai mandato e che, a volte, tengo tra le mani, e sto a guardarti per tanto tempo, pensando a come ti lasciai quando sono partito per l’America e come sei ridotta adesso, e non faccio altro che baciarti. Di nuovo ti dò un caldo abbraccio, tuo fratello Vincenzo xxxxxxxxxx xxxxxxxxxx questi segni, in America, rappresentano baci 104 105 LETTER 20 FILE No.. 184: registered application no. 577 of 20 May 1942. Contains three letters. APPLICANT: Gelsomina F., resident in Cascano di Sessa Aurunca, aged 68. Her husband is in retirement from the FF.SS. (Italian State Railways). Her two brothers and two sisters live in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. She receives a daily allowance for a son in the army. Newark, 9 December 1940 Dear sister, First of all, my family is well, thanks to God, as I hope all of you are. Dear sister, although I haven’t written to you for a year, God knows that you have always been in my mind. It’s not wholly my fault, however, because I’ve had a bit of trouble with my kidneys and have not been working for 5 months. As if my own illness were not enough, my wife fell ill too. The doctor said she had liver stones and had to have an operation. This is why it’s taken me such a long time to write. I could have written, of course, but when I’m worried about something, I forget about everything else. But thanks to God we hope to spend a peaceful Christmas because after long treatment I feel quite well again. As for my wife, before allowing her to undergo an operation, I wanted to be absolutely certain, and had her have X-rays. Dear sister, believe me, she had 3 Xrays done and it cost me a lot of money, but I was happy about it because the xrays showed that her condition was not so serious. So I took her to a specialist for a more precise diagnosis and he told me that, since the stones are not so big, they could be eliminated by long therapy.I repeat, when you fall into the hands of doctors and chemists, they ruin you! But let’s hope that all goes for the best.This is why it’s all I could do to send you this 400 lire, after the illness of my wife and the months I have been ill and out of a job. Dear sister, I received your last letter two and a half months after it was sent. Because of the chaos we’re going through, you know what I mean, I’ll send this letter by air mail too so that you get it sooner. I haven’t sent you the stamps either because we can’t get them, again because of the way things are at present. So when you write, try to send your letter by air mail, and, if you can, send it unstamped, and I’ll pay the postage when it arrives. Letter 20 Dear sister, my son’s wife expects her baby in the month of February. Let’s hope all goes well. Dear sister, let me know what happens between your daughter and her fiancé, if they make it up. I have nothing more to say for now. My wife and children send you many kisses, and our cousins too send fond wishes. From me, many many kisses, as many as I give the little photograph you sent me and which I sometimes hold in my hands and stare at for a long time, thinking of how I left you when I departed for America and what you’ve been reduced to now, so that all I can do is kiss you. Another warm hug, Your brother Vincenzo xxxxxxxxxx xxxxxxxxxx in America, these crosses are kisses 106 107 21 FASCICOLO N. 190: domanda prot. n. 512 dell’8 maggio 1942. Contiene due lettere. RICHIEDENTE: Maria C., domiciliata in Cascano di Sessa Aurunca, 39 anni. Vedova; ha 2 figli. Negli Stati Uniti d’America ha il fratello Lorenzo. SUSSIDIO: negato. Nella nota informativa dei Carabinieri della Stazione di Sessa Aurunca è scritto: “è di povere condizioni economiche e provvede al suo sostentamento e quello dei due figli, lavorando come domestica, assieme alla figlia, C. Florinda di anni 12, mentre l’altro figlio, di anni 9 è scolaro… trovasi in condizioni di bisogno”. La lettera è incompleta: manca un altro foglio. Non riporta né il luogo né la data di spedizione. Sappiamo, però, dalla domanda presentata dalla richiedente, che Lorenzo risiede a New Castle, Pennsylvania. Carissima cognata Primo di tutto ti chiedo scusa per non risponderti primo; però se sapessi tutto, non ci dai nessuna colpa al riguardo1, quando ci giunse la tua lettera desolata ci diede un colpo mortale, che mai puoi comprendere alle nostre sventure che spesso andiamo incontro, io ed il piccolo ragazzo stavamo bene ammalati2 che a me il dottore mi dovette operare la gola e sono stata lungo tempo3, ed ora stò con lo stomaco ammalato i dottori chi mi dici una cosa e chi un’altra e non si può sapere il certo il primo ragazzo sono due settimane che è venuto dall’ospedale si ha dovute fare due operazione pericolise e stato la morte e la vita4, per grazia di Dio e salvo, ed ora si va rimettendo un po’ alla volta, i dottori l’anno5 liberato per ora ma sta sotto cura ancora, dunque cara cognata il tuo fratello Lorenzo semprava un pazzo per il dispiacere della tua lettera e i guai ne aveva molto6 figurati come se la passava no parlava a nessuno, “non ci dai… al riguardo”: non ci daresti nessuna colpa. “io ed il piccolo… ammalati”: sia io che mio figlio piccolo stavamo seriamente ammalati. “Bene ammalati”: cioè, ammalati “bene”: ‘davvero’, ‘sul serio’, ‘molto’. In napoletano: stà buóno, ‘godere buona salute’; stà buóno malàto, ‘essere seriamente ammalato’. 3 “e sono stata lungo tempo”: è un lapsus, manca “male”, o “ammalata”, o “sofferente”. 4 “e stato la morte e la vita”: un altro lapsus, manca “tra”; quindi: “è stato tra la morte e la vita”. 5 “l’anno”: l’hanno. 6 “e i guai… molto”: e aveva molti guai! 1 2 Lettera 21 voleva scriverti ma la testa non ce l’apportava7, mi diceva che se avesse potuto ti avesse spedito8 qualche cosa di moneta, e poi la lettera quando io passavo bene ti scriveva, perché lui molto e rimasto dispiaciuto nel sentire tale sventura crudele a te9; perche siamo rimasti molto dolentissimi della perdita del nostro cognato che mai ci credevamo una cosa simile10 molto ci dispiace che sei troppo lontano, che pure fosse un’altra cosa di ingoraggiamento11 per il tuo cuore addolorato e per ogni cosa, ma mia cara la londananza ci divide un tale modo che ci proibisce di fare ciò che i nostri cuori fossero capace12 di farti e che sentono e soffrono per il tuo destino; mia cara ci dobbiamo rassegnare a ciò che a Dio piace ti devi dar coraggio quando più puoi perche si sa che questa non è altro una valla di lacrime13 che dobbiamo lottare continuamente fino alla tomba, che Iddio ti benedica e la S. Vergine addolorata ti possa confortare ed io sò certa14 che il caro defunto cognato precherà per tè e per i suoi cari figli che la S. Croce ti parrà meno e più leggiera15, ti vorrei dirti tante cose ma non posso perche il mio cuore e le mie forze venno meno16, spero che la tua risposta mi troverà più meglio allora ti parlerò, ma ora ti lascio ti spedisco £ 50, vorrei mandarti un milione a come17 mi fai pena se ce l’avrebbe da me non mancasse18; ma non sai cognata che Iddio castiga sempre a quelli che cianno il cuore!19 dobbiamo abbracciarcelo tutto ciò che il cielo ci manda senza dir […] “figurati… l’apportava”: figurati come stava. Non parlava a nessuno. Voleva scriverti ma la testa (per farlo) non c’era. “Ma la testa non ce l’apportava”: nella nota 5, lettera 14, abbiamo scritto che apportarse, in molte locuzioni dialettali, è usato con il significato di “comportarsi”. A volte, però, è usato con altre accezioni o sfumature; infatti, dire di una persona che «ʼa capa non l’apporta!» è come dire che ‘non ci sta con la testa!’; che ‘la testa non lo soccorre, non l’aiuta!’; ‘non l’accompagna!’. 8 “ti avesse spedito”: ti avrebbe spedito. 9 La sottolineatura è di Anna; sono sue anche le altre presenti nella lettera. 10 “che mai… simile”: perché mai avremmo immaginato una cosa simile. 11 “che pure… ingoraggiamento”: perché (se almeno fossimo vicino, nonostante il dolore), pure sarebbe stato per te un incoraggiamento diverso. 12 “fossero capace”: sarebbero capaci. 13 “perche si sa… di lacrime”: perché, si sa, questa vita altro non è che una valle di lacrime. 14 “sò certa”: sono certa. “Sò”: è so’, ‘sono’, in napoletano. 15 “che la S. Croce… più leggiera”: affinché la croce (che porti addosso) ti sembri meno... e più leggera. “La S. Croce”: quella di Cristo, lo strumento usato per ucciderlo: simbolo, perciò, del dolore e della sofferenza, ma, grazie alla Resurrezione, anche della vita eterna; simbolo del trionfo sulle pene della vita, sulla morte: è la croce che ogni cristiano “porta sulle spalle”, con la certezza che, poi, avrà la vita eterna. “Ti parrà meno”: potrebbe essere “sulle spalle ti sembrerà di averla di meno”; oppure “ti sembrerà meno pesante”, “ti sembrerà meno dolorosa”. 16 “venno meno”: vengono meno. “Venno”: in napoletano, dal verbo venì. 17 “a come”: per come. 18 “se ce l’avrebbe… non mancasse”: se li avessi, non mancherei di farlo (lo farei). 19 “Iddio castiga… il cuore!”: Iddio castiga sempre quelli che hanno il cuore! (cioè, i “buoni”). “A quelli”: per la “a” segnacaso, si veda lettera 2, nota 24. 7 108 Lettera 21 *** Carissima cognata, prima di tutto ti chiedo scusa perché non ti ho risposto prima; però, se sapessi tutto, non ci daresti nessuna colpa al riguardo. Quando ci giunse la tua lettera desolata, diede un colpo mortale, che mai puoi comprendere, alle sventure cui, spesso, noi ci imbattiamo. Io ed il piccolo ragazzo stavamo seriamente ammalati. A me il dottore dovette operarmi alla gola e sono stata ammalata per lungo tempo; ora sto con lo stomaco ammalato e i dottori... chi mi dice una cosa e chi un’altra, e non si può sapere con certezza cosa ho. Il primo ragazzo sono due settimane che è venuto dall’ospedale, ha dovute fare due operazioni pericolose, è stato tra la vita e la morte. Per grazia di Dio è salvo ed ora, un po’ alla volta, si va rimettendo; i dottori hanno, per ora, eliminato il suo male, ma sta ancora sotto cura. Dunque, cara cognata, tuo fratello Lorenzo sembrava un pazzo per il dispiacere arrecato dalla tua lettera, e di guai ne aveva già molti. Figurati come stava, non parlava a nessuno, voleva scriverti, ma la testa non c’era. Mi diceva che se avesse potuto, ti avrebbe spedito un poco di moneta, e che, quando io sarei stata meglio, ti avrebbe scritto. Lui è rimasto molto dispiaciuto nel sentire la tua sventura, tanto crudele con te. Siamo molto addolorati per la perdita di nostro cognato e mai pensavamo che sarebbe accaduta una cosa simile. Ci dispiace molto che sei troppo lontano, ché, se fossimo lì, sarebbe un’altra cosa e potremmo provare a donarti un po’ di incoraggiamento, per il tuo cuore addolorato e per ogni altra cosa. Ma, mia cara, la lontananza ci divide in tale modo, che ci proibisce di fare ciò che i nostri cuori sarebbero capaci di farti e che sentono il tuo dolore e soffrono per il tuo destino. Mia cara, ci dobbiamo rassegnare a ciò che piace a Dio, devi darti coraggio quanto più puoi, perché si sa che, questa vita, non è altro che una valle di lacrime e che dobbiamo lottare continuamente, fino alla tomba. Che Iddio ti benedica e la Santa Vergine Addolorata ti possa confortare. Ed io sono certa che il caro defunto cognato pregherà per te e per i suoi cari figli, così che la Santa Croce ti parrà meno dolorosa e più leggera. Vorrei dirti tante cose, ma non posso, perché il mio cuore e le mie forze vengono meno. Spero che la tua risposta mi troverà meglio in salute, allora ti parlerò, ma ora ti lascio. 