La vita appesa a un filo di Erminia Dionis, testimone di foibe ed esodo

Una vita appesa a un filo, per tanti istriani, fiumani e dalmati che hanno vissuto l’oppressione dei “titini” dopo l’8 settembre 1943 e dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Una vita appesa a un filo è però anche quella di chi si occupa di abbigliamento e sartoria, facendone una professione da svolgere con impegno e passione.

Erminia Dionis Bernobi, nata a Visinada nel 1931, rappresenta entrambi questi aspetti: fuggita dall’Istria occupata dalle milizie comuniste jugoslave nell’immediato dopoguerra, è poi diventata un’affermata sarta, ottenendo importanti riconoscimenti professionali.

Rossana Mondoni, dirigente dell’Istituto Studi Politici Giorgio Galli e ricercatrice storica che segue con interesse le vicende della frontiera adriatica, ha raccontato nel libro Una vita appesa a un filo. Il “Giorno del Ricordo” e la storia di Erminia (edito dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Trieste 2023) la sua storia, una storia che si intreccia, per parentele e tragiche circostanze, con quella di Norma Cossetto, martire delle foibe, simbolo delle sofferenze dell’italianità giuliano-dalmata e Medaglia d’oro al merito civile conferita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Un’intervista a Erminia, lucida testimone delle vicende del confine orientale italiano e orgoglioso esempio della capacità degli esuli istriani di riscattarsi attraverso il lavoro, tante altre testimonianze, schede di inquadramento storico e approfondimenti pensati per gli studenti fanno di quest’opera un importante testo di riferimento per chi vuole accostarsi alle pagine di storia patria che il 10 Febbraio ha finalmente reso patrimonio della comunità nazionale.

Sabato 20 gennaio alle ore 10:30 presso la Sala Bazlen di Palazzo Gopcevich a Trieste (via Gioacchino Rossini, 4) il Comitato provinciale di Trieste dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia in co-organizzazione con il Comune di Trieste, l’Associazione delle Comunità Istriane e la Lega Nazionale inizierà le attività per il Giorno del Ricordo 2024 presentando appunto il libro Una vita appesa a un filo.

A dialogare con Erminia Dionis Bernobi ci saranno, insieme a Renzo Codarin (presidente Anvgd Trieste) e alla curatrice Rossana B. Mondoni, Roberto Dipiazza (Sindaco di Trieste), Carlo Grilli (consigliere regionale), Lorenzo Rovis (Associazione Comunità Istriane) e Lino Calcina (presidente Confartigianato Trieste); seguirà un vin d’honneur.

Pubblichiamo, infine, la Presentazione del libro scritta da Renzo Codarin.

Lorenzo Salimbeni 

Colei che porta l’acqua limpida della verità

Ho conosciuto Erminia alla fine degli anni ‘90. A quei tempi suo marito Lino era nel direttivo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Trieste, uomo di sani principi, che stimavo per la ferma compostezza delle sue idee. Non mancava mai a nessuna celebrazione pubblica, nonostante a quei tempi fossero frequentate quasi solo dagli esuli. Ad un certo punto, con l’incalzare della malattia il buon Lino non fu più in grado di presenziare agli eventi del mondo dell’Esodo. Fu allora che iniziai ad accorgermi della presenza di Erminia; credo altresì che la scomparsa di Lino le avesse dato una spinta ad uscire con la sua storia. Quando la ascoltai rimasi pietrificato, poiché la sua fuga da Santa Domenica di Visinada si intrecciava con la storia di Norma Cossetto.

Nel 2005 quando il Presidente Ciampi le conferì la medaglia d’oro al merito civile io, nato in un campo profughi, con i racconti di padre Rocchi e le parole di Erminia potei capire quanto oscura fosse l’atmosfera che si respirava in quel momento. Ecco che dunque, con Emanuele Braico, Pino Cossetto, gli insegnamenti di Giacomo Bologna, assieme a Bruno Marini non mi fu difficile pensare di collocare la stele in ricordo di Norma nel rione per eccellenza degli istriani, quello di Chiarbola. In quel luogo, mai una volta vandalizzato e circondato dalle vite operose degli istriani, non ho mai visto una sola volta Erminia mancare ad una commemorazione. Ella rappresenta un monumento vivente e con quelle case di periferia condivide l’operosità di una vita da artigiana. Anche alla foiba di Basovizza, lei, che l’abisso l’ha evitato fuggendo a Trieste nella notte, Erminia costituisce una presenza immancabile.

La sua tenacia e il suo coraggio rappresentano un punto di riferimento per tutto il mondo dell’Esodo.

Siamo sempre andati d’accordo per quella sua capacità di non provare odio, per quella sua volontà di costruire da zero il suo futuro dopo aver perso tutto.

Grazie a lei ho potuto conoscere la famiglia Cossetto, altro grande esempio di sobrietà e coraggio, in particolare Licia, che ricordo con affetto. La sua scomparsa mi ha fatto riflettere su quanto preziose siano le testimonianze degli esuli che per età anagrafica si stanno spegnendo. Con la stessa silenziosa fede profondamente cristiana che contraddistingue Erminia, come peraltro lo fu per lo stesso Lino, mi auguro che Dio la possa preservare ancora molti anni per poter portare l’acqua limpida della verità a tutti gli assetati. In lei non ho mai visto estremismi, pensieri di vendetta, né rassegnazione: ecco perché credo incarni pienamente la figura di una donna moderna ante litteram, impegnata nel sociale, di successo, indipendente, quando ancora questi temi non erano parte della cultura contemporanea.

Il suo successo lavorativo ci ha sempre reso orgogliosi delle comuni radici istriane. Inoltre, il 15 di aprile festeggiamo il compleanno lo stesso giorno, ed ogni anno mi chiama per dirmi che l’anno successivo festeggeremo assieme: il mio augurio è che questo momento sia finalmente arrivato.

Grazie di esistere.

Renzo Codarin 

 

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