Il primo gruppo di Arcani è composto da La Papessa (2° arcano) e l’Imperatrice (3°) che
corrispondono e sono opposti all’Imperatore (4°) e al Papa (5°).
Possiamo quindi vedere l’Arcano del Mago (1°) come la personificazione dell’io, l’inizio e il punto
di partenza di un’iniziativa e il gruppo dei 4 arcani successivi come la sua raffigurazione multipla e
simmetrica: infatti troviamo due uomini e due donne con cariche religiose e laiche. Per
comprendere meglio le due coppie opposte ecco una breve spiegazione:
- la Papessa ha una conoscenza sacerdotale induttiva, richiama l’intuizione e la Gnosi;
- l’Imperatrice rappresenta la Scienza induttiva e possiede l’osservazione concreta degli
elementi;
- l’Imperatore rappresenta la Scienza deduttiva, le scienze esatte a tutto ciò che è concreto;
- il Papa ha conoscenze sacerdotali deduttive, rappresenta la filosofia religiosa e l’Esoterismo.
Queste carte rappresentano i Capi della società, i Capi temporali e spirituali della società.
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La Papessa, Lama n° 2 –
La seconda lama è quella della Papessa, e si riferisce alla più alta
concezione della Luna, che essendo il simbolo generale femminile è
universale. Questa carta crea un collegamento diretto tra il Padre nel suo
aspetto più alto e il Figlio nella sua manifestazione ed è una delle carte
più mistiche.
Rappresenta la natura generatrice che rivela il mondo a se stesso, è la
forma più spirituale di Iside, la Vergine Eterna, l’Artemide dei Greci.
Mentre il Mago (Lama n°1) non sa restare fermo e rappresenta l’azione
primaria, la Papessa ha un’immobilità calma, silenziosa e inarrivabile:
se egli non dà prova di sé e del suo rivelarsi non vi sarà Creazione.
La Papessa è la Madre di ogni cosa, esprime conoscenza, scienza, fissità
e intelletto maturo. La Volontà qui deve scegliere la sua direzione,
oggettivizzare il suo obiettivo, perché un’attività accademica non porta
ad alcun risultato.
In questa fase l’Unità assoluta rinuncia a se stessa a favore del binario,
tutte le conoscenze hanno origine dallo sdoppiarsi dell’Uno.
La Luna ferma i raggi del Sole, li riflette a noi come la natura spirituale
umana ferma e determina i pensieri della mente fino a renderli coscienti.
La Luna come Diana aveva 3 denominazioni: Febea o Luna in Cielo, Diana o Artemide in Terra,
Ecate all’inferno. Essa è casta e pura cacciatrice, tenebrosa dai tre volti e tragica dea dei morti.
La Sacerdotessa viene raffigurata nella lama come una donna dai tratti del volto grossolani e
dall’aspetto imponente.
Il mantello rosso simboleggia la forza generatrice che si manifesta lentamente come se il largo
mantello blu scuro si aprisse lentamente come una porta dell’inconscio.
Il velo è bianco perché senza la purezza di intenti nessuno potrà passare la Porta della Conoscenza.
Sul capo reca una tiara papale a doppia corona: la forza generatrice è maggiore di quella del Papa.
Le due colonne dicono che la Monade si è divisa nella Diade e che la Gnosi è raggiungibile
percorrendo l’itinerario degli opposti con forte costante tendenza a riunirsi in una nuova superiore
Unità. Le due colonne significano anche che i due sessi possono conoscere realmente se stessi ed il
proprio conscio solo attraverso l’unione materiale e spirituale dell’altro sesso.
Secondo Eliphas Levi rappresenta la donna che attraverso l’intelligenza sottomette sempre la
corrente delle forze cieche. “E’ la vergine del mare a cui il drago infernale va a leccare i piedi
umidi con le sue lingue di fuoco, che nella voluttà si addormentano.”
La Papessa – di Marisa Menna
1
Il Ryder-Waite la definisce come la Grande Sacerdotessa, la
Papessa Giovanna, il Pontefice femmina.
Ma perché questa lama si chiama così?
Esiste una leggenda medievale che per 2 anni 5 mesi e 4 giorni
nell’anno 854 o 855 abbia regnato sul soglio di Pietro una donna,
Giovanna, sotto il nome di Giovanni VIII. Fonti diverse riferiscono
che la Papessa Giovanna, resa incinta da un domestico, avrebbe
partorito durante il percorso stradale di una processione dalla Chiesa
si S.Clemente al Palazzo di S.Giovanni in Laterano. A furor di
popolo Giovanna e il neonato sarebbero stati linciati. La storia
dimostra che si tratta solo di una leggenda perché si sa con certezza
che fra la morte di Papa Leone IV e la consacrazione di Benedetto
III intercorse solo un mese e mezzo.