109 Lettera 21 Ti spedisco £ 50, vorrei mandarti un milione per la pena che mi fai. Se ce l’avessi, non mancherei di farlo. Ma sai, cara cognata, che Iddio castiga sempre quelli che hanno il cuore! Dobbiamo abbracciarcelo, tutto ciò che il cielo ci manda, senza dir […] 110 111 LETTER 21 FILE No. 190: registered application no. 512 of 8 May 1942. Contains two letters. APPLICANT: Maria C., resident in Cascano di Sessa Aurunca, aged 39. Widow with 2 sons. Her brother Lorenzo lives in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. The notes of the Carabinieri of the Sessa Aurunca Station read: “she is very poor and keeps herself and her children by working as a domestic help, as does her daughter C. Florinda, aged 12, while her other son of 9 is at school… She is poor”. One page is missing from this letter. There is no place or date of sending. But we know from the person’s application that Lorenzo lives in New Castle, Pennsylvania. My dear sister-in-law, First of all, my apologies for not replying earlier, but if you were to know everything that’s been happening, you would not say it’s my fault. When we got your grief-stricken letter, it was a terrible blow, but you’ll never understand what misfortunes we often have here. The small child and I have been seriously ill. The doctor had to operate on my throat and I have been ill for ages; now there is something wrong with my stomach and the doctors… one says one thing and another another, so we can’t know for certain what is wrong. The first boy has been out of hospital for two weeks, he had two dangerous operations and it has been touch and go. Thanks to God he’s out of danger and, a little at a time, he’s getting better; it’s true that the doctors have got him better, but he’s still having treatment. So, dear sister-in-law, your brother Lorenzo acted like a madman out of sorrow when he read your letter, and he already had a lot of problems. Just think what he was like, he wouldn’t talk to anyone, he wanted to write to you, but he couldn’t bring himself to. He told me that if he had been able to, he would have sent you some money, and that when I was better, he would write to you. He was very sad to hear about your misfortune, so cruel to you. We are very saddened by the loss of our brother-in-law and we could never have imagined such a thing happening. We are sorry you are so far away, if we were there with you things would be different and we could try to comfort you, your sad heart and everything else. But, my dear, distance separates us in such a way that it prevents us from doing what Letter 21 our hearts would be able to do, they feel and suffer for you. My dear, we are in God’s hands, you have to be as brave as you can, because we know that this is a vale of tears and that we have to fight all the way to the grave. May God bless you and the Blessed Virgin Mary comfort you. And I’m sure that our dear deseased brother-in-law will pray for you and for his dear children, so that the Holy Cross you bear will seem less painful and lighter.There’s so much I’d like to say, but I cannot, because my heart gives way and my strength leaves me. I hope I shall be better in health when you reply, and then I’ll talk to you, but now I have to leave you. I’m sending you £50, I wish it were a million for the sorrow that I feel for you. If I had it, I wouldn’t hesitate to send it to you. But, dear sister-in-law, God always chastises those who have a heart! We just have to accept it, everything that Heaven sends us, without saying […] 112 113 22 FASCICOLO N. 209: domanda prot. n. 500 del 6 maggio 1942. Contiene due lettere. RICHIEDENTE: Salvatore S., 18 anni, domiciliato in Sorbello di Sessa Aurunca. Barbiere; convive con la zia, Emilia B. Negli Stati Uniti d’America ha il padre Leopoldo. SUSSIDIO: negato. Beacon Falles. 6 Novembre 1939 Carissimo Figlio Ti o spedito per la Posta altri cinque dollari quando mi rispondi fammi sapere quanda1 lire ti anno dato la posta2 di Sessa. Io mi trovo mezzo un mare di guai Ti fo sapere che mi anno rubato cento Dollari mentre io stavo all’ospedale per la gamba rotta io non posso lavorare ancora per la gamba forse debbo andare di nuovo all’ospedale ma io non ci voglio andare spero che in appresso starò piu meglio e vado allavorare di nuovo e ti mantero di più se vedi a zia Emilia3 digli4 che o ricevuta una sua lettera e quando mi sendo meglio con le cervelle a posto5 la scriverò perciò bada bene qualche po di moneta ti6 la fai conservare a zio7 Agostino Io do che8 mi anno rubato la moneta non sto nemmeno con mia Madre sto solo con mia sorella ma non mi trattan tanto9 debbo pagare 30 dollare al mese ma basto10 sto con zio agostino11 Saluti al zio Agostino zia Emilia e il tuo mastro Carmine Io ti Bacio tuo padre Leopoldo S. “quanda”: quante. “la posta”: alla posta, all’ufficio postale. 3 “se vedi a zia Emilia”: se vedi zia Emilia. Per la “a” segnacaso, si veda lettera 2, nota 24. 4 “digli”: dille. 5 “quando mi sendo… a posto”: appena mi sento meglio, con il cervello a posto (con meno pensieri, meno preoccupazioni). 6 “ti”: te. 7 “a zio”: da zio. 8 “do che”: da che. 9 “ma non mi trattan tanto”: ma non mi trattano tanto bene. 10 “ma basto”: ma basta! (Basta, non parliamo più di quello che accade a me!). 11 “sto con zio agostino”: “sto” è un lapsus per l’imperativo “sta, stai”: resta con zio Agostino. 1 2 Lettera 22 ti voleva mandare più moneta ma me l’anno rubata in appresso ti mandero non piancere12 sta con zio Agostino che quello ti vuole bene che in apresso vediamo come dobbiamo fare *** Beacon Falles, 6 novembre 1939 Carissimo Figlio, ti ho spedito per posta altri cinque dollari. Quando mi rispondi, fammi sapere, all’ufficio postale di Sessa, quante lire ti hanno dato. Io mi trovo in un mare di guai. Ti faccio sapere che, mentre, per la gamba rotta, stavo all’ospedale, mi hanno rubato cento dollari. Neanche posso lavorare, a causa della gamba e, forse, debbo andare di nuovo in ospedale, ma non voglio andarci. Spero che, in seguito, starò meglio e andrò a lavorare di nuovo, così ti manderò di più. Se vedi zia Emilia, dille che ho ricevuto una sua lettera e che, quando mi sentirò meglio, con il cervello a posto, le scriverò. Perciò, bada bene, un po’ di soldi fatteli conservare da zio Agostino. Io da che mi hanno rubato la moneta, non sto nemmeno a casa di mia madre. Sto solo, con mia sorella, ma non è che mi trattano tanto bene. Devo pagare 30 dollari al mese. Ma basta. Tu resta a casa di zio Agostino. Saluti a zio Agostino, a zia Emilia e a mastro Carmine. Ti bacio, tuo padre, Leopoldo S. Ti volevo mandare più moneta, ma me l’hanno rubata. In seguito te la manderò. Non piangere. Stai con zio Agostino, ché quello ti vuole bene. E, in appresso, vediamo come dobbiamo fare. 12 “non piancere”: non piangere. 114 115 LETTER 22 FILE No. 209: registered application no. 500 of 6 May 1942. Contains two letters. APPLICANT: Salvatore S., aged 18, resident in Sorbello di Sessa Aurunca. Barber, living with his aunt, Emilia B. His father Leopoldo lives in the USA. BENEFITALLOWANCE: not granted. Beacon Falls, 6 November 1939 My dear son, I have posted another five dollars to you. When you reply, let me know how many lire the Sessa post office gave you for it. I’m in a sea of troubles. I want you to know that while I was in hospital with a broken leg, one hundred dollars was stolen from me. I can’t work even now because of my leg, and I might have to go into hospital again, though I don’t want to. I hope that I will soon be well enough to go back to work, and then I’ll send you some more. If you see Aunt Emilia, tell her I received a letter from her and that, as soon as I feel better, and I’m feeling right in the head, I’ll write. But make sure that Uncle Agostino puts a little money aside for you. They stole my money and I’m not even at home with my mother. I’m alone, it’s true that my sister is with me, but it’s not that they treat me particularly well. I have to pay 30 dollars a month. That’s enough. You stay with Uncle Agostino. Greetings to Uncle Agostino, Aunt Emilia and to master Carmine. Kisses, your father, Leopoldo S. I wanted to send you more money, but it was stolen from me. I’ll send you some sometime. Don’t cry. Stay with Uncle Agostino, who loves you. And then we’ll see what to do. 116 23 FASCICOLO N. 227: domanda prot. n. 663 del 30 maggio 1942. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Federico V., domiciliato in Tuoro di Sessa Aurunca, 73 anni. Vedovo; convive con una figlia. Negli Stati Uniti d’America ha il figlio Ernesto. SUSSIDIO: negato. Nella nota informativa dei Carabinieri della Stazione di Sessa Aurunca è scritto che “possiede 3 moggi di terreno a cultura varia”. Pawtuchet1, 5/8/1927 Carissimo Papa Con molto ritardo rispondo alla vostra disiterata2 lettera rallegrandoci nel sendirvi bene di salute al paro3 vene posso assicurare anche di me e moglie e bambine ora. Carissimo papa la tardanza4 e questa che io aveva Fiorentina che aveva delle tozille5 e che gli6 davano molto noia in ogni volta che mangiava stava apericolo di soffocarsi7 e le volte non poteva Nimeno inghiottire8 e cosi mi sono diciso afarcele levare e ora e guarita perfettamente e sta bene e mangia senza nessuno estacolo9 e cosi mi ho levato unalto peso sul stomaco10. E perciò ora potete essere anche voi traquillo che noi tutti stiamo bene e cosi mi voglio aucurare anche di voi tutti. Poi nella vostra lettera caro papa mi dite che quest’anno avete avuta una brutta e malissima raccolta avete molto raggione in’Italia non cià piovuto e qui piove tutti i giorni con questo11 non possiamo Metterci riparo dobbiamo prendercela come il Dio ce lamanda io vi dico la verità caro papà che io aveva indinzione12 che se il buon Dio 1 Città nel Rhode Island. “disiterata”: desiderata. 3 “al paro”: è “al pari di voi”, “del pari”. 4 “tardanza”: sostantivo obsoleto per ‘ritardo, indugio’, da tardare con –anza, dal provenzale antico tardansa. 5 “che aveva delle tozille”: che aveva le tonsille (infiammate), la tonsillite. 6 “Gli”: le. 7 “in ogni volta… soffocarsi”: (e), ogni volta che mangiava, correva il pericolo di soffocarsi. 8 “e le volte… inghiottire”: e, certe volte, non poteva neanche inghiottire. 9 “senza nessuno estacolo”: senza alcun ostacolo. 10 “e cosi… sul stomaco”: e così (con la sua operazione), mi sono levato un altro peso dallo stomaco. “Unalto”, lapsus per “unalt(r)o”, un altro. 11 “con questo”: a questo, a ciò. 12 “indinzione”: intenzione, proposito. In napoletano, ’ntenzióne. 2 Lettera 23 mi fosse dato13 unpo di forza di accomulare14 qualche cosa mene sarebbe venuto afarvi compagnia ma al moto come15 voi mi avete scritto mi ho perso di coraggio perfettamente16 e di non movermi più da dove sono17 e con la speranza di abbracciarvi avoi quì come afatto quel di Corigliano18 Francesco V. che a 69 anni sene avenuto quì19 con il suo figliolo e sta molto contento e che Domenica scorso venne atrovare la sua Nipote quì e gliò fatto compagnia anche io e ho domandato di voi e lui mi adetto che vià vetuto sempre20 il Giovedì aSessa21 e mi assicurato che state con ottima salute22 E percio caro papà voi se avete indizione23 di venire quì io mi informo e farò tutto il possibile tanto più che al 26 del mese che endra24 mi vato apigliare la carta di Cettadino america25 e cose26 se voi ave27 indenzione di venire quì vetiamo di arizzare un qualche barracca estiamo bene28 e questo e quello che io vi posso dire e non altro “mi fosse dato”: mi avesse dato. “accomulare”: accumulare, mettere da parte. 15 “ma al moto come”: ma dal modo, da come. 16 “mi ho perso… perfettamente”: mi sono del tutto perso di coraggio. 17 “e di non movermi… dove sono”: ed (ho deciso) di non muovermi più da dove sono. 18 “come afatto… Corigliano”: così come ha fatto quello di Corigliano. Corigliano, già capoluogo del feudo dei Toraldo, è una delle tante frazioni del Comune di Sessa Aurunca. 19 “sene avenuto quì”, ovvero, “se n’è [a]venuto quì” o “se ne à venuto quì”: se n’è venuto qui (in America). 20 “vià vetuto sempre”: vi ha sempre veduto. 