Ganimede rapito dall'aquila di Giove

Riferimento: S44240
Autore Carlo CESIO
Anno: 1657
Misure: 320 x 175 mm
200,00 €

Riferimento: S44240
Autore Carlo CESIO
Anno: 1657
Misure: 320 x 175 mm
200,00 €

Descrizione

Tavola 20 della serie Galeria nel Palazzo Farnese in Roma.del Sereniss. Duca di Parma etc. dipinta da Annibale Carracci intagliata da Carlo Cesio, pubblicata da François Collignon nel 1657, raffigurante gli affreschi realizzati da Annibale Carracci per la Galleria Farnese.

L’opera consiste in 44 incisioni all’acquaforte realizzate nella stessa direzione degli affreschi del Carracci. La fama di queste acqueforti, delle quali Cesi realizzò anche una controprova, si deve alla loro fedeltà agli originali. Furono molto apprezzate nonostante la freddezza che spesso questa fedeltà comportava.

Dopo la prima stesura, vennero infatti replicate in ben altre cinque edizioni. 

Magnifica prova, impressa su carta vergata, pieni margini, in ottimo stato di conservazione. Esemplare di primo stato con l’indirizzo di Collignon.

Carlo Cesio (Antrodoco 1626 - Rieti 1687) è stato un pittore e incisore. Dopo la sua educazione a Rieti, alla fine degli anni ’40 del 1600, si trasferì a Roma dove divenne apprendista di Pietro da Cortona il quale lo presentò a molti mecenati, compresa la Regina Cristina di Svezia e il Cardinal Decio Azzolini. Inoltre, il maestro sostenne la candidatura dell’allievo per l’ammissione alla Accademia di S. Luca nel 1651.

La serie di Carlo Cesio (o Cesi) costituisce la prima traduzione grafica italiana di tale ciclo di affreschi. La prima edizione di questa serie venne pubblicata a Roma prima del 1657 e ogni stampa presenta l'indirizzo del Collignon e un numero arabo di serie; la seconda edizione risale sempre al 1657 e si differenza dalla prima solo per l'inserimento di uno scritto intitolato "Argomento della Galeria Farnese dipinta da Annibale Carracci" pubblicato da Vitale Mascardi. Alla morte del Collignon (Roma 1687), le lastre vennero acquistate da Arnold Van Westerhout che ristampò la serie del Cesi con il proprio indirizzo (secondo stato) al posto di quello del Collignon, eliminò il privilegio e i numeri arabi, introducendo una numerazione romana delle tavole. Seguì un'edizione ove il titolo è accompagnato dalla scritta "In Roma nella libraria di Venenzio Monaldini al Corso". Nella quinta edizione l'indirizzo del Monaldini è stato sostituito da quello di Girolamo Mainardi; la sesta ed ultima edizione venne pubblicata a Roma nel 1753 da Venenzio Monaldini con un nuovo titolo: "Aedium farnesiarum tabulae ab Annibale Carraccio ...".

Bibliografia

Bartsch, Le peintre-graveur (1803-1821) XXI.109.21-64; Bellini P., Carlo Cesio in “Italian Masters of the Seventeenth Century (The Illustrated Bartsch, vol. 47, 1983)”, pp. 78-99, nn. 021-064; E. Borea, Annibale Carracci e i suoi incisori (1986).

Carlo CESIO (Antrodoco 1626 - Rieti 1687)

Pittore e incisore italiano. Dopo la sua educazione a Rieti, alla fine degli anni ’40 del 1600, si trasferì a Roma dove divenne apprendista di Pietro da Cortona il quale lo presentò a molti mecenati, compresa la Regina Cristina di Svezia e il Cardinal Decio Azzolini. Inoltre, il maestro sostenne la candidatura dell’allievo per l’ammissione alla Accademia di S. Luca nel 1651. Nel 1657 Cesi prese parte alla decorazione della Galleria di Alessandro VII nel Palazzo Quirinale, realizzando il Giudizio di Salomone (in situ). L’affresco mostra come egli non avesse completamente metabolizzato lo stile Barocco, nell’insieme di figure non realmente uniformi. Nel 1657 Cesi pubblicò una serie di stampe sugli affreschi di Annibale Carracci alla Galleria Farnese. La serie, nello stile delle decorazioni di Pietro da Cortona per la Galleria Pamphili, venne pubblicata nel 1661. La fama di queste acqueforti, delle quali Cesi non realizzò una controprova, si deve alla loro fedeltà agli originali; furono molto apprezzate nonostante la freddezza che spesso questa fedeltà comportava. Intorno al 1660 Cesi dipinse rispettivamente lo Sposalizio di Santa Caterina e la Sacra Famiglia per le cappelle di famiglia a S. Maria Maggiore e S. Maria della Pace, a Roma. Lavorò a Rieti nel 1673/4 e si ritirò nel 1679. Il periodo tra il 1672 e il 1675 fu il più intenso all’interno dell’Accademia di S. Luca, per la quale fu Principe nel 1675. Cesi dedicò molto tempo e impegno all’insegnamento, come testimonia il libro Cognizione dei muscoli (Roma, 1679).

Carlo CESIO (Antrodoco 1626 - Rieti 1687)

Pittore e incisore italiano. Dopo la sua educazione a Rieti, alla fine degli anni ’40 del 1600, si trasferì a Roma dove divenne apprendista di Pietro da Cortona il quale lo presentò a molti mecenati, compresa la Regina Cristina di Svezia e il Cardinal Decio Azzolini. Inoltre, il maestro sostenne la candidatura dell’allievo per l’ammissione alla Accademia di S. Luca nel 1651. Nel 1657 Cesi prese parte alla decorazione della Galleria di Alessandro VII nel Palazzo Quirinale, realizzando il Giudizio di Salomone (in situ). L’affresco mostra come egli non avesse completamente metabolizzato lo stile Barocco, nell’insieme di figure non realmente uniformi. Nel 1657 Cesi pubblicò una serie di stampe sugli affreschi di Annibale Carracci alla Galleria Farnese. La serie, nello stile delle decorazioni di Pietro da Cortona per la Galleria Pamphili, venne pubblicata nel 1661. La fama di queste acqueforti, delle quali Cesi non realizzò una controprova, si deve alla loro fedeltà agli originali; furono molto apprezzate nonostante la freddezza che spesso questa fedeltà comportava. Intorno al 1660 Cesi dipinse rispettivamente lo Sposalizio di Santa Caterina e la Sacra Famiglia per le cappelle di famiglia a S. Maria Maggiore e S. Maria della Pace, a Roma. Lavorò a Rieti nel 1673/4 e si ritirò nel 1679. Il periodo tra il 1672 e il 1675 fu il più intenso all’interno dell’Accademia di S. Luca, per la quale fu Principe nel 1675. Cesi dedicò molto tempo e impegno all’insegnamento, come testimonia il libro Cognizione dei muscoli (Roma, 1679).