Esiste un’altra motivazione possibile di questa carta. I tempi del
Basso Medioevo erano oscuri, sorgevano movimenti religiosi e sette.
Gli spiritualisti simpatizzanti di Gioacchino da Fiore, monaco,
profeta e grande esoterista, speravano nell’avvento di una Nuova
Chiesa che fosse in grado di guidare la terza età del genere umano.
Una tale chiesa avrebbe potuto avviare il genere umano alla perfezione ed agguerrirlo contro
l’avvento dell’Anticristo. In questo clima si sviluppanno i guglielmiti, una setta religiosa fondata
Guglielmo di Marvelle nel 1212, ristrutturata dalla monaca Guglielma Boema, figlia di Re Ottocaro
di Boemia e di Costanza di Boemia. Il credo Guglielmita fu strettamente legato al profetismo e
all’attesa dell’avvento messianico di una nuova Chiesa dello Spirito. Nell’agosto del 1282 moriva a
Milano Guglielma Boema, veniva seppellita nell’Abbazia di Chiaravalle e venerata come una santa.
La voce popolare diceva che sarebbe risorta nel 1300 e con essa la Nuova Chiesa, tale voce veniva
confermata dalla profezia della monaca Manfreda Visconti da Pirovano e dalla predicazione di
Andrea Samarita. Guglielma avrebbe incarnato lo Spirito Santo e Manfreda sarebbe stata il Capo
della Nuova Chiesa, la Papessa.
L’Inquisizione scoprì la setta, ne dispersi i membri, mando al rogo Manfreda Visconti di Pirovano,
Andrea Semerita e persino le spoglie esumate di Guglielma di Boemia.
La famiglia Visconti ricorda questo fatto storico riguardante la sua congiunta commissionando
l’effigiazione dell’immagine della Papessa presente nel mazzo italiano Visconti Sforza. Gli incisori
tedeschi rinascimentali riprendono dall’Italia l’immagine della Papessa e attribuiscono alla seconda
lama l’attuale assetto.
Secondo Aleister Crowley la carta rappresenta la forma più spirituale
di Iside, essa è ammantata nel luminoso velo di luce. E’ importante per
l’alta iniziazione riguardare la Luce non come la perfetta
manifestazione dello Spirito Eterno, ma piuttosto come il velo che
nasconde quello Spirito. E’ la luce e il corpo della luce e quindi la
verità dietro il velo della luce, è la Sacerdotessa della Stella d’Argento.
“Nel Vento della mente si leva la turbolenza chiamata Io.
Essa si spezza; diluviano giù gli sterili pensieri.
Ogni vita è soffocata. Questo deserto è l’Abisso nel cui seno è
l’Universo.
Le stelle non sono che cardi in quella landa desolata. Tuttavia questo
deserto non è che un luogo maledetto in un mondo di beatitudine.
Ora e ancora Viaggiatori traversano il deserto; essi vengono dal
Grande Mare, e al Grande Mare vanno. E nell’andare essi spargono
acqua; un giorno irrigheranno il deserto, finchè fiorirà. Guarda cinque
orme di Cammello!”
La Papessa – di Marisa Menna
2
- Simbologia del numero Due:
Il numero Due è il lato femminile dell'anima, il concetto di 'ricezione', di disponibilità, di
rettificazione finale di tutta la realtà, che deve divenire la "casa di Dio".
E’ l’inizio della pluralità, della creazione e il segreto dell'anima che ama Dio; l'anima è seconda
solo a Dio. Dio è il paradosso di ogni paradosso, in quanto appare duplice, ma la sua essenza ultima
è al di là di ogni dualità. L’equivalente ebraico del n°2 è la lettera Beth.
-
Simbologia della carta
La carta raffigura una donna che nella mano destra tiene socchiuso il grande libro dei segreti, che
rappresenta lo studio della conoscenza, sulle ginocchia che nessuno potrà mai scoprire se la Papessa
non gli affida le chiavi che tiene nella mano sinistra.
Delle due chiavi una è d’oro e richiama la simbologia del sole, l’altra è d’argento e richiama la
Luna: questo significa che bisogna unire i due aspetti che apparentemente sono contrastanti per
raggiungere la conoscenza nascosta.