21 “il Giovedì aSessa”: il giovedì, a Sessa Aurunca, lungo corso Lucilio, nelle stradine adiacenti e nelle piazze principali, si svolge il mercato; di tale consuetudine si ha memoria già negli Statuti Ducali, risalenti alla seconda metà del ʼ400. 22 “e mi assicurato… salute”: e mi ha assicurato che state in ottima salute. 23 “indizione”: intenzione. Vedi la precedente nota 12. 24 “che endra”: entrante, prossimo. 25 “mi vato… Cettadino america”: vado a ritirare il documento che attesta la cittadinanza americana. 26 “e cose”: e così. 27 “ave”, avete. “Ave”: in napoletano la forma attestata per “(voi) avete” non è “ave” (egli/ella ha), ma è avite; nella zona aurunca è ate. Proprio Gerhard Rohlfs, in Grammatica storica della lingua e dei suoi dialetti, scrive: «Per la seconda persona si ha in genere aviti (salent. aiti) ovvero avétǝ. Ci sono inoltre forme atone: nel Lazio e Umbria meridionali éte, in Abruzzo etǝ, in alcuni dialetti campani (per esempio a Sessa Aurunca) ate, in Sicilia e Calabria ati, nel Salento iti, in Campania itǝ» (G. ROHLFS, Grammatica storica della lingua e dei suoi dialetti. Morfologia, cit., p. 275). 28 “vetiamo… bene”: cerchiamo di metter su una baracca e stiamo bene. “Arizzare”: è il verbo “arrizzare”, regionalismo dell’Italia centro-meridionale (da rizzare con ad-, dal latino rēctĭāre, derivato di rectus ‘dritto’); più comune è “rizzare”, ‘mettere in posizione verticale un oggetto, alzare qualcosa in modo che stia dritto; levare, issare; erigere’. “Barracca”, in napoletano: è l’italiano “baracca”. 13 14 117 Lettera 23 Che quì delle volte con una piccola borza29 si fà soldi voi venissero quì30 e con il zio Giacchino si compinasse di fare qualche cosa31 e cosi potete prendervi qualche giorni di riposo che ne avete bisogno ma stanto in’Italia fate una vita sacrificata come pure sono contento che sequitano afare del ponte32 e fatemi sapere qualche cosa di nuovo. Io caro Papa vi rimetto dolleri 10 che di più non posso perche io ve lo detto che ora aumento famiglia33 e sono solo che lavora34 e lavoro di notte Per guatambiare35 qualche cosa di più. Come pure vi farò sapere36 che giorno 8 di agosto e sposato unalto figlio37 del zio Giacchino e si e fatto un grante festino e che cerano più di 150 persone invitate edio38 mi sono ammazzato di lavoro e39 tutto uscito bene al40 non mi resta che farvi sapere resto con salutarmi il zio Francesco e famiglia e tutti parenti ed amici e compari saluti alle sorelle emariti e bambine e alla famiglia di Rongolisi41 e saluti e baci avoi e alla Nonna dame42 e moglie e bambine tanto forti baci e mi dico per sempre vostro figlio Ernesto *** Pawtuchet, 5 agosto 1927 Carissimo Papà, con molto ritardo rispondo alla vostra desiderata lettera, rallegrandoci nel sentirvi bene in salute. Allo stesso modo vi assicuro di me, di mia moglie e delle bambine. “con una piccola borza”: con una piccola somma di denaro. “Borza”, borsa’: col significato estensivo di ‘denaro, ricchezza’; in napoletano bórza. 30 “voi venissero qui”: voi venite qui. 31 “e con il zio… qualche cosa”: e, assieme a zio Giacchino, decidiamo insieme di combinare, di realizzare, di organizzare qualcosa. “Giacchino”, variante di Gioacchino. 32 “sono contento… del ponte”: sono contento che stanno continuando a fare il ponte. Si riferisce ad un ponte sulla strada che da Sessa Aurunca porta alla frazione Tuoro, dove vive il padre. 33 “perche io… famiglia”: perché, ve l’ho detto (ve l’ho scritto), adesso la mia famiglia diventa più grande. 34 “e sono solo che lavora”: e (in famiglia), sono solo io che lavoro. 35 “guatambiare”: è il romanesco guadambiare, “guadagnare”. 36 “vi farò sapere”: vi faccio sapere. 37 “unalto figlio”: un altro figlio. Ancora una volta Ernesto ha scritto “unalto” per ‘un altro’. 38 “edio”: ed io. 39 “e”: è. 40 “al”: un lapsu, Ernesto non scrive per intero la parola “altro” (“altro non mi resta…”). 41 “Rongolisi”: Rongolise, frazione del Comune di Sessa Aurunca. 42 “dame”: da me. 29 118 Lettera 23 Carissimo papà, il ritardo è dovuto a questo: avevo Fiorentina con le tonsille infiammate e le davano molto fastidio. Ogni volta che mangiava correva il pericolo di soffocarsi, e, a volte, non poteva nemmeno inghiottire. E così, mi sono deciso a fargliele levare. Ora è guarita perfettamente, sta bene e mangia senza nessuno ostacolo. E, così, mi ho levato un altro peso dallo stomaco! Potete stare, perciò, anche voi traquillo, perché noi tutti stiamo bene e così mi voglio augurare anche di voi tutti. Poi, nella vostra lettera, caro papà, mi dite che quest’anno avete avuto una brutta e scarsa raccolta. Avete molto ragione, in Italia non ha piovuto e qui, invece, piove tutti i giorni. Ma a questo non possiamo metterci riparo, dobbiamo prendercela come Iddio ce la manda. Vi dico la verità, caro papà, avevo intenzione, se il buon Dio mi avesse dato un po’ di forza di accumulare un po’ di soldi, di venirmene e farvi compagnia. Ma a sentire quello che mi avete scritto, mi sono del tutto perso di coraggio ed ho deciso di non muovermi più da dove sono. Spero, invece, di abbracciare voi, qui. L’ha fatto quello di Corigliano, Francesco V., che a 69 anni è venuto qui con il suo figliolo, ed è molto contento. Domenica scorsa venne qui, a trovare sua nipote, e gli ho fatto compagnia anche io e gli ho domandato di voi. Mi ha detto che vi ha veduto sempre il giovedì, a Sessa, e mi ha assicurato che state in ottima salute. Perciò, caro papà, se avete intenzione di venire qui, io mi informo e farò tutto il possibile, tanto più che il 26 del mese entrante vado a ritirare la carta di Cittadino americano. E così, se voi avete intenzione di venire qui, vediamo di metter su una baracca qualsiasi e stiamo bene. E questo è quello che io vi posso dire e non altro. Che, qui, a volte, con una piccola somma, si fanno i soldi! Voi venite qui! E, insieme a zio Giacchino, cercheremo di combinare qualcosa. E potrete prendervi, così, qualche giorno di riposo, che ne avete bisogno. Ma, stando in Italia, fate una vita sacrificata. Sono contento che stanno continuando a fare il ponte. E fatemi sapere, poi, qualcosa di nuovo. Caro Papà, vi mando 10 dollari, ché più non posso. Perché ve l’ho detto che, ora, aumenta la famiglia e sono il solo che lavora. E lavoro di notte, per guadagnare qualcosa in più! Vi faccio, inoltre, sapere, che l’8 di agosto si è sposato un altro figlio di zio Giacchino. Si è fatto un grande festino, c’erano più di 150 invitati ed io mi sono ammazzato di lavoro. Tutto è riuscito bene! Non mi resta altro da dirvi. 119 Lettera 23 Salutatemi zio Francesco e famiglia, e tutti i parenti e gli amici e i compari. Saluti alle mie sorelle, ai mariti, alle bambine e alla famiglia di Rongolise. Saluti e baci a voi e alla nonna. Da me, da mia moglie e dalle bambine tanti forti baci, e mi dico, per sempre, vostro figlio Ernesto 120 121 LETTER 23 FILE No. 227: registered application no. 663 of 30 March 1942. Contains one letter. APPLICANT: Federico V., resident in Tuoro di Sessa Aurunca, aged 73. Widower living with a daughter. His son Ernesto lives in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. The note of the Carabinieri of the Sessa Aurunca Station says that “he owns three pieces of cropland with various crops”. Pawtuchet, 5 August 1927 My dear Dad, I am replying to your letter very late, hoping that you are well. I, my wife and our two daughters are well. Dear Dad, my delay in replying is due to Fiorentina having swollen tonsils which were giving her a lot of trouble. Every time she ate she risked choking, and at times she could not even swallow. So I decided to have them taken out. She is perfectly well now and eating is no longer a problem. So that’s another weight off my mind! And you’ve no need to worry either because we’re all well and hope all of you are too. Your letter tells me, dear Dad, that you have had a very bad harvest this year. You’re right, of course, you haven’t had any rain in Italy while it rains every day here. But there’s nothing we can do about it, we have to accept whatever God sends us. To tell you the truth, Dad, if God had given me the strength, I was going to come to keep you company for a while. But considering everything you say, I didn’t have the courage and have decided never to move away from where I am. However, I hope you will come over here. That’s what Francesco V. from Corigliano did, he came here with his son when he was 69 and is very happy. Last Sunday he came here to see his nephew. I spent some time with him and asked him for news of you. He said he had seen you every Thursday in Sessa and assured me that you were in very good health. So if you intend to come, I’ll find out about everything necessary and do everything possible, in fact on 26th of next month I shall be going to collect my American Citizenship papers. So if you really intend to come, we’ll put up a shack or something and we’ll all be OK. This is all I can say. Here, it can happen that you make a lot of money starting from almost nothing! Come over here! And together with Uncle Giacchino, we’ll try to get something off the ground. And so you’ll be Letter 23 able to rest for a few days, you need it. By remaining in Italy, you’ll just have to go on making sacrifices. It’s good news that they are continuing to build the bridge. Let me know more about it. Dear Dad, I’m sending you 10 dollars, that’s all I am able to send. Because, as I told you, my family is getting bigger and I’m the only one who’s working. I work at night too, to earn a little more! I’d like you to know that another of Uncle Giacchino’s sons got married on 8th August. There was a big party, more than 150 guests and I worked myself into the ground. Everything worked out well! I have no more news. Just to finish: give my greetings to Uncle Francesco and family, and to all relatives and friends and neighbours. Love to my sisters, their husbands and children and to Rongolise’s family. Love and kisses to you and grandma. Lots of loving kisses from me, my wife and daughters, I am forever your loving son Ernesto 122 123 24 FASCICOLO N. 244: domanda prot. n. 727 del 17 giugno. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Giovanni T., domiciliato in Avezzano di Sessa Aurunca, 30 anni. Orfano di madre; inabile al lavoro. In Argentina, da circa 28 anni, ha il padre Francesco. SUSSIDIO: negato. Buoenos Aires 2 dicembre 1934 Mi perdoni ce che non ti mai scritto perce questa e una terra che fa escordare1 tutto io sono estato sembre bene di salute 48 anni che tengo sopo2 le espalle3 eio 25 anni di america mi sono bastante4 divertito pero aora aguanto la mi fortuna5 Giuseppe M. lo vedo sembre anche ambrogio felipe6 lavorano “escordare”: scordare, dimenticare; in spagnolo descuidar. Francesco non ha fatto altro che combinare l’italiano “scordare” e lo spagnolo descuidar. 2 “sopo”: sopra. 3 “le espalle”: le spalle; in spagnolo espalda. 4 “bastante”, in spagnolo: è l’italiano “abbastanza”. 5 “pero aora… fortuna”: però, adesso, sopporto la mia fortuna, sono rassegnato alla mia fortuna; corrisponde allo spagnolo pero ahora aguanto mi fortuna. Il verbo spagnolo aguantar in italiano ha il significato di ‘sopportare, reggere; contenere’, ma anche di ‘trattenere, mantenere, gestire’. La frase, altresì, potrebbe significare “ma ora trattengo la mia fortuna, resto aggrappato alla mia fortuna”. 6 “ambrogio felipe”: Ambrogio e Filippo. 1 Lettera 24 ieri sera anna fatta una bosseo7 uno Italiano con unargentino e litaliano gli a dati quattro cazzotti e li a guadagnato8 avio 20 mila perzone9 ai telo neanto Anche Mesollino10 Caro figlio tu mi dite che mi ai fatto chimare de consolo io non oh avuto nessuna chiamata sinon sape dove abito come mi pu chiamare cuecio fesso11 “anna fatta una bosseo”: hanno fatto un incotro di boxe. “Bosseo” è, foneticamente, lo spagnolo boxeo [bo(k)séo]. 