Festa del Papà. La pergamena di Ai.Bi. per una figura di fondamentale importanza

La figura del padre resta importantissima, nonostante negli ultimi anni stia perdendo il suo ruolo cardine all’interno della famiglia. Per festeggiare questa ricorrenza Amici dei Bambini ha realizzato una pergamena solidale che servirà anche per aiutare le famiglie colpite dalla guerra in Ucraina

La festa del Papà è una ricorrenza diffusa in tutto il mondo. In Italia si festeggia il 19 marzo, in corrispondenza del giorno di “San Giuseppe”, padre di Gesù. In occasione di questa ricorrenza, Amici dei Bambini ha realizzato una pergamena solidale: un modo di fare gli auguri a tutti i papà sostenendo le famiglie colpite dalla guerra in Ucraina.

La pergamena solidale

Richiedere la pergamena solidale è molto semplice: basta andare sulla pagina dedicata del sito di Ai.Bi., selezionare la ricorrenza “festa del papà”, inserire i propri dati e fare la propria donazione. Al termine, si riceverà via mail la pergamena da stampare. 

La figura del Padre

Negli ultimi anni la figura del Padre ha subito un cambiamento, quello che da sempre era timone e faro della famiglia ha visto il suo ruolo sgretolarsi e diventare marginale. È un “modello superato”, eppure la sua mancanza si sente: non c’è più una figura importante alla quale affidarsi.
In occasione della Festa del Papà, la testata “Sempre News” ha intervistato Maurizio Quilici, giornalista romano che nel 1988 ha fondato l’Istituto di studi sulla paternità, proprio per discutere sulla questione della figura paterna al giorno d’oggi.

L’intervista 

– Nel suo libro del 2010 – Storia della Paternità. Dal pater familias al mammo – scriveva dell’emergere nuova figura di padre, che cosa è successo nel frattempo?
«È continuata la trasformazione che era già in atto, è continuata l’attenzione sui padri, in particolare sull’aspetto affettivo. Da più di mezzo secolo la narrativa, la saggistica, ma anche il cinema ed il teatro, raccontano che la paternità non è solo biologica ma affettiva. Questo aspetto mi piace molto. Perché essere padre ed essere madre non è un fatto di biologia ma di amore».

– Quindi un percorso in crescita?
«Sì, anche se nel rapporto con la paternità permangono aspetti particolari deludenti. Come quello delle false denunce di abuso e maltrattamento, un fenomeno abbietto, che toglie al padre il figlio e la dignità. Allo stesso tempo non è cambiato il fenomeno dei padri che uccidono figli e mogli durante la separazione. Fenomeno che continua a dimostrare il permanere di una cultura arcaica, bestiale. Del rapporto inteso come possesso».

– Di pochi mesi fa c’è la lettera apostolica di papa Francesco Patris corde. Come si inserisce nel dibattito generale sulla paternità?
«San Giuseppe è il massimo esempio di paternità affettiva. Ci sono due concetti in particolare che sottolineerei: il primo è che “padri non si nasce, lo si diventa”; il secondo è il riconoscimento di un grande bisogno: “il mondo ha bisogno di padri”».

– Che cosa sta accadendo nel contesto internazionale?
«La maternal preference è diffusa in tanti Paesi, soprattutto i Paesi latini dove la figura della grande madre è più forte. Una grande differenza rispetto ai Paesi nordici si rileva nei congedi parentali. Siamo passati da 4 giorni a 10, che è già qualcosa. A mio avviso non andrebbero spalmati, ma messi nei primi mesi del figlio per una questione di imprinting, perché è in quel periodo che si sviluppa un attaccamento più empatico».

– Un bilancio di questa trasformazione del padre?
«Sono felicissimo della trasformazione del padre, purché non sia un appiattimento, una identificazione con la madre, un ribaltamento del padre in quella definizione molto triste: il mammo. Questo rischio c’è: oggi anche il padre esprime possesso e ansia, comprensibili per la madre, per il suo vissuto biologico, meno per il padre che avrebbe il compito di separare il figlio dalla madre come ci ha ben spiegato la psicoanalisi. Questo compito si è un po’ indebolito. E un altro effetto è il venir meno del conflitto generazionale, che era una sorta un incontro-scontro, un rito di passaggio. Spesso il padre è timoroso del conflitto, ha paura di perdere l’amore del figlio. Il confine che il padre dovrebbe delimitare però si affievolisce».

– Quindi in ultima analisi cosa deve fare il padre?
«Il padre deve continuare a fare il padre, certo in modo diverso, certo con empatia. Ma non deve scivolare nel padre-amico. Non deve mancare il rapporto di verticalità. Serve un padre che indichi la strada soprattutto come modello. Il padre di oggi ha perso l’autorità del padre padrone, e questo è un bene, però in molti casi ha perso l’autorevolezza. Quella è sicuramente da ricostruire».