Dall’Uno (il Mago) ci troviamo di fronte un binario, la distinzione, come le due colonne che si
innalzano dietro di lei: Jakin, rossa che corrisponde al Fuoco e simboleggia il fuoco degli Alchimisti
e Bohas, azzurra che richiama l’Aria, il soffio che alimenta la vita. Queste due colonne sono il
Padre e la Madre, il maschile e il femminile, il soggetto e l’oggetto, Iside e Osiride.
Tra queste due colonne troviamo un velo, il cosiddetto velo di Iside, che copre l’ingresso al
santuario: bisogna sollevare il velo dell’illusione umano per vedere davvero. Il vero iniziato non si
sofferma alle curiosità che sono distrazioni d’interesse minore.
Sul petto della grande sacerdotessa si incrociano obliquamente una luminosa stola bianca formando
una croce, questo disegno indica che dall’incrocio di due linee opposte (come due spade incrociate
da cui può nascere una scintilla) ci può essere un’unione e una luce.
La figura è avvolta in un ampio manto di porpora con dei bordi d’oro e dalla fodera verde, colore
della vitalità posseduta dalle idee che nutrono le nostre ispirazioni elevate (color porpora) e
generano le religioni (il bordo dorato).
E’ sostenuta dalla Sfinge che propone in modo eterno le tre domande: Chi siamo? Da dove
Veniamo? Dove stiamo andando?
Il pavimento è a riquadri bianco e nero alternati come il tempio massonico, ciò significa che le
nostre percezioni sono sottomesse alla legge dei contrasti.
Il piede destro della Papessa è posato su un cuscino che rappresenta il bagaglio di nozioni positive
che possiamo acquisire nel campo del misterioso. Questo accessorio è importante e spesso è
trascurato, il piede mostrato è opposto alle dita verso il cielo della carta del Papa: Ciò che è in alto è
come ciò che è in basso (vedi Le tavole smeraldine di Ermete Trismegisto).
Vibra insieme all’Universo e al Creato, nulla può afferrarla e distrarla. Fedele e devota alla sua
missione: proteggere e far conoscere a chi dimostrerà di volerlo per davvero. E’ l’Anima Mundi e la
sacerdotessa del mistero.
- Interpretazione della carta
La Papessa rappresenta la percezione dell’Ignoto, la divinazione, l’inquisizione, lo spirito che
penetra il mistero, mistero che sollecita l’intuizione e chiede di essere penetrato. E’ la terapeuta, la
maga, la donna sacra priva di sessualità, la guida.
Altre interpretazioni della carta sono: isolamento, attesa, rigore, severità, dovere, legge morale,
insegnamento, Sapere, bontà, sicurezza, certezza, direttore spirituale, medico dell’anima, funzione
che conferisce prestigio. Generosità giudiziosa. Pazienza, fede, meditazione, riservatezza.
La Papessa – di Marisa Menna
3
Oggettività. Ogni conoscenza procede dallo sdoppiamento di ciò che in sé e Uno. La sua
meditazione va oltre le parole.
Alla luce della filosofia ermetica la Papessa è detentrice delle chiavi della Grande Opera, l’enigma
da risolvere senza di essa qualsiasi operazione chimica è vana.
Conclusione
La Grande Sacerdotessa è in gestazione dell’”uovo” e di se stessa e rappresenta quella parte di noi
stessi sana, ancora vergine e ricca di potenzialità.
La Scienza iniziatica non è quella degli oggetti che ricadono sotto i nostri sensi; si rivela a chi sa
entrare in se stesso. E’ necessario distogliere lo sguardo e l’attenzione delle cose, scendere nella
notte interiore dove lo spirito si ritroverà di fronte a se stesso.
E’ importante comprendere le diversità tra una carta e l’altra all’aumentare del numero della Lama,
l’Uomo rappresentato nei tarocchi affronta tutte le volte delle prove che gli permettono di
conquistare e illuminare spazi sconosciuti del suo essere e del macrocosmo. Non a caso, mentre il
Bagatto rappresenta la potenzialità la Papessa possiede il potere di esprimere e di manifestare. E’
l’anello della catena che collega ciò che è visibile da ciò che non è visibile.
Il Microcosmo è un’immagine esatta del Macrocosmo; la Grande Opera consiste nell’innalzare
l’uomo in equilibrio perfetto alla potenza dell’Infinito.
Bibliografia
Il tarocco egizio di Aleister Crowley;
Esegesi sui Tarocchi di Leonardo Scotto Di Fraca;
Il Tarocco, il simbolo, gli arcani, la divinazione di Joseph Maxwell;
I tarocchi, di Oswald Wirth;
Il gioco dei tarocchi, Antoine Court de Gébelin
Tecniche dell’Unione e del Risveglio, di Umberto Di Grazia
La Papessa – di Marisa Menna
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