8 “uno Italiano… guadagnato”: un italiano contro un argentino; e l’italiano gli ha dato quattro cazzotti ed ha vinto. “Guadagnato”: non è certo l’italiano “guadagnare”, anche se tale verbo ha anche il significato di ‘vincere’ denaro ad un gioco. Il percorso mentale fatto da Francesco è contorto: attraverso lo spagnolo ha ganato (‘ha vinto’, ma anche ‘ha guadagnato’), scrive “a guadagnato”, che per lui ha il significato di ‘ha vinto’. “Uno Italiano con unargentino”: il pugile italiano era Primo Carnera, l’argentino Victorio Campolo; l’incontro fu disputato, il primo di dicembre 1934, nello stadio del Club Independiente di Avellaneda, un sobborgo di Buenos Aires. Carnera vinse ai punti in dodici rounds. “Primo Carnera” (Sequals, Pordenone, 1906-1967) conquistò il titolo mondiale battendo, per k.o. alla sesta ripresa, Jack Sharkey (New York, 26 giugno 1933); perse il titolo il 14 giugno 1934 contro Max Baer. Alto quasi due metri, quando l’altezza media non superava il metro e settanta, pesava 120 chili. Durante la sua carriera fu chiamato “Torre di gorgonzola”, agli inizi; poi “Gigante buono”; infine, col declino, “Gigante dai piedi d’argilla”. Divenne un simbolo per milioni di emigranti italiani (a diciotto anni, da Sequals emigrò in Francia, vicino Le Mans, speranzoso di poter svolgere con maggiore profitto il suo lavoro di falegname) e la propaganda fascista ne approfittò per magnificare, attraverso di lui, le virtù della “razza italica”. “Victorio Campolo”: argentino; era, in realtà, un “emigrante” italiano: era nato, infatti, nel 1903 a Reggio Calabria. Durante la sua carriera disputò 30 incontri: ne vinse 21 (17 per k.o.), ne perse 8, ne pareggiò 1. 9 “avio 20 mila perzone”: alla lettera, “ebbe 20 mila persone”. Erano presenti 20.000 spettatori. 10 “ai telo neanto Anche Mesollino”: ovvero “à[i] telo(fo)nea[n]to Anche Mesollino”, ha telefonato anche Mussolini. La stampa italiana era stata sempre molto scettica nei confronti di Primo Carnera, ma dopo la sua vittoria contro Paulino Uzcudun (Barcellona, 30 novembre 1930), si parlò di «trionfo della camicia nera Primo Carnera» e «potenza del milite della LV Legione Alpina». Il ritorno del pugile in Italia fu un trionfo: e la sua prima dichiarazione ad un giornalista del Corriere della Sera fu «offro questa vittoria al mondo sportivo italiano, giubilante e orgoglioso di aver mantenuto la promessa fatta al Duce». Fu un momento d’oro per la propaganda fascista, tanto che, in seguito, Carnera apparirà perfino dal “balcone” di Palazzo Venezia, anche se non insieme al Duce, perché questi non volle sfigurare di fianco alla mole del pugile. 11 “Caro figlio… cuecio fesso”: caro figlio, mi scrivi che mi hai fatto cercare (“mi ài fatto chi(a)mare”) dal console. Io non ho avuto nessuna lettera. Se non sa il mio indirizzo, come mi può cercare (“mi pu(ò) chiamare”) questo fesso? “Sape”: sa. Corrisponde esattamente all’antico sapet. Usata anche da Dante (Purgatorio, XVIII, 56: «uom non sape»), tale forma è ancora viva nei dialetti meridionali: napoletano sapə, calabrese sape, siciliano sapi. In napoletano, il presente indicativo di sapé (il latino săpĭo, dove il nesso pi nell’Italia meridionale si è sviluppato in ćć) è: saccio o sacce, saie, sa o sape, sapimmo, sapìte, sanno. “Pu”: lapsus per “può”. “Cuecio”: è “questo”; la base latina eccu istu non solo ha dato luogo alla forma toscana “questo”, ma, su e giù per l’Italia, anche a molte altre forme dialettali: chesto, quesso, èsto, estu, quisto, chisto, isto, ist, sto, stu, si, ço, zo, sò. L’autore della lettera scrive “cuecio”; probabilmente voleva scrivere ‘cueso’ o ‘cuesso’: “cue-” è que- [kwe-]; “-cio”, invece, è un lapsus per -so o -sso [-so, 7 124 Lettera 24 Dopo 12 anni escrivo Italiano mi uscusi si eta male escritto 12 questa e la mia firma vostro padre servitore Francesco T. fù Giovanni Tanti saluti alla tua fitanzata un bacio di vero cuore alla mia mamma Isabella C. fratelli sorelle nipoti e nipote tutti i miei zii compari e commare saluto afrancesco i13 teresina i pasquale p. con la moglia e a tutti quelli che domantono14 dime, e fammi sapere se ai ricevuto le lire 100 che ti o mandato mi firmo T. francesco famme sapere si di tua Madre quello che ti tocco di propieta15 mi lascio di ecrivere le 4 della tardi encastiglia16 domenica 2 di dicembre fate buone feste Natale e principio dellanno addio addios escrivi quanto ti viene la lettera el mio interizo Valdenegro n. 3096 Buenos Aires Republica Argentina -θo], a meno che Francesco non abbia voluto rendere la pronuncia so, θo, o l’errata θјo, che, in spagnolo, sono riportati con la grafia -co-, -cio-, -cio. “Fesso”, sottolineato da Francesco, è, in italiano, un prestito dal napoletano: ‘sciocco, balordo, tonto’ (da fessa ‘vulva’, secondo il procedimento semantico per cui i nomi degli organi genitali possono significare ‘stupido’). 12 “Dopo 12 anni… escritto”: dopo 12 anni, scrivo in italiano. Scusami se questa lettera è scritta male. “Escritto”: corrisponde all’italiano “è scritto”; ma potrebbe anche essere lo spagnolo es escrito, dal verbo escribir. “Mi uscusi”, scusami; in spagnolo excusa me, dal verbo excusar [eskusár]. “Eta”: questa; in spagnolo esta. 13 “i”: è la congiunzione “e”, in spagnolo y. 14 “domantono”: domandano. 15 “si di tua Madre… propieta”: ciò che, da parte di tua madre, ti è toccato in eredità. 16 “mi lascio… encastiglia”: smetto di scrivere alle 4 del pomeriggio (alle 4 de la tarde, in castigliano). “Ecrivere”: scrivere; vedi la precedente nota 12. “Le 4 della tardi”: in spagnolo a las 4 de la tarde. “Encastiglia”: correttamente, en castellano; i termini castellano ed español, riferiti alla “lingua”, solitamente sono usati come sinonimi: in Argentina la lingua ufficiale è lo “spagnolo”; in Spagna, però, la Costituzione riconosce come lingua ufficiale proprio il “castigliano” (lingua originaria della Castiglia), nonché, «ufficiali nelle rispettive comunità autonome», il “catalano”, il “gallego” ed il “basco”. 125 Lettera 24 *** Buenos Aires, 2 dicembre 1934 Perdonami, se non ti ho mai scritto, ma questa è una terra che fa dimenticare tutto. Sono stato sempre bene, in questi 48 anni che tengo. E, nei 25 anni che sono in America, mi sono abbastanza divertito. E, ora, non voglio perdere la mia fortuna. Giuseppe M. lo vedo sempre, anche Ambrogio e Felipe: lavorano. Ieri sera hanno fatto un incontro di boxe, un italiano contro un argentino, e l’italiano gli ha dato quattro cazzotti ed ha vinto. C’erano 20.000 persone. Ha telefonato anche Mussolini. Caro figlio, mi dici che mi hai fatto cercare dal Console, ma nessuno mi ha cercato. Se non sa dove abito, come mi può chiamare, questo fesso? Dopo 12 anni, scrivo in Italiano. Scusami se questa lettera è scritta male. Questa è la mia firma, vostro padre servitore Francesco T. fu Giovanni Tanti saluti alla tua fidanzata, un bacio di vero cuore alla mia mamma, Isabella C. Saluti ai fratelli, alle sorelle, ai nipoti e alle nipoti, a tutti i miei zii, a compari e comari. Saluti a Francesco e Teresina e a Pasquale P. con la moglie, e a tutti quelli che domandano di me. E fammi sapere se hai ricevuto le 100 lire che ti ho mandato. Mi firmo T. Francesco Fammi sapere cosa, da parte di tua madre, ti è toccato in eredità. Smetto di scrivere alle 4 de la tarde, in lingua castigliana, domenica 2 di dicembre. Fate buone feste di Natale e un buon principio d’anno. Addio, addio. Scrivimi, quando ti arriva la mia lettera. Il mio indirizzo: Valdenegro n. 3096 Buenos Aires - Repubblica Argentina 126 127 LETTER 24 FILE No. 244: registered application no. 727 of 17 June. Contains one letter. APPLICANT: Giovanni T.,resident in Avezzano di Sessa Aurunca, aged 30. His mother is deceased and he is unable to work. His father Francesco has lived in Argentina for 28 years. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. Buenos Aires, 2 December 1934 Forgive me if I have never written to you, this land makes you forget everything. I have always been well, for all the 48 years of my life. And during the 25 years I have been in America I have enjoyed myself. So I don’t wish to lose sight of my good fortune now. I often see Giuseppe M., also Ambrogio and Felipe. They all have jobs. There was a boxing match last night, an Italian against an Argentinian, and the Italian gave a few hard punches and won. There were 20,000 spectators. Even Mussolino phoned. Dear son, you tell me that you asked the Consul to try to find me, but no one came looking for me. If he doesn’t know where I live, how can that idiot call on me? After 12 years, I’m writing in Italian again. Forgive me if this letter is badly written. This is my signature, your faithful father Francesco T. once Giovanni Fond greetings to your fiancée, a kiss to you. Loving kisses to my mother Isabella C. Love to my brothers, sisters, nephews and nieces, all my aunts and uncles, and neighbours. Greetings to Francesco and Teresina and to Pasquale P. and to all those who ask about me. And let me know if you have received the 100 lire I sent you. Your father T. Francesco Let me know who, apart from your mother, got the inheritance. I’m stopping writing at 4 de la tarde, in the Catalan language, Sunday 2 December. Letter 24 Merry Christmas and a Happy New Year. Goodbye, goodbye. Write when you get my letter. My address: Valdenegro n. 3096 Buenos Aires – Republic of Argentina 128 129 25 FASCICOLO N. 264: domanda prot. n. 851 del 24 luglio 1942. Contiene tre lettere. RICHIEDENTE: Giambattista A., domiciliato in Sorbello di Sessa Aurunca, 87 anni. Negli Stati Uniti d’America ha il figlio Gaetano. SUSSIDIO: negato. Paterson N.J.1 1/12/35 Carissimo padre Ti scrivo per augurarti un ottimo Natale e Capo d’Anno a te insieme a tutti di famiglia. T’invio un vaglia di 10 dollari, dolente di non poterti mandare di più. Da qualche mese pur lavorando come un asino non guadagno per quel che spendo, eppure bisogna tacere, prevedendo peggio. Come sai noi si lavora ad un tanto al metro, quanto più lavora l’uomo2 meno cammina il telaio, e quindi meno metri, spiegato. Per tener contenta Concetta3 la quale dietro consiglio del medico ha dovuto lasciare la scuola, causa la miopia crescente, ho mandato a prendere a Los Angeles un apparecchio – normalizzatore degli occhi – Costa 25 dollari, ne ho pagato 5, e ne pagherò 20 al riceverlo tra giorni. Ripeto far contenta mia figlia ed anche io, ma sò che tale apparecchio non arreca nessun beneficio, e i dottori oculisti dicono così. Speravo almeno una volta tanto di veder riuniti i miei figli nel giorno di Natale, ma anche questo è svanito. Mio figlio G. Battista, stanco di far continue questioni con la madre4 dieci giorni fà ritirò dalla banca 80 dollari, che io avevo fatto rispiarmiare dacchè veniva in casa mia, e dopo di avermi aiutato a mettere il mosto nella botte, e nel mentre io gli raccomandavo di evitare fastidio con la madre, oppure venire a stare con me, egli si eclissava insalutato ospite5, e solo l’altro ieri ho ricevuto una sua cartolina da Los Angeles California, promettendo scrivermi appena trova lavoro, ma io sò che sarà ben difficile che riesca e che i soldi saran presto finiti, se già non lo sono, e quindi dovrò pensare anche per il suo Natale. Intanto il vino che ho fatto più per lui che per me, sarò costretto a berlo io, e ho già incominciato per non perder tempo. Non la botte però (200 litri) 50 litri li ho messi in vetri, e ho incominciato da questi. 1 Paterson, città nel New Jersey. “quanto più lavora l’uomo”: da quanto dice in seguito, è un lapsus per “quanto meno lavora l’uomo”. 3 Gaetano ha tre figli: Concetta, Giovan Battista e Costantino. 4 Gaetano non vive con la moglie. Dalle lettere non si evince il motivo della “separazione”. 5 “insalutato ospite”: locuzione avverbiale, ‘senza salutare, alla chetichella’. 