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POSTILLA A IF 3, 29: L’«AURA SANZA TEMPO TINTA» Thomas Persico Riassunto · Il contributo è dedicato allo studio del significato di «aura sanza tempo tinta» in If 3, 29. Nella prima parte del saggio è proposta una breve sintesi dello status quaestionis in merito alla difesa delle lezioni error/orror (v. 31) e dei casi d’intertestualità che legano il canto ad alcuni passi dell’Eneide. In particolare, Iacomo della Lana e Alberico da Rosciate forniscono una diversa interpretazione del sintagma «sanza tempo», ora intendendolo, sempre riferito ad «aura», come «romore senza ordene», «sonitus […] inordinatus». A partire dall’analisi dei più antichi commenti al poema dantesco negli anni dell’‘antica vulgata’ e dallo studio di altre fonti medievali, emergono alcuni aspetti che mostrano come quest’ultima interpretazione difficilior appaia più economica in vista del generale significato di If 3, 22-30. Parole chiave · Sanza tempo, Iacomo della Lana, Alberico da Rosciate. Abstract · Annotation on If 3, 29: «aura sanza tempo tinta» · The paper is devoted to analyze the meaning of Dante’s «aura sanza tempo tinta» (If 3, 29). In the first part, the essay briefly examines textual lessons error/orror (v. 31), and intertextual backround wich If 3 is connected to Virgil’s Aeneid. In particular, Iacomo della Lana and Alberico of Rosciate propose a different interpretation of syntagma «sanza tempo», and they understand it referred to «aura», with the meaning of «romore senza ordene», «sonitus […] inordinatus». Thanks to an analysis of ancient commentars on Dante’s Commedia in the ages of ‘antica vulgata’ and thanks to other medieval sources, new evidence comes out explaining how this last difficilior interpretation seems more economical in a total interpretation of If 3, 22-30. Keywords · «Sanza tempo», Iacomo della Lana, Alberico da Rosciate. D opo aver mostrato al lettore l’iscrizione incisa in «colore scuro» sopra la porta dell’inferno, a partire dal verso ventiduesimo del canto 3 Dante descrive la natura uditiva dell’ambientazione del vestibolo del primo regno ultramondano.1 Il sentimento del poeta si manifesta poco dopo: «e io, ch’avea d’orror la testa cinta» (v. 31). Com’è noto, questo è il luogo della famosa vexata quaestio nella scelta tra le varianti error/orror, entrambe trasmesse da illustrissimi codici dell’antica vulgata.2 Fra le due, segnala Enrico thomaspersico.edu@gmail.com, Università di Bergamo. 1 Approfitto di questa prima nota per sciogliere le abbreviazioni utilizzate per i rimandi alle opere dantesche: Vn = Vita nuova, a cura di Donato Pirovano, in Nuova Edizione Commentata delle Opere di Dante (d’ora in poi Necod), dir. Enrico Malato, Roma, Salerno Editrice, vol. i, to. 1. Vita nuova, Rime, 2011; Cv = Convivio, a cura di Gianfranco Fioravanti, in Dante Alighieri, Opere, dir. Marco Santagata, Milano, Mondadori, vol. ii. Convivio, Monarchia, Epistole, Egloge, 2014, Dve = De vulgari eloquentia, a cura di Enrico Fenzi, in Necod, vol. iii, Roma, Salerno Editrice, 2012; If, Pg e Pd = Dante Alighieri, La Divina Commedia. Dizionario della ‘Divina Commedia’, a cura di Enrico Malato, Roma, Salerno Editrice, 2018, 2 voll. 2 Il verso non è incluso nei loci critici individuati da Michele Barbi (pubblicati in Adolfo Bartoli, Alessandro D’Ancona, Isidoro del Lungo, Per l’edizione critica della ‘Divina Commedia’, «Bullettino della Società Dantesca Italiana», v-vi, 1891, pp. 25-38) e poi da Sandro Bertelli (La tradizione della «Commedia» dai manoscritti al testo, i, I codici trecenteschi (entro l’antica vulgata) conservati a Firenze, Firenze, Olschki, 2011. Per error (Ash Ham Laur Mad Mart Pa Parm Po Pr Rb Triv Urb) si vedano La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di Giorgio Petrocchi, Firenze, Le Lettere, 1994, vol. i, pp. 168-169; Dantis Alagherii Comedia, edizione critica a cura di Federico San- https://doi.org/10.19272/202101301010 · «italianistica», l, 1, 2021