2 Lettera 25 Costantino non beve alcoolici. Sarò dunque costretto a bere il vino da solo, ed è anche un vino che non mi piace tanto più imbrogliato nel comprar l’uva. Credetti rispiarmiare ed ebbi ciò che non volevo. Intanto smetto, forse scriverò ancora per Natale, ma se non sarà, cerca tu con tutti i nostri di fare il miglior Natale possibile, ed io cercherò far lo stesso. Questo è il mio augurio. Baci Gaetano *** Paterson, N.J., 1° dicembre 1935 Carissimo padre, ti scrivo per augurarti un ottimo Natale e Capodanno, a te insieme a tutti di famiglia. T’invio un vaglia di 10 dollari, dolente di non poterti mandare di più. Da qualche mese, pur lavorando come un asino, non guadagno per quello che spendo, eppure bisogna tacere, prevedendo il peggio. Come sai, noi si lavora ad un tanto al metro, quanto meno lavora l’uomo, meno cammina il telaio e, quindi, meno metri di tela. Mi sono spiegato? Per tener contenta Concetta, che, su consiglio del medico, ha dovuto lasciare la scuola, causa una miopia crescente, ho mandato a prendere a Los Angeles un apparecchio, un normalizzatore degli occhi. Costa 25 dollari: ne ho pagato 5, e ne pagherò 20 al riceverlo, tra giorni. Ripeto, per far contenta mia figlia, e anche me; ma so che tale apparecchio non arreca nessun beneficio. Anche gli oculisti dicono la stessa cosa. Speravo, almeno una volta tanto, di veder riuniti i miei figli nel giorno di Natale, ma anche questo è svanito. Mio figlio G. Battista, stanco di far continue questioni con la madre, dieci giorni fa ritirò dalla banca 80 dollari, che gli avevo fatto risparmiare dacchè veniva in casa mia. Ma, dopo avermi aiutato a mettere il mosto nella botte, e nel mentre gli raccomandavo di evitare problemi con la madre, oppure di venire a stare con me, egli si eclissava, insalutato ospite, e solo l’altro ieri ho ricevuto una sua cartolina da Los Angeles, California, in cui mi promette di scrivermi appena trova lavoro. Io so che sarà ben difficile che ci riesca e che i soldi saran presto finiti, se già non lo sono, e quindi dovrò pensare anche per il suo Natale. Intanto il vino, che ho fatto più per lui che per me, sarò costretto a berlo io, e ho già incominciato per non 130 Lettera 25 perder tempo. Non la botte, però, che è di 200 litri. 50 litri li ho messi in vetri, e ho incominciato da questi. Costantino non beve alcoolici. Sarò, dunque, costretto a bere il vino da solo, ed è anche un vino che non mi piace, tanto più che sono stato imbrogliato nel comprar l’uva. Credetti di risparmiare ed ebbi ciò che non volevo. Intanto smetto. Forse scriverò ancora per Natale, ma se non sarà così, cerca tu, con tutti i nostri familiari, di fare il miglior Natale possibile, ed io cercherò di fare lo stesso. Questo è il mio augurio. Baci, Gaetano 131 132 LETTER 25 FILE No. 264: registered application no. 851 of 24 July 1942. Contains three letters. APPLICANT: Giambattista A., resident in Sorbello di Sessa Aurunca, aged 87. His son Gaetano lives in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. Paterson, N.J., 1st. December 1935 My dear father, I am writing to wish you the best possible Christmas and New Year. to you and all the family. I’m sending you a postal order for 10 dollars, sorry I can’t send more. For the last few months, though I’ve worked like a donkey, I have been earning less than I spent, and yet I have to keep quiet about it, thinking it might get worse. As you know, we work and are paid by the metre, so the less a man works, the less the loom peoduces, so only a few metres of cloth. Get my meaning? To please Concetta, who the doctor has advised to leave school because of increasing short-sightedness, I ordered from Los Angeles a sight adjuster. It costs 25 dollars: I’ve paid 5 dollars, and I’ll pay 20 on delivery in a few days’ time. I repeat, it was to please my daughter, and me too, but I know it won’t improve matters. The eye specialists say the same thing. I had hoped, for once at least, to have all my children together on Christmas Day, but I was disappointed in this too. My son G. Battista, tired of arguing with his mother, took 80 dollars out of the bank ten days ago which I had been able to save by having him at home. But after he had helped me to put the must in the barrel, and while I urged him to avoid problems with his mother or to come back to live with me, he disappeared, an unwanted guest, and it was only the day before yesterday that I received a postcard from Los Angeles, California, promising to write me as soon as he found a job. I know that this will be difficult and that all his money will soon be spent, if it hasn’t been spent already, which means I shall have to think about his Christmas. In the meanwhile, the wine, which I made more for him than for me, I will have to drink myself, and I’ve already started on it so as not to waste time. But not the whole barrel of 200 litres. I’ve bottled 50 litres and begun drinking that. Costantino does not drink alcohol. So I’ll have to drink the wine by myself, and it’s a wine I don’t like, they cheated me when I bought the grapes. I thought I was saving money and got what I didn’t want. Letter 25 I’ll stop there. I might write again before Christmas, but if I don’t, try to have the best possible Christmas with all the family, and I’ll try to do the same. That’s what I wish you. Kisses, Gaetano 133 134 26 FASCICOLO N. 264: domanda prot. n. 851 del 24 luglio 1942. Contiene tre lettere. RICHIEDENTE: Giambattista A., domiciliato in Sorbello di Sessa Aurunca, 87 anni. Negli Stati Uniti d’America ha il figlio Gaetano. SUSSIDIO: negato. Paterson N.J. 1/3/936 Carissimo Padre. Ricevei la tua lettera e spero che tu stia bene, e che i dolori erniari sian passati e ti lascin più tranquillo, io non posso altro che augurarti bene, e che tu ci sii a lungo conservato, alle ernie io non posso nulla, ma se senti il bisogno di qualche dollaro, io non ne ho molti, ma per te ne avrò. Di mio figlio Titta1 dopo la prima cartolina non ebbi più notizie, un giornale2 prima di Natale e non altro. Ho visto una sua lettera scritta a sua madre ieri, dalla quale risulta trovasi nelle condizioni, che io già prevedevo, domani gli manderò qualche dollaro, quantunque non dovrei occuparmene. Costantino continua ad andare a scuola, contro la mia volontà, primo perché non sarà di nessun beneficio per lui, secondo, perché a me pesa troppo ormai, e dovrei risparmiare qualche dollaro per me, prevedendo che non avrò nessuno, e la vecchiaia è alla porta, ed in questo paese è mal vista e mal tollerata; alle porte delle fabbriche un uomo di 50 anni è guardato di traverso. È considerato arnese inutile. Concetta, che certamente non può ancora lavorare ha ancor bisogno del mio aiuto, che io do volentieri come posso, quantunque è con la madre e deve obbedirla. Viene a casa mia perché viene a prendere, altrimenti non verrebbe, della madre nulla dice, e nulla io chiedo. Non ho altro che salutarti insieme a tutti di casa. Baci da me Costantino e Concetta. Gaetano Costantino, non studia l’italiano od altra lingua, perché non prese quel corso, e fu uno sbaglio, dovuto più a me che a lui, ormai è tardi bisognava scegliere all’inizio. 1 2 “Titta”: così, affettuosamente, Gaetano chiama il figlio Giovan Battista. Giovan Battista, prima di Natale, ha inviato al padre, in dono, un quotidiano, forse una rivista. Lettera 26 *** Paterson, N.J., 1 ° marzo 1936 Carissimo Padre, ricevei la tua lettera, e spero che tu stia bene e che i dolori erniari sian passati e ti lascin più tranquillo. Io non posso altro che augurarti di star bene e che tu ci sia a lungo conservato; per le ernie non posso fare nulla, ma se senti il bisogno di qualche dollaro, io non ne ho molti, ma per te ne avrò. Di mio figlio Titta, dopo la prima cartolina non ebbi più notizie: un giornale, prima di Natale, e non altro. Ho visto, ieri, una sua lettera scritta a sua madre, dalla quale risulta trovarsi nelle condizioni che io già prevedevo. Domani gli manderò qualche dollaro, quantunque non dovrei occuparmene. Costantino continua ad andare a scuola, contro la mia volontà: primo, perché non sarà di nessun beneficio per lui; secondo, perché a me pesa troppo, ormai, e dovrei risparmiare qualche dollaro per me, prevedendo che non avrò nessuno e che la vecchiaia è alla porta. E, in questo paese, è mal vista e mal tollerata. Alle porte delle fabbriche un uomo di 50 anni è guardato di traverso. È considerato un arnese inutile. Concetta, che certamente non può ancora lavorare, ha ancora bisogno del mio aiuto, che io do volentieri come posso, quantunque viva con la madre e deve obbedirle. Viene a casa mia perché viene a prendere, altrimenti non verrebbe; della madre nulla dice, e nulla io chiedo. Non ho altro che salutarti, insieme a tutti di casa. Baci da me, da Costantino e Concetta. Gaetano Costantino non studia l’Italiano, né altra lingua, perché non prese quel corso, e fu uno sbaglio, dovuto più a me che a lui. Ormai è tardi, bisognava scegliere all’inizio. 135 136 LETTER 26 Paterson, N.J., 1st March 1936 My dear father, I got your letter, and hope that you are well and that your slipped disk pains are no longer a problem so that you can have some peace and quiet. The only thing I can do is to hope you are well and have been for some time; there’s nothing I can do about your slipped disk, but if you feel in need of a few dollars, I haven’t got much money myself, but just for you I can spare some. As for my son Titta, after his first postcard I heard nothing more from him, just a newspaper before Christmas, and that’s all. Yesterday I saw a letter he’d written to his mother, from which I gather that he’s in exactly the state I imagined. I’ll send him a few dollars tomorrow, but more than that I can’t do. Costantino is still going to school, against my wishes: firstly because it won’t do him any good, and secondly, because I can’t afford it anymore, and I should put a few dollars aside for myself, thinking that there’ll be nobody to look after me and that old age is just around the corner. Here in this country, old age is not tolerated. A man of 50 at the factory gates is ignored. People think he should be chucked out. Concetta certainly can’t get a job yet, she still needs my help, which I give her whenever I can, in spite of the fact that she lives with her mother and has to do as she says. She only comes to see me to get what she can, otherwise she wouldn’t come at all; she says nothing about her mother and I ask nothing. It only remains for me to send my love, and to all at home. Kisses from me, from Costantino and Concetta. Gaetano Costantino is not learning Italian or any other language, because he didn’t do that course, it was a mistake that was more mine than his. It’s too late now, we should have chosen to do it from the very beginning. 137 27 FASCICOLO N. 286: domanda prot. n. 965 del 9 settembre 1942. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Antonio G. e la moglie Anna C., domiciliati in Lauro di Sessa Aurunca. Negli Stati Uniti d’America, da circa 15 anni, hanno il figlio Giovanni. SUSSIDIO: negato. Nella nota informativa dei Carabinieri della Stazione di Lauro di Sessa Aurunca è scritto: “non si trovano nelle condizioni di effettivo bisogno… posseggono complessivamente circa 25 moggia di terreni seminativo ed alberato, nonché una piccola masseria”. New York 13 – 12 – 1940 Carissimi Genitori Vi avvio1 questi due richi diretti avvoi per augurarvi il S. Natale. Carissimi Genitori Vi voglio dirvi che quando vengono questi giornni mi fanno ricordare le sere dalla S. Vergilia, di Natale2, quando si dividevano dui dolgi3 accanto al focolaro. Hò se voi sappiate4 quelle piccole usanze come sono dolgile5 ricordare per chi e lontano, sono più potende6 del dollaro in tasca, per motio di allecria7. Cosi questo S. Natale farei conto che sono anchio con voi, e vi avvio una piccola somma di £. 500 = Cinquecento, per comprare quei dolgi, e divedergli 8 accanto al focolare, tutti in sieme di famiglia. Vi Augurio il S. Natale per cento anni sempre felice e con ottime salute. “avvio”: termine desueto per ‘invio’; si riscontra, talvolta, nel burocratese: “si avvia” per “si inoltra, si invia; si attiva”. 2 “le sere… di Natale”: la sera della vigilia di Natale. “S. Vergilia”: santa vigilia. 3 “dui dolgi”: due dolci; pochi dolci. “Dui”, due: ha valore indeterminato, indica una quantità ridotta. 4 “Hò se voi sappiate”: oh, se voi sapeste. 5 “dolcile”: dolci. 6 “potende”: potenti. 7 “per motio di allecria”: per il motivo che davano allegria, perché davano gioia. Andrea ricorda, con nostalgia, i momenti in cui, nel periodo di Natale, si dividevano i pochi dolci seduti accanto al focolare. Ed afferma che quei ricordi valgono più dei soldi (“sono più potende”), perché, al contrario dei soldi, danno sicuramente la gioia, l’allegria. 8 “divedergli”: dividerli. 1 Lettera 27 E vi bacio la mane9 sinistra come una volda che eravamo riuniti. Vostro figlio G. Andreio Carissimo fratello Ti rispondo alla tua lettera, come di sendire date10 che per ora siete tutti bene di satute, cosi ancheio spero per voi tutti. Mi dispiace di sendire del nostro padre che si trova sembre in facendato11, e vero le triste cose mondiale12 le facende vengano più difficele13. Ma tutto ciò14 delle volde si e possibile si deve attrassare15 unpò, e far riposare anche la vita16. Io per grazie di Dio mi trovo bene. Spero che riceverete le mie notizie prima del Santo Natale, e spero che lo farete tutti con ottime salute, e a llecrie17, compresa mia sorella Giovannina, cercasse di dimendicare le triste cose, per quel S. giornno. Cosi vi avvio degli più cari augurii, e fate tutti il buon S. Natale per cento anni. Vi saluto atutti di famiglia profondamende con cuore Io ti saluto e ti bacio, te, che mi scrivi18. Tuo aff. fratello G. Andreio “la mane”: la mano. In napoletano: ʼa mana (la mano), ʼe mmane (le mani). “date”: da te. 11 “in facendato”: affaccendato; in napoletano ʼnfacennato. 12 “e vero… mondiale”: è vero, con le triste vicende che accadono nel mondo. 13 “le facende… difficele”: è più difficile anche sbrigare le cose da fare. “Fac(c)ende”: in napoletano facènne. 14 “Ma tutto ciò”: ma con tutto ciò. 15 “si deve attrassare”: si deve rinviare; qualcosa deve essere rinviata. “Attrassare”, attrassà: è meridionalismo (dallo spagnolo atrasar, ‘rinviare, far tardare’, derivato da atras ‘oltre’, dal latino trans ‘al di là, attraverso, oltre’), col significato di ‘ritardare, rinviare, specialmente un pagamento’. 16 È molto bella l’espressione “far riposare anche… la vita”. 17 “a llecrie”: allegria; in napoletano allerìa, allerézza. 18 Non è chiaro se quest’ultimo saluto è riferito al fratello Antonio, che gli scrive dall’Italia, o se allo scrivano di cui Antonio, forse, si serve. 9 10 138 Lettera 27 *** New York, 13 dicembre 1940 Carissimi Genitori, vi invio queste due righe per augurarvi Buon Natale. Carissimi Genitori, voglio dirvi che quando giungono questi giorni, mi fanno ricordare le sere della santa vigilia di Natale, quando si dividevano due dolci accanto al focolare. Oh, se voi sapeste come è dolce, per chi è lontano, ricordare quelle piccole usanze! Sono più importanti del dollaro in tasca, perché danno allegria. Così, in questo Santo Natale, fate conto che sono anch’io con voi. Vi mando, perciò, una piccola somma – 500 lire –, per comprare quei dolci e dividerli, poi, accanto al focolare, tutti insieme in famiglia. Vi auguro di trascorrere il Santo Natale per cento anni, sempre felici e in ottima salute. E vi bacio la mano sinistra, come facevo una volta, quando eravamo riuniti. Vostro figlio, G. Andrea Carissimo fratello, rispondo alla tua lettera e ti faccio sapere che, per ora, noi stiamo tutti bene. Così spero di voi. Mi dispiace di sentire che nostro padre è sempre affaccendato. È vero: per i fatti tristi che accadono nel mondo, è anche più difficile e complicato portare avanti gli impegni! Ma, nonostante ciò, a volte, se è possibile, egli deve rinviare qualcosa e far riposare anche... la vita. Io, per grazia di Dio, sto bene. Spero che riceverete le mie notizie prima del Santo Natale, e spero che lo farete tutti in ottima salute e in allegria, compresa mia sorella Giovannina. Provasse, nostra sorella, a dimenticare gli eventi tristi, almeno in quel santo giorno! Vi mando i miei più cari auguri; e fate tutti, per cento anni, un buon Santo Natale. Vi saluto tutti di famiglia, profondamente e col cuore. Saluto e bacio te, che mi scrivi. Tuo affezionato fratello G. Andrea 139 140 LETTER 27 FILE No. 286: registered application no. 965 of 9 September 1942. Contains one letter. APPLICANT: Antonio G. and his wife Anna C., resident in Lauro di Sessa Aurunca. Their son Giovanni has lived in the USA for 15 years. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. The note of the Carabinieri of the Lauro di Sessa Aurunca Station says: “they are not really in need of help as they own a total of 25 cultivable pieces of land planted with trees, as well as a small farm.” New York, 13 December 1940 My dear parents, I’m dropping you a few lines to wish you a Merry Christmas. Dearest Parents, I wish to say that when this time of year comes round, I think of Christmas Eve when we sat eating cakes by the fireside. If you only knew how sweet the memories of those times are for those who live far away! They are more important than the dollars in your pocket, because they make you feel cheerful. So this Christmas, remember that I too am with you. So I’m sending you a little money – 500 lire – for you to buy those cakes and eat them by the fireside, all the family together. I hope you will enjoy the Holy Christmas for one hundred years to come, happy and in good health. And I kiss your left hand, as I used to do when we were together. Your loving son, G. Andrea My dear brother, I am replying to your letter to let you know that, for the time being, we are all well. I hope it’s the same with all of you. I’m sorry to hear that father is always so busy. It’s true, when there are so many sad things happening in the world, it’s more difficult to get on with things! But in spite of that, if possible he should put some things off at times and just let life go on… Thanks to God, I’m well. I hope you get this letter before Christmas, and that you’ll all spend it in the best of health and happily, including my sister Giovannina. Our sister should try to forget all the sad events, at least on that holy day! Letter 27 I send you all my love; and do enjoy Christmas for a hundred years to come. Love to all the family, from the depths of my heart. Fondest love, hoping to hear from you. Your fond brother G. Andrea 141 142 28 FASCICOLO N. 304: domanda prot. n. 1062 del 13 ottobre 1942. Contiene una lettera. RICHIEDENTE: Antonetta G., domiciliata in Sessa Aurunca, 21 anni. Sordomuta; orfana di madre, convive con i nonni. Negli Stati Uniti d’America ha il padre Giuseppe. SUSSIDIO: negato. La lettera non riporta né il luogo, né la data; ma dal timbro postale riportato sulla busta risulta essere stata spedita da Jersey City, N.J., il 9 dicembre 1937. Carissima Madra Vengo a scrivervi questa mia per darvi la mia buona salute come desidere sempre la vostra e tutta in famiglia assieme alla mia carmia1 figlia, Cara Mamma, non sono io che ho tardato a scrivervi e la necessità così vuole2 che sono 11 mesi che non posso prendere la pensione, il Consolo mi dice sempre fra un meso mi arriva e invece fino ad’oggi non o potuto prendere ancore niente, e perciò io non ho scritto, sempre con la speranza che prendeva la moneta e vi spedive come ciò vi ho detto, perché la mia parola e3 una, e sono tante nervoso per questa moneta, che faccio sempre a faito col console4, perché io vi voleva contentare tante a voi5 e la mia figliuccia, non vi credete che io la fosse prese la moneta, potete anche voi imformare ho6 alla posta o pure scrivete a Roma, Cara Mamma Io ho capito tutto ciò che mi scriveto ma che posso fare io, soltanto mi mortifico che non posso contentarvi ancore, poi Mamma cara, qui inn’America ce7 una miseria più di tutte il monde, sono più 3 o 4 anni che non si guadagna niente ce “carmia”: lapsus per ‘cara mia’. “e la necessità così vuole”: è la necessità (del fato), che vuole così. 3 “e”: è. 4 “faccio sempre… col console”: riusciamo ad immaginare Giuseppe discutere animatamente o, addirittura, fare la voce grossa col Console, ma non una “faida” (“faito”) tra i due. Immaginiamo Giuseppe discutere animatamente, fare la voce grossa col Console. Ma, addirittura, una “faida” con lui: è un po’ troppo! 5 “a voi”: voi. Per la “a” segnacaso, si veda lettera 2, nota 24. 6 “ho”: o. 7 “ce”: c’è. 1 2 Lettera 28 tutto sciopere8, tutte le fattoria chiusa, ce una fama terribbile, che a noi ci da a mangiare il Governo e vi potete anche informarvi se evvero9 di tutto ciò che vi scrive si aspetto10 l’anno nuove per i lavore come dicono se pure evvero, speriamo così io vi posso mandare tutti i mesi qualche cosa tanti avoi, e la mia Antonetta, vi raccomando di volerla sempre bene e di guardarla bene11 fatemi sapere tutto, io cara Mamma, ho fatto leggere anche al Consolo la lettera, che mi aveto scritto, lui a fatto tutto ma e12 Roma che non rispondo ancore perché in Italia si pense sempre di Guerra non pensano la mia pensione, ma speriamo che fra un mese o due mi danno i miei diritti, e se no sono capace anche avenire13 in Italia per farmi rispettare i miei diritti. e state sensa pensiere che si14 mettono i lavori, io non mi dimendico più di voi e tutti in famiglia. Saluti e baci a tutti in famiglia dal vostro caro figlio Giuseppe G. Carissima mia figlia Non scoragirti15 che tuo padre e ancore vivo, non ti crede di quel che tu pensi16 qui non ce lavore che sono 3 o 4 anni per tutti, che ci da ammangiare17 il Governo, e ti puoi anche imformare se evvero di tutto ciò che io ti scrive, e perciò ho tardate ascriverti sempre con la speranza che mi davano i miei diritti e dio18 mandavo ciò che ho promesso e spero al più presto possibile di condentarti; Cara figlia diguardo del pacco non posso, eppoi non convieno si paca assai tazzio19, se io prento la moneta ti spetisco la moneta cosi ti puoi comprare a tutto20 a tuo piacere “ce tutto sciopere”: ci sono scioperi ovunque. “evvero”: è vero. 10 “si aspetto”: si aspetta. 11 “e di guardarla bene”: e (vi raccomando) di badare a lei, di sorvegliarla bene. La richiesta fatta da Giuseppe alla madre è motivata dalla condizione della figlia Antonetta che, all’epoca della lettera sedicenne, era sordomuta. 12 “e”: è. 13 “avenire”: di venire. 14 “si”: se. 15 “Non scoragirti”: non scoraggiarti. 16 “non ti crede… pensi”: non credere a quello che pensi, che hai pensato. 17 “ci da ammangiare”: ci dà da mangiare. In napoletano: ce dà ʼa mmangià. 18 “e dio”: ed io. 19 “si paca assai tazzio”: si paga molto dazio. 20 “ti puoi comprare a tutto”: puoi comprarti tutto. La a è usata, quasi in maniera indiretta, per introdurre un complemento oggetto, allorquando tale complemento è una persona o un essere animato (si veda lettera 2, nota 24); qui Giuseppe, però, si discosta dal regolare uso dialettale, usandola davanti a “tutto”. 8 9 143 Lettera 28 perché in Italia ce la robba meglio di quà, ti mando questi dollere che me lo fatto prestare e mi deve credere e ti comprerai unpaio di calzetta per il S. Natale. Saluti e baci sempre tuo padre Giuseppe G. Di nuove buone feste a tutti e baci a tuti infamiglia Vostro figlio Giuseppe G. Vi ricorderò al più presto possibbile *** Carissima Madre, vi scrivo questa lettera per farvi sapere che sono in buona salute. Così desidero per voi e per tutti in famiglia, insieme alla mia cara figlia. Cara Mamma, non sono io che ho tardato a scrivervi. È il destino, che così vuole! Perché sono trascorsi 11 mesi e ancora non riesco a prendere la pensione. Il Console mi dice sempre che l’avrò “fra un mese”, invece, fino ad oggi, non ho preso ancora niente. Per questo motivo non ho scritto: sempre con la speranza di prendere la moneta e, come vi avevo promesso, di potervi spedire qualcosa. Perché la mia parola è una sola! Sono così tanto nervoso, a causa di questa moneta che non arriva, che litigo sempre col Console. Perché volevo accontentare tanto voi che la mia figliuccia. Non pensate, però, che la moneta l’ho presa. Se non mi credete, informatevi voi stesse, all’ufficio postale, oppure scrivete a Roma! Cara Mamma, ho capito tutto ciò che mi scrivete. Ma che posso fare? Solo mi mortifico, perché ancora non posso accontentarvi. Inoltre, Mamma cara, c’è che qui, in America, c’è la miseria più grande del mondo: sono più di 3 o 4 anni che non si guadagna niente, ci sono scioperi ovunque, le fattorie sono tutte chiuse. C’è una fame terribile, così tanto che, a noi, ci dà da mangiare il Governo. Potete anche informarvi se, tutto ciò che vi scrivo, è vero. Per il lavoro, come dicono, si dovrà aspettare l’anno nuovo. Se pure è vero! Speriamo che succede, così vi posso mandare tutti i mesi qualcosa, sia a voi che alla mia Antonetta. Vi raccomando di volerle sempre bene e di badare a lei. Fatemi sapere tutto. Io, cara Mamma, ho fatto leggere anche al Console la lettera che mi 144 Lettera 28 avete scritto; lui ha fatto tutto, ma è da Roma che ancora non rispondono, perché in Italia si pensa sempre alla Guerra, non pensano alla mia pensione. Speriamo, però, che, fra un mese o due, mi danno quanto è mio diritto avere. Perché, se non accade, per far rispettare i miei diritti, sono capace anche di venire in Italia. E state senza pensieri, ché, se si torna a lavorare, io non mi dimentico più di voi, né di tutti gli altri in famiglia. Saluti e baci a tutti, dal vostro caro figlio Giuseppe G. Carissima figlia, non scoraggiarti, ché tuo padre è ancora vivo. Non credere a quello che pensi. Qui in America, per tutti – e da 3, 4 anni –, non c’è lavoro. Ci dà da mangiare il Governo. Puoi anche informarti, per sapere se è vero tutto ciò che ti scrivo. Per questi motivi ho tardato a scriverti, perché speravo sempre che mi avrebbero dato ciò che mi spetta di diritto, ed io ti avrei mandato quello che già ti ho promesso. Spero, comunque, di accontentarti il più presto possibile. Cara figlia, riguardo al pacco, non posso spedirtelo. E, poi, non conviene, ché si paga molto per il dazio. Se mi danno la moneta, ti spedisco la moneta, così puoi comprare tutto a tuo piacere. Perché, in Italia, c’è roba migliore di quella che c’è qua. Ti mando questi dollari, che mi ho fatto prestare: e mi devi credere! Ti comprerai un paio di calze per il santo Natale. Saluti e baci, sempre il padre tuo, Giuseppe G. Di nuovo auguro buone feste a tutti. E baci a tutti in famiglia, vostro figlio, Giuseppe G. Vi ricorderò, il più presto possibile! 145 146 LETTER 28 FILE No. 304: registered application no. 1062 of 13 October 1942. Contains one letter. APPLICANT: Antonetta G., resident in Sessa Aurunca, aged 21. Deaf and dumb, mother deceased,, lives with her grandparents. Her father Giuseppe lives in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. This letter gives no address or date, but the postmark on the envelope tells us it was sent from Jersey City, N.J., on 9 December 1937. My dear Mother, I’m writing to say that I’m in good health. And so I hope all of you are in the family, together with my dear daughter. Dear Mummy, it isn’t my fault if I’m late writing to you. It’s destiny that wants things to go this way. Because 11 months have gone by and I still haven’t managed to collect my pension. The Consul keeps on telling me that I’ll have it “in a month’s time” and I’ve still had nothing. It’s for this reason that I haven’t written, always hoping that I’ll have the money and, as I promised, that I’ll be able to send you something. My word is my word! So I’m so nervy because of this money not coming through that I’m always quarrelling with the Consul. I wanted to make you and my daughter happy. But you mustn’t think that I’ve received the money. If you don’t believe me, go and ask the post office or write to Rome! Dear Mum, I understand perfectly what you say. But what can I do? I feel so ashamed about not being able to do what you want. Besides this, dear Mum, here in America there’s more poverty than anywhere else in the world. There’s been no money to make for the last 3 or 4 years, there are strikes everywhere, all the factories are closed. Everyone goes hungry, and it’s so bad that we get food from the Government. You can find out about it for yourself, everything I say is true. As for finding a job, they say we’ll have to wait until next year. If it’s true, that is! Let’s hope it is, so that I can send you something every month, to you as well as my Antonetta. Please go on loving her and look after her. Let me have all the news. I got the Consul to read the letter you sent me; he’s done everything he should Letter 28 have, but Rome does not reply because in Italy they do nothing but think about the War, never about my pension. But let’s just hope that in a month or two they’ll give me what is due to me. Because if they don’t, I’m capable of coming over to Italy to have my rights respected. And don’t worry, because if we get back to work, I won’t forget you or all the others in the family. Greetings and kisses to all, from your fond son Giuseppe G. Dearest daughter, Don’t get disheartened, your father is still alive. Don’t believe what you might be thinking. Here in America there has been no work for anyone for 3 or 4 years. The Government keeps us in food. You can find out for yourself if everything I say is true or not. This is why I’m late writing to you, because I was hoping they’d give me what I had a right to, and I would have sent you what I promised. But I hope to be able to make you happy as soon as possible. Dear daughter, I can’t send you the parcel. It isn’t worth it anyway because of the customs duty. If they give me the money, I’ll send you money so that you can buy whatever you want. Because the stuff in Italy is better than what you find here. I’m sending you a few dollars I borrowed. You must believe me. Buy a pair of stockings for Christmas. Love and kisses, your father forever, Giuseppe G. Again, season’s greetings to all. And kisses to all the family, your son, Giuseppe G. I’ll remember to write again, as soon as possible! 147 148 29 FASCICOLO N. 323: domanda prot. n. 1149 del 20 novembre 1942. Contiene quattro lettere. RICHIEDENTE: Angelina R., domiciliata in Sessa Aurunca, 55 anni. Vedova. Negli Stati Uniti d’America ha il fratello Giovanni e la sorella Antonietta; la matrigna ed i fratellastri Pietro ed Alberto. Anche il padre, morto nel 1940, viveva negli Stati Uniti. SUSSIDIO: negato. Ha una pratica in corso per la concessione di soccorso militare per un figlio alle armi. Providence1 23 Giugno 1937 Mia carissima sorella dopo un poco di ritarto rispondo alla vostra cara lettera, che essa mia2 parlato delle vostra malatia penza3 cara sorella che dispacere4 che io sono ricevuto à5 sendire che voi siete à malata6 è io non vi posso aiutare per cauza7 della nostra sfertuna8 quando io vi sono scritto è visono mandato à dire che noi lavoravomo 9 cia cota la miria10, lafattoria che io è lamia figlia lavoravamo sie chiusa11 è una settimano dopo il mio marito anno fatto sciopera è sono due mesi che non lavoramo, è penza tu, cara sorella come io stonco12 sembre à piancere perche inamerica non è come Italia che uno siabia 1 Città nel Rhode Island. “mia”: mi ha. 3 “penza”: pensa. È il verbo napoletano penzà. 4 “dispacere”: dispiacere. 5 “à”: a. Antonietta, in questa, ma anche nelle lettere che seguono, scrive la preposizione “a” con l’accento. Allo stesso modo, mette l’accento sulla congiunzione “e”. 6 “à malata”: ammalata. 7 “cauza”: causa. In napoletano, invece, cauza significa “calza”. 8 “sfertuna”: sfortuna; in napoletano sfurtùna, sfurtùra. 9 “lavoravomo”: lavoravamo. 10 “cia cota la miria”, ovvero “ci à cota la miria”: ci ha colto l’invidia. È l’espressione napoletana ci ha cuóveto la ’mmìdia, ci ha cuóto la ’mmìria. Cuóveto/cuóto: participio passato di cògliere. ’Mmìdia, o ’mmìria: ‘invidia’. 11 “sie chiusa”: si è chiusa. È stata chiusa. 12 “io stonco”: io sto. È il napoletano i’ stóngo. 2 Lettera 29 per menestra salvateca è macia13 quà, dobiamo pacare il sole che esci lamattina14 è15 non solo questo per quando che16 io sono sembre con lapaura che si menano à mazate17 è quando lamattina lovedo che si fatarto è non siritira18 ficuratevi che penziero che io tenco19, cara sorella riquarto20 alla coperta che voi state a fare non vene incaricate demandarla21 pensate per, voi22 è sela vete fatta stipatella per, la vostra figlia23 è io vi ricrazio lostesse24, è se le cose siacomotano25 io non mi scorto26 di voi perche siete la mia sorella è precate per mè, che sono cosi sfurtunata quando io me creto che stono acodere à loro esci qualche cosa27, cara sorella vi fosapere che il nostro fratello Pietro euscito dalle carcere28, 13 “che uno siabia… è macia”: dove uno s’incammina (per le campagne) in cerca di erbe selvatiche e mangia (riesce a mangiare qualcosa). “Siabia”, ovvero “si abìa”: è il napoletano abbiàrse ‘avviarsi, incamminarsi’. “Menestra salvateca”, è una metonímia: è indicata la pietanza (“menestra”) per l’ingrediente (erba “salvateca”) utilizzato per prepararla. 14 “quà, dobiamo pacare… lamattina”: qua dobbiamo pagare anche il sole che esce la mattina. È l’espressione napoletana avimmo accattà pure ’o sole che iesce ’a matina detta da chi, non avendo nulla, è costretto a comprare tutto. Anche… il sole che sorge. 15 “è”: e. 16 “per quando che”: in quanto che. 17 “si menano à mazate”: si prendono a botte, s’azzuffano. “Menarsi”: picchiarsi (dal latino mĭnāre, da mināri ‘minacciare’). “À mazate”: a mazzate, a bastonate, a legnate. In napoletano menarse a mazzate, per estensione, è anche, semplicemente, ‘picchiarsi, prendersi a botte, azzuffarsi’. 18 “è quando lamattina… non siritira”: e quando, al mattino, mi accorgo che è tardi e non si è ritirato a casa (e ancora non è tornato a casa). “Lo vedo”, vedo: Antonetta “vede” (‘percepisce attraverso gli occhi, con il senso della vista’), guardandosi intorno, che è tardi ed il marito non è ancora tornato. 19 “ficuratevi… tenco”: immaginate il pensiero, la preoccupazione che tengo! 20 “riquarto”: riguardo. 21 “non vene incaricate demandarla”: non vi preoccupate di mandarmela. ’Ncarrecarse: in napoletano, in frasi negative, è ‘non preoccuparsi, non prendersi cura di qualcosa’ (nun te ne ’ncarrecà, ‘non preoccuparti’). 22 “pensate per, voi”: pensate a voi. (Non datevi pensiero per noi, ma) preoccupatevi di voi. 23 “è sela vete fatta… vostra figlia”: e, se l’hai già fatta, conservala per tua figlia. “Stipare”, dal latino stīpāre, ‘ammassare in uno spazio ridotto qualcosa’. Il napoletano ha due forme: astipà e stipà, ‘riporre, chiudere, serrare, porre in serbo, conservare’; tené astipato/stipàto è ‘aver conservato qualcosa per sé o per qualcuno’, ma dicesi, anche, ‘di danno – conservato (astipato/stipàto) in animo –, che s’abbia intenzione di recare, prima o poi, a qualcuno’. 24 “vi ricrazio lostesse”: vi ringrazio lo stesso. 25 “siacomotano”, ovvero “si acomotano”: si accomodano. Si risolvono, si appianano. 26 “non mi scorto”: non mi scordo. 27 “quando io me creto… qualche cosa”: allorquando credo di star godendo (di star bene, di essere serena), si presenta (“esci”, esce) un imprevisto. “Me creto”: mi credo, credo. “Che stono acodere”, ovvero “che ston(g)o a codere”: che sto a godere. “Stongo”: sto; in napoletano, stongo (“sono”, invece, è songo). “À loro”: allora. 28 “euscito dalle carcere”: è uscito dal carcere. 149 Lettera 29 non mi resta che dirvi mi saluti i miei nipoti mi saluti il vostro marito è io vi saluto à voi è sono la vostra cara sorella Antonetta T. Adio Pronde risposta è buone notizie *** Providence, 23 giugno 1937 Mia carissima sorella, dopo un poco di ritardo, rispondo alla vostra cara lettera, nella quale mi avete detto della vostra malattia. Pensa, cara sorella, che dispiacere ho ricevuto nell’apprendere che siete ammalata ed io non vi posso aiutare, a causa della nostra sfortuna. Quando vi ho scritto, vi ho mandato a dire che noi lavoravamo. Ci ha colto l’invidia! La fattoria, dove io e mia figlia lavoravamo, è stata chiusa, e, una settimana dopo, là dove lavorava mio marito hanno scioperato ed, ora, sono due mesi che non lavorano. Pensa tu, cara sorella, come sto, adesso, sempre a piangere! Perché, in America, non è come in Italia, dove uno va in campagna, in cerca di erbe selvatiche, e riesce a mangiare. Qua dobbiamo pagare anche il sole che esce al mattino. E non c’è solo questo, in quanto, per mio marito, sono sempre con la paura che si prendono a botte, e quando, al mattino, mi accorgo che è tardi e non è ritornato a casa, immaginate il pensiero che tengo! Cara sorella, riguardo alla coperta che state facendo, non preoccupatevi di mandarla. Pensate a voi. E, se l’avete già fatta, conservatela per vostra figlia. Io vi ringrazio lo stesso. E, se le cose s’aggiustano, io non mi scordo di voi, perché siete mia sorella. E pregate per me, che sono così sfortunata: quando credo che sto a godere, allora esce un brutto imprevisto! Cara sorella, vi faccio sapere che nostro fratello Pietro è uscito dal carcere. Non mi resta altro da dirvi. Salutatemi i miei nipoti e vostro marito. Vi saluto io, la vostra cara sorella, Antonetta T. Addio. Pronta risposta e buone notizie! 150 151 LETTER 29 FILE No. 323: registered application no. 1149 of 20 November 1942. Contains four letters. APPLICANT: Angelina R.,, resident in Sessa Aurunca, aged 55. Widow. Her brother Giovanni and sister Antonietta, her stepmother and half-brothers Pietro and Alberto, all live in the USA. Her father too, who died in 1940,lived in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. She has applied for a military allowance for her son who is in the army. Providence, 23 June 1937 Dearest sister, I am replying a little late to your letter, in which you tell me about your illness. Just think, dear sister, how sorry I was to hear that you are ill and that I am unable to help you because of our bad luck. The last time I wrote I told you that my daughter and I both had jobs. Well might we have been envied! They closed down the farm where we worked, and a week later the place where my husband works went on strike, and they haven’t worked for a couple of months. Just think, dear sister, I can’t stop crying! Because America isn’t like Italy, where you can go out into the countryside and look for wild herbs, and get something to eat. Over here, we even have to pay for the morning sun. And that’s not all, I’m always afraid of my husband being mugged, and when I realize in the morning that he’s late coming home, imagine how worried I get! Dear sister, don’t worry about sending me the blanket you’re making. Think of yourself. And if you’ve already finished it, keep it for your daughter. Thank you just the same. And if things turn out right, I shan’t forget you, you’re my sister. Pray for me, I’m so unlucky: whenever I think everything’s all right, there’s an unpleasant surprise! Dear sister, I’d like you to know that our brother Pietro has been released from prison. I have nothing else to say. Love to my nephews and your husband. And love from me, your fond sister, Antonetta T. ‘Bye! Write soon with some good news. 152 30 FASCICOLO N. 323: domanda prot. n. 1149 del 20 novembre 1942. Contiene quattro lettere. RICHIEDENTE: Angelina R., domiciliata in Sessa Aurunca, 55 anni. Vedova. Negli Stati Uniti d’America ha il fratello Giovanni e la sorella Antonietta; la matrigna ed i fratellastri Pietro ed Alberto. Anche il padre, morto nel 1940, viveva negli Stati Uniti. SUSSIDIO: negato. Ha una pratica in corso per la concessione di soccorso militare per un figlio alle armi. Providence 25 Magio 1940 Mia carissima sorella dopo uno poco ditembo1 rispondo alla vostra lettera che essa mia portate levoste2 triste notizie penza come io sono rimasta dispiaciuta nelle lecere3 lavostra lettera ma, vedovete farè capaci4 merche5 sono cose che fa il Signore è noi non potemo fare niende cara sorella fame sapere il giorno che il vostro defondo6 marito è morto perche io mecredo che morto7 lostesse giorno delle nostro caro è defondo padre noi piaciavamo8 qua inamerica è voi piciavate9 intalia10 veti11 come noi siamo nelle più profondo dolore cara sorella io vimando questa poca dèmoneta è voi facete qualche cosa non è bastanza ma cara sorella io non posso dipiù perche siamo fatto il funerale anche noi, è i lavori vanno male è anche il fratello Alberto mia date 3 dolari per mandarveli è quando voi mirispondete il fratello Giovanino vi manda qualche cosa è voi quando scrivete ame scrivete anche alle fratello il suo derizo e questo Vincenzo R. – 1970 West 3 St – Brooklyn NY “ditembo”: di tempo. “mia portate levoste”: mi ha portato le vostre. “Levoste”: le vostre; in napoletano ʼe vòste. 3 “nelle lecere”: nel leggere. 4 “vedovete farè capaci”: dovete capacitarvi. «Fàrse capàce», in napoletano: convincersi, persuadersi, rassegnarsi. Fàrse capàce, in napoletano: ‘convincersi, persuadersi, rassegnarsi’. 5 “merche”, lapsus per “perche”: perché. 6 “defondo”: defunto. 7 “io mecredo che morto”: credo, ritengo che è morto. “Che”, ovvero “ch e” per “ch è”: che è. 8 “noi piaciavamo”: noi piangevamo. 9 “voi piciavate”: voi piangevate. 10 “intalia”: in Italia. 11 “veti”: vedi. 1 2 Lettera 30 e senone12 potete fare il derizo melamandate ame è io lamando à lui è fame sapere se il vostro figlio Giuseppe è zorato13 è selavostra figlia è maritata è come voi state sestate sola ò tutti inziema14 non miresta che dirvi vi bacio i miei figli è il mio marito è io bacio i vostri figli è viabracio à voi è vi bacio è sono lavostra cara sorella Antonetta T. rispondami subito Adio *** Providence, 25 maggio 1940 Mia carissima sorella, dopo uno po’ di tempo rispondo alla vostra lettera, che mi ha portato la triste notizia. Immagina come sono rimasta dispiaciuta, quando ho letto la vostra lettera, ma dovete capacitarvi, perché sono eventi che fa il Signore, e noi non possiamo farci niente. Cara sorella, fammi sapere in quale giorno è morto il vostro defunto marito, perché credo che è morto nello stesso giorno in cui è morto il nostro defunto padre. Noi piangevamo qua, in America, e voi piangevate in Italia. Vedi, cara sorella, come siamo, tutti, nel più profondo dolore! Cara sorella, vi mando questa poca moneta, e voi fateci qualcosa. Non è abbastanza, ma, cara sorella, non posso mandarvi di più, perché abbiamo fatto il funerale anche noi e perché c’è poco lavoro. Anche nostro fratello Alberto mi ha dato 3 dollari perché ve li mandassi. E in seguito, quando mi risponderete, anche nostro “e senone”, ovvero “e se none”: e se non. “None”: per epitesi, in napoletano ed abbruzzese è nonə; in siciliano e calabrese nòni. Più in particolare, dal latino nōn, in napoletano si è avuto non, no, nun, ’un, e appunto, per epitesi, none e nonə. 13 “è zorato”: si è ammogliato, ha preso moglie. In napoletano abbiamo ʼnzurà, ‘dar moglie, ammogliare’ e ’nzuràrse, ‘prender moglie, ammogliarsi’: l’etimologia attestata li fa derivare da in- + uxŏr ‘moglie’ (il latino ha anche uxōrātus, ‘ammogliato’ e uxōrĭus, ‘concernente la moglie, della moglie, di sposa’, ‘tassa sul celibato’, ‘filtro d’amore’, ‘eccessivamente attaccato alla moglie’); più “moderna”, forse più “seducente”, ma non attestata, è invece quella da in- con sŏror ‘sorella, compagna’, “dare come compagna”. 14 “è come voi state… inziema”: e (fammi sapere) con chi stai, se vivi da sola o se abiti con i tuoi figli. “Inziema”: insieme; in napoletano ’nziéme, ’nziéma. 12 153 Lettera 30 fratello Giovannino vi manderà qualcosa. Però, quando scrivete a me, scrivete anche a nostro fratello. Il suo indirizzo è questo: Vincenzo R. – 1970 West 3 St – Brooklyn NY e, se non riuscite a fare il suo indirizzo, mandate la lettera a me, ed io, poi, la mando a lui. Fammi sapere se vostro figlio Giuseppe si è sposato, se vostra figlia è maritata. E voi come state, se abitate da sola o insieme ai vostri figli. Non mi resta altro da dirvi. Vi baciano i miei figli e mio marito, io bacio i vostri figli ed abbraccio voi e vi bacio. E sono la vostra cara sorella Antonetta T. Rispondimi subito. Addio. 154 155 LETTER 30 FILE No. 323: registered application no. 1149 of 20 November 1942. Contains four letters. APPLICANT: Angelina R.,, resident in Sessa Aurunca, aged 55. Widow. Her brother Giovanni and sister Antonietta, her stepmother and half-brothers Pietro and Alberto, all live in the USA. Her father too, who died in 1940,lived in the USA. BENEFIT ALLOWANCE: not granted. She has applied for a military allowance for her son who is in the army. Providence, 25 May 1940 Dearest sister, I’m replying to your letter bearing the sad news a little late. You can imagine how sorry I was when I read your letter, but you have to try to accept it because these things come from God and there’s nothing we can do about it. Dear sister, let me know the date your husband died, because I think he died on the same day as our father. We were crying here in America when you were crying in Italy. We are all deep in sorrow, dear sister! Dear sister, I’m sending you a little money, do something with it. It’s not enough, but I can’t send more because we too had to pay for the funeral and there isn’t much work around. Our brother Alberto has also given me some money to send you. And when you reply, our brother Giovannino will also send something. But when you write to me, write to our brother too. This is his address: Vincenzo R. – 1970 West 3 St – Brooklyn NY And if you find you don’t know how to write his address, send the letter to me to send on to him. Let me know if your son Giuseppe has got married, and whether your daughter is married yet. And let me know how you are, if you live alone or with your children I have nothing more to say. Kisses from my children and my husband, love to your children, hugs and kisses to you. I remain your fond sister Antonetta T. Write soon. ‘Bye.  Questo volume tratto da INNAMERICA Le lettere degli emigrati di Sessa Aurunca ai loro familiari (1917-1941) a cura di Pasquale Cominale con lettere scelte da Pasquale Cominale e traduzioni di Roy Boardman è stato compilato all’interno del POR FESR 2007-2013 Voci, parole e testi della Campania. Un archivio sociolinguistico ed etnografico digitale per la promozione culturale del territorio. a cura dei proff. Rosanna Sornicola (per Ariano Irpino e Greci), Nicola De Blasi (per San Mango sul Calore), Raffaele Giglio (per Sessa Aurunca) finalizzato alla realizzazione di quattro Musei multimediali in Campania nel mese di dicembre dell’anno 2014   This volume based on INNAMERICA Le lettere degli emigrati di Sessa Aurunca ai loro familiari (1917-1941) Edited by Pasquale Cominale Letters selected by Pasquale Cominale translated by Roy Boardman was compiled for the POR FESR Project 2007–2013 Voices, words and texts of Campania. A sociolinguistic and ethnographic digital archive for the cultural promotion of the Region. by Professors Rosanna Sornicola (Ariano Irpino and Greci) Nicola De Blasi (San Mango sul Calore) Raffaele Giglio (Sessa Aurunca) for the setting-up of four Multimedia Museums in Campania in December 2014 